venerdì 12 giugno 2009

Parte dalla Regione il progetto sui "Centri commerciali naturali", oggi l'incontro per i commercianti luciesi

Si svolgerà oggi alle ore 19, presso il Palazzo socio-culturale di via Nenni, l’incontro organizzato dall’amministrazione comunale per promuovere la costituzione dei “centri commerciali naturali”. Si tratta di un’iniziativa che l’assessorato regionale alla cooperazione, al commercio, all’artigianato e alla pesca rivolge ai comuni allo scopo di riunire, nella forma di consorzio, le piccole e medie imprese commerciali e artigianali ma anche le associazioni della società civile, dello sport e della cultura senza scopo di lucro, le istituzioni private e le società che forniscono servizi al territorio. “Il progetto nasce per valorizzare il sistema economico locale, accrescere le capacità attrattive delle attività che ne fanno parte, migliorare il servizio offerto ai consumatori ed ai turisti” spiega l’assessore alle attività produttive Franco Interisano che ha accolto l’iniziativa. “I centri commerciali naturali, che saranno accreditati con apposito provvedimento assessoriale, hanno l’obiettivo di migliorare la fruibilità turistica nel territorio siciliano e promuovere l’immagine e l’accessibilità nei centri storici e negli ambiti urbani a vocazione turistica”. Coinvolgono le aree comunali e sono sostenuti dal punto di vista tecnico ed economico dalla Regione, dallo Stato, dall’Unione Europea e da altri enti. La sfida è proporre un modello alternativo di centro commerciale, esteso sul territorio e comprendente anche quei negozi che mantengono ancora attività legate all'artigianato tradizionale, artistico e di servizio, salvaguardando l'identità storico-culturale e sociale della comunità.

mercoledì 10 giugno 2009

Blitz dei carabinieri e sequestro di droga

Una vasta operazione di controllo sul territorio luciese, con perquisizioni e sequestro di sostanze stupefacenti, è stata effettuata dai carabinieri della locale stazione con uomini della compagnia di Barcellona e operatori della squadra cinofila.
Nel tardo pomeriggio del sabato gli agenti hanno fatto irruzione dentro una sala giochi situata in piazza Milite Ignoto, cogliendo di sorpresa gli avventori che a quell’ora erano presenti nel locale. La rete di perquisizioni è stata estesa anche ad alcune abitazioni e a veicoli.
L’operazione ha portato al sequestro di marijuana e hascish, messe a disposizione dell’autorità giudiziaria. L’intervento dei carabinieri mira a dare un segnale di presenza sul territorio alla popolazione. L’auspicio è una sempre maggiore collaborazione dei cittadini con le forze dell’ordine, in direzione di legalità e sicurezza.

