sabato 3 ottobre 2015

Fermare l’inceneritore si può, basta volerlo…

Riceviamo e pubblichiamo. Nota del comitato "No inceneritore del Mela"

Fermare l’inceneritore si può, basta volerlo… vero sindaco Aliprandi?!




Non se l’aspettava nessuno, non ce l’aspettavamo neanche noi. Dobbiamo ammetterlo, anni di torpore e di accettazione supina di tutte le angherie perpetrate dai signori dell’industria pesante non facevano sperare che domenica 27 settembre la gente reagisse in massa per dire No al Mega Inceneritore che la multinazionale A2A vuole costruire ad Archi-San Filippo del Mela.

Eppure qualcosa è cambiato da quando un anno fa il rogo di migliaia di litri di nafta rese chiaro quanto le nostre vite fossero precarie, semplice carburante per fare i soldi dei petrolieri e ora, si vorrebbe, della lobby della spazzatura.

Oltre 3000 persone sono accorse in quel grigio tugurio che ormai è diventata Archi, avvolta com’è nella perenne puzza di uova marce, non altro che i gas e le emissioni provenienti dal polo industriale, così simili a mefitici peti di un essere mostruoso che defeca sulla dignità delle persone della valle. Sono venute perché non ce la fanno più. Sono venute perché reclamano a gran voce il desiderio, ancorché il diritto a vivere in un ambiente pulito, non puzzolente, libero dai veleni e dove non si debba scegliere tra servire i signori del petrolio e della spazzatura e la precarietà esistenziale. Sono venute ad affermare che esiste un’alternativa per la Valle, uno sviluppo pulito che distribuisca la ricchezza e non uccida i suoi figli.

C’erano anche molti sindaci quel giorno e alcuni deputati e senatori. Tutti sono saliti sul palco a dichiarare la loro contrarietà, a dire che sono in prima linea, al fianco delle donne e uomini che da sotto li guardavano. Le condizioni in cui versa la Valle del Mela, specchio incupito della sociatà contemporanea, ricordano gli effetti di una azione sistematica di devastazione e saccheggio cui hanno complicemente partecipato i rappresentanti politici nei decenni passati. Perciò a tutte le promesse fatte domenica scorsa non possiamo che rispondere: “vi giudicheremo dai fatti”.

Dal canto suo il Sindaco di San Filippo, il comune in cui ricaderebbe l’inceneritore, ha preferito disertare la manifestazione. I cittadini proprio non vuole guardarli in faccia. Qualche giorno dopo in un articolo dichiara di essere contrario alla riconversione della CTE di Archi a inceneritore. Sostiene, in maniera non esatta, di aver fatto quanto in suo potere per contrastare la riconversione, con l’approvazione della delibera del consiglio comunale di netta contrarietà all’incenerimento di rifiuti e combustibili derivati. Quell’atto rimane però un mero indirizzo, peraltro mai recepito dalla giunta. Di certo se Pasquale Aliprandi volesse vincere le diffidenze e dimostrare che è veramente contrario all’inceneritore potrebbe emettere una ordinanza, in qualità di massima autorità sanitaria sul territorio comunale, e interdire il trasporto del CSS e l’incenerimento di rifiuti e combustibili derivati, così come fu fatto nel 2013 a Civitavecchia, appunto con una ordinanza sindacale, che potrebbe essere corretta e adattata alle specificità del nostro comprensorio.

Il sindaco di San Filipp dice di voler indire un referendum per consultare la popolazione filippese. Di certo la scelta di utilizzare lo strumento di democrazia diretta per eccellenza raccoglie il nostro plauso. Chiarito però che si tratterebbe di un referendum consultivo e che dunque ai cittadini viene chiesto un semplice parere che può ovviamente essere disatteso, riteniamo una inaccettabile distorsione dello strumento stesso riservare il diritto a pronunciarsi solo ai filippesi. L’inquinamento, i veleni e il sottosviluppo che comporterebbe un mega-inceneritore non osservano i confini amministrativi del comune di San Filippo, ma li attraversano inesorabilmente almeno per un raggio di 30 km in linea d’area. Un referendum solo a San Filippo finirebbe inevitabilmente per distinguere cittadini di serie a, i filippesi, e altri di serie b, tutti gli altri 150 mila. Se referendm dev’essere che sia, ma in tutti i comuni del comprensorio, come fu nel 1989 quando in 22 comuni si disse no al carbone.

Il sindaco Aliprandi dichiara, poi, che non si farà dare la patente da ambientalista da un sacerdote, Padre Giuseppe Trifirò. Benchè gli sfugga che un simile “premio” assegnato da una persona come padre Peppe non potrebbe che dare lustro alla sua persona, data l’integerrimità e la costanza con cui chi lo premierebbe ha difeso le vittime dell’inquinamento, che sono in definitiva i veri deboli della Valle, sappia, il sindaco, che se continua così potrà scegliere tra il premio “Don Abbondio” e quello “Attila”. E ancora, questa ridicola personalizzazione del contrasto è una profonda mancanza di rispetto nei confronti dei 3000 di domenica. Non se n’è accorto il Sindaco che non è solo padre Peppe a dire no all’Inceneritore?

Intanto dal 18 settembre scorso stanno decorrendo i 60 giorni utili per presentare delle osservazioni all’interno della procedura autorizzativa del mega-inceneritore presso il ministero dell’ambiente. Data anche la difficoltà di organizzare un referendum in tempi così stretti, porgiamo alle amministrazioni locali e in particolare alla filippese, a produrre delle buone analisi che possano smontare le motivazioni della rapace A2A e songiurare l’ipotesi dell’inceneritore. È la produzione delle osservazioni, insieme all’ordinanza di interdizione di trasporto e utilizzo del CSS, l’unico atto concreto che possa rendere veritiere le dichiarazioni d’intenti di Pasquale Aliprandi e degli altri sindaci.

Sappiamo, come comitati, che abbiamo intrapreso una lotta lunga. Sappiamo che qualunque dovesse essere l’esito della procedura autorizzativa, continueremo ad opporci e a lottare contro l’inceneritore. Questa lotta è tanto importante che non è consentito perdersi d’animo per qualunque ostacolo o impedimento. È alla base della nostra stessa possibilità di sopravvivere in questo territorio, al netto di tutte le dichiarazioni per cui le emissioni sarebbero entro i limiti di legge. Anzi, ricordiamo, che anche l’amianto era legale fino a non molto tempo fa.

Questa è una lotta per la libertà e per la dignità. È una lotta per la vita, perciò la combatteremo fino a salvarci, fino alla vittoria. No all’inceneritore ne ora ne mai, ne qui ne altrove.