lunedì 17 dicembre 2012

Natale luciese: tutti gli appuntamenti


Antonella Alibrando - Filippo Alibrando: In vista delle prossime festività natalizie, la comunità luciese sarà ben lieta di partecipare agli eventi culturali e ricreativi che si stanno preparando su tutto il territorio.

Eventi culturali

Fervono i preparativi dell’Associazione Banda Musicale “M. Randisi” di Santa Lucia del Mela, che vedrà il proprio complesso bandistico e la brass band impegnate nell’usuale concerto di Natale e nel prestigioso Concerto di Capodanno.


La Brass Band infatti si esibirà sabato 22 dicembre 2012 alle ore 19:30 presso la sala Consiliare del palazzo socio-culturale di Via Pietro Nenni. La serata, oltre ad avere un programma di tutto rispetto, vedrà come protagoniste assolute due soliste: Roberta Fustaino e Letizia Cucinotta, che eseguiranno il “Concertino Classico” di J. Horovitz  per due cornette e Brass Band, sottolineando di fatto che si tratterà della prima esecuzione italiana in assoluto.
Oltre al concerto di giorno 22 Dicembre, al calendario degli appuntamenti dell’ensemble diretta dal M° Giuseppe D’Amico si aggiunge anche il concerto che si terrà giorno 4 Gennaio 2013 presso l’auditorium di San Vito a Barcellona Pozzo di Gotto, che vedrà come solista il già noto Santino Torre esibirsi nel “Concerto in Mib Maggiore” di V. Bellini (prima esecuzione nazionale per tromba piccolo e Brass Band).







La Banda Musicale “M. Randisi” invece sarà come di consueto di scena presso la Chiesa Sacro Cuore, dove terrà il tradizionale e prestigioso concerto di Capodanno giorno 1 Gennaio 2013 alle ore 19:30. In occasione di questo concerto, la Banda eseguirà tra gli altri anche i brani “The lord of the rings” di De Meij e la “Second Suite for Band” di Reed per la prima volta in Sicilia.












Eventi ricreativi

  • "U zuccu i Natali Dumiladudici":




Anche quest’anno durante la notte di Natale ci sarà “U ZUCCU i Natali dumiladudici”, grazie all’impegno dell’associazione Mediterranéo in collaborazione con i ragazzi di Urban Park.
Si tratta di una tradizione molto antica e molto diffusa in Sicilia per Natale che consiste nel dar fuoco a un grosso ceppo (detto in dialetto u zuccu) nella notte tra il 24 e il 25 dicembre, questa ha un doppio significato: ricorda il fuoco che è uno degli elementi fondamentali della terra e per i cristiani la luce generata dal fuoco ricorda la nascita di Gesù che ha dato luce al mondo.





  • Tombolata:

E'  giunta alla 4^ edizione la tombolata organizzata dal gruppo comunale di protezione civile nel palazzetto dello sport, che nelle due serate metterà in palio più di 500 premi offerti dai rivenditori. I fondi raccolti saranno devoluti in beneficenza, e durante le serate, oltre a divertirsi col classico gioco natalizio ci sarà la dimostrazione della scuola di ballo Dancing Art di Salvatore De Mariano che incanterà il pubblico con un l’esibizione di un passo tratto da “La bella e la bestia”. 
Ecco le date nelle quali ci sarà la tombolata:

26 DICEMBRE 2012 dalle ore 16
05 GENNAIO 2013 dalle ore 20


  • Presepe vivente (parco urbano):
Stanno concludendosi i preparativi per la IV edizione del presepe vivente nel parco urbano luciese!
Quest’anno per la prima volta sarà aperto alle scuole durante il pomeriggio del 20 dicembre per permettere ai bambini di riscoprire gli antichi mestieri ormai scomparsi.
Un’altra novità è la 1^ estemporanea di fotografia dal titolo “Presepe vivente luciese: tra religiosità e tradizione”. Questa sarà aperta a tutti, fotografi professionisti o dilettanti e sarà articolata in tre sezioni: La Natività, I Volti Del Presepe, Gli Antichi Mestieri; e la foto che meglio rappresenterà la Sacra Famiglia diventerà la locandina della V^ edizione del presepe vivente.
Ecco le date nelle quali sarà possibile visitarlo:

25 - 26 - 30 DICEMBRE 2012
01- 06 GENNAIO 2013
Dalle ore 17:00 alle ore 20:00
Info:http://presepeviventeluciese.blogspot.it
Tel. 328-6567118



  • Presepe vivente (fraz. S.Giovanni):


Giunge invece alla 5^ edizione l’altro presepe vivente presente sul territorio luciese organizzato dal comitato festeggiamenti San Giovanni, ambientato nell'omonima frazione luciese collocata vicino al centro urbano di S. Filippo del Mela. Per l’occasione la tranquilla borgata si trasforma in un villaggio, dove il tempo sembra essersi fermato.
Ecco le date nelle quali sarà possibile visitarlo:

25 - 26 - 30 DICEMBRE 2012
01- 06 GENNAIO 2013
Dalle ore 18:00 alle ore 21:00







Info:
http://www.facebook.com/pages/Presepe-Vivente-San-Giovanni/167042706652130?v=app_2344061033


Antonius Abbbas: Collezionismo tra fede e arte sacra


Antonella Alibrando: E’ stato appena inserito nella serie di santini creati per il collezionismo chiamata Antonius Abbas il realistico simulacro ligneo del “nostro” Sant’Antonio.
Serie nata nel 2011 da un’idea di Daniele Pennisi, un collezionista siciliano devoto al santo anacoreta.
Questa ha un duplice scopo: proporre il culto del santo eremita e divulgare le opere d’arte custodite nelle chiese siciliane. Ogni immaginetta raffigura infatti un’opera d’arte della nostra terra, indipendentemente dal fatto che sia essa un simulacro o un quadro, mentre sul retro vi è un accenno alla vita del santo e una breve preghiera tratta dalla liturgia.