lunedì 8 giugno 2009

Europee 2009, ecco i risultati del voto a S. Lucia del Mela

Non raggiunge il 50% il numero dei votanti nel comune luciese, confermando il significativo astensionismo che - c'era da aspettarselo - ha contraddistinto questa nuova tornata elettorale. Un dato in linea con una generale disaffezione alla politica, che si avverte maggiormente quando le elezioni sono percepite come evento che non interferisce in maniera sostanziale con il proprio territorio e la propria comunità di appartenenza, cosicchè la partecipazione al voto cresce o diminuisce proporzionalmente alla tipologia di elezione, coinvolgendo il cittadino come elettore soprattutto laddove si esprima una preferenza afferente al rinnovo dell'amministrazione comunale e, poi, a seguire, provinciale, regionale, politica.
Un problema di educazione alla e della politica, troppo spesso intesa, o per meglio dire fraintesa, come merce di scambio, nell'ottica del do ut des; la dimostrazione di una incapacità dei politici, a tutti i livelli, di creare un rapporto di fiducia con gli elettori, interpellati solo per un pugno di voti; ma anche, in questo caso specifico, la conferma del non riconoscimento dei cittadini di tutta Europa nelle istituzioni europee.
Il primo vincitore infatti è il partito del non voto. In tutta l’Unione sono andati a votare meno elettori rispetto a cinque anni fa, deludendo le aspettative prospettate dalle istituzioni comunitarie. I livelli minori si sono registrati nei paesi dell’Est, ma il trend è comune a tutta la Ue. C'è da aggiungere che le stesse istituzioni nazionali non sono in grado di far sentire "europei" i propri abitanti, neppure in campagna elettorale, se questa nei vari paesi, compresa l'Italia, è stata molto più concentrata su questioni interne che non sull’Europa.
Eppure, il Parlamento europeo uscito fuori da questa consultazione sarà il più potente dei 30 anni di storia di questa istituzione: il Trattato di Lisbona, che dovrebbe entrare in vigore in questa legislatura, dà a Strasburgo poteri mai avuti prima, facendone di fatto il vero contraltare della Commissione. Eppure, l’intera campagna pubblicitaria per le elezioni ha raggiunto un costo vicino ai 30 milioni di euro. Roba da sobbalzare sulla sedia. Eppure, così vanno le cose, anche sotto le bandiere eurocratiche.
In Italia abbiamo fatto ancora meglio e, alla faccia dei giornali di mezza Europa che mettono alla berlina il nostro presidente e ci additano come la peggiore democrazia dell'occidente, abbiamo dato un'ulteriore prova del cortocircuito tra potere politico, potere economico e potere mediatico candidando senza pudore alcuno showgirls e attricette, senza uno straccio di esperienza politica e un minimo di preparazione culturale. C'è chi ci mette la testa e il cuore e chi invece ci mette tette, culo e bocche al silicone utili più al sollazzo dei padroni che ad emettere verbo alcuno. Come dire, non dimenticate che per ottenere una europoltrona ci sono sempre i reality televisivi. Persino Emanuele Filiberto l'ha capito. Ma temo che le fans che gli avevano fatto vincere "Ballando con le stelle" si siano dimenticate di lui.
Nel nostro belpaese l'affluenza alle urne si è fermata al 66,5%. Sono scattati 29 seggi per Pdl, 21 per Pd, 9 per Lega Nord, 7 per Idv, 5 per Udc, 1 per Svd (Pd).
Guardando ai numeri e allargando lo sguardo ai paesi chiamati alle urne, si scopre che tra i partiti maggiori la destra ha vinto quasi dappertutto. Ma rispunta anche l'estrema destra, con partitini minori che proiettano lunghe ombre di spettri razzisti, fascisti, filonazisti proprio adesso che a Washington c’è il primo presidente nero della storia. La sinistra appare incerta e sembra soccombere, nel clima di crisi, intolleranza, paura del nuovo che si respira in tante parti d'Europa.
Prime riflessioni mentre nei salotti televisivi i soliti noiosissimi volti invadono oziosamente o baldanzosamente, dipende, le nostre case. A proposito di baldanza, avetre notato la giacca di Calderoli al tg1 delle 13.30?
Ma ecco com'è andata a Santa Lucia del Mela:
Sinistra e Libertà: sez. 1 (8) sez. 2. (5) sez. 3 (20) sez. 4 (18) sez. 5 (13)
La Destra - Mpa- Pensionati: sez. 1 (53) sez. 2 (32) sez. 3 (97) sez. 4 (107) sez. 5 (96)
Prc - Pdci: sez. 1 (16) sez. 2 (17) sez. 3 (37) sez. 4 (25) sez. 5 (23)
LD con Melchiorre: sez. 1 (-) sez. 2 (-) sez. 3 (-) sez. 4 (-) sez. 5 (-)
Pdl: sez. 1 (116) sez. 2 (64) sez. 3 (141) sez. 4 (177) sez. 5 (136)
Lista Bonino - Pannella: sez. 1 (6) sez. 2 (3) sez. 3 (10) sez. 4 (6) sez. 5 (8)
Pd: sez. 1 (40) sez. 2 (28) sez. 3 (134) sez. 4 (104) sez. 5 (91)
Udc: sez. 1 (28) sez. 2 (22) sez. 3 (61) sez. 4 (39) sez. 5 (50)
Lega Nord: sez. 1 (1) sez. 2 (-) sez. 3 (-) sez. 4 (-) sez. 5 (1)
Fiamma Tricolore: sez. 1 (2) sez. 2 (4) sez. 3 (-) sez. 4 (2) sez. 5 (1)
Idv: sez. 1 (8) sez. 2 (7) sez. 3 (45) sez. 4 (29) sez. 5 (21)
Le schede bianche, che come una parte del non voto intercettano il disagio e la protesta, sono in tutto 99.

