sabato 26 aprile 2008

Causa di beatificazione Mons. Antonio Franco, ottenuta l'approvazione dalla Commissione Storica. La "Positio" presentata alla comunità

Sembra essere giunto ad una svolta decisiva il processo di beatificazione e canonizzazione del “Servo di Dio” mons. Antonio Franco, il Pastore della Prelatura Nullius di Santa Lucia del Mela morto il 2 settembre 1626 “in odore di santità”.


Il suo corpo incorrotto è venerato da quasi quattro secoli nella Basilica Cattedrale, meta continua di tanti fedeli che già lo chiamano “beato”, nonostante la Causa di beatificazione, tentata per ben sette volte in passato, sia ancora in corso. L’ultima novità, che segna una tappa fondamentale nei lunghi anni del processo, è il parere positivo espresso da parte della Commissione Storica sulla cosiddetta “Positio”. Si tratta di un corposo documento di 348 pagine sulla vita e le virtù eroiche di Antonio Franco e rappresenta una ricostruzione, condotta su basi storiche e documentali, di tutta la vicenda personale del Prelato, considerato una sorta di protettore dai luciesi per le testimonianze di miracoli di guarigione, protezione, aiuti di ogni genere praticati anche in vita.


“L’approvazione data dalla Commissione Storica, insediata dal Vaticano per valutare ed esprimere il parere di ammissibilità sotto l’aspetto storico, avvicina di molto la prospettiva della tanto attesa beatificazione” commenta il parroco della Cattedrale luciese, mons. Raffaele Insana. “Il prossimo passo è la nomina di una Commissione di Teologi cui spetterà un’altra imprescindibile valutazione”. Infine, per la beatificazione è necessario il riconoscimento di un miracolo: sarà vagliato il caso di guarigione di una luciese.
La “Positio Historica” è stata predisposta dal Postulatore della Causa, mons. Avv. Luigi Porsi, a dimostrazione delle virtù eroiche di Antonio Franco, ed è stata autorizzata dal Relatore Vaticano per la Causa, mons. Daniel Ols. Mons. Il documento è stato presentato formalmente alla comunità nel corso del convegno organizzato giorno 25 aprile alle 17.30 presso la Basilica Cattedrale di Santa Lucia del Mela. Al convegno, dedicato alla Vita e le Opere di mons. Antonio Franco e alla Causa per la sua beatificazione, ha relazionato il Postulatore, mons. Luigi Porsi, ed è stato presente l’arcivescovo di Messina, Lipari, Santa Lucia del Mela Calogero La Piana.
Porsi ha accennato alle difficoltà nella raccolta dei dati biografici e a tutti i documenti consultati per ricostruire le virtù eroiche del suo mistero prelatizio, tra cui lettere, atti dei sinodi organizzati annualmente, annotazioni sulle visite effettuate e sulle consulte ricevute. "Antonio Franco si era promesso di imitare San Carlo Borromeo come modello di pastore" ha detto Porsi. "L'impegno nel vivere il servizio pastorale, lo spirito di penitenza, il legame speciale con la comunità luciese, ne fanno una figura vicinissima a noi".
Le fonti documentali-storiche e le biografie descivono mons. Franco con tutti i crismi di una “santità eccellente”, che nonostante non abbia ancora ricevuto il riconoscimento ufficiale da parte della Chiesa, ne fa uno dei protettori della comunità luciese. Gli stessi luciesi si impegnano da anni per contribuire, anche tramite donazioni finanziarie, alle lunghe e difficili fasi della causa di beatificazione.
"Un grazie particolare va all'ambasciatore di origini luciesi Francesco Paolo Fulci", ha detto il Postulatore, "questa comunità deve essere orgogliosa di avere avuto un pastore come mons. Franco, che non solo ha esercitato sui fedeli l'influsso del proprio spirito schiettamente religioso ma è stato anche una guida, grazie alle funzioni amministrative e penali svolte".
La Piana ha sottolineato che la Positio rappresenta "un passo importante per il riconoscimento della testimonianza di santità di Antonio Franco". Mons. Insana ha concluso il convegno ringraziando i fedeli per il sostegno alla causa e invitandoli ad andare avanti, "con forza, coraggio, certezza".


