Tra sacro e profano, preghiera e rito, tradizione e teatralità. Si entra da stasera nel vivo delle celebrazioni pasquali, che in Sicilia trasformano i piccoli paesi nello scenario commosso e dolente della Passione. Che culmina il giorno di venerdì santo a Santa Lucia con la Via Crucis, lungo otto stazioni raffiguranti il cammino al Calvario di Gesù Cristo, sino alla ultima che lo rappresenta morto dentro un'urna di cristallo seguita dalle note grevi della banda musicale.
La Chiesa scende per le strade inscenando il dolore e il miracolo, rinnovando un rito tanto antico quanto suggestivo. Nel medioevo sono le confraternite ad attraversare i villaggi predicando con il proprio corpo la penitenza e la preghiera. L'autoflagellazione, praticata da un movimento esploso nel 1260 e poi dichiarata eretica dalle istituzioni ecclesiali, viene evocata nel "Dramma Sacro"che il Laboratorio di drammaturgia e di avviamento alla pratica teatrale, diretto da Francesco Vadalà presso l'Auditorium di Pace del Mela, propone dal 2007. In scena la Passione interpretata a partire dal punto in cui la storia del mondo cristiano incontra la recitazione e il canto, dando forma lirica alla preghiera. Al centro Gesù Cristo uomo, figlio, maestro. In carne ed ossa, che soffre e cade, lacero e coperto di sangue. C'è il popolo, coro che incita, ride, compiange. Oppure scappa e ha paura. Ci sono le comparse principali di un dramma umano che si apre sul divino, con le loro parole anch'esse umane. C'è il diavolo, che tenta e irride, personificazione del male occultato dietro un volto angelico. La lingua è mescidata, contaminata, lavorata da laude del XIII e XIV secolo. Dal teatro lo spettacolo torna nelle chiese, che ospitano in questi giorni il "Dramma Sacro". Che rivela come la Passione sia carne, sangue, legno, chiodi e funi.
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