lunedì 14 ottobre 2013

Mons. Insana se ne va. L'abbraccio del suo popolo


Katia Trifirò - Un’istituzione non solo religiosa ma anche culturale, un punto di riferimento per generazioni di luciesi. Una figura carismatica, caratterizzata da una non comune capacità oratoria, che riusciva a raggiungere il cuore di chiunque, grazie a parole piene di speranza, fede, gratitudine, e al suo modo, sobrio e pacato, di comunicare. È questo il ricordo che mons. Raffaele Insana, venuto a mancare dopo una lunga malattia, all’età di 82 anni, lascia di sé. Il suo nome, infatti, è indissolubilmente legato alla vita della comunità e, in particolare, alla storia della Cattedrale, da lui retta per oltre sessant’anni. Qui, lo scorso 15 settembre, mons. Insana era stato presente l’ultima volta, per accogliere il ritorno del Beato Antonio Franco, per la cui Causa egli si era speso in prima linea, sino alla fine. In quell’occasione, aveva voluto congedarsi dal suo amato popolo con un vero e proprio testamento spirituale, una toccante lettera che ne ripercorreva il lungo cammino di servizio pastorale. 
Nato a Monforte San Giorgio, in una famiglia di umili origini e saldi valori cristiani, mons. Insana ha vissuto tutta la propria vita nel centro luciese, che gli era stato affidato, appena ventitreenne, da mons. Guido Tonetti. Era il 1954. Qui avrebbe aperto un Seminario, per poi approdare alla guida della Cattedrale, scrigno prezioso di opere d’arte dove, appunto, riposa il corpo incorrotto del Beato Franco. Ma il suo impegno si caratterizza anche per una forte valenza sociale, che lo ha condotto a valorizzare le frazioni montane, come quella di San Nicola, dove ogni anno voleva essere presente per celebrare la festa della Madonna della Provvidenza. 
Custode delle tradizioni, non mancava di legare il verbo evangelico alla genuinità del lavoro nei campi, all’umiltà degli ultimi, ai valori della civiltà contadina. Collezionando e, quindi, salvando dall’oblio, innumerevoli cimeli di quel mondo, a lui va il merito di aver fondato la sezione antropologica del Museo arcivescovile. Utensili ormai in disuso, antichi arnesi contadini e oggetti di una realtà che non c’è più, fanno così bella mostra di sé nelle splendide sale del Palazzo Vescovile, proprio di fronte alla Cattedrale. Qui, ieri sera è stata allestita la camera ardente, con centinaia di fedeli che lo hanno voluto salutare un’ultima volta, e vegliare senza sosta. Alle 15 di oggi i funerali, alla presenza dell’arcivescovo mons. Calogero La Piana. 
Il suo nome è già storia.
Ci mancherà.