La figura di mons. Antonio Franco, nato da una nobile famiglia napoletana ma vissuto nella più completa povertà e dedizione al prossimo, è venerata in tutto il comprensorio e anche dalle comunità luciesi residenti all’estero. Il processo di beatificazione, oltre alla Prelatura di Santa Lucia del Mela, coinvolge l’Arcidiocesi di Napoli, che gli diede i natali, la Diocesi di Aversa, nella quale fu beneficiato, l’Arcidiocesi di Madrid, dove fu Cappellano reale, e infine la Diocesi di Roma, dove visse per un anno da chierico e da Prelato eletto.

lunedì 21 aprile 2008

Slow Food & Università Scienze Gastronomiche: stage sulla pesca ecosostenibile

Educare al gusto, salvaguardare le produzioni alimentari tradizionali e promuovere una cultura del cibo rispettosa dell’ambiente. Con questo spirito l’associazione “Slow Food”, movimento internazionale fondato da Carlo Petrini (recentemente insignito della laurea ad honorem dall'Università di Palermo), ha organizzato tra Messina, Milazzo e le Eolie il primo stage sulla pesca ecosostenibile. Protagonisti dell’iniziativa, gli studenti dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo (TO), fondata sei anni fa da Slow Food Italia, che rappresenta il primo esperimento di ateneo dedicato interamente alla cultura gastronomica.

“Questa esperienza ci ha consentito di far conoscere ai giovani che frequentano i corsi e che provengono da tutto il mondo i modelli di produzione e preparazione del cibo tipici di quest’area, con particolare attenzione al mondo della pesca”, afferma il tutor Davide Nicolino, che traccia un bilancio positivo dell’iniziativa: “Abbiamo incontrato il rettore dell’Università di Messina, per promuovere scambi culturali tra gli studenti, i docenti del master su food and quality e quelli di biologia marina”.

“Il nostro territorio è stato scelto perché sede di usanze antichissime e bellezze naturali uniche al mondo” spiega Saro Gugliotta (nella foto), presidente della sezione provinciale di Slow Food, denominata condotta Valdemone. “Gli studenti di Scienze Gastronomiche hanno visitato l’Istituto talassografico di San Ranieri, l’acquario, il parco Horcinus Horca. Inoltre hanno incontrato l’ultimo nassarolo dello Stretto e hanno visto le feluche dei pescatori, sicuramente uno degli spettacoli più suggestivi”.
Lo stage è proseguito alle Eolie, dove è stato analizzato il “modello Salina”, con le tipiche produzioni di capperi e malvasia, e si è concluso a Milazzo. Qui gli studenti hanno visitato la città e concluso l'esperienza a tavola, degustando una cena preparata secondo i principi di Slow Food: territorialità e stagionalità dei prodotti, cucina tradizionale, ma soprattutto la riscoperta della “lentezza”, intesa come recupero di uno stile di vita contrapposto ai ritmi frenetici e al fast food. La cena si è tenuta presso il ristorante Mediterranima, partner dell'iniziativa e socio di Slow Food, entrato a far parte dell’ultima guida pubblicata dall’associazione ("Osterie d'Italia. Sussidiario del mangiarbene all'italiana", Slow Food editore, 2008).
“L’obiettivo dei nostri progetti, che promuoviamo anche nelle scuole - come "Mangiamoli giusti", sull'educazione alla pesca e al consumo responsabile del pescato - è diffondere una cultura alimentare più giusta" dice Gugliotta. La ricetta? "Coniugare i diversi saperi e valorizzare i prodotti di eccellenza, che sono entrati a far parte dei presidi slow food, ovvero le specialità gastronomiche del territorio”.

lunedì 14 aprile 2008

Ato Me2 in consiglio comunale

La protesta contro i disservizi dell’Ato Me2 non sembra destinata a placarsi, data la difficoltà di trovare un punto d’incontro tra i cittadini e la società, come rivelano gli esiti dei consigli comunali riunitisi su invito del Prefetto per affrontare la questione rifiuti. Anche il consiglio luciese, in seduta aperta, è tornato a parlare di Ato Me2 con l’obiettivo di proporre soluzioni condivise su un problema segnalato sia dai cittadini che dall’amministrazione. Paradossalmente, il “caro bollette” è stato avvertito dai luciesi meno che negli altri comuni, dal momento che il costo della vecchia Tarsu era già alto. Tuttavia si contesta all’Ato Me 2 il mancato riscontro tra la quantità di tasse pagate e la qualità dei servizi erogati, tanto che nei mesi scorsi la questione rifiuti è stata più volte all’ordine del giorno nelle sedute consiliari. “Questo consiglio ha deciso all’unanimità di non partecipare alle decisioni dell’Ato, come atto di delegittimazione verso un ente che è stato imposto ai comuni” ha detto il sindaco Santo Pandolfo. “Sono necessarie regole nuove e condivise, da stabilire in tavoli permanenti tra tutte le parti coinvolte, che tengano conto del principio di autogestione di ogni singolo comune” ha proposto Pandolfo.
L’incontro, per il quale si auspicava una maggiore partecipazione della comunità e nessuna assenza da parte dei consiglieri, ha fatto emergere la frattura tra i rappresentanti delle associazioni dei consumatori e il presidente dell’Ato Me2 Andrea Paratore. “Il punto di partenza non è un patteggiamento per l’abbassamento delle tariffe, ma una presa d’atto di comportamenti illegittimi da parte dell’Ato, che hanno provocato una protesta senza precedenti su tutto il territorio” ha affermato
Santina Mondello, che segue i processi legali per la commissione tributaria. La sua proposta è quella di “una regolamentazione nuova basata sulla legalità, sull’efficienza e sull’irrinunciabile ruolo dei comuni”. Tra gli intervenuti a sostegno dei contribuenti, anche Nicola Calabria, presidente dell’Associazione Consumatori Siciliani, il quale ha espresso soddisfazione per la lettera inviata dal Prefetto ai sindaci, in quanto “risposta forte e concreta sia alla denuncia che avevamo lanciato sui silenzi delle istituzioni sull’argomento, sia al fatto che la tariffa deve essere parametrata giustamente ai servizi effettivamente resi”. Ma, avverte Calabria, “quello dei rifiuti è un problema regionale che non si può risolvere nei consigli, che implica responsabilità a tutti i livelli e che richiede una revisione di tutta la normativa di riferimento”. Evasiva la replica del presidente Paratore, il quale ha riconosciuto le ragioni delle proteste dei consumatori ma ha escluso comportamenti illegittimi da parte della società.

