mercoledì 1 febbraio 2012

Ospedale Psichiatrico Giudiziario, verso la chiusura


Il direttore dell'Opg "V. Madia" di Barcellona, dott. Rosania,
e il presidente della onlus di psichiatria "Stupenda-mente", dott. Alessandra 

“La follia in carcere”, tra le emergenze negli Ospedali psichiatrici giudiziari, denunciate da un’apposita Commissione parlamentare d’inchiesta, e le prospettive aperte dall’emendamento, già approvato al Senato, che ne fissa entro il 31 marzo 2013 la chiusura definitiva. Da queste premesse, alla luce delle reazioni suscitate dal provvedimento legislativo – che sarà in discussione alla Camera a febbraio –, ha preso le mosse il convegno organizzato dall’associazione “Stupenda-mente”, onlus per lo studio, la ricerca e la divulgazione del sapere psichiatrico, e dalla Direzione dell’Opg “V. Madia” di Barcellona. E proprio qui, nella sala teatro, ha avuto luogo l’incontro a più voci, rivolto agli specialisti del settore con l’obiettivo di confrontarsi e avviare una riflessione sui possibili scenari che il superamento di queste strutture comporta.

Il provvedimento di chiusura degli Opg, infatti, riaccende l’attenzione sul futuro del malato mentale autore di reato, prevedendo l’affidamento ai servizi del territorio per i pazienti giudicati socialmente non pericolosi, e la creazione di strutture alternative per gli altri soggetti. La responsabilità di questa riorganizzazione viene affidata alle singole Regioni, che saranno chiamate a coniugare il superamento degli Opg con le realtà locali, tra problematiche specifiche e risorse disponibili. Molti i timori e le perplessità, anche da parte di chi ha sempre difeso questa «una battaglia di civiltà», come l’ha definita l’on. Ignazio Marino (Pd) che ha guidato la Commissione d’inchiesta sul servizio sanitario nazionale. Il rischio maggiore è che vengano semplicemente creati degli Opg più piccoli, all’interno dei quali verrebbero mantenute le stesse modalità di mancanza di cura e, sovente, di maltrattamento la cui individuazione ha generato il percorso riformista in discussione.

Inoltre l’emendamento, approvato nell’ambito del decreto-legge sul sovraffollamento delle carceri, si aggiunge ad un quadro legislativo caratterizzato dalla non attuazione di norme vigenti, da proposte di legge mai arrivate in aula, ma soprattutto, per quello che riguarda la Sicilia, dal mancato recepimento del decreto della Presidenza del consiglio dei ministri del 1-4-2008. Decreto nel quale si stabilisce, tra l’altro, il passaggio di gestione degli Opg dal ministero della Giustizia a quello della Sanità, in attesa della complessiva riforma parlamentare della psichiatria giudiziaria.

Al centro degli interventi e del dibattito, dunque, le problematiche dei malati psichiatrici ricoverati all’interno degli Opg e la realtà – spesso volutamente ignorata – di questi luoghi, pensando ai nuovi contesti gestionali che dovranno essere concepiti, in grado di garantire in ogni momento alla persona malata tutti i diritti costituzionalmente tutelati. Sovraffollamento, penuria di risorse finanziarie e di personale sono ad oggi i limiti strutturali della struttura penitenziaria barcellonese, mali endemici ricordati anche dal primo presidente della Corte d’appello nel recente intervento sullo stato del Distretto peloritano, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. Per un superamento degli Opg, inoltre, si batte il comitato promotore della campagna “Stop Opg”, sceso in campo con la proposta di soluzioni alternative che valutino i bisogni individuali degli internati.

Sulla configurazione storica degli Opg, istituzioni carcerarie il più delle volte impreparate a fornire percorsi individualizzati di reintegrazione sociale ai ricoverati, si è soffermato il direttore della struttura barcellonese, dott. Nunziante Rosania, aprendo i lavori all’insegna della necessità di «pensare a sistemi organizzativi diversi e integrare nuove politiche di gestione». Il disagio del paziente psichiatrico, vittima di pregiudizi sociali, di una rappresentazione mediatica distorta e del degrado al quale è relegato dalla mancanza di sostegni economico-sanitari adeguati, è stato analizzato dal dott. Marcello Alessandra, psichiatra presso l’Asp di Palermo e presidente di “Stupenda-mente”. «L’Opg è un sistema da rivedere, – ha detto Alessandra –, se si chiude dobbiamo pensare all’alternativa: occorre garantire una struttura sanitaria idonea a gestire il paziente psichiatrico», nel rispetto della sua dignità e del suo diritto alla cura.

