martedì 27 novembre 2012

In fiamme "Urban Park". Indignazione e voglia di ricominciare

Il chiosco dato alle fiamme domenica notte

Katia Trifirò - Era diventato un punto di riferimento per i luciesi e non solo. Un piccolo chiosco nel parco urbano, attorno al quale ritrovarsi con gli amici per trascorrere qualche ora spensierata. Oggi quello che resta di “Urban Park”, attività commerciale gestita in collaborazione da tre giovani di Santa Lucia del Mela, è un cumulo di cenere, esito delle fiamme che, domenica sera, hanno completamente distrutto la struttura.
Secondo quanto riferito, poco prima di mezzanotte un gruppo di ragazzi di passaggio ha casualmente avvistato il fuoco, dando subito l’allarme e tentando di domare l’incendio in attesa dell’intervento dei vigili del fuoco, sopraggiunti poco dopo. Immediato l’arrivo dei gestori, i quali hanno assistito impotenti al triste spettacolo apparso davanti ai loro occhi. “Urban Park” era stato inaugurato il 2 agosto e, per tutta l’estate, aveva proposto un ricco calendario di appuntamenti, organizzando serate di musica, karaoke e giochi che avevano sempre fatto registrare una grande affluenza di luciesi.    
Gli inquirenti, a lavoro per stabilire le cause dell’accaduto, non escludono al momento nessuna pista. Sebbene la matrice dolosa resti ancora tutta da stabilire, sin dalle ore successive al rogo è partito il tam tam mediatico su facebook, in una gara di solidarietà condita da inevitabile rabbia e da molta indignazione. Alle centinaia di messaggi ricevuti, i proprietari del chiosco hanno replicato con un segnale forte di coraggio e di speranza, manifestando la ferma volontà di ricostruire sulle macerie per riprendere al più presto l’attività, senza lasciarsi scoraggiare dall’episodio, che ha profondamente colpito tutta la comunità luciese. Solidarietà è stata espressa anche dal sindaco Campo e dal gruppo comunale di Protezione civile, che ha deciso di devolvere parte del ricavato della tradizionale tombolata di beneficienza del 26 dicembre prossimo per la riapertura del chiosco.
Il gesto, che scrive una nuova pagina nera della cronaca cittadina, avvenuto in un’ora non tarda del fine settimana, mentre l’esercizio commerciale era chiuso ma il Parco urbano, come sempre, accessibile, ha tuttavia riacceso la polemica sulla necessità di un sistema di videosorveglianza, che garantirebbe maggiore sicurezza alla popolazione.

