mercoledì 22 aprile 2009

Santa Lucia del Mela a "Nasso Antica"

Promuovere l'arte e la storia, la cultura e le tradizioni luciesi all'interno della prestigiosa cornice rappresentata da "Nasso Antica", l'evento che da sedici anni richiama da tutta Italia migliaia di visitatori appassionati di arte e antiquariato. Con questo obiettivo Santa Lucia del Mela non è mancata all'appuntamento annuale di Giardini Naxos, che ha ospitato la manifestazione nello scorso week end.
"La partecipazione del nostro comune rientra in una precisa strategia di promozione turistica del territorio e di valorizzazione delle risorse" ha detto l'assessore al Turismo Franco Interisano, che ha partecipato alla tre giorni, "La nostra è stata l'unica presenza istituzionale, per la quale ringraziamo l'organizzatore dell'evento, l'avv. Squillaci, che ci ha invitati. Si è trattato di un'occasione per far conoscere le attrattive turistiche del nostro paese ad un pubblico ampio e interessato al turismo culturale".
"Nasso Antica" infatti si è affermata come l'unico vero e autorevole appuntamento di arte e antiquariato nel meridione, considerato tra i più importanti in Europa come confermano i riconoscimenti e gli apprezzamenti della stampa specializzata.
Il nostro comune è stato presente con uno stand, presso il quale sono stati allestiti una postazione video, con suggestive ed inedite immagini dei beni culturali del paese, una galleria fotografica, un tavolo per la degustazione di prodotti tipici. Ma soprattutto sono state distribuite quasi duemila brochures informative, come ha sottolineato la dott.ssa Rosalba Gitto, esperta di arte luciese: "Il pubblico che ha seguito l'evento in questi tre giorni è composto non da semplici curiosi ma principalmente da appassionati d'arte, tour operators, professionisti del turismo e, in ogni caso, persone disponibili a spostarsi per scopire le bellezze nascoste della nostra terra".
L'aspetto video e fotografico è stato curato dalla dott.ssa Gitto e dal geom. Angelo Letizia. Sono stati presenti anche il sindaco, geom. Nino Campo, e l'assessore ai beni culturali, dott. Paolo Calderone. Nel corso della manifestazione si sono esibiti i componenti del gruppo "La Coppola Nera", che hanno eseguito i propri brani ispirati alle tradizioni musicali del territorio.

domenica 19 aprile 2009

Giornata mondiale del Libro, le iniziative della Biblioteca comunale

Il libro come veicolo non solo di cultura ma anche di solidarietà sociale, quando l’invenzione letteraria si pone al servizio di una causa. È il messaggio che la Biblioteca comunale di Santa Lucia del Mela, in occasione della “Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore”, promossa dalla commissione nazionale italiana per l’Unesco per il 23 aprile, si impegna a lanciare. E lo fa con un convegno dedicato al tema della salute e delle pari opportunità, dall’emblematico titolo “Libro e impegno sociale: dalla scrittura alla cultura della prevenzione”, realizzato in collaborazione con l’Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti. L’incontro, moderato dalla prof.ssa Lidia Vella (Comitato di gestione della Biblioteca comunale), si terrà giovedì prossimo presso l’aula consiliare del Palazzo socio-culturale. Saranno presenti il sindaco, geom. Antonino Campo, e l’assessore alle attività culturali e alle pari opportunità, dott. Paolo Calderone. Nel corso del convegno presenteranno le proprie opere la poetessa non vedente Francesca di Natale, autrice della raccolta “L’angelo del volo”, e l’avv. Amelia Impellizzeri, autrice del libro “I nostri amici raccontano”. Sul tema della prevenzione della cecità interverrà il dott. Vincenzo Carbè, dirigente medico oculista del distretto sanitario di Milazzo. Durante l’incontro sarà presentato inoltre un progetto di prevenzione gratuita della cecità, che prenderà il via nei prossimi mesi coinvolgendo il comune luciese.

I LIBRI
Amelia IMPELLIZZERI, "I nostri amici raccontano"
Gruppo Albatros - Il Filo, 2008


Sono storie vere e a lieto fine quelle che narrano in prima persona gli animali protagonisti de "I nostri amici raccontano": un simpatico pipistrello che smarrisce la strada, un lupo salvato e accudito da un uomo, una poiana ferita da un colpo di fucile, un papero-guida legato alla sua compagna diventata cieca. Non è difficile riconoscere in alcuni racconti un valore sociale ed educativo, come nella toccante storia di due cani guida o in quella di un cavallino dell'ippoterapia. In altri invece, come nel caso del cagnolino Yoshy, si seguono parallelamente due vicende, quella dell'animale e quella dell’amico umano, che ritrova attraverso questo speciale rapporto affettivo e simbiotico la volontà di riprendere il senso della propria vita. Il libro è pubblicato anche in braille con la preziosa collaborazione delle associazioni dei non vedenti (Centro “Helen Keller” Scuola Cani Guida di Messina, Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti di Catania, Stamperia Regionale in braille) e i proventi dei diritti d’autore saranno devoluti in beneficenza alla L.I.P.U. Centro di Recupero Fauna Selvatica di Roma.


