Non sono mancati i momenti di tensione nel corso dell’assemblea pubblica che l’Amministrazione comunale ha convocato ieri in aula consiliare per informare la popolazione sul tema che ha infuocato l’estate, ovvero gli arrivi di gruppi di migranti all’istituto per anziani “Calderonio” a metà agosto e, una settimana fa, nei locali del Seminario vescovile interno al Castello. Una situazione non del tutto nuova per la comunità luciese, che già nel 2010 aveva accolto minori non accompagnati in una struttura privata e, successivamente, presso lo stesso “Calderonio”, che con una modifica statutaria apportata dal vecchio CdA ha inserito la voce migranti tra le proprie finalità, nel tentativo di salvare dal collasso economico le casse dell’ente, in grave deficit.
Per questa ragione, oltre al personale esperto della società messinese “Lighthouse”, che gestisce per intero i 30 richiedenti asilo alloggiati al Seminario, ad occuparsi dei 16 migranti ospitati al “Calderonio” è in parte anche il personale dell’Ipab, aggrappato alla speranza di una entrata economica a fronte degli ultimi 20 mesi senza stipendio. Coniugare le esigenze degli anziani ricoverati con quelle degli ospiti è tuttavia, sin dall'inizio, il vero problema che si pone per la struttura, situata nel cuore di un quartiere del centro storico che risente già di disagi cronici e che sta subendo le conseguenze di una presenza non ancora integrata con il territorio, come denunciano gli abitanti della zona.
Per questa ragione, oltre al personale esperto della società messinese “Lighthouse”, che gestisce per intero i 30 richiedenti asilo alloggiati al Seminario, ad occuparsi dei 16 migranti ospitati al “Calderonio” è in parte anche il personale dell’Ipab, aggrappato alla speranza di una entrata economica a fronte degli ultimi 20 mesi senza stipendio. Coniugare le esigenze degli anziani ricoverati con quelle degli ospiti è tuttavia, sin dall'inizio, il vero problema che si pone per la struttura, situata nel cuore di un quartiere del centro storico che risente già di disagi cronici e che sta subendo le conseguenze di una presenza non ancora integrata con il territorio, come denunciano gli abitanti della zona.
L’assemblea di ieri è stata di fatto la prima occasione di confronto – nonché di scontro, in qualche caso, – tra il sindaco Antonino Campo e i cittadini, che hanno rivolto le proprie domande soprattutto al presidente della “Lighthouse”, l’ing. Damiano Catania. È pesata invece l’assenza sia del Commissario del “Calderonio”, sia dei rappresentanti del Seminario vescovile che, già impegnati altrove, hanno rimarcato nei giorni scorsi il mancato coinvolgimento da parte del Comune nella scelta della data dell’incontro. Ad acuire il generale malcontento è, infatti, la destinazione degli ultimi migranti arrivati a Santa Lucia, che occupano il luogo simbolo della città in base ad una decisione presa direttamente dalla sede Arcivescovile, titolare del Seminario, e non concertata con la comunità e le istituzioni locali.
L’altro grande tema al centro degli interventi dei cittadini è stato quello della sicurezza, sia dal punto di vista sanitario – sebbene rassicurazioni in tal senso siano arrivate tanto dal sindaco quanto dall’ing. Catania, – che dal punto di vista dell’ordine pubblico. A metterlo in luce, soprattutto i residenti nell’area circostante al “Calderonio”, dove si sono verificati due casi eclatanti – l’ultimo martedì sera – di liti di coppia, con il conseguente intervento delle forze armate. A prendere la parola, tra gli altri, il capogruppo di minoranza Pietro Cannuni, che ha bacchettato l’Amministrazione per le mancate comunicazioni fornite ai consiglieri sulla vicenda. (Katia Trifirò)