Santo Arizzi - 2 novembre. Questo è il giorno tradizionalmente dedicato alla commemorazione dei defunti (in latino Commemoratio Omnium Fidelium Defunctorum, ossia Commemorazione di Tutti i Fedeli Defunti).
La ricorrenza, che oggi viene celebrata e riconosciuta dalla chiesa cattolica, in realtà è ispirata ad un più antico rito bizantino; all’occorrenza, i defunti venivano celebrati il sabato prima della domenica di Sessagesima (ovvero quella che precede di due settimane l'inizio della quaresima). Nella chiesa latina, il rito viene fatto risalire all'abate benedettino Sant'Odilone di Cluny nel 998: con la riforma cluniacense, si stabilì infatti che le campane dell'abbazia fossero fatte suonare con rintocchi funebri, dopo i vespri del primo novembre, per celebrare i defunti, ed il giorno dopo l'eucaristia sarebbe stata offerta "pro requie omnium defunctorum"; successivamente il rito venne esteso a tutta la Chiesa Cattolica.
È ormai tradizione, nel giorno dedicato al ricordo dei defunti, visitare i cimiteri e portare in dono fiori sulle tombe dei propri cari.
In Sicilia, in concomitanza dell’evento liturgico, è diffusa l'usanza di preparare i dolci dei morti, costituiti dalle caratteristiche “ossa dei morti” e dalla “frutta Martorana” a base di pasta di mandorle. Nella Sicilia orientale, in particolare a Palermo, durante la notte di Ognissanti, la credenza vuole che i defunti della famiglia lascino dei regali e i dolci caratteristici sopra citati ai bambini; usi e costumi di grande fascino, ormai consolidati nella tradizione popolare.
Anche a Santa Lucia del Mela tali tradizioni risultano essere elementi tipici della festa di Ognissanti: sono famosi, infatti, i dolciumi luciesi realizzati per questa occasione, soprattutto quelli a base di frutta martorana, una peculiarità locale conosciuta nell’enogastronomia dell’intero hinterland del milazzese e della valle del Mela.
Da alcune testimonianze popolari risulta che la messa in suffragio delle anime dei trapassati, oggi celebrata per l’occasione nel piazzale del cimitero monumentale luciese, un tempo si svolgeva nei locali della cripta dei Cappuccini della stessa città, luogo di grande fascino e mistero.
Una botola all’interno della chiesa dei Cappuccini, nella pavimentazione (ormai sostituita) dell’unica navata, situata a ridosso dell’ingresso al luogo di culto, dava l’accesso nella cripta sottostante attraverso un percorso a scale ancora visibile dal locale inferiore. Era proprio in questo piccolo spazio che venivano accolti i fedeli; quest’ultimi potevano sentire la messa e sedersi su delle sedie, già sistemate in due file parallele lungo tutta l’unica navata, a strettissimo contatto con i corpi dei defunti. All’epoca, intorno ai primi anni del 900’, i corpi si trovavano ancora in posizione eretta e per tanto erano ancora istallati all’interno delle nicchie ancora oggi visibili. La suggestione era garantita soprattutto dalla ristrettezza dello spazio della cripta, che costringeva i fedeli a sedersi proprio accanto alle mummie per ascoltare la messa.
All’interno della cripta si conservano ancora oggi i resti di numerosi individui mummificati o scheletrizzati. La disposizione attuale delle mummie è snaturata a causa di un recente intervento di restauro dell’ambiente funerario; all’occorrenza si è provveduto a ricollocare i resti decoesi, talora appartenenti a più individui, all’interno di venti teche quadrangolari di vetro, sistemate lungo le pareti laterali della cripta, nello spazio ricavato all’interno delle nicchie che originariamente accoglievano i cadaveri in posa stante. I corpi meglio conservati sono contenuti in ventidue casse lignee, di cui alcune recentemente sostituite a quelle originarie. Le casse più antiche, verosimilmente della seconda metà del XIX secolo, hanno forma rettangolare e sono in legno colorato (giallo, verde, rosso o nero), con finestre di vetro, che permettono di osservarne il contenuto dall’esterno. Sono inoltre presenti sei bambini, di cui quattro deposti a coppie nella medesima cassa; in base al vestitino, è stato possibile identificare due femmine. Gli individui contenuti nelle casse indossano ancora le vesti originarie, in alcuni casi in buone condizioni di conservazione. Si tratta per lo più di abiti civili, e in due casi di abiti sacerdotali. Un individuo presenta sul volto una maschera funeraria, mentre due mostrano le orbite, le cavità nasali e la bocca riempite di cotone.
Oggi la messa in suffragio delle anime dei trapassati, non è più celebrata in questo luogo, destinato ormai alle visite per un turismo di tipo culturale. Questa usanza non era comunque una peculiarità luciese, ancora oggi si celebra in altre cripte italiane, come ad esempio nella “Cappella della Messa” nella cripta dei Cappuccini della Chiesa dell'Immacolata in via V. Veneto in Roma, oppure nella cripta della Cattedrale della Diocesi di Reggio Emilia Guastalla.
Foto del cimitero cittadino,
a cura di Santo Arizzi