Francesca DI NATALE, "L’angelo del volo"
Armando Siciliano Editore, 2007

"La poetica a cui sento di appartenere sembra allontanarsi dal mondo reale per entrare in quello dei sogni, in un dialogo sì colloquiale, ma ermetico nel suo modo di porsi di fronte alla realtà; pur nutrendosi del contesto presente, recupera un passato che vuole essere ascoltato tra le evanescenti memorie chiuse in un guscio e i giochi ingenui di bambina che costruisce castelli con la fantasia e sogna mondi incantati, respirando nell’incertezza della luce, i fragili riflessi dell'anima e ciò che non riusciva ad afferrare e a non accettare di questo mondo che si modifica in continuazione tra i ritagli di spazi vitali e il crudo realismo.
Una speranza, oggi mi fa guardare avanti: due protagoniste alla scoperta di una ricreata bellezza della vita in un crescendo cammino di serenità, io e la mia fedele amica Venere. Non è solo un cane ma una creatura mite dotata di spiccata intelligenza e determinazione che con la sua magia ha fatto nascere nei miei occhi la poesia, il sorriso e la voglia di lottare per difendere quel mio desiderio di libertà, rendendomi capace di volare ed inseguire i sogni non ancora realizzati e non rimanere più prigioniera delle paure e delle fragilità.
Tutto ad un tratto mi accorgo di non essere sola in questa immensità di gioia e di felicità, tanto da volerla esprimere, attraverso questa mia raccolta di versi tradotta dal cuore che riassume
il valore di un messaggio, quello che voglio dedicare ai miei lettori: i sogni si possono realizzare!" Francesca Di Natale

giovedì 16 aprile 2009

Salute e qualità della vita, l'Associazione "Tutela Ambiente e Territorio" denuncia il "danno esistenziale della Valle del Mela"


Accolgo l'ultimo appello diffuso agli organi di stampa e informazione dalla battagliera T.A.T., l'associazione "Tutela Ambiente e Territorio" che si occupa instancabilmente di promuovere il principio della qualità della vita principalmente in un territorio, come quello della Valle del Mela, dichiarato "area ad alto rischio ambientale", e pubblico integralmente il seguente testo, dal significativo e allarmante titolo "Il danno esistenziale della Valle del Mela", a firma dell'arch. Salvatore Crisafulli, vicepresidente dell'associazione T.A.T.

"L’economia, sappiamo, non è una cosa astratta, attorno ad essa vertono affari, transazioni, multinazionali, banche e servizi.
Dalla sua qualità e dalle relazioni da essa generate, dipendono fattori che incidono sulla vita delle donne e degli uomini.
Recentemente si è affermata la convinzione che i ricchi sono sempre più ricchi ed i poveri sempre più poveri, e certamente non per una conseguenza di regola economica ma di mera speculazione.
Nella martoriata Valle del Mela non ci facciamo mancare nulla, abbiamo la crisi ambientale, il mancato sviluppo socio-economico, il dissesto territoriale, danni alla salute, danni al patrimonio pubblico e privato, un sistema sanitario e macchine amministrative che se ci fosse la regola della revisione verrebbero inibite alla prima verifica.

Eppure i cittadini credono sempre nel grande cambiamento.

Credono che la giustizia sociale, affinché garantisca a tutti, i diritti solennemente sanciti nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani proclamata addirittura nel 1948.
Credono che ogni individuo abbia diritto al lavoro e ad una remunerazione equa e soddisfacente che assicuri a lui stesso e alla sua famiglia una esistenza conforme alla dignità umana, integrata, se necessario, da altri mezzi di protezione sociale, ed inoltre, credono che ogni individuo abbia il diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all’alimentazione e al vestiario, all’abitazione, alle cure mediche e ai servizi sociali necessari.
Credono che l’ambiente urbano, consortile o comprensoriale , spazio complesso e di multi livello, rappresenta oggi la dimensione entro cui si manifesta la necessaria obbligatorietà di affermazione del principio di integrazione delle politiche.

Credono che occorra Governare le trasformazioni ed avviare azioni di coordinamento capaci di integrare le azioni e le politiche di enti, istituzioni e attori verso la costruzione di modelli di sviluppo condivisi.

In sintesi, credono in un insieme di principi, strategie, obiettivi e azioni finalizzati alla costruzione di un modello di sviluppo sostenibile e durevole, attraverso un utilizzo equilibrato delle risorse naturali, umane ed economiche (Agenda21).

Credono nella necessità dello sviluppo locale, quale approccio metodologico nuovo ai processi decisionali in campo ambientale, demandando alle collettività locali il compito di definire gli obiettivi di miglioramento ambientale del proprio territorio.
Credono in nuove strategie per la valorizzazione dell’ambiente, della biodiversità, della salute umana e della qualità.
Credono e sperano che occorra investire nell'ambiente, che é divenuto fattore limitante, ma anche elemento qualificante, nello sviluppo economico locale, che i processi di sviluppo locale vanno concertati in collaborazione con tutti i settori delle rispettive collettività: cittadini, attività economiche, gruppi di interesse, attivando percorsi di partecipazione e concertazione.