Avere chiara la meta, sapendo cosa avverrà entro marzo 2013, è la priorità a cui pensare secondo il sindaco, dott. Candeloro Nania, che nel suo intervento ha sollecitato «un contributo di idee da spedire al ministro per partecipare al futuro di questa legge». In termini progettuali, il sindaco ha proposto la vecchia colonia di Acquaficara come luogo per ospitare una nuova struttura, in base alle esigenze del territorio e previa ristrutturazione dei locali, che si trovano di fatto, al momento, in stato di abbandono.

L’urgenza di una nuova modalità di approccio, chiedendosi perché, nonostante tutto, l’Opg sia sopravvissuto sino ad oggi, è stata sottolineata sia sul versante scientifico, dal prof. Zoccali (psichiatra Università di Messina), sia dagli operatori del volontariato: «La condizione disumana negli Opg, con le gravi carenze strutturali e igienico-sanitarie, era nota prima che intervenisse la Commissione d’inchiesta – ha detto il responsabile per la Sicilia della Conferenza nazionale volontariato giustizia, Artale, – ma il problema di questo disegno riformista è a monte, nella mancanza di fondi: l’azione della società civile è fondamentale, ma non può sopperire ai doveri e agli impegni delle istituzioni».

L’impatto economico è una delle criticità evidenziate anche dal dott. Lucania (Dipartimento salute mentale Calabria), intervenuto con una messa a fuoco di luci e ombre del testo di legge, che ha come principale merito quello di comportare un «cambiamento culturale copernicano», nel passaggio di presa in carico degli internati dalle attuali strutture carcerarie all’esclusiva gestione sanitaria del disagio prevista all’interno – con attività perimetrale di vigilanza e sicurezza esterna –. Tuttavia, come evidenziato dal dott. Gennaro, proveniente dall’esperienza del Dipartimento salute mentale dell’Asp di Messina, il rischio è che si crei un business legato proprio alle strutture residenziali: «Non si deve porre l’attenzione solo sui luoghi – ha detto il medico –, bisogna potenziare i servizi e pensare innanzitutto alle esigenze dei malati», privilegiando l’aspetto riabilitativo a fronte di una doppia, ambigua gestione (penitenziaria e sanitaria).

Tra gli altri intervenuti, anche Ciraolo (Dsm Asp Messina), Gionfriddo (psichiatra cc Siracusa) e, nel corso del pomeriggio, Chimenz, Marguglio e Rosania, con relazioni scientifiche sugli aspetti relativi al paziente psichiatrico, nell’ottica delle nuove cure e del rispetto della dignità dei malati.



Don Pippo Insana
L’insostenibile realtà degli Opg finalmente all’attenzione dell’opinione pubblica: ad esprimere soddisfazione per l’attività svolta dalla Commissione parlamentare d’inchiesta, che ha prodotto un video choc sul grave disagio degli internati e una dura relazione sulle condizioni di vita in queste strutture, è padre Pippo Insana, cappellano dell’Opg e presidente dell’associazione di volontariato “Casa di solidarietà e accoglienza”. Anche da don Insana, tuttavia, giungono dubbi e perplessità rispetto all’emendamento: «Il superamento dell’Opg non deve avvenire necessariamente portando tutti i ricoverati in strutture sanitarie – si legge in documento distribuito ad inizio convegno – , partendo dal principio che bisogna creare per ciascuna persona sottoposta a misura di sicurezza un progetto riabilitativo individualizzato, crediamo che molti ricoverati possano tornare in famiglia», con il supporto del Dipartimento di salute mentale e altri interventi specifici, «che altri possano usufruire di “gruppo appartamento” e residenze psichiatriche realmente riabilitative, che solo per i casi di ricoverati gravemente ammalti siano necessarie strutture sanitarie protette e custodiali». Ad essere coinvolti nel processo di recupero sarebbero pertanto anche le famiglie, la società civile e i servizi sanitari. Ma don Insana tocca anche un altro nervo scoperto, ovvero la questione della “non imputabilità”, per la quale urge una modifica del codice penale, offrendo alla persona inferma di mente il diritto di scontare la pena in un reparto idoneo, salvaguardandola dalle proroghe all’infinito della misura di sicurezza. L’appello è rivolto agli organi competenti, alle istituzioni e alla società civile, invitati, con “Stop Opg”, alla «campagna di civiltà per l’abolizione definitiva dell’Opg, ridando dignità, libertà, giustizia alle 1.500 persone attualmente ristrette, monitorando il percorso di superamento, impedendo la nascita di servizi illegali e inefficienti».