Antonio era un egiziano benestante che ventenne decise di adottare lo stile di vita suggerito dal Vangelo”Se vuoi essere perfetto, va, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi” (parole scritte nel libro che tiene nella mano sinistra), per questo vendette i suoi beni e si ritirò nel deserto dove condusse una vita penitenziale per più di ottant’anni.
Il culto è in parte scomparso perché scostato da quello di un omonimo: S. Antonio da Padova, attualmente il santo più venerato nel mondo, anche se nei secoli le tentazioni di Sant’Antonio hanno ispirato artisti come Salvador Dalì e Bosh nella creazione di suggestive opere d’arte.
Ogni santo ha almeno un simbolo iconografico che lo distingue dagli altri. In questo caso è la fiamma posta ai piedi dell’anacoreta che ricorda la protezione per il terribile herpes, comunemente noto con il nome di “fuoco di Sant’Antonio”.


sabato 1 dicembre 2012

Sbarca a Cuba la cucina tipica siciliana

Pellegrino a Cuba con uno staff di cuochi


Katia Trifirò - Sbarca in terra cubana la cucina tipica della tradizione luciese, alla quale anche il celebre poeta siciliano Bartolo Cattafi ha dedicato alcune delle sue pagine di viaggio. A proporla, in occasione dell’annuale “Fiera Internazionale dell’Avana”, il ristoratore Santino Pellegrino, invitato a Cuba per un workshop sulle diverse lavorazioni di alcuni alimenti vegetali. L’iniziativa, promossa dal ministero dell’agricoltura cubano, ha come obiettivo quello di promuovere un maggiore consumo di frutta e verdura, come prescrive la dieta mediterranea, sia sulla tavola di ogni giorno che nel menu dei ristoranti. 
Molto apprezzate le ricette preparate da Pellegrino, che ha presentato classici piatti siciliani, come la caponata di melenzane, reinventandoli secondo il gusto locale e la disponibilità e la qualità degli ingredienti. Giudizio favorevole anche da parte degli esperti del mondo medico-scientifico, che hanno valutato positivamente le proposte di una cucina in grado di indicare abitudini corrette per la salute della popolazione, equilibrando il regime alimentare, troppo sbilanciato su riso e carne, con l’introduzione di piatti, semplici e gustosi, a base di verdure.  

martedì 27 novembre 2012

In fiamme "Urban Park". Indignazione e voglia di ricominciare

Il chiosco dato alle fiamme domenica notte

Katia Trifirò - Era diventato un punto di riferimento per i luciesi e non solo. Un piccolo chiosco nel parco urbano, attorno al quale ritrovarsi con gli amici per trascorrere qualche ora spensierata. Oggi quello che resta di “Urban Park”, attività commerciale gestita in collaborazione da tre giovani di Santa Lucia del Mela, è un cumulo di cenere, esito delle fiamme che, domenica sera, hanno completamente distrutto la struttura.
Secondo quanto riferito, poco prima di mezzanotte un gruppo di ragazzi di passaggio ha casualmente avvistato il fuoco, dando subito l’allarme e tentando di domare l’incendio in attesa dell’intervento dei vigili del fuoco, sopraggiunti poco dopo. Immediato l’arrivo dei gestori, i quali hanno assistito impotenti al triste spettacolo apparso davanti ai loro occhi. “Urban Park” era stato inaugurato il 2 agosto e, per tutta l’estate, aveva proposto un ricco calendario di appuntamenti, organizzando serate di musica, karaoke e giochi che avevano sempre fatto registrare una grande affluenza di luciesi.    
Gli inquirenti, a lavoro per stabilire le cause dell’accaduto, non escludono al momento nessuna pista. Sebbene la matrice dolosa resti ancora tutta da stabilire, sin dalle ore successive al rogo è partito il tam tam mediatico su facebook, in una gara di solidarietà condita da inevitabile rabbia e da molta indignazione. Alle centinaia di messaggi ricevuti, i proprietari del chiosco hanno replicato con un segnale forte di coraggio e di speranza, manifestando la ferma volontà di ricostruire sulle macerie per riprendere al più presto l’attività, senza lasciarsi scoraggiare dall’episodio, che ha profondamente colpito tutta la comunità luciese. Solidarietà è stata espressa anche dal sindaco Campo e dal gruppo comunale di Protezione civile, che ha deciso di devolvere parte del ricavato della tradizionale tombolata di beneficienza del 26 dicembre prossimo per la riapertura del chiosco.
Il gesto, che scrive una nuova pagina nera della cronaca cittadina, avvenuto in un’ora non tarda del fine settimana, mentre l’esercizio commerciale era chiuso ma il Parco urbano, come sempre, accessibile, ha tuttavia riacceso la polemica sulla necessità di un sistema di videosorveglianza, che garantirebbe maggiore sicurezza alla popolazione.