Se tutto questo non avviene, se quanto si crede e si spera non si concretizza, accade che si configura il DANNO ESISTENZIALE, in quanto lesione del diritto al libero dispiegarsi delle attività umane, alla libera esplicazione della personalità.
Si, proprio il Danno Esistenziale che si fonda sulla natura non meramente emotiva ed interiore, oggettivamente accertabile del pregiudizio, attraverso la prova di scelte di vita diverse da quelle che si sarebbero adottate se non si fosse verificato l’evento dannoso.
Il mancato sviluppo, il perpetrare forme incompatibili e limitative dello sviluppo, provoca il Danno Esistenziale, che pretende una forma risarcitoria dove far convergere tutti i diritti costituzionalmente garantiti attinenti alla persona umana, “in quanto nascerebbe da una lettura combinata dell’art. 2059 C.C. con i principi della stessa Costituzione; la stessa giurisprudenza penale, poi, sarebbe del medesimo avviso, tanto che ha ritenuto di considerare il danno da ingiusta detenzione come un danno esistenziale perché, appunto, vi sarebbe stato un danno lesivo di un diritto costituzionale come la libertà personale, tenendo presente anche che la suddetta tipologia di danno si riferisce agli sconvolgimenti delle abitudini di vita e delle relazioni interpersonali provocate dal fatto illecito. La dottrina che si è occupata dell’argomento, ha avuto modo di precisare che, in fondo, il danno esistenziale sarebbe un “non fare”, o meglio un “non poter più fare”, un “dover agire altrimenti”, un “relazionarsi in altro modo”, diversamente dal danno morale che riguarderebbe un “sentire”: il danno esistenziale, pertanto, riguarderebbe proprio le attività realizzatrici della persona umana, per cui ogni illecita compressione ovvero limitazione ne dovrebbe imporre il risarcimento, soprattutto alla luce dell’art. 2 della Costituzione.
Ogni tipologia di danno alla persona, soprattutto nelle ipotesi di astratta configurabilità di un reato potrebbe implicare un “non poter più fare” oppure un “non aver fatto come si voleva” o, ancora, un “non aver scelto liberamente cosa fare” (lesione del diritto alla libera autodeterminazione).
In definitiva, sembrerebbe potersi dire che, in fondo, lo stesso danno esistenziale c’è sempre stato e che non sia una forzatura della lettura della legge ovvero del sistema, ma, al contrario, sarebbe la sua negazione a portare ad una forzatura del sistema" (Avv. VIOLA).


Il danno esistenziale potrebbe ben calarsi nella realtà della VALLE DEL MELA, per la palese lesione del diritto alla libera autodeterminazione, per la condizione illecita di limitazione di altre forme di sviluppo, per il doversi arrangiare, costretti ad agire diversamente e relazionarsi in altro modo.
Tale dissesto del sistema naturale, limita anche la libera esplicazione della personalità.

Ma la cosa ancora più grave è che le industrie che sono la causa del dissesto fisico del territorio e dell’ambiente, si trovano in una condizione di palese illegalità rispetto alla normativa in vigore in materia ambientale, eppure con un intreccio che ha dell’incredibile, si vuole sostenere la compatibilità.
Tale presunzione si fonda, probabilmente, sulla fragilità di alcuni soggetti della Pubblica Amministrazione, piuttosto che impedire l’illecito, artatamente costituiscono un sistema imperfetto utile a perfezionare la attuazione del proposito speculativo.

Leggendo gli atti, i verbali, di quest’ultimo periodo delle aziende interessate all’A.I.A. appare evidente lo sforzo prodotto per far mitigare l’illegalità con operazioni di managment.

Ad esempio l’HMU3, è parte integrante della RAM o no? Se parte integrante perché il V.I.A. è stato limitato al solo nuovo impianto e non a tutta la raffineria?
Perché la Edipower tratta solo il 60% del volume dei fumi prodotti e non il 100% , oppure perché non introduce il trattamento come sistema di processo e non come sistema di depurazione?
Perché la rete regionale elettrica non viene ammodernata per accogliere anche la produzione da fonti alternative pulite?
Perché il monitoraggio ambientale non avviene nel modo corretto e funzionale ?
Perché i dati introdotti nelle Valutazioni di Impatto Ambientale non corrispondo alla reale situazione della Valle del Mela e nessuno lo dice?
Perché le osservazioni fatte nelle procedure autorizzative non vengono considerate ?
Perché la Pianificazione non viene attuata?
Potremmo credere diversamente se nei comportamenti si ravvisassero forme utili al rispetto dei diritti dei cittadini della Valle del Mela.
Quindi se le cose stanno così, il DANNO ESISTENZIALE appare evidente, nella Valle del Mela lo sviluppo naturale è fortemente limitato dal dissesto territoriale delle industrie che oggi invocano l’autorizzazione A.I.A., senza fare alcun investimento per dimostrare la compatibilità;
Ancor peggio, senza che vi siano riscontri utili per i cittadini che ingoiano i veleni immessi quotidianamente in ambiente, malgrado le inutili azioni dell’Ass.re Provinciale all’ambiente P. Petrella che oggi si mostra anche con l’Ass.re al territorio G. Duca.
Giova anche rilevare il comportamento degli Assessori Regionali che intervallano comunicazioni sterili e privi di efficacia, accompagnati da lunghi silenzi.
Credo che i cittadini, hanno perfettamente capito il gioco, e li stiamo aspettando nel caso della Centrale di compressione Gas di Monforte Marina.
Si ci stiamo ripetendo, ma non ci stanchiamo in questo, lo faremo tanto volte quanto necessario, ma dev’essere chiaro che tutto fanno, tranne quello che devono fare.
Dai giornali si apprende che l’irripetibile Petrella mira alla commissione per il risanamento, se ci riesce allora dobbiamo pensare che tale commissione tutto farà tranne che il vero risanamento, oppure Petrella faccia qualcosa per farci ricredere.
Ad oggi un risultato utile da indicare in capo a Petrella non lo abbiamo, eppure Egli si mostra nei casi più critici promettendo quello che poi mai sarà, perché fa così?
Non abbiamo certo dimenticato la storia dei cinque siti alternativi, ne tanto meno il caso Terna SpA.
Certo non ci è neanche sfuggito il silenzio “strategico” di altri influenti Amministratori.

