giovedì 23 giugno 2011

Via libera al piano urbanistico del centro storico

Entra ufficialmente in vigore il Piano urbanistico del centro storico, la cui adozione è stata approvata all’unanimità dal civico consesso, che ha votato anche l’emendamento proposto dal consigliere di maggioranza Emanuele Impalà.
Lo strumento di variante urbanistica dota la comunità di un altro importante tassello, che, dopo il Piano regolatore adottato da alcuni mesi, interviene specificamente su un’area strategica per lo sviluppo del paese.

Il centro storico luciese, infatti, non è solo uno dei più estesi della provincia, con la sua superficie di 114.292 metri quadri, ma copre anche più della metà dell’intero nucleo abitativo luciese. Tuttavia, a causa di un progressivo spopolamento che, a partire dagli anni ’50, l’ha svuotato per tre quarti rispetto alla sua capacità residenziale, l’abbandono delle abitazioni e delle attività produttive è andato, talvolta, di pari passo con l’incedere del degrado e dello stato di incuria di intere aree.
A partire da queste premesse, il Piano urbanistico del centro storico, redatto dall’arch. Antonino Liga, si caratterizza come strumento di salvaguardia e valorizzazione, puntando innanzitutto a migliorare alcuni aspetti critici, come quelli che riguardano accessibilità e viabilità, per garantire migliori condizioni sia ai residenti che ai visitatori. Da questo punto di vista, sono stati individuati diversi spazi per i parcheggi, con due macro-aree nella zona situata sotto il complesso del convento dei Cappuccini e lungo la via S. Rocco. Sempre qui, e lungo la via Garibaldi, sono previsti allargamenti stradali, secondo quanto lo consenta la caratteristica fisionomia del centro storico, che il Piano intende tutelare da ogni “sventramento”.
Gli interventi su Palazzi storici e chiese, un vasto patrimonio artistico concentrato in larga misura in quest’area del paese – che può vantare un esteso quartiere arabo e i resti di un quartiere ebraico – sono sottoposti al parere preliminare della Sovrintendenza ai beni culturali mentre, sul piano delle strutture ricettive, è contemplata la trasformabilità degli edifici privati. Anche in questo senso l’obiettivo, come ha spiegato il progettista, è quello di incentivare un nuovo sviluppo per il centro storico, proprio a partire dal rilancio delle attività economiche e dalla rivitalizzazione del tessuto sociale.

Su questo aspetto si è concentrato l’intervento del capogruppo di maggioranza Libero Rappazzo, cultore di storia patria, che ha auspicato una maggiore attenzione ai tesori architettonici custoditi nel centro storico e alla prospettiva di incremento turistico che essi rappresentano.

