sabato 15 novembre 2014

"Un giorno questa terra sarà bellissima" (Paolo Borsellino)

















"La conquista delle reciprocità è la fine della subordinazione, qualsiasi subordinazione. Quella del Sud agli interessi economici del Nord si legge sul territorio, con la condanna del Mezzogiorno alla minorità infrastrutturale (meno strade e rare autostrade, niente treni, pochissimi aeroporti, mentre il resto del Paese ne viene dotato pure con i soldi dei meridionali); coloniale (il petrolio italiano e lucano, e siciliano, ma i relativi vantaggi fiscali sono altrove e la ben-zina costa più a Sud, dove viene pure raffinata; stessa cosa per l'energia elettrica, la cui distribuzione è penalizzata, nel Mezzogiorno, da una rete insufficiente); economica (i fondi del Sud spesi al Nord, magari destinandone ancora  trecento milioni per la metropolitana di Torino, indebitatissimo  capoluogo della Regione più inaffidabile d'Italia, secondo le agenzie internazionali; e lo Stato che  a un terzo della popolazione italiana, i meridionali, da cui prende il 25 per cento delle entrate fiscali, destina solo il 18,8 per cento degli investimenti ordinari). Il Sud, però, è subordinato anche alla mafia e: alla stessa idea che ha di sé. Una condizione che fa comodo al Nord peggiore  e alla mafia. Il che spiega perché vadano tanto d'accordo.
Ma quando ti educhi a non essere più subordinato a qualcuno o a qualcosa, non tolleri di esserlo più a nulla. Così, il sempre più diffuso movimento meridionale di liberazione dal giogo mafioso, a cominciare dal pizzo, rinforza la consapevolezza del proprio diritto all'equità; allo stesso modo, la dilagante riscoperta di come è stata unificata l'Italia, a tutto danno dei meridionali induce a pretendere equità e rispetto della verità storica (per questo nascono comitati, associazioni, partiti), ma educa pure all'insofferenza dell'imposizione mafiosa. Si può essere schiavo di qualcuno e aguzzino di qualche altro (così l'oppressore divide e contrappone i servi, fu così persino nei campi di sterminio), ma quando si è liberi, lo si è e basta; del tutto, da tutto, da tutti. Che non è starsene da soli, ma non più sul gradino più basso: insieme, sullo stesso pianerottolo."