Sicuramente Petrella e gli altri, contribuiscono a formare il Danno Esistenziale, in quanto non possiamo pensare ad altre forme di sviluppo, ed il patrimonio dei cittadini, la loro salute, perdono ogni forma di valore."

Milazzo lì 14 Aprile 2009

Il Vice presidente TAT
Arch. Salvatore Crisafulli

mercoledì 15 aprile 2009

Solidarietà all'Abruzzo, oggi seduta straordinaria del Consiglio comunale

Si riunisce oggi alle 19.30, in seduta straordinaria, il civico consesso convocato dal Presidente Francesco Rizzo, con un unico punto all'ordine del giorno: solidarietà del Consiglio comunale ai paesi dell'Abruzzo colpiti dal sisma.
Una tragedia che spazza via le controversie e anche i piccoli calcoli delle fazioni per unire tutto il Paese all'insegna della solidarietà. Convocati d'urgenza, infatti, i consigli comunali si stanno riunendo ovunque sotto il segno della partecipazione al dolore e dell'impegno. E, allargando la lente al panorama nazionale, tranne qualche rara eccezione le forze politiche hanno evitato le tradizionali baruffe, rispettando i morti e soprattutto il dolore dei sopravvissuti.
Il vero banco di prova per maggioranza e opposizione in Italia, come hanno evidenziato anche autorevoli editorialisti, è rappresentato adesso dalla grande scommessa della ricostruzione dei centri distrutti dal sisma, su cui sono chiamati a misurarsi governo e Camere, scavalcando lungaggini burocratiche e affrontando con serietà ed efficienza il tema mai abbastanza indagato della sicurezza: pare che oltre la metà dei comuni italiani sorga in zone considerate a rischio, e la popolazione interessata sfiorerebbe i 38 milioni.
Ma agli italiani è richiesto anche di stare all'erta: quando crollò la scuola di San Giuliano di Puglia, sette anni fa, causando la morte di 27 bambini e delle loro insegnanti, il governo varò una legge che imponeva regole antisismiche per i nuovi edifici e prescrizioni per rendere sicuri quelli già esistenti. Le nuove norme, come spesso accade, si sono perse nei meandri della burocrazia. Prive di regolamenti attuativi, e quindi di efficacia.
Di occasioni sprecate se ne contano a centinaia. L'anno scorso correva il centenario del terremoto di Messina del 1908. Non un progetto, un piano, una strategia: tra le tantissime celebrazioni, commemorazioni, financo riflessioni più profonde, non una prospettiva di analisi veramente costruttiva e scevra da condizionamenti di ogni tipo per una città che non si è mai più ripresa, in cui il terremoto appare a tutt'oggi una triste e funesta metafora delle sue sorti. E le baracche una realtà visibilmente amara.

lunedì 13 aprile 2009

In diretta dalle zone terremotate: la drammatica esperienza dei volontari dell'A.P.C.A.R.S







Il cielo pumbleo getta una strana luce sui cumuli di ciottoli e macerie che occupano le strade, sulle crepe che corrono lungo i muri rivelando interni polverosi e oggetti di uso comune diventati reliquie della quotidianità perduta, su interi edifici rasi al suolo.

Tra questi, l'ospedale, costruito di recente e con presunti "criteri antisismici" e la casa dello studente, che si è sfarinata fino all'ultimo mattone.
E se L'Aquila è una città in ginocchio, i tantissimi altri piccoli centri colpiti dal sisma sono quasi del tutto cancellati: città fantasma.
E' in uno di questi paesi che si sono recati lunedì scorso, immediatamente dopo il terremoto, gli undici volontari dell'Apcars (Associazione di Protezione Civile, Ambientale, Ricerca e Soccorso), onlus che ha sede a San Filippo del Mela e che raccoglie iscritti da tutto il comprensorio.
Il gruppo di volontari, che farà ritorno domani, è stato a Tornimparte, piccolo centro a otto kilometri da L’Aquila, trasformato in tendopoli dopo che i ventisei interminabili secondi della scossa ne hanno sfigurato l'aspetto, gettando in un inferno di distruzione e morte gli abitanti.
E' in queste condizioni estreme, a contatto con persone traumatizzate dalla paura, dal dolore, dalla perdita che si sono trovati ad operare i volontari dell'Apcars.
Compito principale, occuparsi delle operazioni di logistica da campo, dal montaggio delle tende che accolgono la popolazione allo smistamento dei viveri.
“Il momento più difficile è stato l’arrivo, siamo partiti da zero per offrire soccorso e riparo agli abitanti che avevano perso tutto” è la testimonianza del più giovane dei volontari, Damiano Garrapa (nella foto), 21 anni, partito da Santa Lucia del Mela con il gruppo dell'Apcars.
“Le scosse che si susseguono notte e giorno fanno ancora paura e non sarà facile tornare ad una situazione di normalità in tempi brevi”. La vita nelle tendopoli, per i sopravvisuti, è resa più dura dai disagi: la normalità delle tante piccole cose alle quali non badiamo nella realtà di ogni giorno, come farsi una doccia, diventa impossibile. Damiano ricorda il freddo.
Non ci sono coperte a sufficienza, la notte è gelida.
A peggiorare la situazione, il maltempo che si è abbattuto come una piaga sull'Abruzzo in queste ore, con la pioggia e il vento che rendono interminabile il trascorrere della notte, con l'acqua piovana che si infiltra nelle tende e il fango e le temperature sotto lo zero.
I campi, con le brandine che non bastano mai per tutti e la mensa gestita dai volontari con l’aiuto dei civili, sono il segno più evidente delle condizioni che rimarranno precarie ancora a lungo. Ma sono anche il simbolo del fondamentale apporto dei volontari della Protezione civile che da tutta Italia continuano a mobilitarsi e ad arrivare nelle città colpite. “In questo momento in Abruzzo ci sono più di duecento volontari siciliani, che tengono alto il nome della regione nella corsa agli aiuti” dice Damiano.
Non c'è gruppo di Protezione civile che non abbia risposto all'appello, partecipando alla gara di solidarietà che coinvolge tantissimi altri centri della provincia per dare un contributo ai terremotati.
A Santa Lucia del Mela è già partita la raccolta di beni di prima necessità coordinata dal gruppo comunale di Protezione civile, che ha offerto la disponibilità di una ventina di volontari pronti a partire.
Il resto del gruppo, partito con il presidente dell’Apcars Angelo Garrapa, è formato da Andrea Mandanici, Mario Foti, Giovanni Torre, Alfredo Zozza, Giovanni Pizzi, Dennis Miceli, Antonio Tricomi e due donne, Salvina Ciano e Carmela Panassiti (nella foto).

