lunedì 10 ottobre 2011

A Milazzo il jazz di Billy Cobham inaugura l'"Epic"

Migliaia di piccole luci accendono di bagliori iridescenti la penombra, tutti i riflettori sono puntati sul palco al centro della grande sala. In scena lui, leggenda vivente del jazz mondiale. Con l’immancabile bandana colorata attorno alla fronte, Billy Cobham prende posto alla batteria ed incanta con due ore di musica una platea che lo segue attenta ed applaude entusiasta.
Succede a Milazzo, in quella che aspira a diventare una vera e propria casa del jazz, punto di riferimento del sud Italia per tutti gli appassionati del genere. La formula vincente, che ha fatto registrare il sold out nelle due serate evento dedicate a Cobham, si chiama “Epic Terrace” – un progetto del giovane imprenditore Federico Calderone –, ristorante con il mood del jazz club. E spetta proprio al celebre artista panamense, newyorkese d’adozione, inaugurare una stagione musicale d’eccezionale valore, che ospiterà ogni settimana i più apprezzati talenti del jazz internazionale e non solo.
Una storia che parte da lontano, quella di Cobham, classe 1944 e grinta da vendere. Oltre ad essere un musicista di talento innato, è anche un raffinato ed originale compositore, che ha saputo inventare un linguaggio nuovo spaziando da un genere all’altro senza porre alcun limite alla sua musica. A metà degli anni settanta diventa uno dei batteristi più imitati nell’ambito jazz, fusion e rock, lavorando con una infinità di artisti, tra i quali è lo stesso Cobham a ricordare Miles Davis, incontro fondamentale nell’album delle collaborazioni più note. Non solo i fans lo ricordano, del resto, con la Mahavishnu Orchestra, uno dei suoi innumerevoli progetti musicali all’insegna della contaminazione e della ricerca sperimentale.
In tour con “Palindrome”, ultimo titolo (2010) di una discografia sterminata, Cobham si è esibito sabato e domenica nella città mamertina, in uno show che ha visto la prima l’anno scorso al Ronnie Scott’s di Londra. Accompagnato dalla band, ha esordito in un live trascinante miscelando virtuosità tecnica ed energia creativa, e, grazie alla capacità straordinaria di stabilire un immediato feeling emozionale con il pubblico, ha lasciato vibrare in ogni angolo della sala il proprio inconfondibile timbro. Oltre agli inediti, contenuti in “Palindrome”, Cobham ha eseguito i grandi classici che lo hanno reso celebre e che, ri-arrangiati, sono entrati nell’album: da “Moon germs” (in “Eclipse”) a “A day’s grace”, tratto dal disco “Flight time”. Senza interrompere mai il flusso di note che trascina l’atmosfera nell’anima tentacolare del suo jazz-fusion, Cobham si concede solo una pausa a metà dello spettacolo, tornando a catturare l’attenzione con un sound denso di passione espressiva.
Confermando la fama, universalmente riconosciuta, di batterista jazz-fusion più talentuoso di ogni tempo, per la sua potenza e tecnica percussiva, Billy Cobham è stato acclamato dai fans, concentrati su ogni nota e affascinati dal suo carisma umano e musicale. Sul palco anche Jean-Marie Ecay alla chitarra, Michael Mondesir al basso, Christophe Cravero al violino e alle tastiere, Camelia Ben Nasur al piano e Junior Gill agli steel pan.
Ieri pomeriggio, prima di replicare il live, Cobham è inoltre stato protagonista di un atteso “drum clinic”, in un dialogo musicale serrato e dedicato a musicisti accorsi da diversi centri della provincia per assistere alla lezione di un maestro inimitabile. Investire sulla musica è, non a caso, la missione dichiarata dello staff dell’“Epic”, che ha pronto per il prossimo week end lo show “the Flamenco Sketches” con Chano Dominguez (sabato 15) e il live di Awa Ly “Modulated” (domenica 16).
«L’obiettivo è offrire al pubblico la possibilità di ascoltare quanto di meglio offre la musica internazionale – afferma la direzione artistica del club, capitanata da Luigi Campoccia –, coinvolgendo anche una serie di artisti che rappresentano le diverse tradizioni dei loro Paesi, e in particolare il jazz inteso nella sua accezione più ampia: una musica basata sull’improvvisazione che, nel corso della sua storia, si è rivelata in grado di ricevere materiali originali anche da popolazioni latine, come Cuba e Brasile, per poi ibridarsi con altre forme contemporanee, dal Tango alla musica Klezmer». Tra i progetti più ambiziosi, anche la creazione di una etichetta discografica. E domenica 23 ottobre, ancora grande jazz con John Lee Hooker Jr.