venerdì 10 giugno 2011

Dieci motivi per votare "SI" contro il nucleare

1. Il nucleare è molto pericoloso
La tragedia di Cernobyl ha dimostrato la pericolosità di questa fonte di energia. Quell’incidente ha causato e causerà ancora nel futuro centinaia di migliaia di vittime e ancora oggi a 23 anni di distanza le ricerche scientifiche mostrano ancora impatti sia sulla flora che sulla fauna. Cresce l’evidenza di leucemie infantili nelle aree vicino alle centrali nucleari.
2. Il nucleare è la fonte di energia più sporca
Le centrali nucleari generano scorie radioattive. Le scorie a vita media rimangono radioattive da 200 a 300 anni, le scorie a vita lunga anche miliardi di anni e non esiste ancora un sistema per la gestione in sicurezza delle scorie nel lungo periodo.
3. Il nucleare è la fonte di energia che genera meno occupazione
Gli obiettivi europei per le fonti rinnovabili e l'efficienza energetica al 2020 valgono il triplo del piano nucleare di Enel in termini energetici e creerebbero almeno 200 mila nuovi posti di lavoro "verdi" e dunque 10-15 volte l’occupazione indotta dal nucleare.
4. Il nucleare è troppo costoso
Secondo il Dipartimento USA dell’energia un EPR costa, in euro, 7,5 miliardi, una cifra ben maggiore rispetto a quanto propagandato da Enel e governo (4,5 miliardi). Se poi teniamo conto dello smaltimento delle scorie e dello smantellamento e bonifica degli impianti nucleari, i costi per noi e le future generazioni saranno ancora più elevati.
5. Il nucleare non è necessario
Entro il 2020 le fonti rinnovabili, insieme a misure di efficienza energetica, sono in grado di produrre quasi 150 miliardi di kilowattora, circa tre volte l'obiettivo di Enel sul nucleare, tagliando drasticamente le emissioni di CO2.
6. Il nucleare è una falsa soluzione per il clima
Il nucleare è una scelta inutile ai fini climatici, visto che le centrali saranno pronte certamente dopo il 2020 e invece bisogna ridurre oggi le emissioni di gas serra. Investire sul nucleare sottrae risorse alle fonti davvero pulite, efficienza energetica e rinnovabili.
7. Il nucleare non genera indipendenza energetica
Se il nucleare dovesse tornare in Italia, continueremo a importare petrolio per i trasporti e diventeremo dipendenti dall’estero per l’Uranio e per la tecnologia, visto che il nuovo reattore EPR è un brevetto francese. E, comunque, la Francia leader del nucleare ha consumi procapite di petrolio superiori a quelli italiani.
8. Il nucleare è una risorsa limitata
L'Uranio è una risorsa molto limitata destinata a esaurirsi in poche decine di anni. Nel caso venissero costruiti nuove centrali, l'esaurimento delle risorse di Uranio si accelererebbe.
9. Il nucleare non ha il sostegno dei cittadini
Gli italiani hanno detto NO al nucleare con un'importante scelta referendaria. Oggi i sondaggi di opinione rivelano che la maggior parte dei cittadini non vuole una centrale nucleare nella propria Regione.
10. Il nucleare: più è lontano e minori sono i rischi
Alcuni sostengono che il rischio nucleare c’è già, essendo l’Italia circondata da reattori. È una affermazione scorretta: anche se non è mai nullo, il rischio per le conseguenze di un incidente diminuisce maggiore è la distanza dalla centrale. Le Alpi, come si è visto nel caso di Cernobyl, sono una parziale barriera naturale per l'Italia.






Da:

http://www.greenpeace.it/nuclearlifestyle/decalogo-antinucleare.pdf


Vota e bevi, vota e vivi!



Nell'ultimo giorno di campagna referendaria, mentre i comitati sorti ovunque in Italia si organizzano per fare informazione e moltiplicano le iniziative per sensibilizzare le coscienze sull'importanza di andare a votare, occorre fermarsi a riflettere sul senso dei quesiti che il 12 e il 13 giugno ci aspettano alle urne.


La guerra, infatti, non sarà per i "SI" o per i "NO", ma tra andare a votare o disertare, perchè raggiungere il quorum dei votanti significa ribadire il diritto dei cittadini ad esprimersi direttamente su almeno due questioni che riguardano il futuro del Paese, delle generazioni presenti e di quelle che verranno: decidere, votando SI, che l'acqua debba rimanere un bene libero e pubblico, a disposizione di tutti, e non un affare su cui pochi privati possano speculare traendo grossi benefici, con l'illusione di un miglioramento del servizio che, dopo l'esperienza dell'ATO rifiuti, sembra davvero poco credibile; decidere, votando SI contro il nucleare, di bloccare gli investimenti su questo tipo di energia, sia perchè è meglio puntare sulle energie rinnovabili, sia per un problema di sicurezza e di sopravvivenza, dato che l'Italia è un paese a forte rischio sismico e, quindi, una catastrofe nucleare significherebbe morte e distruzione. Infine, c'è in gioco il problema della giustizia: votando SI al quesito sulla scheda verde, si chiede che la legge sia uguale per tutti e che anche il Presidente del Consiglio e i Ministri siano chiamati a risponderne, esattamente come qualunque altro cittadino.


