venerdì 11 novembre 2016

L'AMORE NON HA ETA'. Intervista a Tava Daetz in Avarna, Duchessa di Gualtieri Sicaminò

TIZIANA PARISI: Due occhi cangianti, tra il verde e il celeste, capelli raccolti, un sorriso dolcissimo e due gambe lunghissime.
Incontro per la prima volta Tava Daetz, seconda moglie del Duca Giuseppe Avarna (scomparso in tragiche circostanze nel 1999), in un bar della piazza centrale di Gualtieri Sicaminò.
Ci presenta un amico comune e si mostra subito disponibile a concedermi un'intervista.
Ci sediamo sul bordo di una fontana, baciate da un sole autunnale. E' l'11 novembre. Esattamente 100 anni fa, nel 1916, nasceva il Duca. Ed è proprio per l'occasione del centenario che Tava torna in Sicilia, sui luoghi che la videro protagonista di un'intensa e altrettanto chiacchierata storia d'amore.
Ella è infatti tra gli organizzatori della commemorazione svoltasi nello stesso giorno a Messina, nella sala mostre dell'Archivio di Stato. Nuovi documenti sono stati appunto acquisiti dall'Archivio, diretto dalla Dott.ssa Eleonora Della Valle, i quali saranno oggetto di studio al fine di acquisire nuove informazioni di natura storica, letteraria e biografica relative a questo illustre personaggio, che fu uno degli ultimi esponenti della nobiltà locale, nonché scrittore, poeta e storico.  
Quando Tava parla di suo marito le si illuminano gli occhi, le si emoziona la voce, e, col suo forte accento americano (è nativa dell'Oregon, USA), ripercorre le tappe di una vicenda che presenta le caratteristiche di un amore romanzesco ma reale, le cui tracce si possono “toccare con mano” visitando l'antico borgo sulle colline di Sicaminò, dove sorge il Castello, l'adiacente chiesetta e la contigua “Casa del Parroco”. Proprio in quest' ultima, trasformata nel loro nido d'amore, trascorsero i loro 23 anni insieme.
Il Duca, infatti, era già caduto in povertà, dopo che la riforma agraria del '55 gli sottrasse 900 dei suoi 1400 ettari di proprietà, che si estendeva inizialmente fino a Castanea e Nizza di Sicilia. La separazione dalla prima moglie, inoltre, lo privò anche della residenza ducale e di molti dei suoi beni. Cercò più volte di risollevarsi, ma le tasse e il difficile rapporto con i figli gli impedirono di raggiungere nuovamente la stabilità economica precedente alla seconda guerra mondiale, alla quale prese parte come ufficiale di cavalleria.




D. In quale occasione conobbe il Duca e come andò il vostro primo incontro?

R. Avvenne nel 1976. Lui aveva 59 anni, io 26. Io ero un'assistente di volo, lavoravo per la Pan Am, ma a causa della crisi petrolifera fui licenziata. Avevo tuttavia a disposizione un viaggio gratuito e decisi di visitare alcune città europee e africane, prima di ritirarmi a vivere da mia madre a Nairobi. Avevo già visitato Parigi e arrivai a Roma. Mentre passeggiavo per via Veneto, mi accorsi che era frequentata dai cosiddetti “pappagalli”, cioè da ragazzi che importunavano le turiste, specie se straniere. Decisi allora di allontanarmi, procedendo a grandi passi per una discesa, ma sentivo di essere seguita. Avvertivo dei passi dietro di me, quindi mi ero già preparata la frase da dire in Italiano:” Io non parlo con i soliti pappagalli!”. Ma nulla di tutto ciò avvenne, poiché, quando mi voltai, non vidi il solito ragazzo, ma un uomo distinto, di una certa età; allora scoppiai a ridere, lui mi prese per il braccio e mi propose:”Prendiamo un bicchiere di champagne?”. Da quel momento non ci siamo più lasciati. E' stato proprio love at first sight (colpo di fulmine); si sprigionò fin da subito un'enorme attrazione fisica e mentale. Venni a vivere in Sicilia con lui e restaurammo insieme quella che era stata la casa del parroco, accanto al palazzo ducale, dove continuavano a vivere sua moglie e i suoi figli.

Questa sorta di “convivenza” forzata, data dall'eccessiva vicinanza tra le 2 famiglie, fu difficile?

Si. Ci furono alcune situazioni imbarazzanti, dovute a gelosie e rancori, ma noi affrontavamo tutto con grande forza ed ironia. Il buonumore del Duca ci salvava anche dai disagi dati dalle difficoltà economiche. Ero io soprattutto, grazie al mio lavoro di hostess, che sostenevo le spese, dandogli la possibilità, in qualità di mio marito, di viaggiare gratuitamente su voli internazionali e visitare il mondo. Ci sposammo, infatti, nel 1988 a Milazzo, con rito civile, dopo 11 anni di attesa del divorzio dalla moglie.



Il Duca aveva la fama di essere un donnaiolo. Le risulta?

Si, era vero, ma prima di conoscere me. Lui ebbe numerose avventure, gli piacevano le belle donne e sosteneva che le ragazze più belle fossero a S.Lucia del Mela. Ma, incontrandoci, abbiamo raggiunto un tale stato di complementarietà, che non potevamo vivere più l'una senza l'altro. Lui era un uomo fantastico e aveva uno stile e un'eleganza che non si scalfirono mai, nemmeno quando si autodefiniva “holed duke” (duca bucato), a causa dei buchi nei suoi pantaloni.
E neanche quando, da macchine di lusso, passò a guidare una vecchia FIAT 500 e una 126, con le quali ci spostavamo quotidianamente. Restava se stesso, sebbene cambiasse l'involucro.