giovedì 10 aprile 2008

Agenda 21 Locale "Urbis Feliciae Nostrae", i tavoli tematici di Aprile

Si sono conclusi i lavori dei tavoli tematici convocati nei giorni 7, 8 e 9 aprile da Agenda 21 Locale “Urbis Feliciae Nostrae” , il progetto di sviluppo sostenibile che coinvolge i comuni di Santa Lucia del Mela, Condrò e Gualtieri Sicaminò. I tavoli tematici, che si sono tenuti nei locali della biblioteca comunale di Condrò, sono stati organizzati in tre giornate per favorire l’incontro e lo scambio tra cittadini, tecnici e associazioni sui temi connessi allo sviluppo del territorio e alla gestione delle risorse: dalla pianificazione urbana alla tutela della salute, dalla valorizzazione del patrimonio naturalistico al problema dell’inquinamento nella valle del Mela. “L’obiettivo iniziale di Agenda 21 è quello di raccogliere, analizzare e confrontare i dati per rendere i cittadini consapevoli delle caratteristiche e dei problemi del territorio” ha spiegato la coordinatrice del progetto, Milena Ziino Colanino. “Il secondo passo è l’elaborazione di strategie condivise sullo sviluppo locale, che si traduranno concretamente in piani d’azione”.
Il bilancio delle tre giornate di lavoro ha fatto emergere una buona partecipazione da parte dei cittadini ma una scarsa presenza istituzionale: nonostante gli interventi di alcuni amministratori, grandi assenti sono stati soprattutto i rappresentanti degli enti pubblici, così come le organizzazioni sindacali e gli ordini professionali. Ma, come ha sottolineato la coordinatrice di Urbis Feliciae Nostrae, “per il successo del progetto e la sua continuità è fondamentale la partecipazione a tutti i livelli, ma in particolare la sinergia tra cittadini e istituzioni”. In questo senso, la sfida lanciata dal progetto è soprattutto di carattere culturale: “Si tratta di comprendere che Agenda 21 è un processo condiviso tra tutte le forze sociali in direzione di uno sviluppo sostenibile del territorio per migliorare la qualità della vita, l’ambiente e la dimensione economica”.


martedì 1 aprile 2008

Parchi commerciali: i pro e i contro, reazioni a confronto e appello di Legambiente

