Musica e passione, tradizione e talento, ricerca e ritmo: suonano insieme dal 2007 ma hanno già all'attivo due cd e si sono fatti conoscere anche all'estero, spopolando tra le comunità di emigrati che ritrovano nelle loro sonorità il sapore siciliano di una storia composta di note e parole. Un percorso iniziato quasi per caso, fatto di sacrificio e soprattutto entusiamo, una sfida che parte dal basso e diventa sempre più coinvolgente, un modo di fare musica che recupera il passato e pensa al futuro: tutto questo è "La Coppola Nera", un'avventura musicale che firma il secondo capitolo, dal titolo "Mi piaci...". Un titolo che è anche un manifesto: un manifesto che celebra il piacere di essere musicisti e suonare per il solo gusto di farlo, in controtendenza, senza cavalcare le mode del momento. Una scelta rischiosa, che paga con l'apprezzamento del pubblico e l'esibizione di uno stile unico, applauditissimo ieri sera nel corso del concerto che i cinque ragazzi del gruppo hanno tenuto nella sala dell'Oratorio della Gioia, nella sede dell'ex chiesa della Candelora, per presentare i dodici pezzi del nuovo album.
Antonio Franco Salvo (chitarra e organetto, voce), Giuseppe Leone (chitarra e mandolino), Nino Mercadante (fisarmonica, voce), Marco Molino (tamburello, voce), Davide Catalfamo (bongo e tamburello, voce), hanno intrattenuto amici e tantissimi fans con oltre due ore di spettacolo, al ritmo vorticoso della tarantella e con le melodie più dolci delle serenate: anche l'amore, infatti, è al centro del repertorio del gruppo, che ne canta tutte le sfaccettature, dalla più romantica - quella della serenata, appunto - alla più disperata, come nella canzone dedicata agli amanti infelici, sino alla versione più piccante, per esempio quando scherza sulle "scappatelle" della moglie mentre il marito è lontano, a tentare fortuna in America. L'emigrazione è infatti un altro dei temi presenti nella raccolta, che diventa prestesto per un discorso di valore politico: cantando di quando gli altri, gli stranieri, gli immigrati, eravamo noi, una lezione di civiltà e di storia recente da non dimenticare. A proposito di storia, il recupero di uno dei testi di "Salappa", a cura di Mimmo Cirino, ha fornito lo spunto per una canzone sulla celebre leggenda, divenuta motto popolare, del merlo del conte Ruggero, affidato ai luciesi che, per l'incapacità di mettersi d'accordo su chi lo avrebbe nutrito, lasciarono che morisse. Un filo narrativo che attraversa temi universali e vita locale si dipana attraverso le dodici canzoni, costruendo un mosaico di emozioni in musica. Arrangiamenti originali riprendono motivi tradizionali, le parole riscrivono detti, proverbi, storie senza tempo, in un mix trascinante che fonde maestria strumentale e canora.
Il cd, autoprodotto, si avvale della partecipazione di Antonio Putzu (zampogna), musicista del big della musica etnica siciliana Mario Incudine, e di Mario Ansaldo (contrabbasso e banjo). I disegni che accompagnano le canzoni sono di Stefano Ninni Lampone.