Qual era il suo rapporto con i dipendenti e i concittadini?

Non mancavano le invidie. Durante il nostro primo incontro mi disse ironicamente: ”Mi odiano tutti perché sono troppo intelligente!”. Ma fece del bene a parecchie persone e per liquidare i suoi operai vendette il Palazzo di famiglia a Palermo. Quando poi viaggiava in aereo, spesso aiutava noi assistenti di volo ed era così gentile e puntuale con i passeggeri, che essi lo scambiavano per uno di noi. Veniva spesso a trovare i miei nonni in America; specialmente con mio nonno, che era non vedente, aveva un bellissimo rapporto; amava infatti leggere per lui e mio nonno lo adorava!
Il Duca faceva tutto con l'entusiasmo di un bambino. Era capace di zappare la terra e di bere champagne con i nobili con la stessa dignità. Amava inoltre fare dei comizi in piazza, a differenza mia, che invece sono timida e ho qualche difficoltà a parlare in pubblico.

La scuola del borgo di Sicaminò

E' vero che tutti gli alberi che si innalzano sulla strada per Sicaminò e quelli intorno al borgo li ha piantati lui?

Il Duca amava la natura e gli animali. Piantava alberi, coltivava la terra con le sue mani. Insieme raccoglievamo le olive, l'uva e gli altri frutti, pulivamo il terreno dalle erbacce, insomma vivevamo in stretto contatto con la natura, insieme ai nostri 7 cani e ai cavalli.

Chiesetta attigua al Castello del Duca (Gualtieri Sicaminò)


Mi parla della famosa storia della campana, che si dice venisse da lui suonata dopo le vostre unioni amorose?

Oh si! (ride). In realtà non è vera. Una notte in cui stavamo festeggiando il mio compleanno con alcuni amici, sua moglie e i suoi figli si lamentarono degli schiamazzi notturni e ci denunciarono, sostenendo che avevamo suonato le campane “a morte”, una presunta offesa per la sua ex moglie.
Qualche giornalista, poi, tolse la “t” e fu così che “ a morte” divenne “a more” e poi “amore”. Dunque nacque questa leggenda, cioè che il Duca, dopo aver fatto l'amore con me, correva a suonare la campana per farlo sapere alla moglie.

Tava Daetz toglie le erbacce dalla scritta realizzata per lei dal Duca sul muro che costeggia la strada per Sicaminò


Quella sera del tragico evento lei dove si trovava?

Lavoravo. Era il 21 febbraio del 1999. Ero sbarcata a Roma ed ero pronta per ripartire per New York, ma qualcuno mi fece scendere dall'areo e mi diede la brutta notizia. Tornai in Sicilia. Tutto era bruciato. Il tetto della nostra casa crollato, in fumo ogni oggetto e ogni ricordo. In bagno giaceva il suo corpo, in gran parte arso dal fuoco. Morì cercando di spegnere l'incendio, ma la malasorte ebbe la meglio (si commuove).
Si salvarono solo i 7 cani, che in seguito portai con me in America.
Ma da questa tragedia, in realtà, qualcos'altro fu risparmiato dal fuoco. Il Duca, infatti, in un ultimo estremo tentativo di strapparle alle fiamme, gettò dalla finestra le sue poesie. Nel 2009 le raccolsi in un libro, aiutata da mia madre e da alcuni amici. E fu così che pubblicai “Il Silenzio delle Pietre”, esaudendo uno dei suoi due desideri. Due cose, infatti, mi fece promettere mentre era in vita. Che avrei pubblicato le sue poesie e che un giorno, quando sarò morta anch'io, le nostre ceneri vengano mescolate.



Il Duca dove si trova adesso?

Il suo corpo fu cremato e le sue ceneri riposano a Palermo, nel Cimitero dei Gesuiti, all'interno del mausoleo della famiglia Avarna. Ma una parte di esse le porto sempre con me, racchiuse in questo cuore che tengo sempre al collo. Si parlò di infarto, si parlò di intossicazione da fumo, di una trave infuocata che gli sarebbe caduta addosso...Io non conosco le reali cause della sua morte né so perché si sprigionò l'incendio.


Lei adesso dove vive?

Vivo a Bologna da un'amica. Il mio sostentamento consiste in una pensione di 110 dollari al mese.
Ma non mi lamento, perché, a differenza di tanti altri, io ho vissuto. E vive ancora insieme a me colui che mi regalò gli anni più incredibili e l'amore più grande. Ma il mio sogno è quello di tornare a vivere in Sicilia. L'America non mi è mai piaciuta.





Della vasta produzione letteraria del Duca Giuseppe Avarna di Gualtieri ricordiamo:

-Autonomia e problemi agrari siciliani (Messina, 1945)
-Les scandales (Messina, 1949)
-Nevermore (Messina, 1949)
-Promenade au soleil (Messina, 1949)
-Poème d'un soldat mort à la guerre (dramma in 3 episodi, Messina 1950)
-Poème d'une douce saison (Messina, 1950-51)
-Jeanne d'Arc (dramma teatrale, Messina 1951)
-La mia stagione in Europa (liriche in lingua francese, Guanda, 1953)
-Il cavaliere gotico (poesie, Guanda, 1954)
-Ovunque confine (poesie, Guanda 1956)
-Macerie (liriche, Guanda 1959)
-Il Silenzio delle Pietre (poesie, pubblicato postumo, 2009)