Nino Abbate in una sala di "Epicentro" |
L’arte a portata di mattonella, materiale povero che si trasforma in creazione originale: artefice di questa speciale alchimia è Nino Abbate, artista barcellonese al quale si deve la fondazione del Museo d’arte contemporanea “Epicentro” nel cuore di Gala.
E proprio questo luogo, dal 1988, da periferia urbana è divenuto crocevia di incontri tra gli artisti più celebri del panorama pittorico nazionale e internazionale, ospitati, ciascuno con la propria “mattonella”, in un collezione unica al mondo.
«Tutto nasce dall’idea di usare la mattonella di terracotta come opera d’arte, che, da semplice supporto, diventa espressione artistica di forme e colori» racconta Abbate, il quale, con le proprie mattonelle 30x30, è riuscito a coinvolgere dapprima altri artisti siciliani e poi, nel corso degli anni, i grandi nomi di tutte le principali correnti degli ultimi quarant’anni di pittura. Spedita a ciascun artista, ogni mattonella è tornata indietro decorata, dipinta, incisa, lavorata con la ceramica, oppure usata come base concettuale per parole, fotografie, installazioni. Trasformata, cioè, in pezzo unico, pronto per arricchire, mattonella dopo mattonella, l’esposizione permanente di Gala.
«La storia dell’arte italiana, dagli anni ’30 in poi, è raccontata da queste pareti», spiega Abbate, accogliendo i visitatori nel suo Museo, dove, oltre alle opere esposte, è custodito anche un prezioso archivio di memorie, costituito dalla vasta documentazione epistolare che correda le mattonelle. Da “Corrente” al movimento Spaziale e Nucleare, dall’Informale al linguaggio Pop, sino alla poesia visiva – come quella di Emilio Isgrò – e alle tendenze degli ultimi anni, sono migliaia gli artisti che hanno creduto nel progetto di “Epicentro”. Un catalogo aperto ai nomi internazionali, visitabili nelle varie edizioni della Biennale di Venezia, nei musei in giro per il mondo, e, grazie ad Abbate, anche a Gala.
Riportare questo territorio alle profonde radici culturali del proprio passato è, infatti, uno degli effetti collaterali del Museo, nel quale l’arte riscopre, tra ostacoli e lotte, la propria funzione civile. Una poesia di Bartolo Cattafi è incisa all’ingresso, dove Abbate ha scolpito il simbolo di “Epicentro” in pietra arenaria: «centro di ogni terremoto e ribellione, rivoluzione, scossa sismica: ciò che la creazione artistica sempre dovrebbe comportare». L'arte come metafora della vita, lanciata attraverso traguardi lontani - come la storia personale di Abbate, con il suo passato da atleta, dimostra - e incomprensioni quotidiane: quelle che, talvolta, assumono l'aspetto metafisico di leggi ingiuste (e le assurde vicende giudiziarie subite dal Museo, che ha corso persino il rischio di essere demolito, lo testimoniano). Anche per questo, l’appropriazione individuale e collettiva di una coscienza dell’arte è la sfida lanciata dal Museo delle mattonelle, del quale Abbate si definisce il «custode», trasmettendone alla comunità l’eredità spirituale.
L’evento in corso di questo mese è la 18ª esposizione internazionale “Artisti per Epicentro”, che è stata inaugurata dalla presentazione di Andrea Italiano, alla presenza di Nino Abbate e Salva Mostaccio, artista e compagna di vita che ha condiviso sin dall’inizio l’avventura delle mattonelle d’arte. Una storia raccolta da Abbate nel libro “Un tributo all’arte. Come nasce la collezione d’arte contemporanea su mattonelle”, con le prefazioni di Milena Milani, Vittorio Fagone, Gino Trapani e le testimonianze di giornalisti e critici d’arte. Tra i prossimi progetti, quello di ospitare nella galleria una mattonella “firmata” da Arnaldo Pomodoro. «Il museo è un work in progress – dice Abbate –, un luogo dove l’utopia diventa arte».
Salva Mostaccio, Nino Abbate, Andrea Italiano |