sabato 27 febbraio 2010

Altolia, una giornata con la Protezione Civile

Quando le cose funzionano in Italia, deve per forza intervenire qualcosa che ne rompa il magico equilibrio. Il velo dello scandalo si è appiccicato senza possibilità di redenzione alcuna ad un ente che aveva tenuta alta la bandiera dell’efficienza e della solidarietà tutte italiane nel mondo. Ma l’ombra minacciosa della corruzione e del sospetto si è aggrovigliata attorno ai personaggi e alle vicende inceppando la macchina, perfetta, della Protezione Civile Nazionale.
Il fango che è calato ad ondate, tra le reazioni di legittimo sdegno e di altrettanto legittime incredulità e rabbia e vergogna, non arriva però a sporcare il lavoro onesto dei tanti volontari che dedicano tempo ed energia nell’impegno costante a favore della gente colpita dai drammi delle catastrofi naturali.
Ho avuto il piacere di seguire il nostro gruppo comunale di volontari di protezione civile ad Altolia, dove, sin dalla prima emergenza, è stato presente senza badare alle domeniche e ai giorni di festa. Ed è stato proprio di domenica che un gruppo di volontari, con il coordinatore Angelo Letizia, è tornato sui luoghi dell’alluvione per far sentire la propria presenza alla gente anche adesso che il livello d’allerta è calato. Potrei dire, come è usuale in questi casi, anche adesso che l’attenzione dei mass media è calata. Peccato che i riflettori mediatici non abbiano mai illuminato abbastanza i coni d’ombra di una tragedia che è sin troppo facile dichiarare annunciata. Come se il fatto che le colpe fossero dell’uomo, e non della natura, giustifichi la generale indifferenza su una tragedia che lascerà ancora lunghi e pesantissimi strascichi.
C’è il sole, ma non si può non pensare alla pioggia. È fine gennaio ed è inaspettatamente tiepido il clima. Ma dentro i volti che incontriamo per le vie, come piove. Piove piove piove. Dove l’acqua è passata, l’aria è ancora umida. Si respira l’odore del fango che ha sventrato le case. Il silenzio e la desolazione abitano un territorio che dignitosamente resiste, tra le macerie che ricordano come un monito i morti e la vita quotidiana che non c’è più e le montagne impassibili che hanno tradito la popolazione partorendo dal proprio ventre il fango assassino.
Le parole in questi casi si sprecano. Quanta retorica, vuota e pomposa. E le passerelle dei politici, e le foto con l’occhio lucido e il sorriso benevolente. Ciò che visto io, invece, è stata la fatica e l’operatività dei volontari luciesi, che armati di tutti gli strumenti necessari, hanno voluto dare il proprio contributo con un gesto tangibile di solidarietà, ripulendo l’area in cui sarà realizzato un campo di calcio a cinque per gli abitanti della comunità. Per dire che la vita continua, che i ragazzi hanno bisogno di giocare, che lo sport è un modo sano per fare squadra e provare ad andare avanti.
Per contribuire al raggiungimento dell’obiettivo, è stata donata la somma di quattromila euro – raccolta nel corso dell’iniziativa natalizia di beneficenza – a favore della parrocchia di padre Orazio Siani, che coordinerà la realizzazione dell’impianto sportivo. Il campo sorgerà a S. Caterina e sarà intitolato a Bartolo (Luccio) Sciliberto, appassionato di calcio e vittima dell’alluvione del 1° ottobre, grazie alla donazione della sezione siciliana della Lega Nazionale Dilettanti, le società dell’isola, il consiglio direttivo, l’Associazione italiana allenatori, la presidenza ed il personale del Comitato regionale.
“È un modo per far sentire ancora la nostra presenza alla popolazione di Altolia”, ha commentato Angelo Letizia, “questa struttura, dedicata ai ragazzi ai quali non rimane più nulla, è un segno di speranza e di gioia”.

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