Culmina domani la festa patronale in onore di Santa Lucia, venerata in diversi paesi delle diocesi siciliane e ricordata nel giorno del martirio e della morte, avvenuta nel 304 a Siracusa sotto la persecuzione di Diocleziano. Il suo culto, diffuso sin dall’antichità in tutto il mondo cristiano, è accompagnato a Santa Lucia del Mela da una profonda devozione popolare, che unisce la tradizione del passato alla partecipazione del presente. Anche oggi, infatti, si perpetuano i riti religiosi nella Basilica Cattedrale, dove Santa Lucia è raffigurata in una statua marmorea attribuita al Laurana (nella foto), in un affresco che la ritrae mentre viene trascinata dai buoi sul luogo del martirio, nella lunetta del portale marmoreo e nel drappo settecentesco di velluto rosso che fungeva da schienale al senato luciese. Una reliquia, custodita nella “mano argentea” di Francesco Bruno, maestro argentiere del ‘600, fa parte del Tesoro della Cattedrale.
L’immagine della Santa è riprodotta anche nello stemma del Comune, a testimoniare il profondo legame che unisce il paese alla sua Patrona, alla quale il Conte Ruggero d’Altavilla dedicò un tempio votivo (XI secolo), sulle cui fondamenta venne costruita la Cattedrale. Le folle di fedeli che prendono parte alle celebrazioni eucaristiche della giornata e alla processione che sfila per le vie del paese invocano Santa Lucia come protettrice contro le malattie degli occhi.
Il nome Lucia, che significa “splendente, luminosa”, è il femminile del latino Lucius (Lucio), “promessa di luce”, e l’iconografia tradizionale la raffigura con in mano un piatto su cui sono posti i suoi occhi, strappati dai carcerieri durante la tortura. Santa Lucia è considerata patrona dei ciechi, degli oculisti, degli elettricisti ed è invocata anche contro le carestie. Ricchi di significati appaiono la palma e il giglio, simbolo del martirio e della purezza, e il libro del Vangelo che sono gli altri emblemi della sua rappresentazione.
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