lunedì 5 dicembre 2016

Mostra "La Macchia Mediterranea in Sicilia"



Sarà inaugurata oggi lunedì 5 dicembre 2016 alle ore 18,30 presso i locali del palazzo ex-carcere di Piazza Milite Ignoto a Santa Lucia del Mela, la mostra itinerante "La Macchia Mediterranea in Sicilia", già ospitata dai Comuni di Messina, Sinagra, Floresta e Librizzi. La mostra che si protrarrà fino all'8 gennaio 2017, è composta da 24 foto dell’Associazione Fotografi Naturalisti Italiani (AFNI) - Sicilia, da 10 dipinti del Prof. Ignazio Camilleri e da 3 pannelli espositivi dell’Orto Botanico di Messina, oltre ad una postazione Multimediale e l’installazione “il Cartolaio del Bosco” a cura dell’arch. Antonia Teatino, che costituisce - di fatto - un laboratorio didattico riservato soprattutto ai più piccoli che avranno la possibilità di frequentarlo. Il laboratorio sarà proposto ai bambini della scuola materna di Santa Lucia del Mela, così come fatto nelle altre sedi, per imparare a conoscere e ad utilizzare - attraverso il gioco - i materiali del bosco.
La mostra gode dei patrocini gratuiti del Comune di Santa Lucia del Mela (nonché degli altri Comuni ove è stata ospitata), dell’Istituto Nazionale di Urbanistica (INU), dell’Arpa Sicilia, della Fondazione Unesco Sicilia, dell’Associazione Fotografi Naturalisti Italiani (AFNI) – Sicilia, dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali di Messina, dell’Orto Botanico “Pietro Castelli” di Messina, dell’Associazione “O2 Italia”, dell’Associazione “Ambiente è Vita”, dell’Associazione “Fare Verde”, dell’Associazione “Mare Vivo”, dell’Associazione “Il Ramarro Sicilia”, dell’Associazione “Camminare i Peloritani”, ed è organizzata grazie all’Associazione “Centro Educazione Ambientale (CEA)” Messina onlus e al suo Presidente, l’Ing. Francesco Cancellieri.
L'iniziativa si inserisce nell'ambito delle iniziative che nascono dall’adozione della “Carta dei Comuni custodi della Macchia Mediterranea”, che la Giunta Comunale, su proposta dell’Assessore Rosario Torre, ha approvato con delibera n°301 del 17/11/2016, impegnandosi così a promuovere la conoscenza, la conservazione e la tutela nel territorio comunale della Macchia Mediterranea. Questa carta, redatta da un gruppo di studiosi delle Università di Messina, Catania e Palermo come il Professor Francesco Maria Raimondo, docente presso l’Ateneo di Palermo e già Presidente dell’Associazione Botanica Italiana, da Associazioni come la CEA e "Ramarro Sicilia", vuole porre all’attenzione, attraverso un programma di educazione ambientale rivolto a cittadini e istituzioni, l’importanza della salvaguardia della Macchia Mediterranea. 
Tale necessità nasce dall’eccesiva pressione a cui essa è sottoposta, dovuta al pascolo, ai frequenti incendi nel periodo estivo, alla forte cementificazione delle coste e alla diminuzione della fauna selvatica, tutti fattori che ne riducono l'estensione e ne impoveriscono la composizione. La Macchia Mediterranea, tipica delle coste del Mediterraneo (da cui prende il nome), è composta da specie arbustive e arboree sempreverdi, adattate a resistere ai lunghi periodi si siccità estiva. Una formazione vegetale simile la ritroviamo anche in altre parti del mondo, come California, Cile, Sud Africa e Australia. Questa complessa vegetazione risulta essere molto importante per la sua varietà floristica, in quanto nonostante copra solo il 2% della superficie del globo, presenta circa il 20% delle specie conosciute; ne ricordiamo alcune, tra quelle principali e più comunemente conosciute come l’Olivo selvatico (Olea europea L. var. sylvestris (Mill)), (u ghiastraru), il Carrubbo (Ceratonia siliqua L.), il Pero selvatico (Pirus peraster L.), ma anche specie aromatiche e non, molto comuni nella nostra cucina come il rosmarino, il timo e varie specie di asparago. 
Custodire un bene significa conoscerne il valore per meritarne la Tutela, è su questo concetto che i firmatari della Carta diventano custodi di un bene comune, in questo caso rappresentato dalla Macchia Mediterranea, impegnandosi ad elaborare programmi condivisi ed azioni finalizzate al perseguimento di questo fine.
 Franco Trifirò