22 novembre 2011 / 22 novembre 2012. E' ancora emergenza


Katia Trifirò - Inizia con un minuto di silenzio in ricordo delle vittime di Saponara l’assemblea pubblica nella quale, un anno dopo, la comunità luciese torna a fare i conti con le devastanti conseguenze dell’alluvione. Venti milioni di euro i danni stimati, nove le persone ancora evacuate, zero i contributi erogati. Cifre scoraggianti, elencate dall’assessore comunale alla Protezione civile, geom. Angelo Letizia, di fronte ad una platea numerosa composta in gran parte dagli abitanti delle zone più colpite, ma anche dai rappresentanti delle imprese locali impegnate dalla prima ora, con i propri mezzi meccanici, a fronteggiare un’emergenza senza precedenti.
Duecento uomini al giorno, tra volontari di Protezione civile, tecnici comunali, semplici cittadini, rappresentanti delle forze dell’ordine hanno lottato contro le “bombe d’acqua” che, come ha ricordato il sindaco, geom. Nino Campo, si sono abbattute in poche ore. Da San Rocco a Misericordia, da Rossellina a Femminamorta, è estesa su tutto il territorio comunale la mappa delle aree vulnerabili che, già con le prime piogge di settembre, ha ceduto in seguito ai danni strutturali subiti nel disastro idrogeologico di dodici mesi fa. Né, da quella fatidica data, si è ancora ripresa l’economia cittadina, colpita al cuore nei settori dell’agricoltura e dell’allevamento, ma anche del commercio e dell’artigianato, con una perdita quantificabile intorno ai tre milioni di euro. 
A questa cifra vanno aggiunti i 260 mila euro contabilizzati alle imprese locali per gli interventi urgenti eseguiti nei giorni successivi all’alluvione e pagati, ad oggi, solo con un acconto di 40 mila euro anticipati dal bilancio comunale.
Sono dunque le piccole imprese, oltre alla popolazione, ad attendere con trepidazione i fondi promessi dal presidente Crocetta, dopo che l’ordinanza governativa di protezione civile, emanata tardivamente il 25 giugno, non ha reso di fatto esecutivi i 48 milioni assegnati a 51 comuni. 
L’unica risorsa disponibile su cui la comunità luciese può contare, così come avvenuto in tutti i territori coinvolti dal disastro idrogeologico di un anno fa, è quella umana. A sottolinearlo è l’assessore Letizia, che ha elencato le attività di formazione e informazione messe a punto dal gruppo comunale di volontari. Interventi minimi di messa in sicurezza, pulitura dei canali nelle aree a rischio, interventi su acquedotti e fognature, l’acquisto di attrezzature d’emergenza. Ma, soprattutto, la predisposizione di un piano comunale di Protezione civile, un piano di rischio sismico e un piano di rischio idrogeologico, a cui va aggiunto, spiega Letizia, «un piano “culturale”: la comunità si è abituata a collaborare con i volontari e a partecipare attivamente a tutte le misure di prevenzione, come le due esercitazioni organizzate nei mesi scorsi». Letizia ha anche anticipato che è in programma la preparazione di una esercitazione di Protezione civile intercomunale con il coinvolgimento dei comuni della valle del Mela e di Milazzo, che contemplerà anche il rischio industriale. 
Un team di tecnici è, inoltre, a lavoro per disegnare interventi progettuali volti, in particolare, ad intercettare le acque dei torrenti per convogliarle nel Mela, secondo quanto esposto dall’ing. Mariano Bucca, in collaborazione con l’ing. Giuseppe Pinzone e l’arch. Rosalia Briguglio. Proprio la deviazione forzata del percorso dei torrenti, infatti, è all’origine di molti fenomeni di vulnerabilità del territorio, come spiegato dai geologi Salvatore Maio e Salvatore Quattrocchi, che si sono concentrati sulle conseguenze ambientali dell’alluvione e dell’azione dell’uomo. 
A tal proposito, un progetto intercomunale con San Filippo del Mela e Milazzo, per l’irreggimentazione delle acque, è stato annunciato dal sindaco Campo, che ha chiesto un incontro al governatore Crocetta e auspicato un lavoro sinergico tra enti e istituzioni a difesa del territorio. 
Sull’esigenza di una cabina di regia unica, e l’istituzione in Sicilia dell’Autorità di Bacino, si è concentrato l’intervento conclusivo dell’ing. Leonardo Santoro, dirigente regionale. Tra gli interventi programmati, assente il deputato regionale Giovanni Ardizzone. 