sabato 11 aprile 2009

Ultimo consiglio, maggioranza e minoranza divise su tutto

La data è quella del trenta marzo, quando la seduta ordinaria di consiglio si apre con quasi due ore di ritardo trascorse dibattendo sulla legittimità del primo punto - la lettura e l'approvazione dei verbali delle precedenti sedute -, in seguito a presunte scorrettezze procedimentali segnalate dai consiglieri di minoranza, il capogruppo Marcaione e Cannuni. Quando finalmente si decide di rinviare il punto e si avviano i lavori, ancora una volta il consiglio comunale si presenta spaccato nella contrapposizione che vede maggioranza e minoranza incapaci di dialogare costruttivamente. Anche quando c’è da approvare il bilancio annuale di previsione per il 2009, che passa con i soli voti dei consiglieri di maggioranza e l’astensione dei consiglieri di minoranza rimasti dopo che Marcaione e Maimone hanno abbandonato l’aula, per ragioni diverse e in due momenti diversi. Con il bilancio, che il sindaco Nino Campo definisce “tecnico”, a causa della non florida situazione delle casse comunali, vengono approvati la relazione previsionale e programmatica per il biennio 2009–2011 e il bilancio pluriennale 2009–2011. Sul punto ha espresso soddisfazione il Presidente Francesco Rizzo, per l’approvazione avvenuta nei tempi previsti dalla legge. Torna in aula la discussione sul regolamento definizione agevolata per le unità immobiliari non dichiarate in catasto, ovvero per le quali sussistono situazioni di fatto non più coerenti con i classamenti catastali, per il quale i consiglieri di minoranza, dichiarando che si tratta nei fatti di un condono, avevano chiesto il rinvio. Il punto stavolta passa con i soli voti della maggioranza, che approva anche gli altri punti propedeutici al bilancio di previsione, con l’astensione dei consiglieri di minoranza: riconferma aliquota Irpef per il 2009, conferma aliquota Ici, piano triennale delle opere pubbliche per il triennio 2009-2011 e programma annuale per il 2009. L'unanimità si raggiunge su un solo punto, anche questo propedeutico, avente ad oggetto le aree destinate ad attività produttive, con la presa d'atto che, attualmente, non ne esistono.

"In caso di sisma la Sicilia orientale rischia 50 mila morti"

Lo ha detto in un'intervista rilasciata al portale "SiciliaInformazioni" il presidente della Commissione Grandi Rischi della Protezione Civile, Giuseppe Zamberletti: "In caso di sisma la Sicilia orientale rischia 50 mila morti". Nel 1984 disse che se si fosse verificato un terremoto distruttivo nella Sicilia orientale, sarebbero morte almeno 50 mila persone. Oggi, venticinque anni dopo quella profezia, e a pochi giorni dal terribile sisma che ha sconvolto l'Abruzzo, l'ex ministro della Protezione Civile, Giuseppe Zamberletti, rilancia l'allarme. In Sicilia niente è cambiato da allora.
Ecco una parte dell'intervista:

[...] Nel 1984 lei fece una terribile profezia: un terremoto come quello del 1693 in Sicilia orientale oggi farebbe almeno 50 mila morti. Ricorda?
Certo che lo ricordo, perché la Sicilia orientale è soggetta a terremoti magari distanziati nel tempo, ma molto forti.

Sono passati 25 anni da allora…
Si sono passati 25 anni e per fortuna non è successo niente, nel senso che il terremoto non c’è stato, ma sono passati 25 anni e il rischio che possa accadere è ovviamente aumentato…

Quindi conferma quel dato?
Purtroppo sì, lo devo confermare. Perché in questi 25 anni passati non mi risulta che sia stato fatto qualcosa per attenuare questo rischio. E la Sicilia orientale in Italia è come la California per gli Stati Uniti. Lì si aspetta il Big One, il grande terremoto, e qui da noi il Big One atteso è quello della Sicilia orientale…

Lei allora con quelle dichiarazioni creò un caso, fece scandalo che un ministro dicesse quelle cose. Come vennero accolte nell’ambiente politico?
Beh, spesso con ironia… quando mi vedevano facevano le corna, gli scongiuri… ma io rispondevo che il terremoto non si batte con le corna, ma con la prevenzione.