Perchè il referendum abbia validità, è necessario che vada a votare la metà dei cittadini più uno. Se non si ragiunge questo quorum, il referendum è nullo, quindi le leggi oggetto dei quesiti rimangono in vigore (legge Ronchi, che affida la gestione dei servizi di fornitura dell'acqua ad aziende private; entrata dei privati nel mercato dell'acqua, con profitti garantiti dei gestori del servizio idrico che caricano in bolletta un 7 per cento a spese dei cittadini a remunerazione del capitale investito; costruzione di nuove centrali nucleari, con, al momento, quattro nuovi impianti e otto nuovi reattori; legittimo impedimento per cui presidente del consiglio e ministri non possono comparire nei procedimenti penali nei quali sono chiamati perchè impediti dall'esercizio delle loro funzioni e dai loro impegni istituzionali). Questo quadro appena delineato è ciò che, dicendo SI, si desidera modificare, in nome dell'acqua bene comune, di un ambiente sicuro e protetto, di una legge uguale per tutti. Chi vota NO, invece, desidera mantenere l'attuale assetto.



Ma se i quesiti sono così importanti, perchè ci dicono di non andare a votare?

Perchè vogliono impedire ai cittadini di informarsi?

Perchè si vuole togliere ai cittadini italiani l'unico strumento di democrazia diretta con cui decidere le sorti del proprio futuro?


Facciamo un una rapida analisi. Il governo ha deciso di chiamare i cittadini alle urne per la terza volta in poco più di un mese, dopo le amministrative e il ballottaggio, in un week end estivo che invita al mare e alle gite fuori porta. Il referendum si sarebbe potuto abbinare ad una delle due tornate elettorali, ma è stato deciso di non farlo, buttando via altri 300 milioni di euro, che, di questi tempi, si sarebbero potuti spendere meglio, a vantaggio dei conti pubblici, e quindi delle nostre tasche. Invece il governo ha preferito sperperare denaro pubblico e nono abbinare il referendum alle amministrative al solo scopo di evitare che si raggiungesse il quorum dei votanti. Il governo temeva cioè che la coincidenza tra amministrative e referendum favorisse una elevata partecipazione al voto, da cui voleva proteggersi.


Senza fare commenti politici, perchè il referendum non ha bandiere e non ha stemmi di partito, ma è un diritto di tutti, perchè l'acqua, la sicurezza, la giustizia sono diritti di tutti, io mi chiedo, e chiedo ai lettori:

E' normale un Paese che vuole togliere ai cittadini il diritto di esprimersi?

E' democratico un governo che dice al suo popolo di non andare a votare?


E vi propongo ancora qualche riflessione. Sull'acqua pubblica (primo e secondo quesito), più di un milione e quattrocento mila cittadini hanno già firmato perchè vengano abrogate le norme con cui il decreto Ronchi obbliga le società dell'acqua potabile ad aprirsi ai privati, delegando loro la gestione e stabilendo per loro una quota di profitti. Un record di firme nella storia dell'Italia repubblicana, che il governo vuole mettere a tacere boicottando il referendum.


Sul nucleare (terzo quesito) è stata tentata una ulteriore offesa al buon senso e all'intelligenza degli italiani, dato che il governo, dopo i tragici fatti del Giappone, pensando che l'affluenza al voto potesse essere alta, ha provato sino all'ultimo a cancellare il quesito, infilando in tutta fretta una norma di legge nel decreto Omnibus, proprio allo scopo di evitare il referendum. E togliere al popolo il diritto di esprimersi sull'energia nucleare, è un atto criminale: mentre la Germania, una delle più avanzate economie dell'occidente, decide di smantellare le proprie centrali entro il 2022, l'Italia, infischiandosene del parere dei suoi cittadini (che peraltro avevano già votato contro nel 1987), vuole investire in questo tipo di energia cercando in tutti i modi di non farli andare alle urne!


