martedì 17 settembre 2013

Beato Franco torna a casa. L'accoglienza del suo popolo e una storia partita da lontano


DOMENICA 15 SETTEMBRE, LA COMUNITA' LUCIESE IN FESTA


Il corpo di Beato Antonio Franco trasportato a spalla sino alla Cattedrale luciese

Un passo nella storia e l’altro nella fede, lunghi applausi di gioia e commozione profonda per l’atto finale di un evento atteso da quasi quattro secoli. Dopo il rito di Beatificazione, solennemente celebrato a Messina il 2 settembre scorso, il ritorno di Mons. Antonio Franco nella Cattedrale luciese sigilla definitivamente il patto di amore e devozione che lega la comunità al suo Pastore. 
Alle porte della città, come il lontano 18 maggio del 1617, quando l’illustre prelato vi faceva per la prima volta il suo ingresso, il popolo della Valle del Mela lo ha atteso trepidante, gremito attorno a Piazza Milite Ignoto. Da qui, trasportata a spalla, la pesante urna di quasi quattrocento chili, contenente il corpo incorrotto del Beato, ha percorso le vie cittadine decorate a festa, in un lungo corteo accompagnato da migliaia di fedeli. 
Addobbi e festoni, piante fiorite e basilico, in ricordo di quello trovato fresco nella prima cassa del Beato, hanno fatto da scenario al passaggio della processione, lungo ali di folla, tra le preghiere di sacerdoti e diaconi, venuti da tutta l’arcidiocesi, e le marce della banda musicale “Randisi”. A concludere il corteo, sulle scalinate della Cattedrale, le note dell’Inno al Beato e la scoperta della targa che intitola alla sua memoria la piazza antistante. 
«La sua figura oggi è quella di un grande riformatore dell’epoca post-tridentina, che, sull’esempio di Carlo Borromeo, si spese per la santificazione del clero e per condizioni di vita più civili tra il popolo, contro l’ignoranza, la superstizione, l’ingiustizia», ha esordito il vicario foraneo, don Paolo Impalà, in apertura della messa di ringraziamento, officiata dall’arcivescovo Calogero La Piana. Quest’ultimo ha ribadito il modello di “buon pastore” incarnato dal Beato, dedicando l’omelia ai «tratti di santità che ne caratterizzano la vita e l’esempio». La sua azione pastorale, rivoluzionaria per i tempi, è stata ripercorsa dal sindaco Nino Campo, il quale ha auspicato che serva da stimolo, «ai credenti e ai non credenti, per migliorare la società in cui viviamo».
La cerimonia, seguita anche all’esterno, grazie a due maxi schermi, è stata l’occasione per celebrare alcune figure fondamentali per la vita della comunità luciese e per il buon esito della causa di Beatificazione. Tra questi, presenti entrambi in Cattedrale, l’ambasciatore Francesco Paolo Fulci e mons. Raffaele Insana, che si è congedato con un toccante testamento spirituale dalla sua amata parrocchia. 
Dopo i versi composti e recitati dall’archimandrita padre Alessio Mandanikiotis in ricordo del Beato, l’eredità preziosa del suo messaggio di pace, carità e giustizia è stata sottolineata in chiusura dal vicario generale, mons. Carmelo Lupò: «Il vero cantiere comincia oggi, questa Beatificazione deve aiutare noi a mettere in pratica l’attenzione ai poveri, agli ammalati, agli ultimi». Beato Franco, emanatore di decreti contro l’usura, è, non a caso, già un simbolo per le associazioni che lottano contro questa odiosa piaga, e che intendono intraprendere progetti, condivisi con la curia, a difesa delle tante vittime di oggi come di ieri. 
Il corpo incorrotto del Beato rimarrà ancora sull’altare centrale della Cattedrale luciese e, dopo gli ultimi interventi di conservazione, verrà posto nel nuovo altare nella navata di sinistra, sotto il Crocifisso ligneo appena restaurato. Con il suo ritorno definitivo, si conclude una pagina esaltante per la storia luciese, scritta anche dai fedeli delle generazioni passate. La grande mobilitazione popolare dei mesi scorsi rivela, d'altra parte, il verso significato che questo evento ricopre nel cuore di coloro che, prima ancora del riconoscimento ufficiale, si sono rivolti a mons. Franco invocandolo come "Beato". 
La buona riuscita dell'evento, infine, è il coronamento di un impegno generale, supportato non solo dall'amministrazione comunale e dalla chiesa locale, ma anche da tantissimi volontari: da quelli di Protezione civile, in prima linea per gestire viabilità, accessibilità e sicurezza, a tutti i cittadini che liberamente hanno creato un comitato spontaneo per la cura degli addobbi nelle strade del centro storico. 