Presidente Zamberletti, dicevamo della prevenzione. Se ne parla da decenni, ormai dovrebbero averlo capito anche i sassi che questa è l’unica via per mitigare i rischi, giusto?
Giusto, giustissimo, ma purtroppo nel nostro Paese non c’è questa cultura. Passata l’emozione se ne scorderanno tutti… E non è solo colpa dei politici, è che spesso sono anche i cittadini a non volerne sapere.

Pensa che andrà così anche stavolta?
Temo di sì, ma spero di no… dobbiamo riuscire a tenere alta la sensibilità dei cittadini anche se non sarà facile. A volte alla scarsa attenzione dei cittadini si sovrappongono interessi di gruppi e lobby…

Per esempio?
Per esempio nel caso dell’istituzione di un fascicolo obbligatorio che segua la vita del fabbricato, e nel quale siano contenute tutte le informazioni sulla costruzione, i materiali usati, le tecniche applicate, ecc. Un documento che sarebbe utilissimo anche per individuare eventuali responsabilità in caso di problemi. Ma purtroppo non si riesce a far passare anche per le pressioni della lobby delle grandi proprietà edilizie… Ma soprattutto dovrebbero essere i cittadini a pretendere certe garanzie, come le pretendono sul materiale dei pavimenti o sul colore delle pareti. I cittadini dovrebbero capire che la prevenzione salva le loro vite, e che il libretto non è un fastidio burocratico, ma una garanzia sulla loro vita. [...]

venerdì 10 aprile 2009

La Passione divina e il dolore umano, i riti pasquali nel Venerdì Santo segnato dal lutto nazionale


Fede e teatralità, preghiera e spettacolarità si fondono nella Sacra Rappresentazione della Passione di Cristo. Rito antichissimo che si ripete ogni anno trasformando il paese nel grande e commosso palcosenico delle scene più strazianti del Calvario: Cristo all’orto degli ulivi, con l’angelo che gli porge il calice amaro dell’imminente Passione, circondato dagli Apostoli addormentati; Cristo legato alla colonna mentre subisce la flagellazione; l’Ecce Homo presentato al popolo da Ponzio Pilato; Cristo caduto sotto il peso della croce; la Veronica che mostra su un candido lino il volto sfigurato del Redentore; la Vergine Addolorata con la spada del dolore piantata nel petto; l’urna con il corpo del Cristo morto; infine, sotto un ricco baldacchino, la Reliquia della Croce, conservata nella Cattedrale luciese. Comparse del Dramma Sacro, centinaia di fedeli che si incamminano precedendono a gruppi la propria statua, che assistono alla sfilata della Proecessione ai lati delle strade o affacciati ai balconi delle proprie case. E, mantenendo viva una tradizione tipica, bambini in costume con i simboli della Passione o vestiti da angioletti sfilano seguendo le Varette illuminate e ornate di fiori.

Ed è con il cuore a lutto che ci apprestiamo oggi a celebrare il mistero divino della Passione, sentendo gravarci sull'anima il peso del mistero troppo umano del dolore, con gli occhi troppo pieni di immagini desolanti e la commozione, la rabbia, l'indignazione e la tenerezza che ci squarciano le viscere. E se tutti in questi giorni ci sentiamo emotivamente vicini alla tragedia che si è abbattuta sul popolo abruzzese, un'altra atrocità ci coinvolge in quanto cittadini di un paese sul quale il recentissimo suicidio di una giovane donna pesa come un terribile monito.

Nel giorno del lutto nazionale la Via Crucis che tra poche ore sfilerà per le strade di questa come di tante altre cittadine, è la via del dolore che stazione dopo stazione riporta ai nostri pensieri listati a lutto quelle interminabili quattro file di bare che raccontano di storie, vite, volti perduti nel nulla. E' con la malinconia e la mestizia che oggi, nella processione delle Varette, culmina il momento più intenso dei riti pasquali, che mai come quest'anno spalancano il nostro sguardo sulla enormità della Sofferenza, che è alla radice della parola "Passione" (dal greco pàthos), quando la musica diventa marcia funebre e la fede si veste di nero.

Il sacro Triduo, celebrato in tutte le chiese, si conclude domani notte con la veglia pasquale, in attesa della Resurrezione: il messaggio cristiano per antonomasia e, anche per chi non crede, metafora della rinascita del sentimento universale della speranza, l'unica luce alla quale all'Italia precipitata nel buio del terremoto resta da aggrapparsi.