Banda Musicale Randisi, primo posto al concorso nazionale bandistico in Calabria

Primo premio portato a casa e tanta soddisfazione per la Brass Band luciese, diretta dal maestro Giuseppe D’Amico. L’ensemble con il punteggio di 96/100 stravince nella sua categoria il sedicesimo Concorso nazionale bandistico A.M.A. Calabria, riconfermando il podio conquistato anche l’anno scorso. Sorta in seno alla banda musicale “Randis” di Santa Lucia del Mela, diretta dallo stesso D’Amico, la Brass Band costituisce un gruppo poco noto nella nostra cultura musicale, ispirandosi alla tipica formazione inglese dei primi dell’800 composta esclusivamente da ottoni. Al concorso, una due giorni tenutasi a Lamezia Terme, la Brass Band, che nella passata edizione si era piazzata al primo posto con un punteggio di 90/100, si è confrontata con 19 ensemble provenienti da tutta Italia e divisi in cinque categorie. “La nostra Brass Band è nata circa due anni fa, per volontà degli stessi componenti della banda Randisi, con lo scopo di far conoscere e divulgare un modo di fare musica nuovo per noi ma già ben conosciuto nel resto del mondo” afferma il maestro D’Amico. “E’ una realtà che funziona, caratterizzata dalla presenza di tanti giovani che si accostano alla musica e si mettono in gioco con impegno: la nostra Brass Band ha già all’attivo più di venti concerti in importanti piazze italiane, la partecipazione a prestigiosi eventi musicali e la vittoria di due concorsi bandistici”.