Negli ultimi mesi abbiamo assistito all'apertura di due grandi parchi commerciali, che hanno iniziato la loro attività nel nostro comprensorio a poca distanza l'uno dall'altro: non solo in termini di tempo ma anche di "spazio", visto che il "Centro commerciale Milazzo" si trova ad Olivarella e il "Parco Corolla" tra Olivarella e Milazzo, all'imbocco dell'asse viario. Nomi e servizi diversi ma della medesima tipologia, grandi contenitori caratterizzati dall'ipermercato centrale (Carrefour e Ipercoop) e da gruppi di negozi che spaziano dalla parrucchieria all'oggettistica, con sale giochi o bar. L'ultimo in ordine di tempo è il parco Corolla, che ha aperti i battenti il 12 marzo. Ne fanno parte l'Ipercoop, che si estende su un'area di 10 mila mq quadri, Decathlon (catena nel settore sportivo per altri 3000 mq) e 21 negozi all'interno di una galleria di altri 3000 mq. Successivamente, entro marzo 2009, verrà aperta nell'area del Parco un "Brico" e un grande centro di elettronica (Unieuro), oltre ad altre strutture per un totale di altri 8000 mq che aggiunti all'ampliamento della mia struttura porteranno ad una superficie complessiva di quasi 50 mila mq al coperto su 98 mila mq di area complessiva, dove ci saranno anche 2000 posti auto.
L'area mamertina dunque, dopo l'industrializzazione degli anni Cinquanta, apre ai grossi centri commerciali. C'è infatti da aggiungere il progetto del parco commerciale del gruppo Caronte e Tourist nella zona di Ciantro, quindi nell'area del centro cittadino di Milazzo, alle spalle della vecchia stazione che prevede il recupero dell'ex Montecatini con la realizzazione di un ipermercato, di sale cinematografiche, di aree per la ristorazione e via dicendo. È chiaro che un tale investimento determinerà anche una vera e propria rivoluzione socio-urbanistica: più auto, più movimento veicolare, maggiore impatto sull'attuale realtà.
Un sociologo ha definito i grandi centri commerciali "non-luoghi" della contemporaneità, ovvero spazi spersonalizzanti in cui alle relazioni umane tipiche della piazza si sostituisce l'alienazione dell'uomo come consumatore che difficilmente entra in contatto con l'altro da sè. In effetti, l'abitudine di passare il pomeriggio, o la giornata, soprattutto nel fine settimana, dentro il centro commerciale, magari insieme alla famiglia fruendo di tutti i servizi a disposizione, ha sostituito, ad esempio, l'hobby della passeggiata davanti alle vetrine, in piazza, nei luoghi abituali di incontro. Gli studi preventivi rivelano che per il parco Corolla un flusso di oltre 4 milioni di visitatori all'anno. Secondo le previsioni infatti si ritiene che il bacino d'utenza previsto nello spazio temporale di 30 minuti sia di circa 480 mila abitanti, con un afflusso dell'intera provincia.
A parte le osservazioni sociologiche, quello che ha preoccupato di più, soprattutto all'inizio, è stato il problema del traffico, che nel primo fine settimana di apertura del Parco Corolla è rimasto intasato per ore bloccando tutte le vie d'accesso. A lamentarsi, in particolare, sono stati i residenti, che da una parte affermano di aver assistito alla valorizzazione del proprio territorio con la realizzazione di grandi strutture, ma dall'altro protestano per i problemi di viabilità.
Di contro, però, occorre sottolineare gli aspetti economici positivi della presenza dei megastore per la prima volta nel nostro comprensorio: innanzitutto la possibilità di fare la spesa spendendo meno, approfittando delle offerte, del regime di concorrenza, dei prodotti Carrefour o Ipercoop decisamente convenienti rispetto al marchio. Dal punto di vista occupazionale, la realizzazione di questi centri commerciali era attesa da tanti giovani come opportunità lavorativa, ma molte aspettative sono state deluse: a fronte di 2500 domande presentate dagli aspiranri lavoratori, Ipercoop ha messo a disposizione 200 posti di lavoro e quasi altrettanti sono scaturiti dall'apertura di Decathlon e degli altri negozi. Inoltre, se è vero che gran parte del personale è residente nel comprensorio, è anche da sottolineare che i contratti sono per lo più part time e a breve scadenza e che non necessariamente la presenza dei centri commerciali significa ricchezza in termini lavorativi per i cittadini.
A lanciare questo allarme è Legambiente del Tirreno, che si rivolge a Confcommercio, Confesercenti e organizzazioni sindacali contestando le scelte politiche ed economiche che riguardano il comprensorio e soprattutto il territorio della città di Milazzo. Nel mirino degli ambientalisti, proprio il proliferare di progetti di centri e parchi commerciali, accusati di rappresentare scelte di sviluppo non sostenibile. “I centri commerciali oltre a sottrarre territorio alle attività economiche alternative, non producono di contro una adeguata occupazione; infatti le grosse catene commerciali sottraggono risorse economiche ad intere popolazioni e molto spesso reinvestono i loro profitti altrove, a volte anche in Paesi fuori dal territorio nazionale” affermano i vertici di Legambiente del Tirreno. “Il proliferare di centri commerciali su uno stesso bacino d’utenza produce la chiusura delle piccole attività commerciali, artigianali e agricole. Nella nostra città produrranno il fallimento di molte attività del centro storico che invece andrebbero sostenute con tutte le forme di vitalità possibili, poiché rappresentano non solo l’economia di una città ma mantengono l’identità storica, architettonica, e culturale di quartieri come il centro cittadino, il borgo e Vaccarella”. L’invito di Legambiente è il coinvolgimento di tutte le categorie interessate nelle scelte delle amministrazioni, per valutare le scelte di sviluppo nell’interesse dei commercianti e nell’interesse generale di uno sviluppo organico e sostenibile. “I parchi commerciali offrono una modesta occupazione mentre producono una elevata disoccupazione nel comune dove si insediano e nei comuni del bacino d’utenza, basterebbe analizzare le valutazione d’impatto occupazionale per comprenderne le gravi conseguenze”.