Nell'ultimo giorno di campagna referendaria, mentre i comitati sorti ovunque in Italia si organizzano per fare informazione e moltiplicano le iniziative per sensibilizzare le coscienze sull'importanza di andare a votare, occorre fermarsi a riflettere sul senso dei quesiti che il 12 e il 13 giugno ci aspettano alle urne.
La guerra, infatti, non sarà per i "SI" o per i "NO", ma tra andare a votare o disertare, perchè raggiungere il quorum dei votanti significa ribadire il diritto dei cittadini ad esprimersi direttamente su almeno due questioni che riguardano il futuro del Paese, delle generazioni presenti e di quelle che verranno: decidere, votando SI, che l'acqua debba rimanere un bene libero e pubblico, a disposizione di tutti, e non un affare su cui pochi privati possano speculare traendo grossi benefici, con l'illusione di un miglioramento del servizio che, dopo l'esperienza dell'ATO rifiuti, sembra davvero poco credibile; decidere, votando SI contro il nucleare, di bloccare gli investimenti su questo tipo di energia, sia perchè è meglio puntare sulle energie rinnovabili, sia per un problema di sicurezza e di sopravvivenza, dato che l'Italia è un paese a forte rischio sismico e, quindi, una catastrofe nucleare significherebbe morte e distruzione. Infine, c'è in gioco il problema della giustizia: votando SI al quesito sulla scheda verde, si chiede che la legge sia uguale per tutti e che anche il Presidente del Consiglio e i Ministri siano chiamati a risponderne, esattamente come qualunque altro cittadino.
Perchè il referendum abbia validità, è necessario che vada a votare la metà dei cittadini più uno. Se non si ragiunge questo quorum, il referendum è nullo, quindi le leggi oggetto dei quesiti rimangono in vigore (legge Ronchi, che affida la gestione dei servizi di fornitura dell'acqua ad aziende private; entrata dei privati nel mercato dell'acqua, con profitti garantiti dei gestori del servizio idrico che caricano in bolletta un 7 per cento a spese dei cittadini a remunerazione del capitale investito; costruzione di nuove centrali nucleari, con, al momento, quattro nuovi impianti e otto nuovi reattori; legittimo impedimento per cui presidente del consiglio e ministri non possono comparire nei procedimenti penali nei quali sono chiamati perchè impediti dall'esercizio delle loro funzioni e dai loro impegni istituzionali). Questo quadro appena delineato è ciò che, dicendo SI, si desidera modificare, in nome dell'acqua bene comune, di un ambiente sicuro e protetto, di una legge uguale per tutti. Chi vota NO, invece, desidera mantenere l'attuale assetto.
Ma se i quesiti sono così importanti, perchè ci dicono di non andare a votare?
Perchè vogliono impedire ai cittadini di informarsi?
Perchè si vuole togliere ai cittadini italiani l'unico strumento di democrazia diretta con cui decidere le sorti del proprio futuro?
Facciamo un una rapida analisi. Il governo ha deciso di chiamare i cittadini alle urne per la terza volta in poco più di un mese, dopo le amministrative e il ballottaggio, in un week end estivo che invita al mare e alle gite fuori porta. Il referendum si sarebbe potuto abbinare ad una delle due tornate elettorali, ma è stato deciso di non farlo, buttando via altri 300 milioni di euro, che, di questi tempi, si sarebbero potuti spendere meglio, a vantaggio dei conti pubblici, e quindi delle nostre tasche. Invece il governo ha preferito sperperare denaro pubblico e nono abbinare il referendum alle amministrative al solo scopo di evitare che si raggiungesse il quorum dei votanti. Il governo temeva cioè che la coincidenza tra amministrative e referendum favorisse una elevata partecipazione al voto, da cui voleva proteggersi.
Senza fare commenti politici, perchè il referendum non ha bandiere e non ha stemmi di partito, ma è un diritto di tutti, perchè l'acqua, la sicurezza, la giustizia sono diritti di tutti, io mi chiedo, e chiedo ai lettori:
E' normale un Paese che vuole togliere ai cittadini il diritto di esprimersi?
E' democratico un governo che dice al suo popolo di non andare a votare?
E vi propongo ancora qualche riflessione. Sull'acqua pubblica (primo e secondo quesito), più di un milione e quattrocento mila cittadini hanno già firmato perchè vengano abrogate le norme con cui il decreto Ronchi obbliga le società dell'acqua potabile ad aprirsi ai privati, delegando loro la gestione e stabilendo per loro una quota di profitti. Un record di firme nella storia dell'Italia repubblicana, che il governo vuole mettere a tacere boicottando il referendum.
Sul nucleare (terzo quesito) è stata tentata una ulteriore offesa al buon senso e all'intelligenza degli italiani, dato che il governo, dopo i tragici fatti del Giappone, pensando che l'affluenza al voto potesse essere alta, ha provato sino all'ultimo a cancellare il quesito, infilando in tutta fretta una norma di legge nel decreto Omnibus, proprio allo scopo di evitare il referendum. E togliere al popolo il diritto di esprimersi sull'energia nucleare, è un atto criminale: mentre la Germania, una delle più avanzate economie dell'occidente, decide di smantellare le proprie centrali entro il 2022, l'Italia, infischiandosene del parere dei suoi cittadini (che peraltro avevano già votato contro nel 1987), vuole investire in questo tipo di energia cercando in tutti i modi di non farli andare alle urne!
E infine, dato che il quarto quesito, quello sulla legge uguale per tutti, raccoglierà il SI degli italiani indignati contro un uso personalistico della giustizia, contro chi vorrebbe disertare i processi nei quali è coinvolto approfittando della propria carica politica, si vuole impedire che si voti dicendo alla gente di andare al mare e non alle urne!
Sono appena tornata da Napoli, la felice, vitale e pulita città di De Magistris, dove tutti sono in piazza per dire SI al referendum, dove dentro e fuori l'Università studenti e cittadini manifestano e lottano per un ideale di civiltà e di giustizia che qualcuno vorrebbe cancellare. L'Italia intera, in questo momento, ha sete di democrazia e, anche nella nostra città, i comitati locali per l'acqua e contro il nucleare sono impegnati per fare informazione sui diritti: andare a votare, perchè la Costituzione garantisce ai cittadini la possibilità di scegliere, perchè è antidemocratico tenere gli italiani lontano dalle urne, perchè nessuno possa calpestare la volontà popolare.