Realtà che funzionano, comunità che si muovono, luoghi che incentivano uno sviluppo vincente. Qui dove mi trovo, è una splendida giornata di sole. Attorno a me quattro grandi vetrate si aprono su uno dei due chiostri di un protoconvento francescano restaurato e ridato alla popolazione nel 1999. Oltre le mura della città, lo sguardo spazia verso le valli e i monti del Pollino. Sono in Calabria, quasi al confine con la Basilicata, nella cittadina piccola ma curata che prende il nome di Catrovillari, in provincia di Cosenza. Il bello di questo luogo, che altrimenti potrebbe essere solo uno dei tanti punti lungo una anonima e stropicciata carta geografica, è che non è un semplice agglomerato di persone: è una comunità. Nel senso più bello del termine, perchè in questo luogo è successo un piccolo miracolo: da dieci anni viene realizzato un festival di teatro che accoglie le più importanti novità del panorama nazionale, molte delle quali in anteprima assoluta. E un pubblico di artisti, critici, giornalisti accorre da ogni parte d'Italia per assistere agli spettacoli in cartellone, due o tre al giorno per tutta la sua durata. E' un'economia che si muove, smuovendo la gente dal cuore delle città alla periferia del sud, creando fermento culturale, vitalizzando un tessuto urbano penalizzato rispetto alle realtà fiorenti delle aree più favorevoli di altre parti d'Italia.
Il "miracolo" consiste essenzialmente nella capacità, e nel coraggio, che hanno avuto i cittadini di questo posto di investire in cultura. Scegliendo la strada meno diretta e meno immediata per uno sviluppo possibile. All'inizio era un esperimento partito, come tutte le novità, un po' in sordina, ma poi la qualità, la voglia di rischiare e mettersi in gioco, la collaborazione di tutta la comunità al gruppo che organizza il festival hanno avuto la meglio. E adesso Castrovillari è al centro di un appuntamento atteso tutto l'anno, che sta per concludere una decima edizione piena di conferme ed enstusiamo. Un appuntamento che non è riservato solo agli appassionati di teatro perchè, soprattutto, partecipano i cittadini. E non solo come spettatori serali, anzi. La gente affitta le proprie case, è accogliente, gentile. L'osteria vicina è aperta a tutte le ore, per venire incontro alle diverse esigenze di orario, con piatti caldi sfornati anche alle due di notte per le compagnie che hanno appena finito uno spettacolo e per la gente che vi ha assistito: le persone del posto, quelle arrivate dai centri vicini della provincia e da altre zone della Calabria. Persone che la sera fanno la fila davanti alle sale del teatro, che chiacchierano al bar, che comprano il biglietto, che girano per la città. Incentivando un'economia e un turismo culturale che ogni anno fa grandi numeri.
Il festival è un appuntamento ormai decennale atteso innanzitutto dagli abitanti di Castrovillari, che si impegnano per la sua buona riuscita. E ciò è fondamentale per il funzionamento di un evento che non potrebbe reggersi solo sugli organizzatori. Anche perchè i direttori del festival con il proprio staff non sono gli unici organizzatori. A loro si affianca una squadra di persone formata proprio dai cittadini: per esempio, i ragazzi che hanno finito la scuola fanno i tecnici, altri danno una mano all'accoglienza, alla distribuzione del materiale informativo, ai trasporti, tra la gente che arriva e a quella che va. E sono tanti. Per non parlare del pubblico di giornalisti, critici, editori, docenti universitari che arrivano in questa cittadina della Calabria per seguire gli spettacoli e tutto il mondo che ruota attorno ad essi: per esempio, il progetto delle "residenze d'artista", nel quale le compagnie più note incontrano le realtà locali teatrali lavorando fianco a fianco.
Volevo segnalare questa realtà, che mi ha colpito ancora di più perchè realizzata nel nostro sud dove, specialmente a due giorni dalle elezioni, è facile fare promesse ingannando i cittadini con il miraggio di proposte che hanno già il sapore dell'effimero non appena pronunciate. Che non è l'effimero del teatro, che come l'amore ha qualcosa di magico, no. E' l'effimero dell'incapacità di uno sguardo coraggioso. Non so se i politici locali partecipano la sera agli spettacoli perchè non li conosco.
Di là in teatro, mentre io scrivo nella sala multimediale, c'è Massimo D'Alema. Sono venute tantissime persone ad ascoltarlo. Ha parlato del sud e di scommesse vinte, come questa. Ha parlato anche delle tante storture di quest'Italia in cui viviamo. Ma non è questa la sede in cui voglio parlare della politica dei politici. Non so se D'Alema rimarrà anche stasera come spettatore, seduto nelle poltrone della platea mentre si apre il sipario, o se andrà via dopo la conferenza stampa che ha tenuto stamattina. Ma, sapete, non ha importanza. Perchè l'anima nelle cose la mette la gente. E Politica prende il nome dalla parola greca polis, città. Il luogo dei cittadini, dunque. Ed è di questo che volevo parlare in questo post. Segnalando anche il blog che sto curando per conto del festival insieme al mio gruppo di colleghe, innamorate come del giornalismo, del teatro e della ricerca. Se qualcuno ha voglia di leggere i miei post, può accedere al blog dalla prima pagina del sito del festival all'indirizzo www.primaveradeiteatri.it
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