I cittadini colpiti da problemi di disabilità, ma anche i minori in situazioni di disagio, le categorie sociali svantaggiate e, in generale, tutti quei nuclei familiari tutelati dalla legge 328, patiscono gravemente le conseguenze della sospensione del servizio di assistenza domiciliare erogato dal Distretto socio-sanitario D 27, che comprende, tra gli altri Comuni, anche quello luciese. La situazione si presenta particolarmente critica nei casi in cui, ad essere afflitti da malattie invalidanti, sono tutti i componenti della stessa famiglia: quando in casa non c’è nessuno in grado di essere autosufficiente, e di poter vivere quindi senza il sostegno altrui, la mancanza di un operatore socio-assistenziale diventa praticamente una condanna.
Uno di questi casi, assai più frequenti di quanto si possa pensare, riguarda la famiglia di un giovane luciese, Antonio Giunta, 36enne con la passione per la pittura e tanti altri interessi, costretto all’uso di una sedia a rotelle per spostarsi, che denuncia le gravi difficoltà da affrontare ogni giorno insieme al fratello Maurizio, 30 anni, e alla madre Maria, 72, nelle sue stesse condizioni di disabilità: «Sin dalla mattina, e poi nello svolgimento di tutte le attività quotidiane, dalle più semplici, come alzarci dal letto, abbiamo bisogno di assistenza, senza la quale anche gli ostacoli banali diventano insormontabili» spiega Antonio, «da mesi siamo privi del serivizio domiciliare a pieno regime, e da quindici giorni siamo del tutto abbandonati a noi stessi».
Il Comune luciese aveva garantito per un periodo alla famiglia Giunta la presenza di un’operatrice, nell’ambito di un servizio riservato agli anziani, che, con le sue dieci ore settimanali di lavoro, non riusciva comunque a sopperire a tutte le esigenze e i bisogni che possono essere affrontati, invece, per mezzo di un servizio di assistenza costante. Tanto che, a proprie spese, i Giunta hanno richiesto un aiuto esterno, pagando una badante, divenuta adesso l’unico sostegno assistenziale. Da quando il servizio erogato dal distretto socio-sanitario è rimasto bloccato, sono, infatti, tantissime le famiglie costrette a fare affidamento sull’unica entrata di una piccola pensione di invalidità per ottenere un intervento "privato", così che andare avanti diventa, anche economicamente, insostenibile.
Da settembre, denuncia Antonio Giunta, è stato sospeso inoltre il servizio-taxi, che consentiva a chi non è autosufficiente di spostarsi per fare la spesa, recarsi dal medico o nei centri di terapia, svolgere comuni incombenze quotidiane, come pagare le bollette o andare in farmacia: «A tutte le difficoltà si aggiungono le barriere architettoniche, che in paese sono presenti praticamente ovunque, dai negozi agli uffici». E, ironia della sorte, persino l’ufficio dei servizi sociali comunali, quello cioè a cui hanno bisogno di rivolgersi i cittadini in stato di disagio, ubicato nella sede distaccata del Comune, presso i locali del palazzo socio-culturale di via Nenni, si trova all'ultimo piano, raggiungibile solo dopo diverse rampe di scale, precluse ai disabili, e, “naturalmente”, senza ascensore.
«I servizi sociali non ci supportano, nessuno ci è venuto incontro, nessuno ha manifestato un minimo di umanità nei nostri confronti», aggiunge amareggiato Antonio, «quello che chiediamo è solo il rispetto dei nostri diritti, peraltro riconosciuti dalla legge, niente di più». Eppure, sembra che per ricevere ciò che è legittimo, bisogna quasi “supplicare” ed “elemosinare”, quasi si trattasse di un favore personale e non di un dovere da compiere nei confronti di chi ne ha diritto.
Nessuna soluzione, purtroppo, viene prospettata dall’assessore ai servizi sociali, il vicesindaco Santino Vaccarino, almeno sino a quando il servizio erogato dal distretto non riprendererà a funzionare: «Il Comune luciese non dispone delle risorse per intervenire, prendiamo atto dell’inefficienza del Comune capofila e denunciamo che da un anno non si espletano le gare per garantire i servizi sociali ai cittadini svantaggiati». Sono diversi, in paese, i casi urgenti che richiederebbero immediato intervento, e che riguardano soprattutto disabili e minori a rischio. «Per alcuni casi, sono stati previsti interventi domiciliari grazie ad un fondo straordinario erogato dalla Regione, ma si tratta di interventi limitati alle situazioni più gravi e comunque di breve periodo, che non possono in nessun caso sopperire alla mancanza di un servizio efficiente e continuo», afferma Vaccarino.
