lunedì 17 settembre 2012

Disabilità e vita quotidiana. Quando le barriere architettoniche limitano i diritti


Antonella Alibrando – Due anni. Questo è il tempo, lunghissimo, che due giovani luciesi disabili, i fratelli Antonio e Maurizio Giunta (affetti da distrofia muscolare), hanno dedicato ad una lotta ben precisa. E ancora tutt’altro che risolta. Due anni, per segnalare che a Santa Lucia del Mela è quasi totalmente impossibile condurre una vita “normale” per i disabili.


La situazione attuale comporta parecchie difficoltà per loro –ma non solo per loro –, soprattutto quando si tratta di dover svolgere delle attività quotidiane, e per tutti gli altri quasi banali, come fare la spesa o andare al bar per un caffè. Immaginate di essere costretti a rimanere fuori dal negozio, perché entrare vi è impossibile, chiamando a squarciagola il titolare (nella speranza che vi senta!) o, altrimenti, chiedendo ad un passante di avvisarlo, e aspettare che qualcuno, finalmente, esca a darvi retta e a permettervi di effettuare l’acquisto.
 

I commercianti, è vero, sono comprensivi e si dimostrano disponibili. Ma non è questo il problema. Il problema ha un nome che non vorremmo più sentire, che ancora è nel vocabolario giornaliero dei disabili, e che si chiama barriera architettonica. Il problema è, come dichiarano i fratelli Giunta, che questa situazione di disagio, che di fatto impedisce loro di gestire autonomamente anche la semplice azione di entrare in un negozio, li priva totalmente della privacy, per esempio, ma comporta anche una serie di ostacoli – non ultimo il rischio di essere investiti da qualche automobilista distratto, che magari non si accorge di loro perché seduti su una carrozzina.
 

Questo è la condizione che, ogni giorno, i disabili nel nostro paese, e non solo, devono affrontare. Anche se, è bene ricordarlo, esiste una legge precisa, il DPR N°503 del 24 luglio 1999, riguardante appunto il regolamento per l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici, spazi e servizi pubblici, e la Legge n.104/92, con cui si stabiliscel’obbligo di mettere il locale a norma per chi ristruttura.
 

Insieme ai fratelli Giunta, abbiamo fatto un sopralluogo nel nostro paese e ci siamo resi che la situazione generale è questa:


ATTIVITA’ COMMERCIALI
A NORMA

Possono accedervi tranquillamente
:)
15
FUORI NORMA
È impossibile accedervi perché l’ingresso è posto sopra uno o più gradini
oppure perché la porta è troppo stretta per una sedia a rotelle
:(
26
CON ACCESSO LIMITATO

Dispongono di rampe per lo scarico di merci che potrebbero essere utilizzate ma sono troppo ripide e di conseguenza con alto rischio di ribaltarsi
:|
5
 
 
 
Questo, tuttavia, non è un elenco completo: mancano alcune categorie merceologiche, poiché abbiamo tenuto conto soltanto di quei negozi nei quali Antonio e Maurizio hanno necessità di recarsi, tralasciando gli altri in cui non andranno mai, come ad esempio quelli in cui si vendono prodotti  dedicati ad una clientela femminile, anche se, lo ribadiamo, le barriere architettoniche andrebbero eliminate ovunque, perché è giusto che tutti i negozi siano accessibili a tutti.
 



Ma qual è la situazione che riguarda gli uffici? Anche in questo caso, i risultati non sono affatto rosei:
 
 


   UFFICI
  A NORMA  

Posta

 

:)
 FUORI NORMA

Tutti quelli privati – Banca – Comune in piazza Duomo
Comune via Pietro Nenni (piani superiori)
 
:(
 
CON ACCESSO LIMITATO  

Comune via Pietro Nenni (primo piano)
 
  :|
 
Il bilancio totalmente negativo di un sopralluogo nei posti dove abitualmente un comune cittadino ha bisogno di recarsi rivela che solo l’ufficio postale dispone di una rampa con la giusta pendenza (anche se la porta interna bisogna aprirla manualmente).
Il disagio maggiore i due fratelli Giunta lo avvertono quando devono recarsi all’ufficio servizi sociali (proprio quello che a loro si rivolge!)che si trova al 3° piano dell’edifico di via Nenni. Qui, oltre a dover avvertire della loro presenza, sono costretti a parlare nel corridoio di questioni strettamente riservate. Alla faccia della privacy!
 
E vediamo, infine, come sono messe le cose in merito ai luoghi di culto:
 


CHIESE CRISTIANO-CATTOLICHE
  A NORMA  

Santuario Madonna della neve – Sacro Cuore di Gesù – S.Maria Bambina (le ultime 2 sono diventate accessibili dopo i recenti lavori di restauro)


:)
 
  FUORI NORMA  

Tutte le altre


:(
 
Voglio sottolineare che fino all’anno scorso l’unica chiesa nella quale Antonio e Maurizio si potevano recare era il Santuario, passando però dalla stanza che collega l’atrio alla chiesa, ed ora  invece sono liberi di andare pure al Sacro Cuore, anche se è necessario che qualcuno tenga aperta la porta interna, mentre l’unica chiesa dove possono recarsi da soli senza chiedere aiuto a nessuno è quella di S. Maria Bambina: adesso dalla strada asfaltata c’è una rampa con la giusta pendenza, che conduce all’atrio e da qui direttamente in chiesa. Quindi fino al 2011, tuttavia, nessuna chiesa parrocchiale era accessibile a loro, che pertanto si trovavano nella situazione di non poter andare a nessun funerale, e molto spesso a non poter assistere ai matrimoni dei loro amici e parenti!
Non abbiamo considerato, naturalmente, le chiese cristiano-evangeliche perché i fratelli Giunta sono di religione cristiano-cattolica.
 
La lista dei problemi non finisce qui. Basti pensare che entrambi sono costretti a manutenzioni continue alle sedie a rotelle a causa dei sanpietrini (o bolognini) situati nella strada che porta alla loro abitazione. Costi che devono essere sostenere totalmente a proprie spese.
 
Questo piccolo sondaggio non vuole essere una polemica, non vuole puntare il dito contro nessuno, tantomeno elogiare altri, e soprattutto non vuole essere assolutamente un pretesto per discussioni inutili, serve solo a far riflettere sui disagi che gravano sui fratelli Giunta, e su chi si trova nella loro condizione, per cercare di rendere il nostro paese più vivibile per tutti.
Molto spesso le persone affette da distrofia muscolare o da altri handicap fisici tendono a chiudersi in se stessi, rimanendo chiusi in casa, limitando al minimo i rapporti sociali. Ma la voglia di vivere, di essere parte integrante della comunità, di coltivare i propri interessi non può essere ostacolata ancora dalle barriere architettoniche. Questi ragazzi lottano ogni giorno con la loro malattia e GIUSTAMENTE pretendono di avere i diritti che hanno tutti gli altri cittadini.