domenica 15 marzo 2015

Il Contributo della Valle del Mela nella Grande Guerra





Commemorazione del primo centenario
dell’inizio della Prima Guerra Mondiale - 
Resoconto degli Eventi di Santa Lucia del Mela
(09.01.2015 - 07.03.2015)

In occasione della commemorazione del centenario dall’ingresso italiano nella Prima Guerra Mondiale sono state organizzate una serie di iniziative incentrate sul contributo dato dalla Valle del Mela a questa guerra. Innanzitutto è stata allestita una mostra con pannelli descrittivi su quelli che sono stati i protagonisti di vicissitudini e aneddoti della Grande Guerra (così definita per l’estensione territoriale e l’elevato numero di paesi che ne presero parte) tra cui il celebre ammiraglio milazzese Luigi Rizzo.

Contestualmente alla Mostra: “Quindici-Diciotto. Il contributo della Valle del Mela alla Grande Guerra”, allestita presso il Palazzo ex Carcere (visitabile tutti i giorni, dal 9 gennaio sino al 6 marzo 2015, da lunedì a venerdì, dalle ore 17.00 alle ore 19.00) di Piazza Milite Ignoto a Santa Lucia del Mela, sono stati previsti altri importanti eventi per celebrare il centenario della Prima Guerra Mondiale che ricorre quest’anno.




Durante l’inaugurazione, avvenuta in data 9 gennaio 2015 alle ore 18.00, una Conferenza di presentazione ha illustrato i materiali inediti raccolti per questo storico momento commemorativo. Dopo i saluti istituzionali del Sindaco Antonino Campo, sia il dott. Massimo Tricamo che l’Assessore ai Beni Culturali di Santa Lucia del Mela, il dott. Rosario Torre, hanno ringraziato gli altri studiosi che si sono adoperati per la raccolta dei materiali (reperti bellici, testimonianze orali e d’archivio, documenti, immagini, etc.) della Mostra Itinerante che ha coinvolto, per la prima volta nella storia del territorio, ben 4 Comuni limitrofi: Milazzo, Santa Lucia del Mela, Pace del Mela, San Filippo del Mela.



I materiali presenti nella mostra sono stati donati e messi a disposizione grazie alla Signora Laura Ryolo, nipote dei fratelli ed ufficiali milazzesi Domenico e Francesco Ryolo, al collezionista Francesco La Spada, e agli altri studiosi e collaboratori per le ricerche: il giornalista Luca Formica, il prof. Franco Biviano, il dott. Massimo Tricamo, il dott. Rosario Torre, l’ing. Angelo Mancuso, il dott. Giuseppe Pandolfo, Franco Trifirò e gli altri colleghi del periodico culturale luciese “Mankarru”.

Il 29 gennaio 2015 alle ore 19.00 si è tenuta la Conferenza: “Gli eroi della Valle del Mela nella Grande Guerra”, a cura del dott. Massimo Tricamo (Cultore di Storia Patria di Milazzo), del dott. Luca Formica (Giornalista milazzese), del dott. Rosario Torre (Assessore ai Beni Culturali del Comune di Santa Lucia del Mela).