mercoledì 8 aprile 2009

A tutti noi

Ricevo, e pubblico volentieri, una lettera firmata da parte di una ragazza, sul cui nome intendo mantenere il riserbo, che mi scrive "sia per la tua professione sia perché S. Lucia del Mela è il tuo paese natio". "Desideravo che tu in qualità di cittadina e di giornalista ponessi la tua attenzione sul tragico avvenimento avvenuto il 3 Aprile proprio nel tuo paese ma come in tanti altri luoghi del mondo avviene. Un dolce ragazza si è tolta la vita e mi sento di dire che a rubarle la gioia di vivere è stata la grande ignoranza che l’ha circondata". Tra le tante frasi che mi hanno colpito, l'autrice della lettera scrive che "questa persona avrebbe solo desiderato una parola dolce che le facesse pensare che noi siamo soprattutto cio’ che siamo in grado di dare e di provare e non ciò che appariamo". E ancora, "come possono oggi le persone del paese non provare alcun rimorso", "... ma noi giovani dove siamo???", "Perché quella mattina, passando da quella strada e vedendo Caterina seduta su quel muretto, a nessuno è venuto in mente di fermarsi, di dire anche solo una parola?".
Chi mi ha scritto, e ne sono felice, perchè mi consente di aprire una finestra su un tema così delicato per il quale tutte le parole che possiamo cercare rischiano di non essere adeguate, l'ha fatto con dolore, con rabbia, ma anche con una profonda consapevolezza e una grande maturità. "E’ proprio vero si puo’ anche morire di ignoranza!!!". Frasi pesanti come macigni, scagliati nell'indifferenza del silenzio, quel silenzio colpevole che bussa alle coscienze di tutti noi. Perchè non è in gioco solo la vita di una giovane donna, ma il gesto compiuto riguarda tutti, è una domanda disperata, un atto d'accusa, che chiede all'intera comunità di fermarsi a riflettere.
"Ti prego di’ qualcosa almeno tu. Aveva la nostra età. Non si può tacere di fronte all’ignoranza".
Ecco la lettera, che pubblico integralmente:

Grassetto
"A tutti noi giovani e a Caterina.

Capita a tutti almeno una volta nella vita di sentirsi sconfitti, derisi, delusi, di pensare che proprio questa vita non sia più tale o addirittura di non riuscire più a pensare che in qualche modo questa vita ci appartenga ...... ed in effetti è un po' cosi. Ho sempre pensato che che siamo noi ad appartenergli.
Ma quando questo accade, e lo voglio dire urlando, chiediamo aiuto, senza alcun timore senza vergogna, finchè ci resta quel briciolo di volontà sufficiente a fare sentire anche solo una lacrima cadere. Urliamo se ci sentiamo diversi, urliamolo al mondo. Urliamo se ci sentiamo finiti. Forse non tutti, ma sono certa che qualcuno sentirà, sono certa che solo l'ignoranza non ha orecchi.e fortunatamente in questo mondo esiste anche chi guarda oltre e sente forte e chiaro. Non temiamo le nostre famiglie, perchè queste, per quanto alle volte difficile sia, sono il nostro seme.
E a noi tutti voglio dire : proviamo a sentire il silenzio di chi circonda, alle volte è davvero assordante! Voglio dire non stupiamoci delle diversità, non deridiamo chi chiaramente manifesta disagi, chi alle volte può sembrare lontano mille anni luce dal nostro essere. Proviamo ad ascoltarlo, proviamo a stimolarlo, proviamo a capirlo. Non incoraggiamo l'ignoranza, non alimentiamo la povertà d'animo e di cultura di chi non ha i mezzi per comprendere, per andare oltre .....Oltre ai nostri occhi che alle volte non sanno reggere gli sguardi troppo pieni di tutto ma vuoti di ciò che vorremmo. Non permettiamo di pensare che per questa vita non valga la pena continuare. Non permettiamo che i nostri giudizi spazzino via la dignità degli altri. Sembra quasi un lavoro, un incarico, ma vi prego di credere che alle volte basta davvero molto poco. Chiediamo aiuto anche per questo, anche quando non riusciamo a darlo. Non spezziamo questa catena."
(Lettera firmata)

martedì 7 aprile 2009

Da "La Domenica del Corriere" del dicembre 1908

(...) La mente nostra si rifiuta a prestar fede a questa cifra, non solo, ma quasi non ammette la possibilità che in un giorno, in un'ora e in un breve spazio di terra fino a quel momento ridentissima, tutte quelle creature possano restare schiacciate sotto immani rovine di palazzi, di chiese, di mura, di monumenti attestanti secoli di civiltà. E' orribile, è raccapricciante! Le popolazioni vennero sorprese dal terremoto ancora nel sonno, donde tanta strage sotto le case ruinate. E beati coloro che morirono subito, però che ad essi fu risparmiata la più straziante delle agonie, sepolti vivi senza pane, senz'acqua, col corpo dolorante per le ferite...Forse mentre scriviamo cento e cento sono ancor vivi sotto le macerie. (...) Ora che alla prima sorpresa è subentrata una relativa calma, i servizi di soccorso vennero organizzati tanto sulla costa calabrese come su quella siciliana. Navi e volontari ivi accorsi da ogni parte danno opera assidua di assistenza. Migliaia di feriti poterono essere trasportati e curati altrove. Lo slancio della carità e della solidarietà sono semplicemente meravigliosi. Da ogni parte del mondo giungono alla Calabria e alla Sicilia parole di conforto e aiuti di denaro e robe.(...)

lunedì 6 aprile 2009

Terremoto in Abruzzo, la Protezione Civile di Santa Lucia del Mela partecipa alla macchina degli aiuti