22 novembre 2011 / 22 novembre 2012. E' ancora emergenza


Katia Trifirò - Inizia con un minuto di silenzio in ricordo delle vittime di Saponara l’assemblea pubblica nella quale, un anno dopo, la comunità luciese torna a fare i conti con le devastanti conseguenze dell’alluvione. Venti milioni di euro i danni stimati, nove le persone ancora evacuate, zero i contributi erogati. Cifre scoraggianti, elencate dall’assessore comunale alla Protezione civile, geom. Angelo Letizia, di fronte ad una platea numerosa composta in gran parte dagli abitanti delle zone più colpite, ma anche dai rappresentanti delle imprese locali impegnate dalla prima ora, con i propri mezzi meccanici, a fronteggiare un’emergenza senza precedenti.
Duecento uomini al giorno, tra volontari di Protezione civile, tecnici comunali, semplici cittadini, rappresentanti delle forze dell’ordine hanno lottato contro le “bombe d’acqua” che, come ha ricordato il sindaco, geom. Nino Campo, si sono abbattute in poche ore. Da San Rocco a Misericordia, da Rossellina a Femminamorta, è estesa su tutto il territorio comunale la mappa delle aree vulnerabili che, già con le prime piogge di settembre, ha ceduto in seguito ai danni strutturali subiti nel disastro idrogeologico di dodici mesi fa. Né, da quella fatidica data, si è ancora ripresa l’economia cittadina, colpita al cuore nei settori dell’agricoltura e dell’allevamento, ma anche del commercio e dell’artigianato, con una perdita quantificabile intorno ai tre milioni di euro. 
A questa cifra vanno aggiunti i 260 mila euro contabilizzati alle imprese locali per gli interventi urgenti eseguiti nei giorni successivi all’alluvione e pagati, ad oggi, solo con un acconto di 40 mila euro anticipati dal bilancio comunale.
Sono dunque le piccole imprese, oltre alla popolazione, ad attendere con trepidazione i fondi promessi dal presidente Crocetta, dopo che l’ordinanza governativa di protezione civile, emanata tardivamente il 25 giugno, non ha reso di fatto esecutivi i 48 milioni assegnati a 51 comuni. 
L’unica risorsa disponibile su cui la comunità luciese può contare, così come avvenuto in tutti i territori coinvolti dal disastro idrogeologico di un anno fa, è quella umana. A sottolinearlo è l’assessore Letizia, che ha elencato le attività di formazione e informazione messe a punto dal gruppo comunale di volontari. Interventi minimi di messa in sicurezza, pulitura dei canali nelle aree a rischio, interventi su acquedotti e fognature, l’acquisto di attrezzature d’emergenza. Ma, soprattutto, la predisposizione di un piano comunale di Protezione civile, un piano di rischio sismico e un piano di rischio idrogeologico, a cui va aggiunto, spiega Letizia, «un piano “culturale”: la comunità si è abituata a collaborare con i volontari e a partecipare attivamente a tutte le misure di prevenzione, come le due esercitazioni organizzate nei mesi scorsi». Letizia ha anche anticipato che è in programma la preparazione di una esercitazione di Protezione civile intercomunale con il coinvolgimento dei comuni della valle del Mela e di Milazzo, che contemplerà anche il rischio industriale. 
Un team di tecnici è, inoltre, a lavoro per disegnare interventi progettuali volti, in particolare, ad intercettare le acque dei torrenti per convogliarle nel Mela, secondo quanto esposto dall’ing. Mariano Bucca, in collaborazione con l’ing. Giuseppe Pinzone e l’arch. Rosalia Briguglio. Proprio la deviazione forzata del percorso dei torrenti, infatti, è all’origine di molti fenomeni di vulnerabilità del territorio, come spiegato dai geologi Salvatore Maio e Salvatore Quattrocchi, che si sono concentrati sulle conseguenze ambientali dell’alluvione e dell’azione dell’uomo. 
A tal proposito, un progetto intercomunale con San Filippo del Mela e Milazzo, per l’irreggimentazione delle acque, è stato annunciato dal sindaco Campo, che ha chiesto un incontro al governatore Crocetta e auspicato un lavoro sinergico tra enti e istituzioni a difesa del territorio. 
Sull’esigenza di una cabina di regia unica, e l’istituzione in Sicilia dell’Autorità di Bacino, si è concentrato l’intervento conclusivo dell’ing. Leonardo Santoro, dirigente regionale. Tra gli interventi programmati, assente il deputato regionale Giovanni Ardizzone. 

Il pubblico che ha assistito all'assemblea pubblica di giovedì scorso

Il tavolo dei relatori

il dirigente regionale Santoro e il sindaco Campo

martedì 20 novembre 2012

103 candeline per Nonna Rosa

Antonella Alibrando - Meglio aggiungere vita ai giorni che non giorni alla vita. Questa emblematica frase è stata pronunciata dalla centenaria più famosa d’Italia, la dottoressa Rita Levi Montalcini, che, nonostante l'invidiabile età raggiunta, ci esorta a seguire il suo esempio: prefiggerci sempre nuovi obiettivi, senza  rimanere spettatori passivi della nostra vita.
Ricordarla ci porta dentro la storia che vogliamo raccontare oggi. Protagonista, una donna che, come la Montalcini, è nata 103 anni fa. 
Era il 1909 e Rosa Alibrando veniva al mondo in una casetta nei pressi del Castello, da papà Salvatore e mamma Domenica. Quinta di sei figli, prima e ultima femmina di casa Alibrando, l’unica ad essere oggi ancora in vita.
Sfogliando i suoi ricordi, scopriamo una vita d'altri tempi. Quelli di un’infanzia serena, prima di conoscere il dolore e la fatica, ricamando a lume di candela, quando due dei fratelli maggiori partono da Santa Lucia del Mela e i genitori scompaiono, lasciandola a fronteggiare giorni duri. Poi, il lavoro come sarta e l'incontro con l'amore della sua vita, Paolo, con cui si sposa e da cui ha tre figli. Arriva la guerra e, quando finisce, resta la necessità di ricostruzione sulle macerie anche economiche di un'Italia in ginocchio, che costringe Rosa a lasciare il paese insieme ai figli alla volta di Cusano Milanino, cittadina della provincia di Milano dove risiede tuttora, per raggiungere il marito che, qualche anno prima, era emigrato trovando un lavoro da metalmeccanico in fabbrica. Faticosamente arrivano gli anni del boom industriale e, in Lombardia, lontano da casa ma con la forza di ricominciare, inizia per Rosa e per la sua famiglia una nuova fase di serenità,  grazie all'impegno quotidiano per una vita dignitosa.
Rosa Alibrando, nata nel 1909
Da allora, ogni anno durante i mesi estivi, Rosa Alibrando - prozia di chi scrive - è tornata nella sua terra natia, anche se, con l'avanzare dell'età, qualche  inevitabile acciacco ha reso queste visite sempre più rare. Nonostante ciò, con l'intervento provvidenziale dei nuovi mezzi di comunicazione e, soprattutto, di internet, riesce a seguire la vita del paese, che, tra immagini e parole, le fa riaffiorare alla mente tanti ricordi. A partire dalle feste religiose che si celebrano durante l’anno, come quelle in onore della Madonna della Neve e di Mons. Antonio Franco, al quale da ragazza chiese una grazia per il padre malato pregando davanti alla teca di cristallo che ne custodisce la catena (con cui Mons. Franco si flagellava in segno di penitenza). Un’altra tradizione che Rosa ricorda con particolare commozione è la solennità del Venerdì Santo, quando i bambini in costume accompagnano i simulacri raffiguranti i misteri della Passione. E pensa a quando, facendo la sarta, per quest’occasione confezionava gli abiti per i bambini in processione, fra i quali quello di “Munichedda”, come chiamavano la Vergine Addolorata, raffigurata con abito e velo nero simile alla tunica delle suore.
La sue giornate, oggi, le trascorre curando l'orto e divertendosi in compagnia dei cinque nipoti e degli otto pronipoti che spesso la vanno a trovare. E, in questa meritata serenità, spegne oggi 103 candeline, circondata dagli affetti più cari.

lunedì 12 novembre 2012

Ricordando Federico. Il Corteo storico luciese al Castello di Milazzo


Antonella Alibrando - Anche il corteo storico di Santa Lucia del Mela è stato tra i protagonisti delle due Notti di San Martino al castello di Milazzo”, organizzate nel fine settimana appena trascorso nell’ambito di un progetto di valorizzazione dei beni culturali che ha coinvolto le scuole milazzesi e diverse associazioni. Tra queste, la nostra "Antiche Torri", presente con una delegazione.  Per i viali della cittadella si è animato così il passaggio di Federico e della sua corte, rievocando una pagina di storia iscritta nelle nostre radici. 
Nel rispetto della tradizione che vuole l’assaggio del vino novello per il giorno di San Martino, inoltre, numerosi studenti si sono esibiti in canti popolari e balli folkloristici che celebrano la raccolta dell’uva e la vendemmia, insieme ad attività divulgative dedicate al mondo del vino e alla cultura contadina. 
Spazio anche per una dimostrazione di tiro con l’arco, per la musica e per le degustazioni di piatti tipici siciliani.