Il dott. Massimo Tricamo ha rimarcato la figura eroica del milazzese Luigi Rizzo, maggiormente conosciuto a livello nazionale rispetto ai luoghi natali. Luigi Rizzo, due medaglie d’oro al valor militare, è l’Ufficiale che meglio di tutti ha rappresentato lo spirito ardimentoso della Marina Militare italiana nella Grande Guerra, dimostrando doti di coraggio, forza spirituale e coerenza morale davvero uniche. Tra le imprese da ricordare l’azione del dicembre 1917, per la quale gli viene conferita la prima medaglia d’oro al valor militare, ovvero l’affondamento, a mezzo siluri lanciati dal MAS (motoscafo armato silurante) da lui comandato, della corazzata Wien nelle acque del porto di Trieste. Nel febbraio 1918 è protagonista della Beffa di Buccari, un’azione all’interno del sistema difensivo austriaco che, pur non ottenendo risultati concreti, risolleva lo spirito delle forze armate italiane dopo la sconfitta di Caporetto. In tale circostanza viene coniato da Gabriele D’Annunzio il motto del MAS: Memento Audere Semper. Con l’azione detta di Premuda perché si svolge nelle acque prospicienti quest’isola della Dalmazia, viene insignito della seconda medaglia d’oro al valor militare. La notte del 10 giugno Rizzo riesce a colpire e ad affondare la corazzata Santo Stefano mentre dirige con la flotta austriaca verso il Canale di Otranto per forzarne il blocco degli alleati. La perdita della Santo Stefano rappresenta un colpo troppo duro per la Marina Austro-Ungarica, che da quel momento sospende ogni azione sul mare. In onore di questa vittoria la Marina Militare italiana celebra la sua festa proprio il 10 giugno. Un altro aspetto poco dibattuto che è stato illustrato ha riguardato anche la presenza dei prigionieri austro-ungarici nel Castello di Milazzo, tra cui il caso del sottotenente Otto Jank. Gli archivi delle famiglie D’Amico e Di Maria-Ryolo hanno permesso di conoscere la storia suggestiva di alcuni milazzesi nella Grande Guerra. Vi sono persino casi come quello di un fattore dell’ex-feudo di San Basilio (Santa Marina), Luigi Alessio La Spada (Croce al merito di guerra; cadde in combattimento nei pressi di Asiago dove venne sepolto, nella fossa comune, vicino alla strada di un bosco) che non può non sgorgare qualche lacrima leggendo l’ultima sua missiva del 18 giugno 1917, una cartolina postale inoltrata dalla «zona di guerra» poche ore prima della morte, nella quale non mancano riferimenti all’attività vitivinicola (nella vastissima proprietà dei Ryolo-Allèri annualmente si producevano sino a 1.000 hl di mosto). Di rilevanza anche la figura del Maggiore e medico milazzese Giovanni Impallomeni che brevettò il suo congegno denominato tripode metallico per craniectomia e pubblicò nel 1919 uno studio sui gas asfissianti utilizzati nella Grande Guerra e sui dispositivi necessari per prevenirne gli effetti devastanti.


Il dott. Luca Formica si è concentrato sulla figura del Capitano Antonino Fazio. Il filippese Fazio fu decorato con tre medaglie d’argento e una di bronzo al valor militare, oltre a due croci di merito di guerra. Fazio fu non soltanto un condottiero della Grande Guerra pluripremiato per il suo valore militare, ma soprattutto un uomo che ha fatto della virtù il suo vessillo di vita, mettendo a rischio la sua carriera in nome di un’amicizia e di un ideale di giustizia e correttezza. La sua carriera fu infatti segnata da una circostanza di rilievo storico nazionale: l’attentato a Mussolini del 31 ottobre 1926 per mano del quindicenne Anteo Zamboni, al quale seguì la promulgazione delle leggi cosiddette “fascistissime”. Fazio, infatti, era amico della famiglia Zamboni (di simpatie anarchiche), la quale, a detta di alcuni storici, approfittò della buona fede del Capitano per depistare le indagini che avrebbero inevitabilmente condotto la responsabilità dell’attentato su di loro.

Infine, il dott. Rosario Torre ha trattato i 98 caduti luciesi nella Prima Guerra Mondiale, i 6 concittadini sepolti nel Cimitero luciese (che ebbero la “fortuna” di avere una sepoltura nel paese d’origine, invece di finire in un “freddo” sacrario di un cimitero del confine nazionale), tra cui il sergente Mario Sergi (la prima salma rientrata a Santa Lucia del Mela nel mese di novembre del 1923), oltre alla storia meno conosciuta del Monumento ai Caduti di Piazza Milite Ignoto (realizzato grazie al contributo economico dei luciesi di New York e realizzato dal celebre scultore realista ennese Giuseppe Sutera, autore anche del busto bronzeo del caduto luciese, il sergente Felice Cocuzza, presente nel Cimitero cittadino), alla Via della Rimembranza (ora Via Cimitero), alla Scuola di Contrada Misericordia (intitolata all’eroe messinese della Grande Guerra, il caporale Carlo Citarella, insignito della medaglia d’oro al valor militare). Tra i decorati luciesi si distinsero: la medaglia d’argento al valor militare conferita al sergente Domenico Bonanno e le due medaglie di bronzo al valor militare consegnate al soldato Santo Bonanno e al soldato Felice Genovese.