Un viaggio nel sud che cambia, fotografando una storia che ci riguarda da vicino e un presente di cui siamo parte. Questo è ciò che il giornalista e scrittore Pino Aprile, autore di libri diventati best seller veri e propri casi editoriali, come Terroni, Giù al Sud e, Il Sud puzza. Storia di vergogna e d’orgoglio, ha regalato al pubblico attento e appassionato giunto dalle città vicine per partecipare all’incontro. Il Sud, filo conduttore della produzione narrativa e giornalistica di Aprile, che ne è testimone nel solco di una controstoria destinata a contraddire gli stereotipi e i falsi miti che hanno da sempre accompagnato la storia dei meridionali, è un elemento fondamentale della sua biografia. Sino ai 23 anni, Aprile ha infatti vissuto a Taranto, ed esattamente nella palazzina posta di fronte all’impianto siderurgico dell’ILVA che, nell’immaginario di allora, sembrava volano di sviluppo economico, lavoro e ricchezza, prima che si prendesse coscienza della connessione tra l’industria e il prezzo troppo alto che si paga in termini di salute. Ma questa è una storia che conosciamo, perché ricorda da vicino quanto vissuto dal nostro comprensorio, nel momento storico  in cui è sorto il polo industriale i cui effetti, sotto la lente di ingrandimento degli ambientalisti da tempi lunghi, sono adesso all’attenzione di cittadini sempre più numerosi, protagonisti di quelle stesse storie di risveglio che Pino Aprile racconta nei suoi articoli e nei suoi libri.
Sono storie che descrivono l’inesorabile cambiamento in atto al Sud, terra in cerca di riscatto, sia dagli stereotipi che ne hanno condizionato la storia, sia da una condizione di asservimento ai colossi industriali e alla criminalità, verso un cambio di rotta che non passa solo da figure simbolo, i cosiddetti martiri civili, che siano magistrati che non si piegano, uomini di chiesa coraggiosi (anche nel nostro comprensorio ne abbiamo un esempio luminoso), commercianti che si rifiutano di pagare il pizzo o singoli cittadini stanchi di sopportare la puzza dei fumi inquinanti, ma che investe tutta la comunità, diventando lotta condivisa da centinaia di persone che si riuniscono in comitati e associazioni, e, quindi, si trasforma in rete sociale e culturale che rende possibile un futuro diverso.
Per tutte queste ragioni, Il Sud puzza. Storia di vergogna e d’orgoglio, presentato nell’aula consiliare luciese, è un libro che, come i precedenti di Pino Aprile, ha fatto discutere ed è destinato a far parlare di sé ancora molto; i cittadini del Sud, le loro speranze e le loro battaglie ne sono la sostanza: né italiani di serie B, né popolo abituato a lamentarsi senza agire, divengono protagonisti di una storia nuova, quella di chi non gira più la testa dall’altra parte per non vedere o si tura il naso di fronte alla puzza, ma affronta i problemi a viso aperto e, così, migliora la propria vita. E anche quella degli altri.  
Il Sud puzza è l’ultimo anello di una trilogia che riflette sulla storia, o meglio sulla controstoria, del Meridione, oggi considerato, nell’immaginario collettivo diffuso dai mass media e dall’opinione pubblica, come vera e propria zavorra del nord, nella contrapposizione tra le regioni settentrionali che producono ricchezza e un Meridione povero e sottosviluppato da cui si emigra, quasi vergognandosi se non si scappa dalla Sicilia o dalle altre regioni del Sud. Eppure, prima dell’Unità d’Italia, la condizione di questa nazione che oggi ci appare ancora spaccata in due, era esattamente all’opposto, con un Regno delle due Sicilie vera e propria potenza economica e un nord da cui si emigrava, anche se questo non lo leggeremo mai nella storiografia ufficiale. Da allora, è come se avessimo voluto punire il nostro Sud, mortificare la sua naturale vocazione alla bellezza e abbiamo accettato come cosa buona e giusta tutto quello che veniva dal Nord, compresa l’industria, che sembrava il miraggio di uno sviluppo che poteva renderci migliori, noi meridionali, figli di un dio minore, che solo se impariamo a fare come i settentrionali possiamo considerarci davvero “italiani”. Da tutti questi dati, per raccontare le cose da un altro punto di vista, parte l’indagine di Pino Aprile, una storia di vergogna e di orgoglio. Per non dimenticare che, come si legge tra le righe, il sogno di uno è utopia, il sogno di molti è una realtà che comincia.
Quella che Pino Aprile ha condiviso con il pubblico è, dunque, la storia di un risveglio, anzi di molti risvegli, di occhi che si sono aperti e di persone che non sono più disposte a sopportare. E sono molte le cose che non vogliono sopportare più, il ricatto “o salute o lavoro” che per decenni ha avvelenato Taranto nell’indifferenza generale, i veleni della “monnezza” proveniente da molte zone d’Italia e accumulata in Campania, veleni che si infiltrano nella terra, che uccidono il cibo e le persone, ma che arricchiscono la camorra e tutti quelli che fanno affari con la criminalità organizzata, il pizzo che bisogna pagare ai soliti noti per riuscire a lavorare. Ma la vergogna è solo uno dei sentimenti che attraversano il libro. C’è, tra i tanti, la fiducia, nel tentativo di coinvolgere sulla strada del cambiamento sia istituzioni troppe volte complici o assenti, sia le altre forze sane del territorio, così che la lotta di uno solo, o di un piccolo gruppo, possa diventare la lotta di tutti, come anche il comprensorio del Mela, sceso in un corteo fatto da migliaia di persone per rivendicare sicurezza, verità e rispetto per la salute umana e l’ambiente, sta sperimentando; c’è, dunque, un sentimento positivo di orgoglio, e di riscatto, che attraversa finalmente il Sud.La coscienza del fatto che “Non vogliamo morire complici. Non c’è altro modo di essere liberi”, comporta il sorgere di una nuova società meridionale in grado di imporre le proprie regole anche alle istituzioni, e al resto della nazione. 
Ci sono figure luminose, come quella di Lella Ottaviano, la donna di Ercolano che ha deciso di dire basta alla pratica comunemente accettata del pizzo, denunciando i camorristi e dando il via ad un processo che ha reso libera la città dalla cappa della criminalità organizzata. C’è don Maurizio Patriciello, diventato una guida per le associazioni che vogliono liberare la piana del Volturno dai veleni che l’hanno trasformata in un inferno, come don Palmiro Prisutto ad Augusta o don Peppe Trifirò ad Archi, impegnato da sempre nella lotta contro l’inquinamento industriale nella Valle del Mela. “Eroi civili” che hanno iniziato un percorso, prima da soli, poi seguiti da una comunità che ha preso a modello il loro esempio. Da territorio saccheggiato, colonizzato, offeso, disprezzato e persino deriso, usato come pattumiera del Belpaese, a terra che si risveglia e vuole riprendersi in mano il proprio futuro. Un futuro che, come ha ricordato Pino Aprile in chiusura, non possiamo più delegare, perché la responsabilità di ciò che è e che sarà non spetta ad altri, ma a ciascuno di noi. 