lunedì 5 novembre 2012

Parco urbano, festa a tutta birra


Antonella Alibrando - Grande successo ieri sera per la prima edizione di "NovemBeer fest", a cura dell’associazione cittadina Antiche Torri, in collaborazione con i ragazzi di Urban Park e il patrocinio del Comune. 
Divertimento, musica, birra e grill gli ingredienti principali dell'evento, frutto di un impegno condiviso che ha riempito lo spazio verde del Parco urbano di grandi e piccoli. Anche per questa ampia partecipazione si dichiara soddisfatta Elisabetta Lombardo, presidente di Antiche torri, che ha ringraziato quanti hanno reso possibile la buona riuscita della festa: l’associazione Ne combiniamo di tutti i colori, che con il suo staff ha intrattenuto e divertito i bambini con coloratissime sculture di palloncini; gli artigiani che hanno creato un mercatino con le loro produzioni; il gruppo di Divertiamoci correndo, che durante la serata ha raccolto le iscrizioni per il concorso di bellezza "Ragazza dell’anno". Un contributo speciale, poi, è venuto dagli artisti che hanno allietato la serata, ovvero la giovanissima cantante Elisa Salvo, che ha incantato il pubblico con la sua versione di Titanium, l'apprezzato duo Cirino-Sciotto, che si è esibito con un repertorio variegato ed emozionante, il  gruppo Hasta la Vista e il loro piacevole sound.
Inoltre, presso un apposito banchetto, un gruppo di volontari ha promosso la raccolta firme nell'ambito del censimento promosso dal FAI: in tanti hanno continuato ad aderire alla campagna “I luoghi del cuore”, con l'auspicio di inserire, tra i dieci monumenti nazionali che verranno restaurati, anche la nostra chiesa SS. Annunziata. 






domenica 4 novembre 2012

7° Giornata di Campionato: Promende fermata sullo 0-0 dal Pellegrino


Filippo Alibrando - E' terminata 0-0 la partita valida per la 7 giornata di Campionato di Prima Categoria, Girone D. La Promende davanti al pubblico di casa dello stadio “Gaetano Scirea”, viene bloccata sullo 0-0 da un Pellegrino che tiene botta alla supremazia giallorossa. Una partita dominata dalla squadra di casa, che ha avuto come unico handicap quello di non concretizzare le tante potenziali occasioni da gol. Colpisce un palo in avvio di gara con Genovese, e sbaglia il gol del vantaggio nel secondo tempo con Burrascano. Il pellegrino, a parte poche azioni, non è stato molto presente in gara, soprattutto nel secondo tempo, nei 45' in cui la Promende ha dilagato assediando l'area avversaria ma non ottenendo il gol del vantaggio.

Le formazioni:

Promende: Foti, Nobile, Lipari, Barca, D’Amico, Genovese, Burrascano (C), Floramo, Cerasuolo, Schepisi, Casella. A disp. Impellizzeri, Ficarra A., Granata, Zullo, Gitto, Ficarra M., Cirino.      All. Granata
Pellegrino: Soldino, Catalfamo, Cannistrà F., Lombardo, La Macchia, De Mariano, Cannistrà S., Giorgianni, Genovese, Romeo, Rera (C). A disp. Di Mento, Andaloro.      All. La Rocca
Direttore di gara: Mirabella di Acireale

La cronaca della gara

4’ Prima occasione da gol per la Promende: Genovese centra il palo pieno dalla distanza.
20’ Ammonito Romeo per un fallo su Cerasuolo che stava per girarsi verso la porta servito da Schepisi. Il conseguente calcio di punizione non produce effetti.
24’ Azione del Pellegrino che battendo una rimessa laterale arriva in area di rigore, dove Rera calcia, ma il giocatore è in posizione regolare.
26’ Dopo un calcio di punizione, il Pellegrino recrimina per un fallo in attacco sul portiere.
27” Si ripete l’azione di inizio gara: Genovese si smarca nuovamente dalla distanza, ma stavolta il suo tiro finisce di poco a lato.
32’ Ammonito Cannistrà S. per proteste su un presunto fallo di mano
36’ Fallo di D’Amico su rera: la punizione dalla tre quarti di Romeo finisce di poco a lato
45’ Cannistrà tira da posizione defilata rispetto al portiere: Foti riesce a respingere. Con questo episodio si conclude il primo tempo sul risultato di 0-0.

2° Tempo:

Su calcio di punizione di Genovese, D’Amico colpisce di testa verso la porta: Soldino riesce ad afferrare il pallone.
5’ Casella crossa al centro dalla fascia sinistra: il pallone viene deviato dal difensore ma arriva a Schepisi che tira. Il pallone però viene parato da Soldino.
7’ Ammonito Genovese (PE)
8’ Sostituzione Promende: Esce Floramo che lascia il posto a Ficarra A.
11’ Sistituzione Promende: Esce Casella, entra Granata.
13” Ammonito Barca
16’ Punizione per la promende: Granata crossa al centro. Il pallone viene girato di testa da Cerasuolo per Genovese che tira al volo ma il suo tiro viene parato da un attento Soldino.
17’ Ammonito Ficarra A.
19’ Burrascano tira al volo dopo una respinta di Catalfamo: il tiro finisce di poco a lato.
23’ Sostituzione Promende: Esce Nobile che lascia il posto a Gitto.
25” Ammonito Cannistrà F.
31’ La promende assedia l’area avversaria. Cerasuolo passa corto per Burrascano che una volta arrivato a tu per tu col portiere sbaglia il gol del vantaggio.
36’ Il Pellegrino recrimina per un fallo di mano al limite dell’area. L’arbitro concede solo il calcio d’angolo.
37’ Sostituzione Pellegrino: Esce Rera, Entra Andaloro
38’ Il neo- entrato Andaloro sfrutta un’incertezza della difesa tirando in porta: il suo tiro (abbastanza debole) viene deviato da Foti e spazzato da D’Amico.
40’ Ammonito Genovese (PRO)
43’ La promende è in cerca del gol del vantaggio: Lipari tira da fuori area, ma il tiro esce abbondantemente.
44’ Ammonito Burrascano per proteste
49’ Finisce la partita sul risultato di 0-0