Il 28 febbraio 2015 alle ore 18.00 si è tenuta la Conferenza: “La Grande Guerra e i riflessi psicologici e sociali sui combattenti” a cura del Prof. Antonio Baglio (Docente di Storia Contemporanea dell’Università degli Studi di Messina). È stata l’occasione per riflettere su alcuni argomenti altrettanto poco attenzionati non soltanto dalla storiografia nazionale ma anche dalla maggior parte degli studiosi di questo periodo bellico. Nel corso della conferenza il relatore si è soffermato sul carattere di cesura epocale della Prima Guerra Mondiale, in grado di segnare in profondità la nostra storia contemporanea. Numerose furono le differenze rispetto ai conflitti del passato, a cominciare dalla durata (cinquanta mesi), l’estensione nello spazio, con il coinvolgimento di diversi imperi ramificati tra diversi continenti, e per le stesse modalità di combattimento, segnate dall’utilizzo a scopi bellici dei progressi nel campo delle scienze chimiche e fisiche, oltre che della tecnologia moderna. Proprio il connubio tra scienza, tecnica e lotta per il dominio mondiale avrebbe dato alla Grande Guerra un carattere di devastante modernità, dagli effetti catastrofici con un bilancio di oltre 9.000.000 di militari morti e di circa 7.000.000 di vittime civili (la stima del numero di morti in Italia è di 651.000 militari e di 589.000 civili). Se fino a qualche decennio fa la storiografia sulla Grande Guerra aveva privilegiato gli aspetti politico-diplomatici e militari, l’attenzione degli studiosi negli ultimi decenni si è spostata verso un’adeguata considerazione dell’esperienza di vita nelle trincee e del combattimento, valutandone gli effetti sulla psiche e sulla cultura dei soldati. 
Così si sono studiati i processi di disciplinamento sociale, ma anche le vie di fuga adottate dai combattenti per sfuggire alla disumanizzazione della guerra tecnologica, sotto le diverse forme dell’insubordinazione, ammutinamento, fuga dal fronte, autolesionismo, senza tralasciare i molti casi di follia. Sotto il profilo dei mutamenti introdotti dal primo conflitto mondiale sulla psicologia collettiva di massa, la storiografia ha evidenziato come questa esperienza abbia esercitato un potente effetto omologante sulla cultura delle popolazioni del Vecchio Continente, influenzandone i quadri mentali, finendo per rappresentare un evento fondante della memoria contemporanea. Fu la prima concreta esperienza della dimensione di massa della società; ma lo strapotere materiale della tecnologia modificò profondamente le modalità di combattimento, arrecando la morte “anonima e di massa” e vanificando il contributo e il valore personale del soldato, strappato alle proprie comunità di appartenenza e proiettato in una sorta di “terra di nessuno” (per citare E. J. Leed), il campo di battaglia, in balia di una guerra che lo spersonalizzava e abbrutiva, alterandone la personalità. L’“eredità” della Grande Guerra si sarebbe rivelata particolarmente pesante, radicalizzando la lotta politica negli anni successivi e trasferendovi una forte carica di violenza, secondo una visione dicotomica della realtà frutto dell’esperienza di trincea (noi/loro; amico/nemico) che negava rispetto e legittimazione all’avversario. Altri effetti furono la familiarizzazione con l’idea della morte di massa, seriale e tecnologica, la diffusione di un modello di società gerarchizzata, sull’esempio dell’esercito, l’esportazione sul territorio europeo di quelle pratiche quali deportazioni di massa e campi di concentramento già sperimentati nei conflitti coloniali. Sempre durante la Grande Guerra venne sperimentata quella strategia della guerra totale, combattuta nei cieli, per terra e per mare, che coinvolse non solo i militari, ma anche la popolazione civile, poi perfezionata durante il secondo conflitto mondiale. Per l’Italia il primo conflitto mondiale rappresentò una tappa importante sul versante della nazionalizzazione delle masse. Sia l’indottrinamento patriottico necessario per rinsaldare lo sforzo dei combattenti e demonizzare il nemico, che la comune esperienza al fronte dei cosiddetti fanti contadini provenienti dalle parti più disparate della penisola, contribuirono a rafforzare la consapevolezza dell’appartenenza alla medesima nazione. È stato ricostruito così il periodo della Grande Guerra riassumendo anche i contenuti di tre importanti monografie: “La Grande Guerra (1914-1918)” di Mario Isnenghi e Giorgio Rochat; “Terra di nessuno. Esperienza bellica e identità personale nella Prima Guerra Mondiale” di Eric J. Leed; “La Grande Guerra e la memoria modernadi Paul Fussell.