giovedì 4 giugno 2009

Istantanee di un Sud che tende al cambiamento

Realtà che funzionano, comunità che si muovono, luoghi che incentivano uno sviluppo vincente. Qui dove mi trovo, è una splendida giornata di sole. Attorno a me quattro grandi vetrate si aprono su uno dei due chiostri di un protoconvento francescano restaurato e ridato alla popolazione nel 1999. Oltre le mura della città, lo sguardo spazia verso le valli e i monti del Pollino. Sono in Calabria, quasi al confine con la Basilicata, nella cittadina piccola ma curata che prende il nome di Catrovillari, in provincia di Cosenza. Il bello di questo luogo, che altrimenti potrebbe essere solo uno dei tanti punti lungo una anonima e stropicciata carta geografica, è che non è un semplice agglomerato di persone: è una comunità. Nel senso più bello del termine, perchè in questo luogo è successo un piccolo miracolo: da dieci anni viene realizzato un festival di teatro che accoglie le più importanti novità del panorama nazionale, molte delle quali in anteprima assoluta. E un pubblico di artisti, critici, giornalisti accorre da ogni parte d'Italia per assistere agli spettacoli in cartellone, due o tre al giorno per tutta la sua durata. E' un'economia che si muove, smuovendo la gente dal cuore delle città alla periferia del sud, creando fermento culturale, vitalizzando un tessuto urbano penalizzato rispetto alle realtà fiorenti delle aree più favorevoli di altre parti d'Italia.
Il "miracolo" consiste essenzialmente nella capacità, e nel coraggio, che hanno avuto i cittadini di questo posto di investire in cultura. Scegliendo la strada meno diretta e meno immediata per uno sviluppo possibile. All'inizio era un esperimento partito, come tutte le novità, un po' in sordina, ma poi la qualità, la voglia di rischiare e mettersi in gioco, la collaborazione di tutta la comunità al gruppo che organizza il festival hanno avuto la meglio. E adesso Castrovillari è al centro di un appuntamento atteso tutto l'anno, che sta per concludere una decima edizione piena di conferme ed enstusiamo. Un appuntamento che non è riservato solo agli appassionati di teatro perchè, soprattutto, partecipano i cittadini. E non solo come spettatori serali, anzi. La gente affitta le proprie case, è accogliente, gentile. L'osteria vicina è aperta a tutte le ore, per venire incontro alle diverse esigenze di orario, con piatti caldi sfornati anche alle due di notte per le compagnie che hanno appena finito uno spettacolo e per la gente che vi ha assistito: le persone del posto, quelle arrivate dai centri vicini della provincia e da altre zone della Calabria. Persone che la sera fanno la fila davanti alle sale del teatro, che chiacchierano al bar, che comprano il biglietto, che girano per la città. Incentivando un'economia e un turismo culturale che ogni anno fa grandi numeri.
Il festival è un appuntamento ormai decennale atteso innanzitutto dagli abitanti di Castrovillari, che si impegnano per la sua buona riuscita. E ciò è fondamentale per il funzionamento di un evento che non potrebbe reggersi solo sugli organizzatori. Anche perchè i direttori del festival con il proprio staff non sono gli unici organizzatori. A loro si affianca una squadra di persone formata proprio dai cittadini: per esempio, i ragazzi che hanno finito la scuola fanno i tecnici, altri danno una mano all'accoglienza, alla distribuzione del materiale informativo, ai trasporti, tra la gente che arriva e a quella che va. E sono tanti. Per non parlare del pubblico di giornalisti, critici, editori, docenti universitari che arrivano in questa cittadina della Calabria per seguire gli spettacoli e tutto il mondo che ruota attorno ad essi: per esempio, il progetto delle "residenze d'artista", nel quale le compagnie più note incontrano le realtà locali teatrali lavorando fianco a fianco.
Volevo segnalare questa realtà, che mi ha colpito ancora di più perchè realizzata nel nostro sud dove, specialmente a due giorni dalle elezioni, è facile fare promesse ingannando i cittadini con il miraggio di proposte che hanno già il sapore dell'effimero non appena pronunciate. Che non è l'effimero del teatro, che come l'amore ha qualcosa di magico, no. E' l'effimero dell'incapacità di uno sguardo coraggioso. Non so se i politici locali partecipano la sera agli spettacoli perchè non li conosco.
Di là in teatro, mentre io scrivo nella sala multimediale, c'è Massimo D'Alema. Sono venute tantissime persone ad ascoltarlo. Ha parlato del sud e di scommesse vinte, come questa. Ha parlato anche delle tante storture di quest'Italia in cui viviamo. Ma non è questa la sede in cui voglio parlare della politica dei politici. Non so se D'Alema rimarrà anche stasera come spettatore, seduto nelle poltrone della platea mentre si apre il sipario, o se andrà via dopo la conferenza stampa che ha tenuto stamattina. Ma, sapete, non ha importanza. Perchè l'anima nelle cose la mette la gente. E Politica prende il nome dalla parola greca polis, città. Il luogo dei cittadini, dunque. Ed è di questo che volevo parlare in questo post. Segnalando anche il blog che sto curando per conto del festival insieme al mio gruppo di colleghe, innamorate come del giornalismo, del teatro e della ricerca. Se qualcuno ha voglia di leggere i miei post, può accedere al blog dalla prima pagina del sito del festival all'indirizzo www.primaveradeiteatri.it