Ammoniti: Romeo, Cannistrà F, Cannistrà S, Genovese (PE), Barca, Ficarra, Genovese, Burrascano (PRO)
Espulsi: //////

venerdì 2 novembre 2012

Riti perduti. I Cappuccini e la ricorrenza del 2 novembre



Santo Arizzi - 2 novembre. Questo è il giorno tradizionalmente dedicato alla commemorazione dei defunti (in latino Commemoratio Omnium Fidelium Defunctorum, ossia Commemorazione di Tutti i Fedeli Defunti).
La ricorrenza, che oggi viene celebrata e riconosciuta dalla chiesa cattolica, in realtà è ispirata ad un più antico rito bizantino; all’occorrenza, i defunti venivano celebrati il sabato prima della domenica di Sessagesima (ovvero quella che precede di due settimane l'inizio della quaresima). Nella chiesa latina, il rito viene fatto risalire all'abate benedettino Sant'Odilone di Cluny nel 998: con la riforma cluniacense, si stabilì infatti che le campane dell'abbazia fossero fatte suonare con rintocchi funebri, dopo i vespri del primo novembre, per celebrare i defunti, ed il giorno dopo l'eucaristia sarebbe stata offerta "pro requie omnium defunctorum"; successivamente il rito venne esteso a tutta la Chiesa Cattolica.
È ormai tradizione, nel giorno dedicato al ricordo dei defunti, visitare i cimiteri e portare in dono fiori sulle tombe dei propri cari.
In Sicilia, in concomitanza dell’evento liturgico,  è diffusa l'usanza di preparare i dolci dei morti, costituiti dalle caratteristiche “ossa dei morti” e dalla “frutta Martorana” a base di pasta di mandorle. Nella Sicilia orientale, in particolare a Palermo, durante la notte di Ognissanti, la credenza vuole che i defunti della famiglia lascino dei regali e i dolci caratteristici sopra citati ai bambini; usi e costumi di grande fascino, ormai consolidati nella tradizione popolare.
Anche a Santa Lucia del Mela tali tradizioni risultano essere elementi tipici della festa di Ognissanti: sono famosi, infatti, i dolciumi luciesi realizzati per questa occasione, soprattutto quelli a base di frutta martorana, una peculiarità locale conosciuta nell’enogastronomia dell’intero hinterland del milazzese e della valle del Mela.
Da alcune testimonianze popolari risulta che la messa in suffragio delle anime dei trapassati, oggi celebrata per l’occasione nel piazzale del cimitero monumentale luciese, un tempo si svolgeva nei locali della cripta dei Cappuccini della stessa città, luogo di grande fascino e mistero.
Una botola all’interno della chiesa dei Cappuccini, nella pavimentazione (ormai sostituita) dell’unica navata, situata a ridosso dell’ingresso al luogo di culto, dava l’accesso nella cripta sottostante attraverso un percorso a scale ancora visibile dal locale inferiore. Era proprio in questo piccolo spazio che venivano accolti i fedeli; quest’ultimi potevano sentire la messa e sedersi su delle sedie, già sistemate in due file parallele lungo tutta l’unica navata, a strettissimo contatto con i corpi dei defunti. All’epoca, intorno ai primi anni del 900’, i corpi si trovavano ancora in posizione eretta e per tanto erano ancora istallati all’interno delle nicchie ancora oggi visibili. La suggestione era garantita soprattutto dalla ristrettezza dello spazio della cripta, che costringeva i fedeli a sedersi proprio accanto alle mummie per ascoltare la messa.
All’interno della cripta si conservano ancora oggi i  resti di numerosi individui mummificati o scheletrizzati. La disposizione attuale delle mummie è snaturata a causa di un recente intervento di restauro dell’ambiente funerario; all’occorrenza si è provveduto a ricollocare i resti decoesi, talora appartenenti a più individui, all’interno di venti teche quadrangolari di vetro, sistemate lungo le pareti laterali della cripta, nello spazio ricavato all’interno delle nicchie che originariamente accoglievano i cadaveri in posa stante. I corpi meglio conservati sono contenuti in ventidue casse lignee, di cui alcune recentemente sostituite a quelle originarie. Le casse più antiche, verosimilmente della seconda metà del XIX secolo, hanno forma rettangolare e sono in legno colorato (giallo, verde, rosso o nero), con finestre di vetro, che permettono di osservarne il contenuto dall’esterno. Sono inoltre presenti sei bambini, di cui quattro deposti a coppie nella medesima cassa; in base al vestitino, è stato possibile identificare due femmine. Gli individui contenuti nelle casse indossano ancora le vesti originarie, in alcuni casi in buone condizioni di conservazione. Si tratta per lo più di abiti civili, e in due casi di abiti sacerdotali. Un individuo presenta sul volto una maschera funeraria, mentre due mostrano le orbite, le cavità nasali e la bocca riempite di cotone.
Oggi la messa in suffragio delle anime dei trapassati, non è più celebrata in questo luogo, destinato ormai alle visite per un turismo di tipo culturale. Questa usanza non era comunque una peculiarità luciese, ancora oggi si celebra in altre cripte italiane, come ad esempio nella “Cappella della Messa” nella cripta dei Cappuccini della Chiesa dell'Immacolata in via V. Veneto in Roma, oppure nella cripta della Cattedrale della Diocesi di Reggio Emilia Guastalla.











