
Manca infatti solo l’ultimo atto, il riconoscimento di una guarigione miracolosa, già attestata da un’apposita commissione medica, perché venga finalmente emessa la Bolla Papale che darà i crismi dell’ufficialità al titolo di “Beato” che mons. Franco ha acquisito presso il popolo, in virtù di una devozione profonda e lunga quattro secoli. Sebbene non ci siano ancora date certe, è atteso nei prossimi mesi il pronunciamento favorevole del Collegio Cardinalizio, propedeutico alla conclusione della causa.
Pubblicato l’anno scorso, il decreto sulle “virtù eroiche” di Antonio Franco, stilato dalla Congregazione per le cause dei Santi, ne ribadisce non solo l’intransigenza e la purezza dell’attività pastorale, dedicata agli ultimi, ma anche le doti di pastore “illuminato”. Basti pensare alle azioni di riforma delle istituzioni ecclesiali, sull’esempio di Carlo Borromeo, e all’attenzione per le condizioni degli agricoltori siciliani, emanando vari decreti contro gli usurai.
La fama di uomo santo, conquistata in vita, spinse i fedeli sin dagli anni immediatamente successivi alla sua morte a tentare la causa di beatificazione, che oggi, dopo innumerevoli ostacoli, principalmente legati alla difficoltà di ricostruzione documentale, si avvia all’epilogo positivo.

Legato alla sua carismatica figura da un culto radicato, e diffuso nella valle del Mela, il popolo luciese lo celebra con un intenso programma religioso, che ha previsto anche quest'anno un tradizionale pellegrinaggio votivo vero la contrada di S. Giuseppe, in campagna, dove, come rivelano resti archeologici e fonti storiografiche, esistevano un convento e una chiesa visitata con frequenza dal Prelato. Oggi il giro votivo offerto dalla Banda musicale “Michele Randisi” in ricordo di una grazia ricevuta dai suoi componenti all’inizio del secolo scorso, celebrazioni eucaristiche e una processione penitenziale.