martedì 14 febbraio 2017

Rivera al Milan Club "Van Basten", ritratto di un campione



Gianni Rivera firma il suo libro "Autobiografia di un campione"
(foto di Antonio Giunta)
L'ABBRACCIO DI SANTA LUCIA DEL MELA 
Attraversa le generazioni e le tifoserie l’abbraccio di Santa Lucia del Mela a Gianni Rivera, accolto dal pubblico delle grandi occasioni al taglio del nastro del Milan Club “Van Basten”, presentato alla città dal presidente Felice Gitto, dal direttivo e dalla base, che sfiora già i 150 iscritti. Ed è proprio l’entusiasmo travolgente dei soci rossoneri a dare il ritmo all’incontro con l’indimenticabile “Golden boy” delle cronache calcistiche, arrivato in aula consiliare insieme alla moglie Laura per ripercorrere con gli sportivi e i giornalisti presenti non solo le tappe di una carriera d’eccezione, ma anche una pagina irripetibile della storia del pallone. 

TRA IERI E OGGI
«La differenza tra la nostra generazione e quella di oggi? Dopo la partita andavamo a mangiare dove potevamo risparmiare grazie a qualche sconto, adesso i giocatori vanno a cena nei locali che li pagano per stare lì», scherza Rivera, rimproverando al calcio italiano di anteporre la corsa al profitto ai valori sportivi. Chiedendosi quali punte di diamante brillano nel nostro campionato, afferma che «sarà il tempo a stabilire chi sono oggi i veri leader. Ormai è facile raggiungere immediatamente successo e popolarità, ma non sappiamo chi resterà tra vent’anni». Il problema non è solo la mancanza di attaccamento alla maglia e l’eccessivo divismo, i “capricci” dei giocatori che bruciano subito le tappe, ma anche la perdita di attrattiva del nostro calcio. In definitiva, serve autocritica: «In Italia non vengono più giocatori – asserisce –. Si deve recuperare la qualità». 

DALLA PERIFERIA AI COLORI ROSSONERI
Definito “eroe antico” da scrittori come Flaiano e Bianciardi, Rivera conserva la sobria eleganza di un uomo che non dimentica la famiglia e i luoghi da cui proviene. A guidare la conversazione con il pubblico, moderata da Francesco Anania con Massimo Canta, le foto d’epoca e i ritagli di giornale raccolti nel libro «Autobiografia di un campione», dove sono finiti anche i primi articoli conservati dal padre Teresio nelle scatole delle camicie. «Eravamo poveri, ma felici» confessa il “ragazzo prodigio” del ’43, rivendicando i primi calci nei campetti di periferia e nella squadra dell’oratorio, prima di approdare all’Alessandria e, infine, nelle fila rossonere. 

MILAN, PUNTARE SULLA QUALITA'
La lunga storia d’amore con il Milan, che l’ha proiettato nell’immaginario nazionalpopolare, è fatta per Rivera di compagni, allenatori e persino avversari ricordati con affetto, soprattutto se con la stoffa di Sandro Mazzola. Ma sull’attuale stato di salute della squadra ribadisce: «Serve qualità. Bisognava fare un po’ più di sacrificio, ma restiamo in attesa di vedere cosa succede. L’idea vincente – aggiunge il campione – è stata quella di puntare sul settore giovanile». 

IL SALUTO AI FAN
Poi, Rivera ha visitato la sede del “Van Basten” e si è fermato a cena con il gruppo, senza sottrarsi agli autografi e alle foto con i tifosi e chiacchierando per telefono con alcuni vecchi compagni che hanno salutato l’apertura del Club luciese, così come l’amministrazione comunale e il Milan Club “Baresi” di Campobello di Mazara. Infine, sulle note di Luciano Fraita e l’immancabile inno, il taglio della torta e gli auguri al nuovo sodalizio, che ha tra i prossimi programmi la trasferta a Crotone.  

(Katia Trifirò)