Il pubblico che ha assistito all'assemblea pubblica di giovedì scorso

Il tavolo dei relatori

il dirigente regionale Santoro e il sindaco Campo

martedì 20 novembre 2012

103 candeline per Nonna Rosa

Antonella Alibrando - Meglio aggiungere vita ai giorni che non giorni alla vita. Questa emblematica frase è stata pronunciata dalla centenaria più famosa d’Italia, la dottoressa Rita Levi Montalcini, che, nonostante l'invidiabile età raggiunta, ci esorta a seguire il suo esempio: prefiggerci sempre nuovi obiettivi, senza  rimanere spettatori passivi della nostra vita.
Ricordarla ci porta dentro la storia che vogliamo raccontare oggi. Protagonista, una donna che, come la Montalcini, è nata 103 anni fa. 
Era il 1909 e Rosa Alibrando veniva al mondo in una casetta nei pressi del Castello, da papà Salvatore e mamma Domenica. Quinta di sei figli, prima e ultima femmina di casa Alibrando, l’unica ad essere oggi ancora in vita.
Sfogliando i suoi ricordi, scopriamo una vita d'altri tempi. Quelli di un’infanzia serena, prima di conoscere il dolore e la fatica, ricamando a lume di candela, quando due dei fratelli maggiori partono da Santa Lucia del Mela e i genitori scompaiono, lasciandola a fronteggiare giorni duri. Poi, il lavoro come sarta e l'incontro con l'amore della sua vita, Paolo, con cui si sposa e da cui ha tre figli. Arriva la guerra e, quando finisce, resta la necessità di ricostruzione sulle macerie anche economiche di un'Italia in ginocchio, che costringe Rosa a lasciare il paese insieme ai figli alla volta di Cusano Milanino, cittadina della provincia di Milano dove risiede tuttora, per raggiungere il marito che, qualche anno prima, era emigrato trovando un lavoro da metalmeccanico in fabbrica. Faticosamente arrivano gli anni del boom industriale e, in Lombardia, lontano da casa ma con la forza di ricominciare, inizia per Rosa e per la sua famiglia una nuova fase di serenità,  grazie all'impegno quotidiano per una vita dignitosa.
Rosa Alibrando, nata nel 1909
Da allora, ogni anno durante i mesi estivi, Rosa Alibrando - prozia di chi scrive - è tornata nella sua terra natia, anche se, con l'avanzare dell'età, qualche  inevitabile acciacco ha reso queste visite sempre più rare. Nonostante ciò, con l'intervento provvidenziale dei nuovi mezzi di comunicazione e, soprattutto, di internet, riesce a seguire la vita del paese, che, tra immagini e parole, le fa riaffiorare alla mente tanti ricordi. A partire dalle feste religiose che si celebrano durante l’anno, come quelle in onore della Madonna della Neve e di Mons. Antonio Franco, al quale da ragazza chiese una grazia per il padre malato pregando davanti alla teca di cristallo che ne custodisce la catena (con cui Mons. Franco si flagellava in segno di penitenza). Un’altra tradizione che Rosa ricorda con particolare commozione è la solennità del Venerdì Santo, quando i bambini in costume accompagnano i simulacri raffiguranti i misteri della Passione. E pensa a quando, facendo la sarta, per quest’occasione confezionava gli abiti per i bambini in processione, fra i quali quello di “Munichedda”, come chiamavano la Vergine Addolorata, raffigurata con abito e velo nero simile alla tunica delle suore.
La sue giornate, oggi, le trascorre curando l'orto e divertendosi in compagnia dei cinque nipoti e degli otto pronipoti che spesso la vanno a trovare. E, in questa meritata serenità, spegne oggi 103 candeline, circondata dagli affetti più cari.

lunedì 12 novembre 2012

Ricordando Federico. Il Corteo storico luciese al Castello di Milazzo


Antonella Alibrando - Anche il corteo storico di Santa Lucia del Mela è stato tra i protagonisti delle due Notti di San Martino al castello di Milazzo”, organizzate nel fine settimana appena trascorso nell’ambito di un progetto di valorizzazione dei beni culturali che ha coinvolto le scuole milazzesi e diverse associazioni. Tra queste, la nostra "Antiche Torri", presente con una delegazione.  Per i viali della cittadella si è animato così il passaggio di Federico e della sua corte, rievocando una pagina di storia iscritta nelle nostre radici. 
Nel rispetto della tradizione che vuole l’assaggio del vino novello per il giorno di San Martino, inoltre, numerosi studenti si sono esibiti in canti popolari e balli folkloristici che celebrano la raccolta dell’uva e la vendemmia, insieme ad attività divulgative dedicate al mondo del vino e alla cultura contadina. 
Spazio anche per una dimostrazione di tiro con l’arco, per la musica e per le degustazioni di piatti tipici siciliani.




lunedì 5 novembre 2012

Parco urbano, festa a tutta birra


Antonella Alibrando - Grande successo ieri sera per la prima edizione di "NovemBeer fest", a cura dell’associazione cittadina Antiche Torri, in collaborazione con i ragazzi di Urban Park e il patrocinio del Comune. 
Divertimento, musica, birra e grill gli ingredienti principali dell'evento, frutto di un impegno condiviso che ha riempito lo spazio verde del Parco urbano di grandi e piccoli. Anche per questa ampia partecipazione si dichiara soddisfatta Elisabetta Lombardo, presidente di Antiche torri, che ha ringraziato quanti hanno reso possibile la buona riuscita della festa: l’associazione Ne combiniamo di tutti i colori, che con il suo staff ha intrattenuto e divertito i bambini con coloratissime sculture di palloncini; gli artigiani che hanno creato un mercatino con le loro produzioni; il gruppo di Divertiamoci correndo, che durante la serata ha raccolto le iscrizioni per il concorso di bellezza "Ragazza dell’anno". Un contributo speciale, poi, è venuto dagli artisti che hanno allietato la serata, ovvero la giovanissima cantante Elisa Salvo, che ha incantato il pubblico con la sua versione di Titanium, l'apprezzato duo Cirino-Sciotto, che si è esibito con un repertorio variegato ed emozionante, il  gruppo Hasta la Vista e il loro piacevole sound.
Inoltre, presso un apposito banchetto, un gruppo di volontari ha promosso la raccolta firme nell'ambito del censimento promosso dal FAI: in tanti hanno continuato ad aderire alla campagna “I luoghi del cuore”, con l'auspicio di inserire, tra i dieci monumenti nazionali che verranno restaurati, anche la nostra chiesa SS. Annunziata. 