"No, non si sono svegliati perché hanno sentito la puzza, ma si sono accorti della puzza, perché si sono svegliati; per questo non la sopportano più. Scoprire di aver accettato di conviverci così a lungo ha suscitato vergogna. È un sentimento forte: se non ti distrugge, ti eleva. Chi si vergogna, o si nasconde, perché accetta l'idea di insufficienza che genera quel sentimento; o si riscatta, perché dimostra che quell'insufficienza non è vera. A capolinea della strada che comincia con la vergogna, c'è il suo contrario: l'orgoglio. E posso dirvi che c'è tanta gente in marcia, su quella via, a Sud: cominciano da soli, ma strada facendo, si uniscono, diventano comunità, fanno cose importanti, non accettano più di essere "meno": sono nuclei di società che cambia, recuperano un nuovo ordine, intrappolato fra il vecchio e il caos; e chiedono rispetto, equità. Anzi, lo pretendono.
Lo ripeto per chi non volesse capirlo: si sono svegliati, hanno sentito la puzza. Anche quella che si presenta in doppio petto, con la fascia tricolore."


mercoledì 12 novembre 2014

"Il Sud puzza. Storia di vergogna e d'orgoglio". Incontro con Pino Aprile

Si terrà venerdì 14 novembre alle 18, presso l’Aula consiliare del Palazzo socio-culturale di via Pietro Nenni, l’incontro con il giornalista e scrittore Pino Aprile, che, dopo Terroni, uscito nel 2010 e diventato un vero e proprio caso editoriale, e il successivo Giù al Sud, anch’esso a lungo in vetta alle classifiche, torna in libreria con Il Sud puzza. Storia di vergogna e d’orgoglio (Piemme, 2013), dedicato ancora una volta all’attualità scottante di un Meridione che tenta il riscattoLe ragioni di questa indagine appassionata, che apre una finestra su un Sud al di là dei luoghi comuni, con i suoi protagonisti e le sue storie di cronaca e di speranza, saranno il filo conduttore dell’incontro in programma a Santa Lucia del Mela. 
Il Sud puzza. Storia di vergogna e d’orgoglio, avvincente come un romanzo, è la storia di un risveglio, anzi di molti risvegli, di un riscatto sempre più vicino. Di occhi che si sono aperti su realtà inaccettabili, di persone che hanno potuto guardarsi le une con le altre, che si sono riconosciute e hanno deciso di fondersi in comunità. È la storia di una decisione che ne ha portate con sé molte altre, e che si riassume in un grido di protesta: “non vogliamo sopportare più”.
E sono molte le cose che non vogliono sopportare più, il ricatto “o salute o lavoro” che per decenni ha avvelenato Taranto nell’indifferenza generale, i veleni della “monnezza” proveniente da molte zone d’Italia e accumulata in Campania, veleni che si infiltrano nella terra, che uccidono il cibo e le persone, ma che arricchiscono la camorra e tutti quelli che fanno affari con la criminalità organizzata, il pizzo che bisogna pagare ai soliti noti per riuscire a lavorare.
Tra coloro che agiscono, ci sono figure di uomini e donne che rischiano, indifferenti al pericolo, al ricatto, alle minacce. Come Lella Ottaviano, commerciante, che per prima ha avuto il coraggio di denunciare i camorristi che esigevano il pizzo e che ha reso Ercolano una città libera, e don Maurizio Patriciello, diventato una guida per le associazioni che vogliono liberare la piana del Volturno dai veleni che l’hanno trasformata in un inferno, e Giuseppe Di Bello, tenente della Polizia provinciale in Lucania, la cui vita viene demolita per aver osato denunciare l’inquinamento di un lago, causato da infiltrazioni di petrolio.
Giornalista e scrittore, pugliese residente ai Castelli Romani, Pino Aprile è stato vicedirettore di «Oggi» e direttore di «Gente». Per la Tv ha lavorato con Sergio Zavoli all’inchiesta a puntate “Viaggio nel Sud” e al settimanale del Tg1, Tv7. È autore di diversi saggi, tra cui Elogio dell’imbecille, Elogio dell’errore e Il trionfo dell’apparenza, tutti pubblicati da Piemme, accolti con successo e tradotti in molti paesi. I bestseller Terroni, Giù al Sud e, adesso, Il sud puzza. Storia di vergogna e d’orgoglio, hanno fatto di Aprile il giornalista “meridionalista” più seguito in Italia e gli sono valsi molti premi, tra cui il Premio Carlo Levi nel 2010, il Rhegium Julii nello stesso anno e il Premio Caccuri nel 2012. Sempre per Piemme ha pubblicato nel 2013 il pamphlet Mai più terroni