E infine, dato che il quarto quesito, quello sulla legge uguale per tutti, raccoglierà il SI degli italiani indignati contro un uso personalistico della giustizia, contro chi vorrebbe disertare i processi nei quali è coinvolto approfittando della propria carica politica, si vuole impedire che si voti dicendo alla gente di andare al mare e non alle urne!


Sono appena tornata da Napoli, la felice, vitale e pulita città di De Magistris, dove tutti sono in piazza per dire SI al referendum, dove dentro e fuori l'Università studenti e cittadini manifestano e lottano per un ideale di civiltà e di giustizia che qualcuno vorrebbe cancellare. L'Italia intera, in questo momento, ha sete di democrazia e, anche nella nostra città, i comitati locali per l'acqua e contro il nucleare sono impegnati per fare informazione sui diritti: andare a votare, perchè la Costituzione garantisce ai cittadini la possibilità di scegliere, perchè è antidemocratico tenere gli italiani lontano dalle urne, perchè nessuno possa calpestare la volontà popolare.

venerdì 3 giugno 2011

Ecco perchè bisogna andare a votare il 12 e il 13 giugno

STASERA ALLE ORE 20.00 PRESSO L'AULA CONSILIARE RIUNIONE DEL COMITATO REFERENDARIO CONTRO IL NUCLEARE: PARTECIPIAMO NUMEROSI!

Consiglio comunale: stop alla variante piano urbanistico del centro storico, ok alla tariffa sui rifiuti

Non passa in consiglio comunale la variante al piano urbanistico del centro storico, ai sensi della circolare A.R.T.A. n.3/2000, che sarà nuovamente discussa nel corso della prossima seduta. Presentata dall'arch. Antonino Liga, incaricato dal Comune della sua redazione, la variante ha suscitato le osservazioni di alcuni consiglieri di maggioranza, che ne hanno proposto il rinvio, votato anche da Pietro Cannuni sui banchi dell'opposizione. Rosario Torre, in particolare, ha proposto una serie di integrazioni allo strumento urbanistico riguardanti, tra l'altro, il rispetto degli elementi architettonici peculiari del centro storico luciese e un piano dei colori che ne uniformi l'aspetto. Il consigliere è anche intervenuto sul tema del decoro urbano, distrutto in interi quartieri da atti di vandalismo e dalla generale incuria, stigmatizzata da Maimone che ha chiesto precisi interventi contro il degrado in cui versano diverse aree del centro storico. Il rinvio, suggerito da Emanuele Impalà per approfondire il punto e valutare eventuali incompatibilità dei consiglieri, è stato criticato dal consigliere di minoranza Carmelo Bella, che ha attaccato la cattiva abitudine di arrivare alle sedute del civico consesso senza un adeguato "studio" degli argomenti all'ordine del giorno.

Passa invece il regolamento comunale della Tariffa di Igiene Ambientale, sulla quale il presidente Francesco Rizzo ha espresso voto contrario. Il regolamento è stato presentato ai consiglieri dall'assessore all'ambiente, prof. Santino vaccarino, che ha risposto alle obiezioni di Cannuni e Maimone. I consiglieri, tranne Rizzo (contrario) e Cannuni (astenuto), hanno poi votato il piano annuale per la tariffa sui rifiuti, discussa dal vicesindaco Vaccarino.

Infine, è stata votata positivamente, all'unanimità dei presenti, la proposta di attivazione da parte della Provincia Regionale dell'Assemblea consultiva dei Comuni Montani.

giovedì 2 giugno 2011

Acqua libera, stop al nucleare, giustizia uguale per tutti: i comitati luciesi in campo per il Referendum del 12 e 13 giugno

E adesso che la Cassazione si è pronunciata, stabilendo che le modifiche apportate dal governo alle norme sul nucleare non precludono la consultazione popolare, i cittadini hanno la certezza di potersi esprimere su un tema fondamentale per il futuro del Paese: spacciata come forma di energia sicura, economica e all'avanguardia, quella nucleare è solo l'ennesima trappola tesa ai danni del popolo italiano, che viene tenuto all'oscuro dei gravissimi rischi per la salute umana e per l'ambiente che la costruzione di nuove centrali nucleari comporta. Dall'esperienza non si impara mai, come Chernobyl ieri e, oggi, Fukushima dimostrano, se è vero che, mentre i grandi mezzi di informazione non parlano delle malattie mortali causate dalle radiazioni, che contaminano pericolosamente l'ecosistema planetario, si continuano a ipotizzare nuovi investimenti sul nucleare.