Aspettando il concerto...intervista a Billy Cobham

Ha conosciuto la Sicilia in varie tappe, lungo un percorso che l’ha portato in Italia in numerose occasioni dal ’68 ad oggi, ed è a Milazzo per la prima volta ospite di due serate evento.
La conferenza stampa si tiene al primo piano del locale, dove giornalisti televisivi e della carta stampata sono in attesa di incontrare Billy Cobham.
Alle pareti, ritratti pop dei grandi nomi della storia musicale contemporanea. Lo staff è a lavoro, freme l'attesa. Finalmente arriva lui, accompagnato dal direttore artistico Luigi Campoccia (nella foto con Cobham) e si concede a lungo alle telecamere e alle interviste, compresa la mia che state per leggere:

Lei è passato alla storia della musica per avere inventato un linguaggio nuovo, frutto di una originale ricerca tecnica oltre che di un talento innato, che lei ama definire “feeling”. Quali sono stati i maestri che l’hanno ispirata in questo percorso?
Cobham: Sono tante le strade che si sono incrociate, attraverso generi diversi ed incontri straordinari. Potrei citare artisti fondamentali nella mia storia, da Frank Sinatra, un grande punto di riferimento a Miles Davis. Ma tra tutti i musicisti che ho conosciuto e con cui ho collaborato, l’incontro che mi ha segnato di più per quello che mi ha dato è proprio quello con Davis, all’inizio della mia carriera.

Com’è cambiato il jazz dagli anni ’70, quando lei ha raggiunto la fama, ad oggi?
C.: La storia moderna della musica insegna che i gusti del pubblico sono cambiati gradualmente negli ultimi trent’anni e, specialmente in Italia, il jazz è un genere che ha avuto una diffusione diversa da luogo a luogo, da regione a regione, persino da città a città. Ma è il jazz stesso ad essere storia dell’anima, e questo spiega perché ciascun musicista lo interpreta nel proprio singolare stile.

La tecnologia ha rivoluzionato tutta la musica, dalle modalità di composizione ed esecuzione a quelle di ascolto, grazie ai programmi digitali e ai canali come youtube. Che effetto le fa tutto ciò?
C.: Da un certo punto di vista c’è un eccessivo livellamento, perché tutto viene messo sullo stesso piano. Però è chi ascolta a scegliere e ciò comporta una maggiore possibilità di conoscere anche musicisti che hanno talento ma sono fuori dai grandi circuiti, e questo è positivo, perché la rete è una grande vetrina che può aiutare gli artisti ad autopromuoversi e, contemporaneamente, offre una infinita gamma per gli appassionati, che possono scoprire tutti gli universi musicali esistenti.

Parliamo del suo nuovo album “Palindrome”, che contiene brani inediti e ri-arrangiamenti di suoi grandi classici.
C.: È un album che riflette completamente me stesso, contiene la mia essenza musicale, il presente e il futuro. Per questo ho scelto di inserire pezzi fondamentali della mia storia.

Un’anticipazione sui prossimi progetti?
C.: In programma c’è un progetto di collaborazione e produzione con un canale televisivo americano, per uno show in un circuito che coinvolge il web e sarà dunque all’insegna dell’incontro tra media diversi, utilizzando le risorse della tecnologia. Il desiderio di adeguare il linguaggio ai tempi che mutano, ma anche la voglia irrefrenabile di continuare a fare musica, autentica essenza di me stesso.




Foto di Piero Calderone