LA CAUSA DI BEATIFICAZIONE, UN CAMMINO LUNGO QUATTRO SECOLI


Mons. Antonio Franco è riconosciuto Beato nella Cattedrale di Messina

Il lungo cammino del processo di Beatificazione del Servo di Dio mons. Antonio Franco inizia da molto lontano, poiché tutta la santa vita dell’abate e prelato luciese è caratterizzata da segni di grazie prodigiose, sparse abbondantemente sul suo popolo di fedeli. 
A ciò si aggiunge l’intensa attività che oggi chiameremmo di intervento sociale, in un contesto storico caratterizzato dalla concentrazione del potere politico nelle mani di nobili ed ecclesiastici, che lo gestivano senza tener conto delle condizioni di miseria della maggior parte della popolazione, sfruttata e oppressa. 
Proveniente dalla Spagna, dove era rimasto 10 anni presso la corte del re Filippo III come Cappellano d’onore, Franco entra solennemente nella “Prelatura Nullius” di Santa Lucia del Mela il 18 maggio del 1817, occupandosi non solo della cura delle anime, ma anche delle profonde ingiustizie contro i poveri e i contadini. Emana decreti contro gli usurai, ammonisce i vizi degli uomini di chiesa, cura personalmente malati e lebbrosi, consola gli afflitti. Si occupa di evangelizzare ed educare il popolo e i sacerdoti e organizza frequenti visite pastorali alle chiese delle città e delle campagne, agli ospedali, alle comunità di religiosi. Vive poveramente, lui che, napoletano di nobili origini, si priva di cibo e persino del letto, sottoponendosi a penitenze durissime, in espiazione dei peccati del mondo. Ed è per questo che, quando le campane della Cattedrale luciese, il 2 settembre 1626, rintoccano per annunciarne la morte, sono prima di tutto i poveri a riversarsi per le strade, a piangere e a chiedersi: «Chi si prenderà cura di noi?».
Da allora, non si contano le testimonianze di fatti prodigiosi dovuti alla sua intercessione. Occorrerà tuttavia aspettare quasi quattro secoli perché la causa di Beatificazione si concluda positivamente. Uno dei passaggi fondamentali è stato, nel 2008, il parere positivo della competente commissione sulla “Positio Historica”, il documento di 348 pagine che ricostruisce, su basi storiche e documentali, tutta la vicenda personale di mons. Franco. Il volume, consultabile on line, è stato predisposto dal Postulatore, mons. avv. Luigi Porsi, a dimostrazione di quelle “virtù eroiche” che, due anni fa, per decreto papale, gli hanno dato il titolo di “Venerabile”. 
Alla Causa hanno contribuito, attraverso i secoli, intere generazioni di devoti, studiosi, personaggi illustri, storici, uomini di chiesa. Un apposito comitato pro Beatificazione si è occupato, negli anni, di raccogliere le offerte economiche necessarie all’avanzamento della causa, quantificabili, secondo i dati diffusi, in oltre centomila euro. Non si dimentichi, oltre al sacrificio dei luciesi, che non hanno mai rinunciato alle donazioni, il contributo dei fedeli sparsi ovunque nel mondo. Sebbene ruoti storicamente attorno al centro luciese, nella cui Cattedrale ha sempre trovato luogo il suo corpo incorrotto, il culto per mons. Antonio Franco, infatti, si è sempre più allargato. Non solo la Valle del Mela, Barcellona e Milazzo, comunità in Sicilia e nel resto d’Italia, ma persino i messinesi di Montreal lo acclamano. Ed è per questo che il 2 settembre la partecipazione è stata massima, nella Cattedrale di Messina, per celebrare Antonio Franco, il Beato del popolo. 


2 SETTEMBRE 2013, LA CHIESA RICONOSCE ANTONIO FRANCO BEATO


L'"Inno al Beato", composto per celebrarne la figura

La pagina di storia scritta in questa data, accompagnata da una partecipazione popolare senza precedenti, sigilla un capitolo determinante dell'identità di Santa Lucia del Mela, che di Antonio Franco ha fatto, da sempre, uno dei suoi protettori. E di storie legate all'intervento divino, ottenuto per intercessione del Beato, se ne possono ascoltare quasi in ogni famiglia. Persone a cui è apparso in sogno, fedeli che sono stati salvati da malattie mortali e difficoltà di ogni tipo, devoti per i quali la memoria delle grazie ricevute è tramandata da padre in figlio. Tutti insieme, il 2 settembre, nella Cattedrale di Messina, per celebrare il compimento di una meta che è sembrata, a volte, irraggiungibile.
Le ottime condizioni di conservazione della salma, che appare totalmente integra, rivelando particolari inediti sullo stato di salute di mons. Franco, sono ribadite dall'antropologo Dario Piombino Mascali,  che ne ha curato la ricomposizione. Con nuove vesti e in una nuova urna, il corpo incorrotto continuerà ad essere meta di pellegrinaggi, nel centro luciese, che è già sede di un acceso turismo religioso, come spiega il sindaco Nino Campo. 
Il suo culto, diffuso anche oltreoceano, è celebrato ogni anno, il 2 Settembre, anche dalla "Associazione messinese di Montreal", rappresentata da una delegazione giunta appositamente dal Canada. "Siamo qui per far sentire la nostra vicinanza alla comunità luciese in un momento storico come questo, al cui compimento anche i nostri soci, da un trentennio, partecipano con grande devozione" ha dichiarato la presidente, Maria Donato, che non è voluta mancare all'accoglienza del Beato nella sua "casa".