lunedì 1 giugno 2009

Protezione Civile, arriva l'iscrizione al Registro Regionale

E' arrivata l'iscrizione al Registro Regionale del Volontariato di Protezione Civile per il gruppo comunale di Santa Lucia del Mela, al termine dei primi sei mesi di attività dalla data della costituzione. Durante questo primo periodo, caratterizzato da riunioni frequenti dei volontari e dall'impegno in attività - come nel caso dell'emergenza sisma in Abruzzo - che hanno consentito al gruppo di mettersi alla prova, sono stati predisposti i regolamenti ed è stato dato il via ad un'intensa fase programmatica. "Siamo pronti ad affrontare la stagione estiva" afferma il coordinatore del gruppo comunale, geom. Angelo Letizia. Tra le primissime novità, il corso di avvistamento antincendio che prenderà il via a giugno con la partecipazione di venti volontari. Sono in arrivo anche le prime attrezzature di base, per le quali il Comune ha deliberato l'acquisto, fondamentali per il lavoro dei volontari sul territorio, alle soglie dell'estate che, l'anno scorso, è stata martoriata da continui incendi in vari punti della superficie boschiva del paese. Ancora in tema di incendi, il gruppo comunale di Protezione Civile ha attivato una campagna di prevenzione e sensibilizzazione per i cittadini a cominciare dalle scuole, dove sono stati distribuiti volantini con informazioni e norme anti-incendio. "Sono soddisfatto dell'attività portata avanti in questa prima fase di lavoro, in cui non sono mancati i sacrifici ma c'è stato tanto anche entusiamo, che ha contribuito a creare nel gruppo uno spirito di collaborazione e coesione di cui sono fiero" dichiara l'assessore con delega alla Protezione Civile Franco Interisano.

giovedì 28 maggio 2009

Dalla valle del Mela alla stazione Termini di Roma: l'inferno delle due sorelle barbone che rischiano la vita ogni giorno


Pochi stracci e sacchi pieni di giornali vecchi, qualche cartone. Per chi non ha più una casa nel mondo, quando cala la notte bisogna scovare un angolo in rincantucciarsi attendendo il nuovo giorno. Che, forse, arriverà. E con esso il quotidiano dramma della miseria, della paura. Degli sguardi carichi di disprezzo e insofferenza. La vita dei clochard, rifugiati nei luoghi di nessuno come le stazioni, è una lotta per sopravvivere. Per non soccombere nella guerra tra chi è più disperato. Bisogna guardarsi dai ladri. Mentre chi potrebbe (dovrebbe) proteggerti ti chiede di nasconderti. Perché sei indecente. Perché puzzi. Perché occupi il marciapiede sul quale passa ogni giorno la gente “normale” che una casa ce l’ha, e anche una famiglia, qualcuno che la attende per la cena, qualcuno a cui telefonare, qualcuno da abbracciare, un bagno caldo e lenzuola pulite. E tu sei una ferita aperta da cui distogliere lo sguardo. Un monito, forse un rimprovero. Meglio non guardare. E non pensarci. Passano gli anni, se sei fortunato e non sei rimasto ancora ucciso o ferito a morte. Ti hanno derubato. Dei pochi soldi che avevi. Dell’identità. E non solo perché ti hanno portato via i documenti. Ma perché nessuno conosce più il tuo nome, in una società in cui conti per il tuo ruolo. Impiegato. Dottore. Figlio. Padre. Ah, dimenticavo. Conti anche per il potere statale che non si dimentica di te quando ti chiede di adempiere i tuoi doveri di cittadino. Quando scade l’ultima bolletta, con indirizzo e nome in grassetto ben in evidenza sulla busta? Invece, nessuno pronuncia più il tuo nome. E hai smarrito la tua storia, che talvolta emerge attraverso la rete confusa dei ricordi. E parla del sud, parla di mare, parla di una vita che prima, quando un nome ce l’avevi, eri felice, anche se non eri ricco.
Nell’inferno dei barboni che occupano gli angoli bui delle metropoli, Francesca e Concetta hanno una sola risorsa, l’essere in due. Che, quando si vive nel sottobosco urbano in cui tutti sono contro tutti, non è poco. Soprattutto non è poco per loro, sorelle di 70 e 67 anni, custode ciascuna della vita dell’altra. Morirebbero se le separassero. È stata una giornalista di “Repubblica”, Gaia Giuliani, a raccontare per prima la loro storia. Siamo a Roma, alla stazione Termini. È dicembre e la Giuliani scrive delle due sorelle minacciate da un vigile urbano in congedo che lavora per il Comune (“Se non ve ne andate torno qui e do fuoco a tutto”), che dignitosamente raccolgono i rifiuti dentro un sacco e tolgono il disturbo. Non prima, però, di aver passato uno straccio imbevuto d’acqua sul marciapiede che considerano la loro casa. E poi verso l’ignoto, verso la paura. Potrebbero dormire nell’ostello della Caritas, poco distante, ma si rifiutano: alla Caritas spiegano che è normale, se sei un mendicante gli altri lo sanno, e nottetempo ti rubano i soldi che hai raccolto. Francesca e Concetta non chiedono l’elemosina, la accettano, e non sempre, solo se viene loro offerta. Lo stesso avviene per il cibo. Sono insofferenti alle regole, per una sorta di orgoglio insito nella loro natura forte e incapace di piegarsi ai colpi che la vita ha riservato loro, una dignità che le rende libere e perciò ingovernabili. Sono delle indesiderate, costantemente a rischio, non di rado attaccate da bande di altri disperati. Tra loro altri diseredati, invisibili, immigrati che si organizzano per imporre il “pizzo” anche per dei cartoni da stendere per terra. Si ribellano, sono minacciate e pestate a sangue.