domenica 4 novembre 2012

7° Giornata di Campionato: Promende fermata sullo 0-0 dal Pellegrino


Filippo Alibrando - E' terminata 0-0 la partita valida per la 7 giornata di Campionato di Prima Categoria, Girone D. La Promende davanti al pubblico di casa dello stadio “Gaetano Scirea”, viene bloccata sullo 0-0 da un Pellegrino che tiene botta alla supremazia giallorossa. Una partita dominata dalla squadra di casa, che ha avuto come unico handicap quello di non concretizzare le tante potenziali occasioni da gol. Colpisce un palo in avvio di gara con Genovese, e sbaglia il gol del vantaggio nel secondo tempo con Burrascano. Il pellegrino, a parte poche azioni, non è stato molto presente in gara, soprattutto nel secondo tempo, nei 45' in cui la Promende ha dilagato assediando l'area avversaria ma non ottenendo il gol del vantaggio.

Le formazioni:

Promende: Foti, Nobile, Lipari, Barca, D’Amico, Genovese, Burrascano (C), Floramo, Cerasuolo, Schepisi, Casella. A disp. Impellizzeri, Ficarra A., Granata, Zullo, Gitto, Ficarra M., Cirino.      All. Granata
Pellegrino: Soldino, Catalfamo, Cannistrà F., Lombardo, La Macchia, De Mariano, Cannistrà S., Giorgianni, Genovese, Romeo, Rera (C). A disp. Di Mento, Andaloro.      All. La Rocca
Direttore di gara: Mirabella di Acireale

La cronaca della gara

4’ Prima occasione da gol per la Promende: Genovese centra il palo pieno dalla distanza.
20’ Ammonito Romeo per un fallo su Cerasuolo che stava per girarsi verso la porta servito da Schepisi. Il conseguente calcio di punizione non produce effetti.
24’ Azione del Pellegrino che battendo una rimessa laterale arriva in area di rigore, dove Rera calcia, ma il giocatore è in posizione regolare.
26’ Dopo un calcio di punizione, il Pellegrino recrimina per un fallo in attacco sul portiere.
27” Si ripete l’azione di inizio gara: Genovese si smarca nuovamente dalla distanza, ma stavolta il suo tiro finisce di poco a lato.
32’ Ammonito Cannistrà S. per proteste su un presunto fallo di mano
36’ Fallo di D’Amico su rera: la punizione dalla tre quarti di Romeo finisce di poco a lato
45’ Cannistrà tira da posizione defilata rispetto al portiere: Foti riesce a respingere. Con questo episodio si conclude il primo tempo sul risultato di 0-0.

2° Tempo:

Su calcio di punizione di Genovese, D’Amico colpisce di testa verso la porta: Soldino riesce ad afferrare il pallone.
5’ Casella crossa al centro dalla fascia sinistra: il pallone viene deviato dal difensore ma arriva a Schepisi che tira. Il pallone però viene parato da Soldino.
7’ Ammonito Genovese (PE)
8’ Sostituzione Promende: Esce Floramo che lascia il posto a Ficarra A.
11’ Sistituzione Promende: Esce Casella, entra Granata.
13” Ammonito Barca
16’ Punizione per la promende: Granata crossa al centro. Il pallone viene girato di testa da Cerasuolo per Genovese che tira al volo ma il suo tiro viene parato da un attento Soldino.
17’ Ammonito Ficarra A.
19’ Burrascano tira al volo dopo una respinta di Catalfamo: il tiro finisce di poco a lato.
23’ Sostituzione Promende: Esce Nobile che lascia il posto a Gitto.
25” Ammonito Cannistrà F.
31’ La promende assedia l’area avversaria. Cerasuolo passa corto per Burrascano che una volta arrivato a tu per tu col portiere sbaglia il gol del vantaggio.
36’ Il Pellegrino recrimina per un fallo di mano al limite dell’area. L’arbitro concede solo il calcio d’angolo.
37’ Sostituzione Pellegrino: Esce Rera, Entra Andaloro
38’ Il neo- entrato Andaloro sfrutta un’incertezza della difesa tirando in porta: il suo tiro (abbastanza debole) viene deviato da Foti e spazzato da D’Amico.
40’ Ammonito Genovese (PRO)
43’ La promende è in cerca del gol del vantaggio: Lipari tira da fuori area, ma il tiro esce abbondantemente.
44’ Ammonito Burrascano per proteste
49’ Finisce la partita sul risultato di 0-0

