venerdì 3 luglio 2015

Anche S. Lucia del Mela partecipò alla Resistenza, oggi la commemorazione del partigiano Giacomo Impalà

Il carabiniere e partigiano luciese Giacomo Impalà
Alla scoperta della storia per recuperare una pagina importante e poco conosciuta della memoria cittadina. È stata ricostruita grazie al lungo e paziente lavoro di ricerca di Mimmo Cirino la figura di Giacomo Impalà, carabiniere e partigiano luciese, condannato a morte in una delle tante lotte per la Liberazione dal nazifascismo seguite alla seconda guerra mondiale. Anche Santa Lucia del Mela partecipa dunque all'ampio movimento di Resistenza italiana di cui quest'anno ricorre il Settantesimo anniversario, versando il sangue di uno dei propri figli in nome della libertà negata dal regime fascista e dall'occupazione tedesca.
Per far conoscere il profilo eroico di Giacomo Impalà, fucilato a Cividale del Friuli nel dicembre del ’44, è stata organizzata una commemorazione in programma oggi alle 18.30 presso l’Aula consiliare del Palazzo socio-culturale di via Pietro Nenni, nel corso della quale verranno illustrati i documenti che raccontano chi era il partigiano luciese e in quale contesto avvenne il suo sacrificio. 
A curare l’iniziativa, il cultore di storia patria Mimmo Cirino, che, tramite le notizie reperite da documenti d’archivio, pubblicazioni storiche e fonti dell’ANPI (l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia), ha riportato alla luce le vicende di un martire della Resistenza, partito dalla Valle del Mela per formarsi a Roma come carabiniere e aderire, poi, alle azioni partigiane. Nel corso del convegno, interverranno con Mimmo Cirino anche Libero Rappazzo, che ripercorrerà la cronologia della guerra e della Repubblica Partigiana Carnica e dell’Alto Friuli, l’attrice Monica Bonanno, che leggerà alcuni testi di Piero Calamandrei e Giorgio Bocca, e il gruppo musicale “La Coppola Nera”, che eseguirà dei brani legati alla Resistenza. A portare i saluti istituzionali, saranno il sindaco Nino Campo e l’assessore alle attività culturali Elisabetta Lombardo. 
«Il sacrificio di Giacomo Impalà, trucidato barbaramente con altri sette partigiani, italiani e sloveni, ci ricorda che l’impegno per la libertà e la democrazia, ancora oggi, è un esempio da far rivivere», afferma Cirino. La commemorazione di questa figura, a ridosso delle celebrazioni per il settantesimo anniversario della Resistenza, ribadisce il valore del contributo dato anche dagli uomini e dalle donne del Sud all’ideale di una nazione libera, pagato con la repressione e a costo della vita.
La fucilazione avvenne nel campo sportivo della città friulana, oggi intitolato ai "Martiri della Libertà". Gli ultimi istanti di vita di Giacomo Impalà sono ricordati ne libro dell'ex partigiano Giuseppe Jacolutti:
Attuando l'aberrante logica del nazismo, poiché le esecuzioni semi-clandestine non sembrano ottenere lo scopo voluto, l'occupante, pressato dai fascisti italiani [...] all'alba del 18 dicembre, ricorre ad una «pubblica dimostrazione di ferocia»; fa così fucilare pubblicamente otto partigiani all'ingresso del campo sportivo, prospiciente quello principale della caserma e annuncia con un manifesto affisso sui muri della città , la sentenza di condanna a morte dei partigiani.I corpi dei fucilati restano, quale monito, esposti all'orrore dei cittadini e, solo dopo due giorni, per interessamento dell'Arciprete mons. Liva, sono sepolti - come conferma una nota dell'Ufficio comunale - in una fossa dietro la caserma, luogo ormai destinato alle normali esecuzioni. [...]Questo ennesimo barbaro episodio, giustificato dai nazisti per rappresaglia, lo si ritrova nel testo d'imputazione di collaborazionismo a carico del tenente del IV battaglione volontari fascisti friulani, Antonio Bressan.La sentenza dibattimentale afferma 
«che il Bressan in un giorno del mese di dicembre del '44 col plotone da lui comandato prese parte all'esecuzione capitale di sette odo otto partigiani al campo sportivo di Cividale e si trovò assieme a un maresciallo tedesco alla testa del plotone di esecuzione che fece fuoco sugli infelici».
 (Katia Trifirò)