La giornalista di “Repubblica” che scopre la loro tragedia quotidiana racconta la storia di due donne partite dalla Sicilia trent’anni fa, dopo aver perso tutto, su un treno che le avrebbe condotte a Roma e alla vita da senzatetto che conducono da allora. Sono due invisibili, senza documenti e senza identità. Ma il caso vuole che quell’articolo capiti tra le mani del nostro compaesano Mimmo Cirino, al quale non sfuggono i particolari della vicenda. Tra le tante storie raccolte, ascoltate, vissute e talvolta raccontate, con la sensibilità di chi ama la letteratura, il teatro, la gente, la vita, Mimmo Cirino inizia a ricordare. Scava tra i suoi ricordi di capostazione in pensione. Pensa alle due sorelle di cui parla l’articolo, ai fatti accennati, alle date riportate. Confronta i suoi ricordi con quelli di due colleghi e a poco a poco il quadro si fa chiaro. Ricostruisce le vicende, ma sarebbe meglio dire le sventure, della famiglia di Francesca e Concetta, che insieme al vecchio padre incontrava spesso alla fontanella della stazione di Archi, la piccola frazione situata tra i comuni di San Filippo del Mela e Milazzo. Sono proprio loro le barbone della stazione Termini di Roma, Francesca e Concetta Andaloro. Una volta scoperto il cognome, è stato facile per Cirino ricostruirne le peregrinazioni.

Una famiglia di braccianti, lavoratori che con sacrificio costruiscono un piccolo mondo in cui vivere dignitosamente , come se ne incontrano tante guardando al passato della nostra terra. Il padre Giuseppe, nato a Milazzo il 1° ottobre 1907, coltivava da colono le terre del barone Sergio Marullo di Condojanni e, con la moglie Crocifissa Pino, nata a Milazzo il 15 febbraio 1911, si era stabilito in una casetta in riva al mare, alla Marina di Archi, che era allora una lunga distesa di sabbia finissima a due passi dalla foce del Floripotema, oltre la quale iniziavano i filari di uva zibibbo e i fitti agrumeti della valle. Una vita serena, quella di Francesca e Concetta, con i genitori e il fratello Salvatore, nato a San Filippo del Mela il 26 marzo 1949, fin quando l’industrializzazione, con l’impianto della Raffineria e dell’Enel, non li costringe ad uno sfratto forzato, prima a Torregrotta e poi a Pace del Mela. Profughi dell’industrializzazione. Nel frattempo, una serie di eventi sfortunati mina la stabilità del nucleo familiare: prima la morte della madre Crocifissa e poi quella di Salvatore, che muore annegato a soli 26 anni. Infine la morte del padre, travolto da un’auto sulla statale 113 tre anni dopo, nel 1978, priva Francesca e Concetta dell’ultimo affetto rimasto. Si salvano per miracolo dall’alluvione che nello stesso anno causa lo straripamento del torrente Muto, ma restano senza casa. Disperate e senza più nulla, una notte salgono su un treno verso Messina, si fermano alla stazione ma, raccontano, un poliziotto aggredisce a calci Francesca, che finisce all’ospedale con una coscia gravemente ferita. Da allora zoppica ancora. Le avvistano per qualche tempo nella zona della stazione e del porto, infine fuggono anche da lì. Risultano irreperibili al censimento del 1981. Hanno già iniziato l’inferno della vita da clochard a Roma.