lunedì 3 novembre 2014

SOS centro storico

Arte e degrado. Urge il recupero del cuore storico del paese
Stato di emergenza permanente
Crolli di calcinacci, muri pericolanti, pezzi di balconi e finestre pericolosamente in bilico. Abitazioni di cui rimangono solo le mura esterne, invase da una fitta vegetazione che, persino dentro il cemento di vecchie stanze vuote, ha messo saldamente radici. È questa la condizione in cui versano molti edifici, in gran parte abbandonati e disabitati, del centro storico luciese. 
Non si contano le segnalazioni da parte dei cittadini sul pessimo stato di tanti fabbricati, con la caduta, nei casi più gravi, di elementi strutturali che precipitano sulla strada sottostante, mettendo a rischio la sicurezza di chi passa. Abbandonato a se stesso, senza interventi strutturali che ne abbiano frenato il degrado, il centro storico luciese, uno dei più suggestivi e ricchi d’arte di tutta la provincia, non è mai stato oggetto di un piano organico di recupero e valorizzazione, sebbene, sulla carta, i programmi elettorali degli ultimi decenni lo abbiano sempre inserito tra le priorità. 

Che fine ha fatto il Piano urbanistico del centro storico?
L’aspetto più grave riguarda la mancata attuazione del “Piano urbanistico del centro storico”, previsto dal Piano regolatore generale e approvato in sede consiliare quattro anni fa, ma rimasto ancora nel cassetto. L’iter burocratico non è stato infatti ultimato, benché, per la sua redazione, già nel 2009 sia stato conferito un apposito incarico professionale. In attesa di concretizzarsi, di conseguenza, rimane anche il “Piano del colore”, approvato nella medesima delibera consiliare e finalizzato anch’esso alla riqualificazione del cuore pulsante dell’architettura cittadina.

L'ordinanza sindacale e gli obblighi della ristrutturazione
Dal palazzo comunale è arrivata intanto un’ordinanza rivolta ai proprietari degli edifici che versano in precarie condizioni di stabilità, con lesioni alla struttura portante, solai interni e di copertura crollati, parti esterne come mensole dei balconi, ringhiere e grondaie non perfettamente ancorate. Considerando il pericolo per la pubblica incolumità, come recita l’ordinanza, i proprietari sono tenuti alla messa in sicurezza di questi immobili a rischio, situati per lo più in pieno centro storico. Entro un termine perentorio, in scadenza a metà novembre, il sindaco Nino Campo ordina ai cittadini di provvedere a proprie spese alla messa in sicurezza dell’edificio di cui sono possessori, e, nelle more dell’esecuzione dei lavori, che dovranno essere documentati con una relazione tecnica, di provvedere urgentemente al transennamento e all’eliminazione di tutte le parti a rischio crollo.