Il 6 marzo 2015 alle ore 19.00 si è svolta invece la Conferenza: “Lo Stretto di Messina nella Grande Guerra” a cura del Prof. Vincenzo Caruso (Direttore del Museo Storico di Forte Cavalli a Messina, dove si può usufruire anche del percorso didattico guidato “Ho visto la guerra, per questo amo la pace”). L’opinione comune, che associa ai campi di battaglia della Grande Guerra le regioni del Nord d’Italia, viene contraddetta dagli studi che hanno condotto ad affermare nella ricerca di Vincenzo Caruso, che l’area dello Stretto di Messina, potenziale obiettivo strategico nel Mediterraneo, visse episodi non certo paragonabili a quelli del fronte, ma tali da far considerare Messina una città coinvolta appieno nel dramma di quegli anni. La consultazione di documenti inediti, di fondi di archivio pubblici e privati, diari, giornali, periodici, carteggi e altre fonti letterarie del tempo, ha consentito di scrivere una “pagina” di storia per molto tempo dimenticata e sconosciuta ai più. Una storia che, messa a confronto con le memorie di Gaetano La Corte Cailler e di Giacomo Matteotti, soldato a Messina durante la Grande Guerra, trova finalmente gli elementi per essere maggiormente analizzata ed approfondita. Degna di nota, quindi, la presenza triennale nelle fortificazioni messinesi di Matteotti, dove fu confinato e dovette svolgere il ruolo di soldato poiché si oppose in Parlamento all’entrata in guerra dell’Italia (mentre successivamente, come noto, fu rapito e ucciso dai fascisti a seguito delle sue denunce parlamentari del 30 maggio 1924; fu assassinato a Roma il 10 giugno 1924). Restrizioni alimentari, allarmi aerei, rigorose regole da rispettare imposte dal Comando della Fortezza Costiera di Messina e Reggio Calabria e i numerosi siluramenti effettuati dagli U-Boote germanici nelle acque dello Stretto, trovano qui un dettagliato quanto inedito riscontro, anche riguardo alla difesa ad opera delle Fortificazioni poste sulle alture delle colline peloritane e calabresi che poterono fronteggiare, in quell’occasione, il nemico tanto “temuto” ed “atteso”. “Riuscire a contribuire a ricomporre il grande puzzle della storia, è la continua sfida di ogni ricercatore che trova la sua gratificazione nell’aver aggiunto un nuovo tassello a quanto già noto e divulgato attraverso la stampa e il web”.




Infine, sabato 7 marzo 2015 alle ore 10.00 si è svolta la Santa Messa in suffragio dei caduti luciesi nella Prima Guerra Mondiale, presso il Cimitero di Santa Lucia del Mela. Alla messa celebrata dal Vicario Foraneo don Paolo Impalà hanno presenziato le autorità civili e militari di Santa Lucia del Mela. 
Successivamente sono state deposte sei corone sulle uniche tombe dei caduti luciesi che sono rientrati nel cimitero cittadino: il sergente Mario Sergi (ingresso principale, settore centrale), il caporale bersagliere Pasquale Calderone (ingresso principale, settore centrale), il soldato Felice Calderone (ingresso principale, settore centrale), il sergente Felice Cocuzza (ingresso principale, settore centrale), il caporale Francesco Zullo (Poligono 4), il soldato Pasquale Calderone (Poligono 6).




Coscienti che “un popolo senza memoria, sia un popolo senza futuro”, con l’auspicio di non ripercorrere mai gli stessi errori del passato soprattutto oggi con i mezzi di distruzione che la tecnologia attuale dispone, sono stati raccolti così la maggior parte dei materiali esposti nella mostra, che sono visibili al link: http://mela15-18.blogspot.it.