La loro storia è stata ripresa dalla stampa locale. Il giornalista Mario Di Paola sulla "Gazzetta del Sud" ha raccolto l’appello lanciato da Roma: i paesi d’origine “riadottino” le sorelle Andaloro. L’appello è rivolto ai sindaci del distretto socio-sanitario, perché trovino un alloggio che accolga queste due nostre compaesane prive dei mezzi più elementari per affrontare ciò che resta loro della vecchiaia. È stata la cooperativa “Obiettivo Salute e Lavoro” di Milazzo a dare per prima la disponibilità ad ospitarle e assisterle. Le generalità di Francesca e Concetta sono state fornite da Mimmo Cirino alle istituzioni romane che possano ricondurle tra i cittadini italiani in qualche modo “visibili”: la Caritas, il comune, la Comunità di Sant’Egidio. Nella capitale, la giornalista Gaia Giuliani ha trovato la disponibilità della “Casa dei diritti sociali” per la fornitura della carta d’identità e per l’avvio della pratica di pensione. Resta da trovare un luogo dove finalmente le due sorelle possano smettere i panni di “barbone”. Nell’attesa che qualcosa si muova, rischiano di morire ogni giorno.

Chiesa di S. Francesco, a quando il restauro?

Ritorno sull'argomento consiglio comunale per puntare l'attenzione su una questione sollevata da Libero Rappazzo, capogruppo di maggioranza ma, soprattutto, appassionato ed esperto del nostro patrimonio storico-artistico, il quale ha ricoperto la carica di assessore ai Beni Culturali nella passata amministrazione. Il riferimento è all'ultimo punto trattato dai consiglieri; parlando della casa di riposo Calderonio, Rappazzo ha ricordato che accanto all'edificio esiste una chiesa che avrebbe urgente bisogno di restauro.
Si tratta della chiesa di San Francesco, costruita nei primi anni del '600 per opera dei frati Cappuccini, insieme al convento omonimo successivamente trasformato in casa di riposo per anziani. Una lastra di marmo apposta sul muro della chiesa ricorda che dal belvedere sottostante Giuseppe Garibaldi, a cui è dedicata la via che sale verso la chiesa, contemplò i luoghi delle operazioni militari il giorno precedente lo scontro decisivo di Corriolo.
La chiesa, i cui due terzi sono stati abbattuti per far posto ad una piazzetta, custodisce un crocifisso risalente al XVII secolo, statue lignee dell'Immacolata e di S. Antonio da Padova e pregevoli dipinti.
Opere che, purtroppo, nè chi visita il paese riesce a vedere, giacchè la chiesa viene tenuta chiusa, nè, e questo è ancora più grave, gli stessi luciesi hanno modo di conoscere e apprezzare. Ma affinchè partano i lavori di restauro, ha affermato Rappazzo nell'ultimo consiglio, è necessaria la cessione da parte dell'Istituto Calderonio di una stanzetta che funga da sacrestia. Un ostacolo di natura tecnica che rischia di pregiudicare un intervento di salvaguardia e conservazione del nostro patrimonio.
Del resto, un'azione tesa a recuperare le chiese, i palazzi, le piazze che dal centro storico in giù reclamano attenzione e rispetto si pone come necessaria anche dal punto di vista di una strategia di rilancio economico del territorio, oltre che dalla prospettiva di un'armonica ricostruzione storico-artistica del nostro patrimonio. Un patrimonio tanto ingente quanto poco valorizzato, che non solo è tutto ciò che ci resta e che abbiamo il dovere di preservare dall'abbandono, dall'incuria e dai danni del tempo perchè con esso non si perda anche la memoria storica della comunità a cui apparteniamo, ma che rappresenta anche la risorsa su cui puntare per valorizzare l'immagine del paese all'esterno e avviare una campagna seria di promozione dei beni culturali.