Valorizzazione e recupero, strategie per il futuro
L’ordinanza, che tutela il Comune da ogni responsabilità, rappresenta tuttavia solo il rinvio di una urgenza più volte oggetto del dibattito politico e delle richieste dei cittadini, ovvero il pieno recupero del vasto centro storico luciese, del quale fanno parte palazzi storici, monumenti di pregio, strade e viuzze che custodiscono la memoria storica del territorio, anche ai fini della sua valorizzazione turistica. Una prima mappatura, fa sapere il sindaco Campo, si potrà avere con il censimento delle strutture a rischio, necessario per individuare le strategie di salvaguardia. Ma anche per incentivare la ristrutturazione e, di conseguenza, la vivibilità del centro storico, con iniziative che, già attuate altrove, hanno consentito ad esempio la vendita delle vecchie case al prezzo simbolico di un euro. 

giovedì 30 ottobre 2014

ECOPUNTO INFORMA

F. Trifirò - Ricevo e pubblico integralmente una email dell'Ecopunto di Barcellona, struttura che a quanto si evince sarà chiusa al pubblico dopo circa quattro anni di attività. Quella dell'Ecopunto è stata sicuramente una esperienza positiva che ha portato una ventata di novità nel settore della raccolta dei rifiuti, educando innumerevoli famiglie alla prospettiva della raccolta differenziata e permettendo di smaltire adeguatamente diversi tipi di materiali. Iniziativa lodevole, poiché a tutt'oggi in molti casi i rifiuti rappresentano ancora un problema e non una risorsa, in quanto uno smaltimento idoneo oltre a salvaguardare l'ambiente in cui viviamo comporta inevitabilmente la creazione di nuovi posti di lavoro.

Carissimo Utente,
mi duole comunicarti che a far data da lunedì 27/10/2014 siamo costretti, nostro malgrado, a interrompere il servizio.
Con determina  n° 477 del 19/09/2014 Reg. Gen. 2513 a firma dell’ingegnere tecnico responsabile del settore  del Comune di Barcellona Pozzo di Gotto si è  deciso che il nostro lavoro, il tuo differenziare, il tuo conferire direttamente in  Ecopunto, il tuo  impegno per la salvaguardia dell’AMBIENTE (più differenzi meno inquini) non va bene, non è un servizio che deve continuare.
Permettimi di ricordarti i traguardi che abbiamo raggiunto insieme:
Ecopunto è nato a Gennaio 2011, partorito da un Avviso Pubblico di manifestazione di interesse emesso dall’ATO ME 02.
Nel 2011 Ecopunto ha impedito che  650 tonnellate di materiale differenziato finissero in discarica;
Nel 2012 le tonnellate  diventano 880 (+ 25% rispetto al primo anno);
Nel 2013, anno in cui avviene il subentro del Comune di Barcellona nella gestione ATO, dichiarato fallito (ahimè lasciandoci con  26 mesi di arretrato!), arriviamo a 1050 tonnellate (+28%rispetto al secondo anno);
Nel 2014 le proiezioni presumono ancora un trend positivo (+ 15% rispetto al terzo anno) si potrebbe arrivare alla soglia delle 1250 tonnellate di materiale differenziato!!!
PERCHE’ CHIUDE   ECOPUNTO A BARCELLONA ??
Da una attenta analisi, caro utente, sinceramente Ti confesso che ad oggi ancora non l’ho capito, infatti considerando che:
1)      I risultati in termini di raccolta sono eccellenti, la percentuale elevata di rifiuti differenziati ha permesso di far contraddistinguere il Comune di Barcellona quale esempio di comune virtuoso e tra quelli che negli ultimi anni hanno ottenuto le maggiori percentuali di incremento della raccolta differenziata;
2)      È stata svolta una non sottovalutabile funzione di “educazione ambientale” alla raccolta differenziata verso la cittadinanza, invitandola a recarsi presso l’Ecopunto  a conferire direttamente; ciò è stato fatto sempre e comunque attraverso una certosina campagna informativa svolta anche  all’interno delle scuole cittadine, partecipando a progetti, conferenze e tavole rotonde ed investendo notevoli risorse proprie, anche economiche; sempre e comunque facendo attribuire il merito dell’iniziativa al Comune, infatti il  materiale pubblicitario utilizzato recava ben evidente  il logo del Comune di Barcellona P.G.
3)      In termini economici, non vi sono stati  costi  di  raccolta dei materiali differenziati perché è stato il cittadino stesso a conferirli, inoltre  il mancato conferimento in discarica ha permesso  di risparmiare 100 € per ogni tonnellata, quindi ad esempio solo nel 2013 il Comune di Barcellona P.G., grazie ad Ecopunto che ha intercettato 1050 tonnellate di materiale differenziato, ha risparmiato 105.000 € !!!
4)      Rispetto per l’ambiente in 4 anni circa 4000 tonnellate  di rifiuti non sono finite in discarica quindi non hanno sviluppato inquinamento ed in più, poiché riciclate hanno permesso un notevole risparmio energetico
5)      Da un punto di vista occupazionale,  in un momento in cui la disoccupazione è in crescita,  sono stati creati  ben 4 posti di lavoro, che con i benefici della ZFU  si potrebbero più che raddoppiare.
6)      Abbiamo preso in gestione il locale del CCR che si trovava in uno stato di  totale abbandono dal punto di vista  igienico sanitario: ricettacolo di serpenti, colonie di ratti, cumuli di spazzatura maleodoranti accumulati ed abbandonati da anni, ebbene  lo abbiamo bonificato ed oggi  lo condividiamo egregiamente con la Dusty!!
E allora..
… perché si vuole interrompere un’attività che è apprezzata da ben 4500 utenti Barcellonesi (leggi 25.000 abitanti) che sono ben contenti di questo servizio?
… perché il tecnico comunale va contro le indicazioni del Sindaco (proposta di deliberazione n°219/2014) che riconoscendo i risultati conseguiti, l’importanza del servizio svolto invita alla non interruzione del servizio ?
… perché si vuole andare contro le direttive impartite dall’Assessorato Regionale  all’Ambiente che perfino nell’approvazione del piano comunale dei rifiuti ha  evidenziato l’importanza di mantenere il servizio da noi svolto accanto al servizio “porta a porta” ed al “sistema igenio”, riconoscendo i prezioso risultati  ottenuti da Ecopunto?
…  perché si vuole interrompere un servizio che ha elargito premi ( tutto acquistati a km zero) per un valore di 100.000 € nel corso dei 4 anni?
      … perché staccare la spina proprio adesso e non direttamente quando sarà espletata la gara definitiva per la gestione del C.C.R.  e sarà assegnata la gestione al nuovo vincitore ?

