Da anni rappresenta una istituzione storica, che ha saputo rispondere alle trasformazioni sociali degli antichi "ospizi", dove si viveva tristemente e in solitudine attendendo la fine, in accoglienti case di riposo, dove trascorrere serenamente alcuni anni di vita, assistiti da personale qualificato, allietati da gruppi di volontari, trattati come persone e non come numeri.
Ma adesso l'Istituto per anziani Luigi Calderonio rischia la chiusura. Con conseguenze drammatiche per i 31 anziani ospiti della struttura e per i 9 dipendenti, che non percepiscono lo stipendio dal mese di marzo e temono di perdere definitivamente il posto di lavoro.
Questa la drammatica situazione denunciata da Sebastiano Trifirò, portiere e centralinista dell’Istituto, portavoce di una situazione che sta esasperando tutti gli impiegati. “Siamo in attesa dell’applicazione della legge regionale sul riordino degli enti socio-assistenziali e nel frattempo la regione non copre più l’ottanta per cento degli stipendi. Di fronte a questo problema il consiglio d’amministrazione è impotente, le rette degli assistiti bastano appena a coprire le spese, nonostante tutti i 31 posti letto disponibili siano occupati”.
Gli assistiti provengono in gran parte da altri comuni. A peggiorare la situazione si aggiunge un ritardo nel pagamento di alcune rette che, per i meno abbienti, dovrebbero essere sostenute in parte proprio dai comuni di appartenenza. “Per quasi tutti i nove dipendenti lo stipendio dell’Istituto è l’unica entrata economica. Tra di noi ci sono degli iscritti ai sindacati, ma non siamo riusciti ad arrivare a nessuna soluzione. Non possiamo nemmeno protestare con uno sciopero, perchè il nostro lavoro ci impone una vicinanza e una sorveglianza costante agli anziani che si trovano qui” dice Trifirò.
I debiti si sono accumulati nei confronti dei fornitori e della cooperativa Genesi che collabora con l’Istituto. Questa la situazione nonostante la struttura lavori a pieno regime, con una media di assistiti molto più alta rispetto agli anni passati.
“Non è un problema di gestione ma di mancanza strutturale di fondi” afferma Francesco Mangano, Presidente del consiglio d’amministrazione dell’Istituto. “Siamo obbligati per legge a mantenere degli standard di qualità professionale e la nostra struttura, paragonata a tante altre presenti in Sicilia, è una delle più moderne, dotate di comfort e perfettamente in regola con tutte le norme previste”. Mangano sottolinea in particolare la qualità del vitto e del trattamento socio-sanitario riservato agli anziani ospitati dall’Istituto. “Sono orgoglioso della gestione, che posso definire oculata, senza sperperi. Le difficoltà sono altre: innanzitutto affrontare le spese fisse, tra cui gli stipendi, in attesa degli oltre 140.000 euro di cui gli enti ci sono debitori”.
I Comuni dovrebbero infatti sostenere il peso della retta mensile per quegli anziani in condizioni economiche svantaggiate mentre si aspetta dalla Regione l’applicazione della legge sul riordino degli enti socio-assistenziali.
Per uscire dallo stallo, il cda dell’Istituto, presieduto da Mangano, sta cercando soluzioni in più di una direzione. “Stiamo tentando l’applicazione di protocolli d’intesa con l’amministrazione comunale per alcuni servizi, in modo da contenere le spese, stiamo intaccando il patrimonio dell’Istituto, stiamo cercando di mettere in pratica idee innovative”. Tra queste, spiega Mangano, “la diversificazione delle attività: per esempio aprire l’Istituto all’accoglienza dei diversamente abili, dei minori degli ex orfanotrofi, con la collaborazione di enti credibili, istituzionali, e il coinvolgimento del territorio”.
Il comprensorio luciese è infatti coinvolto nelle sorti dell’Istituto, perchè il funzionamento della casa di riposo, recentemente ristrutturata e riportata nella sede storica di via Garibaldi, garantisce un indotto economico su tutto il territorio. “L’Istituto, che è uno dei fiori all’occhiello del settore, è pronto a prendere in considerazione tutte le proposte che possano contribuire a superare questa crisi” aggiunge Mangano. “Ma è importante che la cittadinanza sappia in che situazione ci troviamo, e che il cda sta facendo il possibile per trovare la strada giusta da percorrere. Per sensibilizzare ai problemi dell’Istituto e all’importanza della figura dell’anziani nella nostra società avevamo pensato anche ad un concorso che coinvolgesse la scuola e quindi le famiglie. Inoltre abbiamo creato una stanza da mettere a disposizione della cittadinanza, per attività indipendenti dall’Istituto, come segno di apertura e diponibilità totale. Ma fino a questo momento è stata utilizzata solo dal gruppo di luciesi che fanno volontariato per gli assistiti all’interno dell’Istituto”.
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