Si è tenuto ieri presso la sede della Scuola di Bioarchitettura il seminario tecnico sul tema delle Termocamere “Testo” e della loro applicazione in ambito edile e impiantistico. Il seminario è organizzato dall’associazione messinese “Architettura sostenibile” e dalla “Sezione Inbar Messina”, coordinamento regionale dell’Istituto nazionale di Bioarchitettura, in collaborazione con l’“Ance”, associazione nazionale costruttori edili di Messina, l’Ente Scuola Edile di Messina e Provincia e il Comune di Santa Lucia del Mela. Sono intervenuti Anna Carulli, presidente Sezione Inbar Messina, Carlo Borelli, presidente Ance Messina, Salvatore Buttà, presidente scuola edile Messina, Dario Branchi, product manager “Testo Spa” e il sindaco geom. Antonino Campo.
“Stiamo vivendo un momento di grande dibattito sui temi che riguardano il nostro territorio e il suo modo di fare architettura, per ricucire il tessuto urbano così fragile e devastato da interventi azzardati attraverso riflessioni e proposte concrete sull’innovazione di tecnologie in linea con l’ecologica in Europa, – spiega l’architetto Carulli –, la Bioarchitettura non è un nuovo modello formale o una semplice sommatoria di tecnologie verdi, ma una visione globale dell’architettura che obbliga a confrontarsi con la specifica realtà, a scoprire con rinnovata sensibilità la continuità con la storia, le tradizioni, il paesaggio, da affrontare attraverso le nuove consapevolezze della ecosostenibilità e della bio-compatibilità.”
La sede della Scuola di Bioarchitettura è stata recentemente inaugurata, nell’ambito del PIT 22 “La Via dell’Argilla”, presso il palazzo dell’ex carcere in piazza Milite Ignoto: “Si tratta di una sfida finalizzata al miglioramento della qualità della vita attuale e futura – continua la Carulli –, mirando alla tutela e alla valorizzazione dell’ambiente naturale ed antropico in una strategia finalizzata alla qualità degli interventi, che contempla la salvaguardia della salute ed una oculata gestione delle risorse”.
“Stiamo vivendo un momento di grande dibattito sui temi che riguardano il nostro territorio e il suo modo di fare architettura, per ricucire il tessuto urbano così fragile e devastato da interventi azzardati attraverso riflessioni e proposte concrete sull’innovazione di tecnologie in linea con l’ecologica in Europa, – spiega l’architetto Carulli –, la Bioarchitettura non è un nuovo modello formale o una semplice sommatoria di tecnologie verdi, ma una visione globale dell’architettura che obbliga a confrontarsi con la specifica realtà, a scoprire con rinnovata sensibilità la continuità con la storia, le tradizioni, il paesaggio, da affrontare attraverso le nuove consapevolezze della ecosostenibilità e della bio-compatibilità.”
La sede della Scuola di Bioarchitettura è stata recentemente inaugurata, nell’ambito del PIT 22 “La Via dell’Argilla”, presso il palazzo dell’ex carcere in piazza Milite Ignoto: “Si tratta di una sfida finalizzata al miglioramento della qualità della vita attuale e futura – continua la Carulli –, mirando alla tutela e alla valorizzazione dell’ambiente naturale ed antropico in una strategia finalizzata alla qualità degli interventi, che contempla la salvaguardia della salute ed una oculata gestione delle risorse”.
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