In conclusione, salvo ripensamenti da parte dell’amministrazione comunale, ribadisco che SIAMO COSTRETTI A SOSPENDERE l’attività dell’Ecopunto

Colgo l’occasione per ringraziare tutti coloro che, come noi,  ci hanno creduto, incoraggiato e sostenuto con entusiasmo.
                                                             Sempre e comunque difendiamo l’ambiente!
                                                                                          Maurizio Alfano


N.B. saremo  nei locali fino al 31 ottobre 2014 per chi deve  ancora ritirare dei premi.

       
ECOPUNTO



domenica 26 ottobre 2014

Per non dimenticare: fiaccolata ad Archi un mese dopo l'incendio alla Ram


La lotta della Valle del Mela


Io non dimentico. E' questa la parola d'ordine che, a un mese dall'incidente alla raffineria, condurrà ancora una volta cittadini e associazioni ambientaliste per le vie di Archi, raccogliendo l'invito lanciato dall'instancabile padre Peppe Trifirò, uomo coraggioso in lotta da sempre contro i fumi velenosi che continuano a uccidere il popolo della Valle del Mela e di Milazzo. La fiaccolata, organizzata per domani alle 18 dalle parrocchie di Archi e Pace del Mela e dalle associazioni del territorio, si dirigerà da via Di Vittorio a Piazza Chiesa, dove sarà collocata una lapide per non dimenticare il dramma vissuto la notte del 27 settembre. 

Un gesto fortemente simbolico che lancia una richiesta ben precisa al governo nazionale e siciliano: il risanamento e la massima sicurezza per la vita, la salute, il lavoro e l'ambiente. "A nessuno deve sfuggire che un dossier del ministero della salute ha individuato i 44 siti più inquinati d'Italia ed a vincere il triste primato nella nostra Sicilia è proprio Milazzo", si legge nel volantino diffuso nei giorni scorsi da padre Trifirò per invitare la popolazione a far sentire la propria voce. Al termine, sarà inaugurato il Comitato ambientale intercomunale, formato dalle diverse anime del vasto movimento civile che lotta per la difesa della salute umana e dell'ambiente, sorto per volontà dei cittadini che, nelle diverse comunità colpite dall'inquinamento causato dal polo industriale, stanno facendo massa critica contro un'emergenza ambientale ogni giorno più allarmante.
Il coordinamento intercomunale sarà un organo collegiale di controllo, informazione e monitoraggio in materia ambientale e industriale, con un ruolo attivo promozione di iniziative utili a garantire l'effettiva tutela dei cittadini che vivono dell'Area ad Elevato Rischio di Crisi Ambientale. Ne farà parte anche il Comitato Luciese Salute e Ambiente, che è intervenuto nel corso del consiglio comunale aperto organizzato lo scorso 15 ottobre dall'amministrazione Campo, presentando un documento sottoscritto da 250 cittadini per esprimere il proprio dissenso contro l'ipotesi del Css nella centrale termoelettrica di Archi.