Nonostante il popolo italiano abbia espresso chiaramente il proprio NO nel 1987, il nostro governo, manifestando disprezzo e noncuranza verso i cittadini che dovrebbe proteggere e tutelare, attacca la democrazia e pensa esclusivamente ai propri interessi economici, spingendo il Paese sempre più sul fondo del baratro e mettendo le mani sull'unico strumento che ciascuno di noi ha per esprimere la propria opinione: il voto.


Negare alla gente la possibilità di votare significa agire come una dittatura, non pubblicizzare il Referendum significa offendere l'intelligenza degli individui, ingannare l'opinione pubblica con la malafede significa cancellare anni di conquiste combattute con il sangue. La mancanza di comunicazione e informazione sul Referendum nella televisione di regime, la formula del voto (dire "sì" per dire "no"), l'invito ad andare a mare invece che alle urne, il tentativo di manomettere i quesiti e il Referendum stesso, perchè non si raggiunga il quorum dei votanti, sono solo alcuni segnali di una cattiva gestione della cosa pubblica, a cui il Paese ha iniziato a reagire con il voto amministrativo di Napoli e Milano. Il governo fondato sulla minaccia, sull'insulto, sulla menzogna, sulla clientela, su nani e ballerine, che soffoca i giovani meritevoli, offende le donne, esalta la paura degli stranieri, favorisce le differenze sociali ed economiche, ghettizza le diversità, impedisce una giustizia uguale per tutti, penalizza il sud, è lo stesso che crede che il popolo italiano sia solo una massa manovrabile e senza capacità di scegliere, pensare, decidere: anche per questo, andare a votare il 12 e il 13 giugno è importante per riappropriarsi del diritto di voto, quello che ci fa cittadini e non sudditi.


Anche per questo, dopo la nascita del comitato locale per "L'acqua bene comune", a difesa dell'acqua pubblica, bene di tutti, in vista della vicina consultazione referendaria alcuni volontari hanno dato vita al gruppo di informazione e dibattito "Sì contro il nucleare", per attirare l'attenzione sulla necessità di votare contro un tipo di energia che danneggia da tutti i punti di vista i paesi che la producono. Il comitato , uno dei pochissimi sorti in provincia, ha iniziato domenica scorsa una campagna di sensibilizzazione dell'opinione pubblica, tramite l'organizzazione di stands e la distribuzione di materiale informativo. L'obiettivo del comitato, apolitico e senza fini di lucro - perchè questa è una battaglia che non ha colori di partito, ma è di tutti -, è, come si legge nell'atto costitutivo, quello di far conoscere agli abitanti della Valle del Mela "l'importanza di recarsi alle urne il 12 e il 13 giugno e di votare sì per respingere il ritorno al nucleare e per cancellarlo definitivamente dai programmi energetici nazionali". "Nessuno può garantire la sicurezza di una centrale nucleare", dicono i volontari, "soprattutto in un Paese a forte rischio sismico come quello in cui viviamo". Nel corso del primo incontro pubblico, che si è tenuto presso l'aula consiliare del comune luciese, al centro della discussione ci sono stati infatti i dati allarmanti che, spesso, i grandi media minimizzano in modo irresponsabile, come la catastrofe del Giappone dimostra: "Si continua a parlare di nucleare sicuro, vogliono farci credere che è conveniente, ma l'unica cosa sicura sono i rischi".




