Il maltempo delle scorse settimane ha infierito sul monumento simbolo del paese, il Castello arabo-svevo-aragonese, che troneggia con le sue torri in cima al monte Mankarruna, a 387 metri d’altezza. E proprio una delle torri, quella triangolare, visibile dalla cinta muraria, è stata colpita da un fulmine, che ne ha danneggiato la struttura. Come rivelano i resti di pietra che la furia del temporale ha scaricato alla base della torre, ancora depositati sulla scalinata d’accesso (foto a sinistra).
A segnalare il danno, richiedendo l’intervento della sovrintendenza e della curia che ne è proprietaria, è il prof. Libero Rappazzo, capogruppo di maggioranza e cultore di storia patria, che auspica un ritorno del Castello al suo splendore originario: «Occorre intervenire con urgenza per il restauro di un monumento che è stato protagonista della storia millenaria della città, dove visse Federico II e dove riecheggiavano i versi della scuola poetica siciliana – afferma Rappazzo –, il Castello è stato oggetto nel tempo di ristrutturazioni che hanno snaturato le sue caratteristiche e per molti aspetti non è ancora valorizzato a sufficienza».
La prigione, in cui leggenda vuole che sia morto Pier delle Vigne, è ridotta alla funzione di deposito e non è attualmente visitabile. D’altra parte, non sono catalogati i preziosi volumi della biblioteca custodita nella torre cilindrica, dove si trovano incunaboli, cinquecentine e testi antichissimi, alcuni dei quali trafugati in tempi recenti con un grave danno all’inestimabile patrimonio librario. Come sostiene Rappazzo, è necessario anche il restauro delle mura perimetrali, ricoperte da colate di cemento, per il ripristino della originaria struttura in pietra, e interventi analoghi che restituiscano alla sua bellezza una delle mete preferite dai turisti che si recano in visita al paese. Anche per l’incremento di un flusso di turismo religioso favorito dal Santuario che si trova all’interno del Castello, in cui è collocata la statua marmorea della Madonna della Neve di Gagini. (foto a destra veduta del Castello)
A segnalare il danno, richiedendo l’intervento della sovrintendenza e della curia che ne è proprietaria, è il prof. Libero Rappazzo, capogruppo di maggioranza e cultore di storia patria, che auspica un ritorno del Castello al suo splendore originario: «Occorre intervenire con urgenza per il restauro di un monumento che è stato protagonista della storia millenaria della città, dove visse Federico II e dove riecheggiavano i versi della scuola poetica siciliana – afferma Rappazzo –, il Castello è stato oggetto nel tempo di ristrutturazioni che hanno snaturato le sue caratteristiche e per molti aspetti non è ancora valorizzato a sufficienza».
La prigione, in cui leggenda vuole che sia morto Pier delle Vigne, è ridotta alla funzione di deposito e non è attualmente visitabile. D’altra parte, non sono catalogati i preziosi volumi della biblioteca custodita nella torre cilindrica, dove si trovano incunaboli, cinquecentine e testi antichissimi, alcuni dei quali trafugati in tempi recenti con un grave danno all’inestimabile patrimonio librario. Come sostiene Rappazzo, è necessario anche il restauro delle mura perimetrali, ricoperte da colate di cemento, per il ripristino della originaria struttura in pietra, e interventi analoghi che restituiscano alla sua bellezza una delle mete preferite dai turisti che si recano in visita al paese. Anche per l’incremento di un flusso di turismo religioso favorito dal Santuario che si trova all’interno del Castello, in cui è collocata la statua marmorea della Madonna della Neve di Gagini. (foto a destra veduta del Castello)