giovedì 12 marzo 2009

Festa della Donna, non solo mimose

Le origini della festa dell'8 Marzo risalgono al 1908, quando, pochi giorni prima di questa data, le operaie dell'industria tessile americana "Cotton" scioperarono per protestare contro le terribili condizioni in cui erano costrette a lavorare. Lo sciopero si protrasse per alcuni giorni, finché, l'8 marzo, il proprietario Mr. Johnson, bloccò tutte le porte della fabbrica per impedire alle operaie di uscire. Allo stabilimento venne appiccato il fuoco e le 129 operaie prigioniere all'interno morirono arse dalle fiamme. Successivamente questa data venne proposta come giornata di lotta internazionale, a favore delle donne, da Rosa Luxemburg, proprio in ricordo della tragedia. Questo triste accadimento ha dato il via, negli anni immediatamente successivi, ad una serie di celebrazioni che i primi tempi erano circoscritte agli Stati Uniti e avevano come unico scopo il ricordo della orribile fine fatta dalle operaie morte nel rogo della fabbrica. Successivamente, con il diffondersi e il moltiplicarsi delle iniziative che vedevano come protagonistele rivendicazioni femminili in merito al lavoro e alla condizione sociale, la data dell'8 marzo assunse un'importanza mondiale, diventando, grazie alle associazioni femministe, il simbolo delle vessazioni che la donna ha dovuto subire nel corso dei secoli, ma anche il punto di partenza per il proprio riscatto. E oggi?


Sebbene il cammino verso la conquista della parità dei diritti, che non significa femminismo ma rispetto della specificità della condizione dell'essere donna, nell'ambito della società, della cultura, della famiglia e del lavoro, sia ancora lungo, la ricorrenza dell'8 marzo appare sempre meno come l'occasione per una riflessione profonda sui problemi che pesano ancora sulla condizione della donna, trasformata com'è in festa commerciale attesa con ansia da fiorai e ristoratori che ne traggono innegabile vantaggio. Ma anche dalla grande maggioranza delle donne che approfitta di questa giornata per uscire da sola con le amiche e concedersi una serata diversa, magari all'insegna della "trasgressione" - le virgolette sono d'obbligo! -, che spesso può assumere la forma di uno spettacolo di spogliarello maschile, riproponendo per una volta i ruoli invertiti: quasi che per celebrare la festa della donna ci si debba comportare come gli uomini, trasformando, a parti invertite, appunto, il tirste clichè della donna-oggetto nell'altrettanto deprimente stereotipo dell'uomo-oggetto.

Non solo con il tempo il vero significato della festa della donna è andato perdendosi, ma le donne sembrano sempre più sprecare un'occasione che potrebbe servire invece a sensibilizzare l'opinione pubblica sulle lotte per la conquista della parità e per la difesa dei diritti acquisiti, sulle ingiustizie, le violenze, le discriminazioni subite spesso in silenzio e nella più completa solitudine, sul coraggio, la fatica, la forza, la sensibilità con cui ogni giorno si affronta la vita. Un'occasizone che potrebbe servire alle donne stesse a prendere coscienza dei propri diritti e del proprio ruolo in una società che tende a costringere la donna a "maschilizzarsi" nei comportamenti per ricoprire ruoli di potere che prima le erano negati, a dover necessariamente scegliere tra il legittimo desiderio di famiglia e maternità e le altrettanto legittime aspirazioni professionali, ad essere la vittima indifesa di violenze e orrori fuori e dentro casa che la cronaca ci racconta a ritmi sempre più spaventosamente vertiginosi, a subire quotidianamente la mortificazione e l'umiliazione di vedersi trasformata dai mass media in oggetto per il piacere maschile: accendete la tv e crederete che vi basti avere un paio di tette rifatte per ottenere successo, corteggiare il deficiente di turno sul trono della De Filippi per diventare famose, zampettare sul bancone di Striscia per sposare un calciatore e aver trovato lo scopo delle vostre vite! E magari, guarda un po', a furia di esibire tette e culi e nascondere ben bene il cervello si apriranno magicamente anche le porte della Politica!



Il cammino è ancora lungo, dicevamo, e la riflessione sulle Pari Opportunità implica ripensare a fondo non solo il rapporto uomo-donna ma anche acquisire coscienza di sè stesse, alla luce magari della legislazione vigente e delle battaglie che storicamente le donne hanno dovuto sostenere per conquistare diritti fondamentali come il voto, diritti che oggi appaiono scontati ma che invece rappresentano il risultato raggiunto dopo anni, talvolta secoli, di rivendicazioni. E se, come dice un vecchi adagio, le donne devono fare ogni cosa due volte meglio di un uomo per essere considerate brave la metà, pari opportunità non significa riproposizione di schemi contrapposti uomo/donna o il risveglio di un femminismo di ritorno, bensì riflessione sui risultati raggiunti fin qui e sui passi ancora da compiere. A partire dalla necessità di acquisire tale consapevolezza, l'amministrazione comunale ha promosso, in occasione della festa della donna, l'interessantissimo convegno sul tema "Pari Opportunità come Politiche di Sviluppo", che ha ottenuto una grande, e attenta, partecipazione. Al tavolo dei relatori si sono succedute, coordinate dalla consigliera comunale, dr.ssa Giuseppina Merulla, la prof. Antonella Cocchiara, docente di storia delle istituzioni politiche, la dr.ssa Mariella Crisafulli, segretaria provinciale Cisl, l’avvocato Adele Martinez, vice sindaco del comune di Torregrotta, la prof. Maria Concetta Picciolo, docente di economia aziendale e presidente dell’associazione culturale “Il Risveglio” di Milazzo. Il convegno è stato organizzato nell'ambito dell'Assessorato alle Pari Opportunità guidato dal dr. Paolo Calderone, che rappresenta una innovazione al passo con i tempi - in linea con l'orientamento dell'Unione Europea e del governo nazionale - introdotta dal sindaco Nino Campo.


Alla riuscita della serata hanno contribuito non solo la qualità e l'estrema attualità degli interventi, ma anche le performances di frammenti di piecès teatrali dirette da Ercole Campanella nelle vesti di regista, che hanno divertito, commosso, emozionato il pubblico, ma soprattutto lo hanno fatto riflettere mettendolo davanti alla crudezza e alla brutalità del racconto di una violenza carnale - "Stupro" di Franca Rame, interpretato da Franca Rugolo -, alla tenerezza e alla forza della maternità incarnata dalla grande figura di "Filumena Marturano", straordinaria protagonista del teatro di Eduardo De Filippo, evocata da Monica Bonanno in due monologhi, e agli ironici e paradossali pensieri a voce alta di una giovane donna che sta per diventare madre - "Gli Spermatozoi" della giovane autrice Lucia Musto, monologo recitato da Veronica Ilacqua -.

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