martedì 4 ottobre 2011

Petizione popolare contro il divieto di bruciare residui agricoli

Una legge ingiusta, lesiva di un diritto naturale consolidato da millenni, che rischia di danneggiare definitivamente l’agricoltura, trasformando in “criminali” migliaia di persone: con questo duro appello parte da Santa Lucia del Mela una petizione popolare contro la direttiva europea, recentemente recepita nel nostro ordinamento, che vieta la combustione sul campo dei residui vegetali derivanti da lavorazione agricola e forestale, stabilendo che «paglia, sfalci e potature» devono essere considerati rifiuti e come tali devono essere trattati.
L’iniziativa è stata presentata da Rosario Torre (nella foto) nel corso dell’ultima seduta del civico consesso: «Tale normativa appare inutilmente punitiva e determinerà la distruzione di piccole e medie aziende agricole, danneggiando nella nostra provincia soprattutto quei numerosissimi contadini che coltivano piccoli appezzamenti per ottenere prodotti destinati al proprio nucleo familiare», afferma il consigliere comunale. Anche pulire il prato di casa, o i vasi in balcone, produrrebbe, secondo la direttiva contestata, “rifiuti speciali” che non possono essere né bruciati né gettati nei cassonetti, pena l’arresto da tre mesi a un anno o una multa da duemilaseicento a ventiseimila euro.
Le ragioni ambientali invocate a sostegno della norma (evitare l’inquinamento prodotto dai fumi della combustione), «non appaiono per nulla convincenti», tanto più che «non è con il divieto di far bruciare rami e foglie secche che si combatte l’inquinamento dell’aria», dove, soprattutto in un’area ad alto rischio come quella in cui viviamo, occorrerebbe «controllare ben altri fumi ed impedire ben altre emissioni».
Infine, Rosario Torre chiama in campo fattori economici di non poco conto: «Dalle nostre parti la stragrande maggioranza dei terreni sono impervi ed ubicati in zone irraggiungibili dai mezzi meccanici, per cui i proprietari dovrebbero provvedere a raccogliere enormi quantità di residui vegetali e trasportarli anche a spalla sino ai centri di conferimento (che peraltro in zona non esistono), con costi proibitivi che indurranno i pochi che ancora resistono ad abbandonare la cura delle campagne».
La petizione popolare avrà come obiettivo quello di raccogliere il maggior numero di firme per esprimere «dissenso e riprovazione» e richiedere a gran voce l’abrogazione di una norma che rischia di avere conseguenze disastrose nel messinese: «Il territorio agricolo finirà per essere abbandonato – conclude Torre – e in ogni caso si otterrà un risultato opposto rispetto a quello perseguito, perché nessuno pulirà più le campagne e a quel punto a bruciare non saranno solo la paglia e gli sfalci, ma interi alberi ed interi boschi a causa degli incendi che si svilupperanno sempre più numerosi per la mancata pulizia dei fondi».
Una mobilitazione, analoga a quella partita, sinora, solo a Gioiosa Marea, che si rivolge al presidente del parlamento europeo, al presidente del consiglio dei ministri, al presidente della regione siciliana, al prefetto di Messina, al presidente della provincia di Messina, ai parlamentari nazionali e regionali della provincia di Messina.