Antonella Alibrando: E’ stato appena inserito nella
serie di santini creati per il collezionismo chiamata “Antonius Abbas” il
realistico simulacro ligneo del “nostro” Sant’Antonio.
Serie nata nel 2011 da un’idea di
Daniele Pennisi, un collezionista siciliano devoto al santo anacoreta.
Questa ha un duplice scopo: proporre
il culto del santo eremita e divulgare le opere d’arte custodite nelle chiese
siciliane. Ogni immaginetta raffigura infatti un’opera d’arte della nostra terra,
indipendentemente dal fatto che sia essa un simulacro o un quadro, mentre sul
retro vi è un accenno alla vita del santo e una breve preghiera tratta dalla
liturgia.
Antonio era un egiziano benestante che ventenne decise di adottare lo stile di vita suggerito dal Vangelo: ”Se vuoi essere perfetto, va, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi” (parole scritte nel libro che tiene nella mano sinistra), per questo vendette i suoi beni e si ritirò nel deserto dove condusse una vita penitenziale per più di ottant’anni.
Il culto è in parte scomparso perché scostato da quello di un omonimo: S. Antonio da Padova, attualmente il santo più venerato nel mondo, anche se nei secoli le tentazioni di Sant’Antonio hanno ispirato artisti come Salvador Dalì e Bosh nella creazione di suggestive opere d’arte.
Ogni santo ha almeno un simbolo iconografico che lo distingue dagli altri. In questo caso è la fiamma posta ai piedi dell’anacoreta che ricorda la protezione per il terribile herpes, comunemente noto con il nome di “fuoco di Sant’Antonio”.