lunedì 29 giugno 2020

Il culto dei Santi Pietro e Paolo

(Andrea Italiano) - Il culto dei Santi Pietro e Paolo è venerato a Santa Lucia del Mela in ben due tele, entrambe primo-seicentesche, conservate rispettivamente nel Duomo-ConCattedrale e nella chiesetta padronale di Pancaldo, un tempo appartenente alla famiglia Crisafi.

Ci soffermeremo soprattutto su quest’ultima opera, che versa in uno stato di conservazione pietoso e ciò per attenzionare un bene artistico che merita un urgente restauro. La tela, una pala d’altare di grandi dimensioni, è divisa in due registri orizzontali. In quello basso presenta le figure di tre Santi, San Giovanni a destra (San Giovanni è il patrono titolare della chiesa e del borgo di Pancaldo) e sulla sinistra il duo dei Santi Pietro e Paolo, come intenti in un dialogo tra loro. Le figure dei Santi si stagliano prepotentemente (e gagliardamente direi) contro uno sfondo scuro, che sembra essere un alto muro di cinta. I Santi sono identificati dai consueti elementi iconografici: l’Agnello per San Giovanni (che è il Santo più giovane, con mezzo petto nudo e vestito in tunica di pelle, secondo la tradizione), lo spadone per San Paolo e il Vangelo aperto e le Chiavi per San Pietro. In alto, invece, ma in verità questo brano sembra essere stato sovra immesso successivamente tanto appare slegato e sproporzionato rispetto a tutto il resto, vediamo la Madonna con sulle ginocchia il piccolo Bambin Gesù.

La tela, non studiata e quasi sconosciuta alla letteratura artistica, è di grande interesse perché presenta i tipici caratteri della pittura post-caravaggesca degli anni Venti-Trenta del Seicento. I Santi, infatti, sono raffigurati con grande dovizia realistica e sebbene non manchino gli elementi di durezza disegnativa (soprattutto nella figura di San Giovanni), si connota generalmente per una buona resa tecnica, improntata alla verosimiglianza e al mimetismo. Il linguaggio artistico del quadro (realismo misto a monumentalismo, il panneggio ritmato e colonnare, la posa stentorea) ci indirizza verso la maniera di un pittore come Alonzo Rodriguez (attivo a Santa Lucia del Mela nel 1620, quando dipinse la grande tela della Purificazione della quale rimangono oggi due brandelli nel Palazzo Vescovile) anche se gli stessi argomenti (e il volto di San Pietro in particolare) ci suggeriscono i modi del primo Barbalonga messinese, laddove mischiava il suo classicismo romano alla moda imperante del caravaggismo dello stesso Rodriguez. Un provvido restauro, e un auspicabile studio archivistico, potrebbero dirci molte più cose di un quadro che andrebbe a collocarsi tra i più notevoli dell’intero patrimonio luciese.