martedì 8 dicembre 2015

Riflessioni sulla bellezza

«Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un'arma contro la rassegnazione, la paura e l'omertà. 
All'esistenza di orrendi palazzi sorti all'improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità… ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre. 
È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l'abitudine e la rassegnazione, ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore».
 (Peppino Impastato)

 Vecchio frigorifero e 
oggetti vari sotto l'Arco San Michele


Rifiuti in c/da "Petra o chiovu"



Tiziana Parisi: Osservando queste immagini, non possono non venire in mente le parole di un eroe della lotta alla mafia, scomparso nel 1978 a Partinico (PA), che con i modesti mezzi di una radio locale urlava tutto il suo sdegno verso la realtà che lo circondava, fatta di corruzione, omertà e cultura della “bruttezza”.
Già, perché è noto che l'uomo assorbe durante la sua maturazione, in particolare nell'infanzia e nell'adolescenza, ciò che lo circonda; lo respira, lo elabora, ma, se non gli vengono fornite alternative, le tracce che il contesto lascia dentro la sua personalità in formazione sono inevitabili e durature. E' come quando si abitua un bambino a mangiare tutto tranne frutta e verdura; gli farebbero un gran bene, ma, non avendole mai mangiate, appena le assaggerà non gli piaceranno, e, forse, neanche ci vorrà provare.
Introdurre, mi chiedo, l'educazione alla bellezza nella formazione delle future generazioni, superando il sempre più diffuso relativismo dei nostri tempi, potrebbe costituire la base per la costruzione di un rinnovato senso civico, che sembra essere radicato in città e paesi del Nord, ma indubbiamente carente nel nostro amato Sud?
Insegnare la bellezza attraverso l'arte, la storia, ma anche con la pulizia e il rispetto verso i beni comuni, ostacolando la crescita incontrollata della speculazione edilizia, della corruzione, l'avanzare  dello sporco e dell'inciviltà, con coraggio, determinazione ed onestà, produrrebbe una maggiore consapevolezza della preziosità e, insieme, della fragilità del patrimonio di una città, che, prima ancora che appartenere a un qualsiasi ente comunale astratto, è di tutti noi?
Riuscirebbe ciò a far sentire i nostri ragazzi parte integrante di qualcosa di “bello” e, pertanto, “belli” e importanti essi stessi, per le loro famiglie e  per il paese , evitando, così, quel senso di inadeguatezza e disagio che si suppone possa portare alla fine di esistenze spezzate troppo presto, con cui la nostra comunità si è dovuta confrontare negli ultimi tempi?
E, infine, come raggiungere questo obiettivo se non con l'esempio?