Ammoniti: Romeo, Cannistrà F, Cannistrà S, Genovese (PE), Barca, Ficarra, Genovese, Burrascano (PRO)
Espulsi: //////

venerdì 2 novembre 2012

Riti perduti. I Cappuccini e la ricorrenza del 2 novembre



Santo Arizzi - 2 novembre. Questo è il giorno tradizionalmente dedicato alla commemorazione dei defunti (in latino Commemoratio Omnium Fidelium Defunctorum, ossia Commemorazione di Tutti i Fedeli Defunti).
La ricorrenza, che oggi viene celebrata e riconosciuta dalla chiesa cattolica, in realtà è ispirata ad un più antico rito bizantino; all’occorrenza, i defunti venivano celebrati il sabato prima della domenica di Sessagesima (ovvero quella che precede di due settimane l'inizio della quaresima). Nella chiesa latina, il rito viene fatto risalire all'abate benedettino Sant'Odilone di Cluny nel 998: con la riforma cluniacense, si stabilì infatti che le campane dell'abbazia fossero fatte suonare con rintocchi funebri, dopo i vespri del primo novembre, per celebrare i defunti, ed il giorno dopo l'eucaristia sarebbe stata offerta "pro requie omnium defunctorum"; successivamente il rito venne esteso a tutta la Chiesa Cattolica.
È ormai tradizione, nel giorno dedicato al ricordo dei defunti, visitare i cimiteri e portare in dono fiori sulle tombe dei propri cari.
In Sicilia, in concomitanza dell’evento liturgico,  è diffusa l'usanza di preparare i dolci dei morti, costituiti dalle caratteristiche “ossa dei morti” e dalla “frutta Martorana” a base di pasta di mandorle. Nella Sicilia orientale, in particolare a Palermo, durante la notte di Ognissanti, la credenza vuole che i defunti della famiglia lascino dei regali e i dolci caratteristici sopra citati ai bambini; usi e costumi di grande fascino, ormai consolidati nella tradizione popolare.
Anche a Santa Lucia del Mela tali tradizioni risultano essere elementi tipici della festa di Ognissanti: sono famosi, infatti, i dolciumi luciesi realizzati per questa occasione, soprattutto quelli a base di frutta martorana, una peculiarità locale conosciuta nell’enogastronomia dell’intero hinterland del milazzese e della valle del Mela.
Da alcune testimonianze popolari risulta che la messa in suffragio delle anime dei trapassati, oggi celebrata per l’occasione nel piazzale del cimitero monumentale luciese, un tempo si svolgeva nei locali della cripta dei Cappuccini della stessa città, luogo di grande fascino e mistero.
Una botola all’interno della chiesa dei Cappuccini, nella pavimentazione (ormai sostituita) dell’unica navata, situata a ridosso dell’ingresso al luogo di culto, dava l’accesso nella cripta sottostante attraverso un percorso a scale ancora visibile dal locale inferiore. Era proprio in questo piccolo spazio che venivano accolti i fedeli; quest’ultimi potevano sentire la messa e sedersi su delle sedie, già sistemate in due file parallele lungo tutta l’unica navata, a strettissimo contatto con i corpi dei defunti. All’epoca, intorno ai primi anni del 900’, i corpi si trovavano ancora in posizione eretta e per tanto erano ancora istallati all’interno delle nicchie ancora oggi visibili. La suggestione era garantita soprattutto dalla ristrettezza dello spazio della cripta, che costringeva i fedeli a sedersi proprio accanto alle mummie per ascoltare la messa.
All’interno della cripta si conservano ancora oggi i  resti di numerosi individui mummificati o scheletrizzati. La disposizione attuale delle mummie è snaturata a causa di un recente intervento di restauro dell’ambiente funerario; all’occorrenza si è provveduto a ricollocare i resti decoesi, talora appartenenti a più individui, all’interno di venti teche quadrangolari di vetro, sistemate lungo le pareti laterali della cripta, nello spazio ricavato all’interno delle nicchie che originariamente accoglievano i cadaveri in posa stante. I corpi meglio conservati sono contenuti in ventidue casse lignee, di cui alcune recentemente sostituite a quelle originarie. Le casse più antiche, verosimilmente della seconda metà del XIX secolo, hanno forma rettangolare e sono in legno colorato (giallo, verde, rosso o nero), con finestre di vetro, che permettono di osservarne il contenuto dall’esterno. Sono inoltre presenti sei bambini, di cui quattro deposti a coppie nella medesima cassa; in base al vestitino, è stato possibile identificare due femmine. Gli individui contenuti nelle casse indossano ancora le vesti originarie, in alcuni casi in buone condizioni di conservazione. Si tratta per lo più di abiti civili, e in due casi di abiti sacerdotali. Un individuo presenta sul volto una maschera funeraria, mentre due mostrano le orbite, le cavità nasali e la bocca riempite di cotone.
Oggi la messa in suffragio delle anime dei trapassati, non è più celebrata in questo luogo, destinato ormai alle visite per un turismo di tipo culturale. Questa usanza non era comunque una peculiarità luciese, ancora oggi si celebra in altre cripte italiane, come ad esempio nella “Cappella della Messa” nella cripta dei Cappuccini della Chiesa dell'Immacolata in via V. Veneto in Roma, oppure nella cripta della Cattedrale della Diocesi di Reggio Emilia Guastalla.