Foto del cimitero cittadino, 
a cura di Santo Arizzi

giovedì 1 novembre 2012

Cade in un burrone, salvo dopo ore di paura





Katia Trifirò – Una lunga giornata di paura. È questo l’esito della disavventura, fortunatamente a lieto fine, vissuta ieri da un uomo scivolato in fondo ad un pericoloso dirupo e salvato dopo oltre otto ore. Una passeggiata in montagna, in cerca di castagne, si è trasformata così in un incubo per Carmelo Quattrocchi, 57 anni, luciese, protagonista involontario dell’accaduto.
L’uomo, uscito da casa di buon mattino, aveva raggiunto l’area di una pineta lungo la strada provinciale che collega il centro abitato alla frazione montana di San Nicola, quando ha improvvisamente perso l’equilibrio, forse a causa del terreno bagnato, ruzzolando rovinosamente dalla parete scoscesa che, a valle, finisce sulle sponde del torrente Mela. Le urla disperate di Quattrocchi, in preda al terrore, sono state per pura casualità udite da un pastore che si trovava di passaggio da quelle parti. Grazie a quest’ultimo, sono immediatamente partite l’allerta e la richiesta di aiuto, che hanno condotto sul posto tutti i soccorsi necessari. 
Ad intervenire per primi, intorno alle 13, i vigili del fuoco di Milazzo e gli operatori del 118 dell’ospedale mamertino. Presenti anche i carabinieri della locale stazione e i volontari di protezione civile. Decisivo, infine, l’arrivo degli uomini della squadra Speleo-Alpino-Fluviale di Messina, specializzati in attività di salvataggio di questo genere.
Le operazioni di soccorso, andate avanti per ore, si sono rivelate subito molto lunghe e complesse, tanto che l’uomo è stato raggiunto soltanto in pieno pomeriggio, poco prima delle 18. Dopo essere stato assicurato ad una barella con l’ausilio di alcune corde, è stato tirato su per una cinquantina di metri e, poi, condotto sino a valle, dove ad attenderlo c’era un’ambulanza che ha provveduto a fornirgli i primissimi aiuti, oltre a cibo e conforto. 
A rendere particolarmente arduo il recupero del malcapitato, non solo la zona impervia in cui si trovava ma anche le condizioni meteo avverse, a causa di una pioggia battente che non ha dato tregua per tutta la giornata, e l’arrivo anticipato del buio, che non ha consentito il soccorso tramite elicottero. Quattrocchi, al quale è stata diagnosticata una frattura scomposta all’arto inferiore sinistro, è stato subito trasportato al Pronto soccorso. Nonostante lo choc, si trova adesso in buone condizioni. 

martedì 30 ottobre 2012

Elezioni regionali, il voto a Santa Lucia del Mela


Katia Trifirò - "Un siciliano su due non è andato a votare. È quello che in regione ci lavora già" (Spinoza.it). Potremmo subito cavarcela con una battuta, se in ballo non ci fosse il destino di un'isola nota per la celebre affermazione gattopardesca "tutto cambia perché nulla cambi", con cui Tomasi di Lampedusa siglava il destino amaro dei siciliani, antropologicamente destinati ad adattarsi ai cambiamenti, nella convinzione che questi non comprometteranno mai in alcun modo le posizioni di privilegio di certe classi. Ed è proprio questa la sfida che, in un clima di comprensibile disillusione, si pone immediatamente a chi ci governerà. Se il neo-presidente Crocetta, scelto da quella minoranza di elettori il (30, 48%) che lo hanno votato sperando finalmente in una azione di buon governo - anche per il suo passato di sindaco antimafia -, non dovrà disattendere le aspettative di questi ultimi e di tutti gli altri che, ormai troppo delusi, a votare non ci sono neppure andati, non meno arduo sarà il compito che si presenta al Movimento 5 stelle, tenuto a difendere la sua diversità dalla "casta", ovvero la principale ragione per cui in tanti, soprattutto tra i giovani, hanno accordato fiducia ai suoi candidati. Tanti nomi nuovi hanno conquistato uno scranno a Palermo, favoriti dal crollo dei partiti tradizionali - in primis il Pdl -, la composizione dei 90 deputati mantiene, tuttavia, nomi eccellenti della vecchia guardia: e sarà questo complesso equilibrio, oltre alla ripartizione della nuova assemblea, a determinare le alleanze e i patti di governabilità. 
Non dissimile dal quadro generale l'andamento del voto tra i luciesi. Con una media leggermente più alta di quella regionale, a Santa Lucia del Mela si sono recati alle urne il 54,23 % degli aventi diritto al voto. Un risultato che, nello standard di quanto avvenuto in tutta la Sicilia, segnala l'attesa sfiducia nei confronti dei palazzi del potere, incanalando un malcontento teso  a sfociare nel non voto, accompagnato da una significativa percentuale (poco meno del 10%) di schede bianche o nulle.
Non c'è stato, tuttavia, il boom dei cosiddetti "grillini" che, mentre a livello siciliano diventano il primo partito, in paese si sono fermati al 7% delle preferenze (un totale di 154). Con 777 voti, le liste dei partiti collegati a Crocetta convincono invece il 35% degli elettori; tre punti più giù la galassia Musumeci e, a seguire, i gruppi a sostegno di Miccichè (15%), Marano (5%), De Luca (2%). Poche manciate di voti, come prevedibile, per tutti gli altri. Nel dettaglio delle singole espressioni di voto, i principali partiti che resistono sono Pd (547 voti),  Pdl (319), Mpa (152), Udc (144), Grande Sud (131). 
E proprio entro Pd e Pdl si collocano i candidati più votati. Si tratta di Franco Rinaldi, punto di riferimento del Pd cittadino, che conquista 273 voti e arriva all'Ars; del maresciallo in servizio a Santa Lucia del Mela Davide Paratore (259); di Santi Formica, altro volto noto della politica locale, eletto nelle fila del Pdl (200); di Giuseppe Cocuzza, il sindaco filippese recentemente passato al Pd (107). 
Messina conquista, in tutto, 11 seggi: oltre a Rinaldi e Formica, ci sono Bernadette Grasso (Grande Sud), Nino Germanà (Pdl), Valentina Zafarana (M5S), Marcello Greco (Crocetta presidente), Carmelo Currenti (Musumeci presidente), Giuseppe Picciolo (Partito dei Siciliani), Giuseppe Laccoto e Filippo Panarello (Pd), Giovanni Ardizzone (Udc). 
Tra le matricole di Sala d'Ercole ci saranno ben 15 deputati grillini, tra cui appunto la messinese Zafarana. Tra i "vecchi" della politica, non ce l'hanno fatta il deputato di Fli Carmelo Briguglio, l'ex sindaco di Messina Giuseppe Buzzanca, del Pdl, l'ex sindaco di Milazzo Lorenzo Italiano, di Grande Sud. 

sabato 27 ottobre 2012

Frane e maltempo. A che punto siamo?