I cittadini luciesi contro il CSS


“Nel comprensorio della Valle del Mela il CSS andrebbe ad aggravare una situazione ambientale già abbondantemente compromessa da inquinamento industriale che meriterebbe maggiore attenzione e monitoraggio, soprattutto dopo l’ultimo incidente verificatosi il 27 settembre all’interno della Raffineria di Milazzo”, si legge nel documento. Dopo aver riportato gli allarmanti dati scientifici che certificano nel territorio “livelli di mortalità (specie tumorale) e di morbosità straordinaria”, si richiede “un’altra seduta di consiglio comunale per deliberare tramite votazione, che ci auspichiamo sia all’unanimità, sul netto rifiuto all’utilizzo del CSS”, sulla scia dei sette Comuni che si sono già espressi in tal senso. 

Il consiglio comunale aperto si è protratto per oltre 4 ore, durante le quali sono intervenuti diversi consiglieri e assessori, oltre al sindaco Nino Campo. Filo conduttore, la necessità di tutelare l’ambiente e la salute dei cittadini dagli effetti del polo industriale nell’area ad alto rischio e, ancora una volta, le responsabilità istituzionali e le falle del sistema di informazione e intervento seguite all’incendio alla Ram
Solo a metà della seduta sono stati ascoltati i cittadini e i rappresentanti delle associazioni ambientaliste del territorio. A fare fronte comune, a difesa del territorio dall’inquinamento e contro l’ipotesi CSS, sono intervenuti, tra gli altri, padre Peppe Trifirò, Peppe Maimone (Adasc) ed Egidio Maio (Zero waste). 
Tranne qualche caso, la seduta è stata disertata dai rappresentanti della politica regionale e nazionale invitati. Presenti nel pubblico alcuni amministratori dei Comuni vicini e il dott. Eugenio Cottone (Ordine dei Chimici), che è intervenuto sulla necessità di non transigere sui controlli reali e sulla sicurezza, ma anche sulla debolezza del sistema di monitoraggio.


L'inquinamento sul tavolo dei consiglieri

"Riconversione centrale Edipower/A2A San filippo del Mela - Contrarietà all'utilizzo del Css - Combustibile Solido Secondario". E' questo uno dei punti all'ordine del giorno del prossimo consiglio comunale convocato per mercoledì 29, durante il quale si prenderà atto della linea espressa con fermezza dai cittadini  sulla necessità di contrastare qualunque ipotesi di nuove fonti di inquinamento sul nostro territorio. Tra gli altri argomenti, la richiesta al governatore Crocetta di proporre al presidente del Consiglio Renzi la revisione delle norme contenute nel decreto "Sblocca-Italia" relativamente all'articolo 38, che "prevarica ogni pianificazione locale e viola la sovranità amministrativa regionale e comunale". All'attenzione dei consiglieri, anche un punto sulla necessità di tutelare maggiormente i cittadini dell'Area ad Elevato Rischio di crisi Ambientale del comprensorio del Mela, chiedendone l'equiparazione alle aree previste nella legge 06/02/2014 n. 6 e intervenendo sul decreto che riguarda le "Disposizioni urgenti dirette a fronteggiare emergenze ambientali e industriali ed a favorire lo sviluppo delle aree interessate".


venerdì 24 ottobre 2014

Via San Michele, rischi e disagi

Degrado urbano. Criticità in via San Michele
Balconi pericolanti. Rischi e disagi per chi vi abita e per i passanti





