Foto del cimitero cittadino, 
a cura di Santo Arizzi

giovedì 1 novembre 2012

Cade in un burrone, salvo dopo ore di paura





Katia Trifirò – Una lunga giornata di paura. È questo l’esito della disavventura, fortunatamente a lieto fine, vissuta ieri da un uomo scivolato in fondo ad un pericoloso dirupo e salvato dopo oltre otto ore. Una passeggiata in montagna, in cerca di castagne, si è trasformata così in un incubo per Carmelo Quattrocchi, 57 anni, luciese, protagonista involontario dell’accaduto.
L’uomo, uscito da casa di buon mattino, aveva raggiunto l’area di una pineta lungo la strada provinciale che collega il centro abitato alla frazione montana di San Nicola, quando ha improvvisamente perso l’equilibrio, forse a causa del terreno bagnato, ruzzolando rovinosamente dalla parete scoscesa che, a valle, finisce sulle sponde del torrente Mela. Le urla disperate di Quattrocchi, in preda al terrore, sono state per pura casualità udite da un pastore che si trovava di passaggio da quelle parti. Grazie a quest’ultimo, sono immediatamente partite l’allerta e la richiesta di aiuto, che hanno condotto sul posto tutti i soccorsi necessari. 
Ad intervenire per primi, intorno alle 13, i vigili del fuoco di Milazzo e gli operatori del 118 dell’ospedale mamertino. Presenti anche i carabinieri della locale stazione e i volontari di protezione civile. Decisivo, infine, l’arrivo degli uomini della squadra Speleo-Alpino-Fluviale di Messina, specializzati in attività di salvataggio di questo genere.
Le operazioni di soccorso, andate avanti per ore, si sono rivelate subito molto lunghe e complesse, tanto che l’uomo è stato raggiunto soltanto in pieno pomeriggio, poco prima delle 18. Dopo essere stato assicurato ad una barella con l’ausilio di alcune corde, è stato tirato su per una cinquantina di metri e, poi, condotto sino a valle, dove ad attenderlo c’era un’ambulanza che ha provveduto a fornirgli i primissimi aiuti, oltre a cibo e conforto. 
A rendere particolarmente arduo il recupero del malcapitato, non solo la zona impervia in cui si trovava ma anche le condizioni meteo avverse, a causa di una pioggia battente che non ha dato tregua per tutta la giornata, e l’arrivo anticipato del buio, che non ha consentito il soccorso tramite elicottero. Quattrocchi, al quale è stata diagnosticata una frattura scomposta all’arto inferiore sinistro, è stato subito trasportato al Pronto soccorso. Nonostante lo choc, si trova adesso in buone condizioni.