La strada si è staccata nei pressi di contrada Zurrà
Katia Trifirò – Sono passati quasi dodici mesi e il binomio maltempo e frane, al quale la cronaca ci ha tristemente abituati, in moltissimi casi continua a rimanere una realtà senza soluzione, nonostante le ripetute richieste di intervento urgente partite dagli uffici comunali. Sebbene le temperature stagionali sopra la media stiano tenendo lontane le piogge d’autunno, è bollino rosso per diverse aree del territorio luciese, già funestate dall’eccezionale evento atmosferico dello scorso novembre. 
Se ci spostiamo dal centro urbano, colpito in più quartieri, al versante della montagna, particolarmente grave appare qui la condizione della strada provinciale 65, adibita a collegare il paese alla contrada San Nicola e interessata un anno fa da numerose frane, che ne hanno comportato anche la parziale interruzione. Dopo i primi lavori per il ripristino della viabilità, nessun altro intervento è stato effettuato, per cui si teme che alle prime avvisaglie di maltempo si possano verificare ulteriori danni strutturali, che potrebbero portare alla chiusura totale della strada. 
Particolare della strada, ridotta ad una sola corsia
Il punto più a rischio è in prossimità della contrada Zurrà, dove una grossa frana ha causato il cedimento di una vasta parte dell’arteria stradale, con conseguente limitazione del transito su un’unica carreggiata. Ulteriormente compromesso dalle prime piogge di settembre, questo tratto di strada si trova sul punto di cedere completamente, interessando anche il costone lato monte. 
A pagarne le conseguenze, sarebbero in questo caso tutti i luciesi che si recano quotidianamente nelle varie contrade della montagna, in cui esistono non soltanto terreni coltivati, ma anche fabbricati ad uso abitativo. Sulla stessa strada transitano, inoltre, numerosissimi operatori del settore della pastorizia, che sono obbligati a questo unico passaggio per raggiungere le proprie aziende, così come avviene per gli uomini del corpo forestale. Anche una parte dell’economia locale, quindi, finirebbe pesantemente danneggiata, come denunciato più volte, in attesa di un riscontro da parte della Provincia.  

venerdì 26 ottobre 2012

Operatori turistici e giornalisti a Santa Lucia del Mela, sulle rotte dell'arte e dei sapori

Gli ospiti nell'azienda Parra

Katia Trifirò – Fa tappa a Santa Lucia del Mela il tour di sette giorni per giornalisti e operatori turistici dedicato alla scoperta  degli itinerari rurali della provincia di Messina, tra i Nebrodi e i Peloritani, con l’obiettivo di confezionare pacchetti che comprendano storia, archeologia, natura e paesaggio. Gli ospiti, dopo una cena a base di prodotti tipici a cura di Francesco Parra, hanno potuto passeggiare nella città by night, tra lo scorcio suggestivo del Castello e i tesori nascosti della Cattedrale, guidati da Libero Rappazzo. 
L’iniziativa, realizzata dall’assessorato regionale alle risorse agricole e alimentari nell’ambito del Programma di sviluppo rurale 2007-2013, punta a rilanciare l’agricoltura e le campagne siciliane attraverso misure di formazione e informazione, valorizzando le aziende agricole multifunzionali, che non si occupano solo di produzione ma che, come suggerito dall’Unione europea, decidono di diversificare la propria attività con la ricettività (agriturismo), l’educazione alimentare ai ragazzi in età scolare (fattorie e aziende didattiche), la pet-therapy e tutti gli altri servizi legati alla campagna. 
Tra i comuni coinvolti anche Milazzo, dove è stato organizzato il “borsino”, occasione di incontro tra operatori turistici e aziende agrituristiche della provincia di Messina, con la partecipazione di altre agenzie di viaggio siciliane che si occupano di incoming. Tra gli ospiti del tour, la giornalista spagnola Carmen del Vando Blanco, consigliera dell’associazione Stampa estera in Italia, i fotografi Claudio Brufola e Antonio Del Sesto, Laura Lanza del tour operator inglese The Italian Experience, Giovanni Ciancio della  Ipparitravel di Vittoria, Loredana Ceruso della Virtus Viaggi, Massimo Damante della Mesotour e Gianfranco Ringo della Acitour di Palermo. Infine, grazie alle riprese di Salvo Militello, al termine del progetto sarà realizzato un dvd che documenta l’intero viaggio e che verrà proiettato in occasione di fiere di settore e iniziative di stampo agrituristico. 
Il circuito è partito dal Distretto di Agrigento per arrivare al Belice e, poi, spostarsi su Trapani e Palermo, Enna e i distretti di Caltanissetta, Etna e Calatino. Dal 12 al 18 sarà la volta dei distretti di Ragusa e Siracusa, tra il barocco e i luoghi di Montalbano, mentre l’ultimo tour, sulle Madonie e i Monti Sicani, punterà sulla promozione delle aree interne dell’isola.
Sul sito dell'agriturismo Parra la photogallery completa dell'evento: http://www.agriturismoparra.it/foto-promotori-turistici-2012/indice.php

lunedì 22 ottobre 2012

Antichi mestieri luciesi. Quando il passato non è una terra straniera


di Tiziana Parisi


Quando un popolo non ha più senso vitale del suo passato si spegne. 
La vitalità creatrice è fatta di una riserva di passato. 
Si diventa creatori anche noi, quando si ha un passato. 
La giovinezza dei popoli è una ricca vecchiaia.


(Cesare Pavese, "Il mestiere di vivere", 6 luglio 1939).