Tiziana Parisi: Lavori iniziati e subito interrotti. C'è preoccupazione tra gli abitanti della palazzina oggetto dell'intervento,  sita in via San Michele e appartenente allo IACP (Istituto Autonomo Case Popolari). 
Si tratta del rifacimento dell’intera facciata, che presenta balconi pericolanti e intonaco oramai corroso dal tempo, i cui lavori, sollecitati più volte al suddetto ente da parte di tutti i condomini, avevano preso il via  prima della stagione estiva 2014; ma che, in realtà, hanno visto soltanto un giorno di lavoro, durante il quale sono stati scrostati i balconi e parte del terrazzo, fino a evidenziarne la sottostante struttura in ferro. Dopodiché, nessun altro intervento e un’assenza totale di comunicazioni da parte della sede di Messina.
La costruzione dell’immobile, che presenta anche altre problematiche a carico della struttura, come crepe interne e un sotterraneo spesso allagato, risale a più di quarant’anni fa, durante i quali nessun lavoro a carico della facciata era stato mai effettuato.
Con l’arrivo delle piogge, però, la situazione si complica parecchio, a causa delle inevitabili infiltrazioni d’acqua, che vanno ad aggravare la già critica situazione di umidità e pericolo, sia per chi si affaccia o usa il balcone per le necessità quotidiane come stendere i panni, sia per chi passa o sosta nel raggio del cortile che circonda l’edificio.
I residenti auspicano un urgente intervento da parte dell’ente preposto per risolvere questo problema, non certo soltanto estetico, ma soprattutto di pubblica sicurezza. 

domenica 19 ottobre 2014

Lute, al via il nuovo anno



Dopo la pausa estiva, sono ripresi gli appuntamenti della “Libera Università per la Terza Età”, costituita sul territorio luciese come sezione staccata di quella di Milazzo. Il programma dei corsi è stato presentato in occasione della festa inaugurale del nuovo anno accademico, alla presenza del presidente Claudio Graziano, del comitato direttivo luciese e di alcuni rappresentanti di quello mamertino, insieme alla delegazione polacca ospite della Lute in questi giorni.
A coordinare la sezione locale sarà Gelsomina Zullo, che prende il posto di Giuseppe Sergi. Tra le novità di quest’anno, c’è l’arricchimento dei percorsi didattici con seminari a cura di professionisti di diverse discipline, dalla medicina alla musica. Ma anche nuovi spazi, dedicati alle molteplici attività teoriche e laboratoriali proposte.   
«Il successo di questa iniziativa, che ha fatto registrare una crescita costante degli iscritti e dell’offerta didattica, conferma la sua importante valenza sociale e culturale», dichiara la neo-coordinatrice Zullo. «Ad essere valorizzato è il ruolo del volontariato, che coinvolge tantissimi cittadini, impegnati sia come insegnanti che come organizzatori, tra cui non mancano i più giovani».
Quasi trenta i corsi in programma, dalle materie più canoniche come lingue straniere, informatica, architettura, storia della lingua italiana, ad attività che investono sulla condivisione di saperi ed esperienze, mettendo in risalto la pratica artigianale e gli antichi mestieri: dallo sfilato creativo alla lavorazione della creta e della ceramica, dal laboratorio teatrale alla pittura, dalla cucina all’arte di intrecciare. Focus anche sulla storia e l’arte luciese, al centro di un corso dedicato alla riscoperta dell’immenso patrimonio cittadino.

Evita Fabio, una famiglia da record

Giuseppe Fabio, Paola Giunta e la piccola Evita. Una famiglia da record

Tutti insieme per festeggiare la nuova arrivata

Cinque generazioni di donne:
Evita con la mamma Paola Giunta, la nonna Maria Cimata, la bisnonna Franca Impalà, la trisavola Maria Manna 


Sembra una storia d'altri tempi, quando una famiglia numerosa era la norma e non l'eccezione. E invece, a Santa Lucia del Mela, la nascita della piccola Evita segna un vero e proprio record, che non si registra tutti i giorni. A cullare l'ultima arrivata di casa Fabio, si sono ritrovate infatti non solo la mamma Paola Giunta e la nonna Maria Cimata, ma anche la bisnonna Franca Impalà e persino la trisavola Maria Manna, che ha spento quest’anno 85 candeline. 
Cinque generazioni di donne e una catena d’affetto eccezionalmente longeva e numerosa per Evita, che può contare su quattro nonni, tre bisnonni e due trisavoli. Un caso più unico che raro, guardando all’albero genealogico delle famiglie italiane, specialmente oggi che il trend più in voga abbassa il numero delle nascite e alza l’età delle coppie al momento dell’arrivo del primo figlio.
 Per festeggiare un evento che non capita tutti i giorni, papà Giuseppe ha fatto ritorno da Venezia, dove vive con la moglie e la bimba, consegnando all’album di famiglia uno scatto che racchiude cinque generazioni e una memoria storica di tutto rispetto. 
(foto di Gianmarco Amico)