venerdì 7 settembre 2012

Il culto e la chiesa di S. Maria Bambina. Tradizioni e stato di conservazione

Le origini del culto



Antonella Alibrando - L’8 settembre, giorno in cui la Chiesa Cattolica ricorda la Nascita di Maria, a S. Lucia viene commemorata questa solennità in una chiesetta ubicata sulla sponda destra del torrente Floripotema. Non si conosce l’epoca esatta nella quale nacque questo culto, l’unica data certa è il 1587, l’anno nel quale venne ultimata la tavola attribuita a Polidoro da Caravaggio raffigurante appunto la Natività della Vergine (eseguita 15 anni dopo che S. Carlo Borromeo dedicò il Duomo di Milano a S. Maria Nascente). Questa simbolica opera raffigura la casa dei genitori di Maria, con in primo piano le pie donne nell’atto di lavare la neonata, sullo sfondo S. Anna sdraiata nel letto dopo il parto con S. Gioacchino che l’assiste e sullo sfondo, fra le nuvole, Dio Padre.  
Quando negli anni '70 dalla chiesa SS. Annunziata venne trafugata la tavola bizantina della Madonna delle Grazie, quest’opera venne immediatamente rimossa dalla chiesetta che la custodiva e trasportata al Palazzo Vescovile, per poi essere sostituita (un trentennio dopo) da una copia che attualmente permette ai visitatori di ammirare il capolavoro. Questo tempestivo trasferimento salvò l’opera poiché pochi giorni dopo i ladri forzarono l’ingresso della chiesa e non trovando la preziosa opera rubarono uno dei due simulacri in cera della Madonna Bambina, quello leggermente più grande che veniva portato in processione. Dopo questo fatto sacrilego venne acquistato un simulacro di Maria fanciulla, che sostituisse quello trafugato, anche se recentemente è stata creata una teca che consente di portare in processione il più antico simulacro in cera (XVII secolo).
Fino a qualche decennio fa era tradizione la vigilia della festa fare l’albero della cuccagna, conosciuto col nome “ a 'ntinna ”, cioè un lungo palo di legno, spalmato di sostanze scivolose per rendere  più difficile la salita, sulla cui cima veniva messo un cerchio di botte con “i premi” appesi, che per di più consistevano in beni alimentari. Il gioco consisteva nell’arrampicarsi a mani nude fino alla cima per  raccogliere il maggior numero di premi.
 
Caratteristiche architettoniche
Santo Arizzi - L'edificio di culto ha una pianta a navata unica con altare centrale nella parete absidale di epoca barocca; la tipologia architettonica, dalle caratteristiche sopraccitate, ci riconduce alle altre chiese presenti nella cittadina, come ad esempio il Santuario della Madonna della Neve, dove anche in questo caso troviamo un altare in stucco con colonne tortili e con chiari riferimenti barocchi inserito in un edificio con pianta a navata unica; le caratteristiche colonne barocche dell’altare di Santa Maria, sono ancora più somiglianti delle precedenti, nell’altare del Sacramento posto nell’abside sinistra della Chiesa dell’Annunziata, dove in questo caso le troviamo scanalate come in quelle dell’altare in esame. altri riferimenti li troviamo nell’atrio con portale d’ingresso arricchito dal campanile a tre cuspidi dell’ex chiesa di San Michele, la quali caratteristiche ci ricordano molto alla soluzione architettonica riscontrata nella porta d’accesso all’atrio della chiesa.
 Stato di conservazione
Santo Arizzi - Nonostante il periodo di decadenza degli anni passati, oggi l’edificio appare agli occhi di colui che si presta a visitarlo, sotto una nuova veste che apparentemente dà un’idea artefatta di edificio riqualificato. In realtà, a parte l’ottima riuscita della copertura in legno a capriate di recente realizzazione, la superficie delle pareti risulta totalmente rimaneggiate e ricoperta da molteplici interventi di tinteggiatura, che purtroppo non hanno risparmiato neanche le superfici in stucco riscontrate sull’altare maggiore con le caratteristiche colonne tortili in stile corinzio e nelle 4  cornici poste al suo fianco. È probabile che proprio in quest’ultime cornici e forse anche in altre aree delle pareti si trovassero anticamente delle decorazioni ad affresco probabilmente anch’essi risalenti al XVII secolo. Anche l’altare ovviamente oggi non ci appare con i suoi colori originali, in quanto completamente ricoperto da un massiccio strato di ridipinture.

Fra gli ultimi interventi, va sicuramente annoverata la riuscita riqualificazione dell’atrio antistante la chiesa, luogo completamente ricoperto da un nuovo pavimento  a “Giacato” (antica tecnica di pavimentazione del manto stradale ottenuta tramite l’ausilio e l’accostamento di ciottoli di fiume di varia policromia), provvedendo puntualmente alla realizzazione della rampe d’accesso per i disabili, in sostituzione dei vecchi gradini. Interessante anche la soluzione  dell’area dell’altare all’aperto, la valorizzazione del pozzo  e la suggestiva illuminazione della facciata della chiesa e di tutto lo spazio antistante.

Anche la facciata appare notevolmente rimaneggiata: l’ultimo e recentissimo intervento di “restauro” l’ha resa orfana del suo antico portale d’accesso e del campanile a due cuspidi situato sopra la finestra, provvedendo alla sostituzione delle parti con nuove soluzioni architettoniche. Il semplice portale  è stato infatti sostituito da un altro con arco a sesto acuto di stile medievale, mentre  Il campanile, che si trovava originariamente in cima alla facciata, è stato abbattuto per dare spazio ad una croce in ferro.

Unico elemento superstite per fortuna a recenti manomissioni è la tavola della Natività, tra l’altro uno dei dipinti più antichi presenti a Santa Lucia del Mela. L’opera, non è l’unica nel comune ad essere attribuita alla scuola di Polidoro da Caravaggio; ne troviamo un altro esempio nella tavola della “Presentazione al Tempio” posta nell’altare destro del transetto della chiesa della Vergine Annunziata.