Le parole di C. Pavese sottolineano l'importanza, per ogni comunità, della dialettica costante tra vecchio e nuovo, tra passato e presente. Per riuscire a comprendere a fondo il presente, infatti, occorre indubbiamente conservare un'adeguata memoria storica, la quale non può rinunciare al tentativo di tramandare, tra le altre cose, notizie riguardanti le antiche attività lavorative presenti nel proprio territorio. Nell’ambito luciese molti antichi mestieri, in seguito all'avvento del consumismo, che nel corso degli ultimi sessant'anni ha 
modificato le esigenze del mercato, sono stati del tutto abbandonati o risultano in procinto di scomparire.
La bottega del mastro ramaio
Tra quelli che, seppur rari, vengono svolti ancora oggi da perseveranti artigiani luciesi, vi è l'antico mestiere del mastro ramaio
Il Sig Giovanni Mercadante, infatti, ottantatreenne, seppur ormai in pensione da diversi anni, si reca ogni mattina nella sua bottega, situata nella parte alta del paese, per continuare a creare oggetti interamente realizzati a mano, senza l’ausilio di alcun macchinario, non più per scopi commerciali, ma soltanto per piacere personale. Egli afferma di aver imparato il mestiere da piccolo, aiutando il padre: la sua famiglia, infatti, svolge questa attività da 4 generazioni. Dopo il servizio militare, si sposò e si mise in proprio, cominciando a produrre, e talvolta a riparare, caldaie, pentole e campane ad uso pastorizio.
Una campana ad uso pastorizio in fase di lavorazione
“Più volte mi è capitato di ricevere nella mia bottega dei ragazzi intenti a preparare la loro tesi di laurea - afferma il mastro ramaio -, i quali hanno seguito passo passo le mie lavorazioni. Ma, purtroppo, dopo di me a S. Lucia non ci sarà più nessuno a seguire le mie orme. Mio figlio, infatti, svolge un altro lavoro, e nessun giovane – continua con un po’ di disappunto - ha voluto imparare da me; oggi vogliono tutti lavorare con i piedi sotto il tavolino! Di mastri ramai più vicini a noi possiamo trovarne attualmente soltanto uno a S. Angelo di Brolo e uno a Randazzo”.
Mulino a pietra
Un altro antico mestiere, che permane a stento sul nostro territorio, è quello svolto dalla Sig. Carmela Coppolino, 84 anni, detta, non a caso, "a mulinara". Ella racconta che fin dall’età di 15 anni cominciò ad aiutare il suo futuro marito, che possedeva un mulino a pietra, azionato dalla pressione dell’acqua, il quale fu trasferito negli anni in diverse sedi,per poi essere trasformato, una volta giunto all’interno del centro abitato, in seguito al fenomeno dell’urbanesimo, in mulino ad alimentazione elettrica. Fu inoltre acquistato un secondo mulino, a cilindri, messo in funzione contemporaneamente al primo, a causa dell’aumentata richiesta da parte degli utenti di un prodotto più raffinato.
Particolare di un mulino a cilindri
“Da circa una decina d’anni, però - racconta la Sig. Coppolino - ho assistito ad un’inversione di tendenza; la gente, infatti, vuole tornare ad usare una farina più grezza, preferendo così la lavorazione a pietra, convinta della maggiore salubrità di questo prodotto. Mi sento inoltre di consigliare, a chi volesse preparare il pane in casa, di usare il lievito-madre invece dei moderni lieviti chimici, in quanto esso ha una fermentazione limitata nel tempo, per cui non causa disturbi digestivi. Per il futuro prevedo un ulteriore ritorno alla lavorazione casalinga del pane, soprattutto a causa dell’aumento dei prezzi dei generi alimentari a cui assistiamo continuamente”.
Ma, a scapito di qualsiasi preconcetto, che vedrebbe soltanto persone di una certa età svolgere questi vecchi mestieri, vi è la bottega di Giuseppe Cirino, 26 anni, calzolaio (in dialetto locale "scapparu"). Ma cosa spinge un ragazzo della sua età ad intraprendere questo tipo di lavoro?
“Fin dall’età di 12 anni – racconta il giovane - ho lavorato come apprendista presso diverse botteghe, per poi decidere di mettermi in proprio, spinto, oltre che dal sapore nostalgico trasmessomi da questa attività, anche dal fatto che non avrei avuto molta concorrenza, data la sua attuale rarità nel nostro ambito cittadino. Ho voluto però apportare dei cambiamenti, a cominciare dal tipo di ambiente, che ho reso più luminoso e accogliente rispetto al passato, e continuando con i materiali e le tecniche, che andavano necessariamente rinnovati. Devo ammettere di aver avuto un buon riscontro tra i miei concittadini”. 
Inutile dire che un’eventuale scomparsa di questi antichi mestieri produrrebbe un ingente danno culturale, così come è avvenuto in seguito alla totale sparizione di molti di essi, presenti anticamente sul territorio luciese. Eccone alcuni esempi:
- u franninaru: vendeva pezzi di stoffa. 
- u siggiaru: costruiva e riparava sedie. 
- l’umbrillaru: riparava gli ombrelli. 
- i carbunara: accendevano un’alta catasta di legna ricoperta da terriccio, per poi ricavarne, dopo 
alcuni giorni, il carbone. . 
- u mastru firraru (maniscalco): si occupava di mettere gli zoccoli agli asini, ecc... 
- u stagninu: produceva e riparava oggetti in latta, lamiera e stagno. 
- u buttaru: costruiva le botti. 
- u baddunaru: produceva i “badduni”, cioè una sorta di selle per gli asini, cavalli, ecc.. 
- i nuvaroli: raccoglievano la neve in un fosso, la pressavano per farla diventare ghiaccio, per poi tagliarla a blocchi; poi li caricavano sui muli e li portavano in paese per venderli (fungevano da frigoriferi). 
- u banniaturi: diffondeva a voce notizie da parte del comune o di privati cittadini, introducendole con l’espressione: "Sintìti,!!!sintìti!!!" 
- l’ugghiularu: vendeva l’olio. 
- u curàtulu: a differenza di oggi, anticamente aveva molti poteri, simili a quelli del feudatario medievale; egli prendeva un enorme numero di decisioni riguardanti bestiame e terre, dove lavoravano i contadini, ai quali sottraeva la parte migliore del raccolto. 
- u cantastorie: intratteneva grandi e piccini con i suoi racconti. Spesso stazionava “nto buggu” (l’attuale P.zza Margherita). 
- il venditore di sarde: amava “pubblicizzare” i suoi prodotti con la frase ”Prima i soddi e poi i sardi!”. 
- u cufinaru: intrecciava ceste, cestini, ecc…(Oggi qualcuno ancora permane, ma non può considerarsi un vero e proprio lavoro). 
- u sinsàli: era un intermediario nelle vendite di proprietà private, da cui ricavava delle percentuali. 
- u pizzularu: raccoglieva le radici dell’erica, per poi rivenderla a chi produceva pipe, cruscotti per automobili e parquet. 
Coscienti del ruolo che il lavoro ha sempre avuto all'interno della società, e cioè quello di condizione essenziale per la sua stessa sopravvivenza, oltre che di supporto dei rapporti umani ed economici fra i suoi componenti, alcuni di questi vecchi mestieri vengono fatti rivivere egregiamente nel corso di varie manifestazioni organizzate in diversi periodi dell'anno nel nostro paese. I prossimi eventi in cui tornerà in vita, sebbene per pochi giorni, parte di questo prezioso patrimonio lasciatoci dai nostri padri ed antenati, sono il November Fest, che si svolgerà domenica 4 Novembre presso il Parco Urbano di S.Lucia del Mela, e, sempre nella stessa cornice, la IV edizione del Presepe Vivente, che prenderà il via il giorno di Natale, per poi ripetersi nelle date prestabilite. Occasioni queste per avvicinare i piccoli, sfruttando così il loro enorme potenziale educativo, gli adulti e persone di ogni età, che abbiano voglia di rivivere uno spaccato culturale non indifferente.