E, mentre altrove, come ad esempio a Milazzo, ad alleviare la gravità della situazione ci pensano i volontari del Servizio Civile Nazionale, gestiti dalle cooperative, a S. Lucia del Mela i cittadini più deboli non possono contare neppure su questa opportunità.
Uno di questi casi, assai più frequenti di quanto si possa pensare, riguarda la famiglia di un giovane luciese, Antonio Giunta, 36enne con la passione per la pittura e tanti altri interessi, costretto all’uso di una sedia a rotelle per spostarsi, che denuncia le gravi difficoltà da affrontare ogni giorno insieme al fratello Maurizio, 30 anni, e alla madre Maria, 72, nelle sue stesse condizioni di disabilità: «Sin dalla mattina, e poi nello svolgimento di tutte le attività quotidiane, dalle più semplici, come alzarci dal letto, abbiamo bisogno di assistenza, senza la quale anche gli ostacoli banali diventano insormontabili» spiega Antonio, «da mesi siamo privi del serivizio domiciliare a pieno regime, e da quindici giorni siamo del tutto abbandonati a noi stessi».
Il Comune luciese aveva garantito per un periodo alla famiglia Giunta la presenza di un’operatrice, nell’ambito di un servizio riservato agli anziani, che, con le sue dieci ore settimanali di lavoro, non riusciva comunque a sopperire a tutte le esigenze e i bisogni che possono essere affrontati, invece, per mezzo di un servizio di assistenza costante. Tanto che, a proprie spese, i Giunta hanno richiesto un aiuto esterno, pagando una badante, divenuta adesso l’unico sostegno assistenziale. Da quando il servizio erogato dal distretto socio-sanitario è rimasto bloccato, sono, infatti, tantissime le famiglie costrette a fare affidamento sull’unica entrata di una piccola pensione di invalidità per ottenere un intervento "privato", così che andare avanti diventa, anche economicamente, insostenibile.
Da settembre, denuncia Antonio Giunta, è stato sospeso inoltre il servizio-taxi, che consentiva a chi non è autosufficiente di spostarsi per fare la spesa, recarsi dal medico o nei centri di terapia, svolgere comuni incombenze quotidiane, come pagare le bollette o andare in farmacia: «A tutte le difficoltà si aggiungono le barriere architettoniche, che in paese sono presenti praticamente ovunque, dai negozi agli uffici». E, ironia della sorte, persino l’ufficio dei servizi sociali comunali, quello cioè a cui hanno bisogno di rivolgersi i cittadini in stato di disagio, ubicato nella sede distaccata del Comune, presso i locali del palazzo socio-culturale di via Nenni, si trova all'ultimo piano, raggiungibile solo dopo diverse rampe di scale, precluse ai disabili, e, “naturalmente”, senza ascensore.
«I servizi sociali non ci supportano, nessuno ci è venuto incontro, nessuno ha manifestato un minimo di umanità nei nostri confronti», aggiunge amareggiato Antonio, «quello che chiediamo è solo il rispetto dei nostri diritti, peraltro riconosciuti dalla legge, niente di più». Eppure, sembra che per ricevere ciò che è legittimo, bisogna quasi “supplicare” ed “elemosinare”, quasi si trattasse di un favore personale e non di un dovere da compiere nei confronti di chi ne ha diritto.
Nessuna soluzione, purtroppo, viene prospettata dall’assessore ai servizi sociali, il vicesindaco Santino Vaccarino, almeno sino a quando il servizio erogato dal distretto non riprendererà a funzionare: «Il Comune luciese non dispone delle risorse per intervenire, prendiamo atto dell’inefficienza del Comune capofila e denunciamo che da un anno non si espletano le gare per garantire i servizi sociali ai cittadini svantaggiati». Sono diversi, in paese, i casi urgenti che richiederebbero immediato intervento, e che riguardano soprattutto disabili e minori a rischio. «Per alcuni casi, sono stati previsti interventi domiciliari grazie ad un fondo straordinario erogato dalla Regione, ma si tratta di interventi limitati alle situazioni più gravi e comunque di breve periodo, che non possono in nessun caso sopperire alla mancanza di un servizio efficiente e continuo», afferma Vaccarino.
E, mentre altrove, come ad esempio a Milazzo, ad alleviare la gravità della situazione ci pensano i volontari del Servizio Civile Nazionale, gestiti dalle cooperative, a S. Lucia del Mela i cittadini più deboli non possono contare neppure su questa opportunità.