Città ridotte ad ammassi di macerie. Migliaia di sfollati nelle strade invase dai calcinacci. L'atroce e penosa conta dei morti e dei dispersi, destinata a crescere tragicamente di ora in ora, mentre viene firmato lo stato d'emergenza e si mette in moto la macchina degli aiuti. Impegnati in prima fila i volontari della Protezione Civile, che cercano senza sosta di fronteggiare l'emergenza. Il sisma, di magnitudo 6,3 Richter (8-9 Mercalli), ha colpito la regione dell'Abruzzo poco prima delle 3.30 della notte scorsa. Agli appelli disperati di chi ha perso tutto fanno eco le richieste istituzionali di più uomini e mezzi di soccorso, innescando una catena di solidarietà che coinvolge anche il gruppo comunale di Protezione Civile di Santa Lucia del Mela. Il Sindaco Nino Campo ha telefonicamente dato immediata disponibilità al dipartimento della Protezione Civile Regionale Siciliana che sta organizzando i soccorsi, per nove volontari pronti a partire. Il gruppo comunale, convocato dal Sindaco e dall'Assessore Franco Interisano, si è riunito d'urgenza dimostrando competenza organizzativa e una straordinaria sensibilità d'animo. Un ulteriore gruppo di nove volontari, infatti, ha dato dato la disponibilità a recarsi sui luoghi della tragedia nella seconda decade di aprile. L'appello alla generosità è rivolto a tutti i cittadini, che possono dare il proprio contributo partecipando alla raccolta di beni di prima necessità da portare in Abruzzo che il gruppo di Protezione Civile sta programmando. Secondo la Croce Rossa mancano "acqua, omogeneizzati, pannolini, latte e alimenti di prima necessità". Sono le priorità richieste dalla Croce Rossa Italiana in un appello lanciato dal Commissario del Comitato Provinciale CRI dell'Aquila, Luigi Sigismondi: "Le scorte di sangue recuperate sono attualmente sufficienti a coprire il fabbisogno". Anche i Volontari CRI sono al lavoro già dalle prime ore del mattino coordinati dalla Protezione Civile Nazionale.
"Nessuno sarà lasciato da solo", è la promessa del premier Silvio Berlusconi che ha definito l'accaduto come "una tragedia senza precedenti", dopo aver raggiunto L'Aquila ed aver sorvolato in elicottero l'area colpita dal sisma. Subito dopo ha presieduto a Roma la seduta del Consiglio dei ministri che ha conferito "i poteri di attuazione degli interventi d'emergenza" al sottosegretario Guido Bertolaso. "Per i primi giorni sono stati stanziati 30 milioni di euro di fondi immediati, in attesa di quantificare giovedì le risorse strutturali", ha spiegato Berlusconi. Intanto ci si prepara alla prima notte dopo il terremoto, una notte fredda e di pioggia che ha cominciato a cadere sugli sfollati per i quali si stanno predisponendo le tendopoli o cercando migliaia di posti letto negli alberghi lungo la costa. A L'Aquila in tantissimi si apprestano a trascorrete la notte nelle auto parcheggiate in piazzali o comunque in aree lontane dagli edifici: la paura non è passata e la scossa del tardopomeriggio di magnitudo 4.1 fa ricordare che il terremoto é ancora lì, in agguato, ancora una volta nella notte. Una paura che non ci è estranea, che ci riporta ad un passato non troppo lontano. Paura della precarietà delle proprie certezze, pronta a balzarci addosso, iscritta dentro noi stessi. E mentre si susseguono strazianti le notizie sui genitori che hanno perso i figli e vagano tra i ciottoli senza avere più un posto nel mondo, mentre corpi inermi vengono estratti dalle macerie e madri morte ritrovate abbracciate ai propri bambini, c'è solo spazio per la commozione, per le lacrime forse o per un vuoto attonito senza pensieri che siano sopportabili. Uno spazio anche per la speranza, magari, aggrappata alle testimonianza di chi ha salvato una vita. Come Fabiano Ettorre, 30 anni, di Tempera, volontario della Protezione civile: ha cominciato a scavare a mani nude subito dopo la scossa e la mattina alle 9, con i suoi amici, era ancora lì sopra le case crollate, a cercare di tirare fuori dei corpi. Alla fine ne ha contati 11, sei morti e cinque ancora vivi. "Me lo sentivo", dice. Spazio per la solidarietà. Per la tristezza. Domani, forse, svaporando l'angoscia che ci opprime il cuore sentiremo più forte l'indignazione feroce per gli sciacalli che entrano nelle case aperte rubando relitti di vite distrutte, ci arrabbieremo per le storture che la cronaca di queste ore ci mette innanzi agli occhi, tra le polemiche di tragedie annunciate e i buchi neri del sistema ai quali siamo pericolosamente assuefatti.

venerdì 3 aprile 2009

Muore giovane donna, presumibile suicidio

Restano ancora senza risposta gli interrogativi sul gesto della giovane donna che si è tolta la vita stamattina lanciandosi nel vuoto. Un gesto che ha scosso la comunità e che né i parenti né gli amici vicini alla famiglia riescono a spiegare. Teatro della tragedia, il tratto di viale dei Pini che si immette sulla via Facciata, a ridosso della vallata sottostante. È qui che, intorno alle undici, Caterina Impalà, 32 anni, ha deciso di farla finita, dopo aver lasciato l’auto lungo la strada. Si è affacciata dal muro che costeggia per un lungo tratto la vallata e da lì si è gettata nel vuoto, schiantandosi al suolo dopo un volo di una decina di metri. Il corpo della donna è stato avvistato da un passante, che ha immediatamente allertato le forze dell’ordine. Sul luogo, dove si è subito radunata una piccola folla, sono intervenuti i vigili urbani, i carabinieri della locale stazione e gli uomini del 118, che non hanno potuto fare altro che constatare l’avvenuto decesso. Non sembrano esserci dubbi sulla natura del terribile gesto, presumibilmente un suicidio, ma si attendono i risultati dell’esame autoptico, che potrebbe essere effettuato domani. Il caso è all’attenzione della Procura della Repubblica di Barcellona. La salma è a disposizione dell’autorità giudiziaria.