Il quesito sulla scheda rossa "ACQUA PUBBLICA" (1)


"Volete voi che sia abrogato l'art. 23 bis (Servizi pubblici locali di rilevanza economica) del decreto legge 25 giugno 2008 n.112 "Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria" convertito, con modificazioni, in legge 6 agosto 2008, n.133, come modificato dall'art.30, comma 26 della legge 23 luglio 2009, n.99 recante "Disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia" e dall'art.15 del decreto legge 25 settembre 2009, n.135, recante "Disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari e per l'esecuzione di sentenze della corte di giustizia della Comunità europea" convertito, con modificazioni, in legge 20 novembre 2009, n.166, nel testo risultante a seguito della sentenza n.325 del 2010 della Corte costituzionale?"

La normativa stabilisce che la gestione del servizio idrico venga affidata a soggetti privati attraverso gara o l’affidamento a società a capitale misto pubblico-privato, all’interno delle quali il privato sia stato scelto attraverso gara e detenga almeno il 40%.
Abrogare questa norma significa contrastare l’accelerazione sulle privatizzazioni imposta dal governo e la definitiva consegna al mercato dei servizi idrici in questo Paese. La preferenza dei SI consente di IMPEDIRE la PRIVATIZZAZIONE dell'ACQUA pubblica, tenendo lontani i privati dalla gestione pubblica del servizio idrico.



Il quesito sulla scheda gialla "ACQUA PUBBLICA" (2)

"Volete voi che sia abrogato - Art. 154, comma 1 (Tariffa del servizio idrico integrato) del Decreto Legislativo n. 152 del 3 aprile 2006 "Norme in materia ambientale", limitatamente alla seguente parte: "dell'adeguatezza della remunerazione del capitale investito?"

La parte di normativa che si chiede di abrogare è quella che consente al gestore di ottenere profitti garantiti sulla tariffa, caricando sulla bolletta dei cittadini un 7% a remunerazione del capitale investito, senza alcun collegamento a qualsiasi logica di reinvestimento per il miglioramento qualitativo del servizio.



Chi vota SI vuole EVITARE i profitti sull'ACQUA pubblica.





Il quesito sulla scheda grigia "ENERGIA NUCLEARE"




"Vo­lete voi che sia abro­gato il decreto-legge 25 giu­gno 2008, n. 112, con­ver­tito con mo­di­fi­ca­zioni, dalla legge 6 ago­sto 2008, n. 133, nel te­sto ri­sul­tante per ef­fetto di mo­di­fi­ca­zioni ed in­te­gra­zioni suc­ces­sive, re­cante Di­spo­si­zioni ur­genti per lo svi­luppo eco­no­mico, la sem­pli­fi­ca­zione, la com­pe­ti­ti­vità, la sta­bi­liz­za­zione della fi­nanza pub­blica e la pe­re­qua­zione tri­bu­ta­ria, li­mi­ta­ta­mente alle se­guenti parti: art. 7, comma 1, let­tera d: rea­liz­za­zione nel ter­ri­to­rio na­zio­nale di im­pianti di pro­du­zione di ener­gia nucleare?"


Votare SI per IMPEDIRE il ritorno dell’ENERGIA NUCLEARE in Italia, bloccando di fatto la realizzazione di nuovi impianti sull’intero territorio nazionale.





Il quesito sulla scheda verde "LEGITTIMO IMPEDIMENTO"


"Vo­lete voi che siano abro­gati l’articolo 1, commi 1, 2, 3, 5, 6 non­chè l’articolo 1 della legge 7 aprile 2010 nu­mero 51 re­cante «di­spo­si­zioni in ma­te­ria di im­pe­di­mento a com­pa­rire in udienza?"




Si tocca il tema della giustizia, esprimendosi sull’abrogazione di una delle leggi ad personam. Il SI è favorevole all'ELIMINAZIONE della legge sul legittimo impedimento, che vorrebbe la gestione personalistica della giustizia: i comuni cittadini da una parte e il Presidente del Consiglio e i Ministri dall'altra, protetti e impuniti.