domenica 6 ottobre 2013

Dopo i roghi. Consiglio comunale straordinario, ma la società civile è assente

L'intervento del presidente dell'associazione antiracket di Terme Vigliatore.
Numerosi gli appelli, ma la reazione della città è tiepida
Katia Trifirò – Un segnale da non sottovalutare, in nome della lotta per la legalità, la sicurezza, i diritti. È questo il messaggio che il civico consesso, riunito ieri in seduta straordinaria dopo gli atti incendiari di mercoledì notte, lancia con forza alla società civile. La catena di roghi che, lo ricordiamo, hanno distrutto l’automobile di un ex tecnico comunale, un deposito di videogiochi, un bar del centro storico, costituisce, infatti, un episodio inquietante per una comunità abituata a riconoscersi nel lavoro quotidiano di commercianti e piccoli imprenditori, importante per l’economia locale, e nei valori positivi esibiti dall’ampio settore della cittadinanza attiva e dell’associazionismo. 
Massimo sdegno quello espresso, ancora una volta, dal sindaco Nino Campo, che ha ribadito la necessità di diffondere una cultura fondata sui valori della convivenza civile e l’invito alla denuncia: «Siamo a fianco dei cittadini e degli imprenditori onesti», ha detto Campo auspicando la collaborazione tra le forze istituzionali, le forze dell’ordine e le forze sociali. «Chiediamo al prefetto più controllo sul territorio», afferma ancora il sindaco, «ma occorre l’impegno di tutti». 
«Questo consiglio comunale rappresenta una risposta istituzionale», ha esordito il presidente, Emanuele Impalà, «ma anche un appello ai luciesi: chi sa, parli». Un’atmosfera triste, quella che ha inaugurato la seduta, e non solo per il dramma vissuto dai cittadini luciesi. I lavori consiliari sono stati preceduti, infatti, da un minuto di silenzio in onore delle vittime di Lampedusa, come richiesto da Impalà, il quale ha voluto così ricordare il lutto nazionale per l’ultima, immane, tragedia italiana. 
Sulla contraddizione tra il fermento di un tessuto sociale sano ed operoso e il contorno oscuro di vicende come quelle di mercoledì, si è soffermato, oltre al presidente, il consigliere di minoranza Pietro Cannuni, che ha sottolineato l’importanza di un impegno condiviso da tutti perché il paese venga riconosciuto per quello che è, «un paese libero». Cannuni ha inoltre ribadito la necessità di un sistema di videosorveglianza, argomento prioritario da trattare. Tra i cinque della minoranza, è intervenuta anche Donatella Manna, che ha evocato l’insegnamento di Falcone e invitato a sradicare e combattere con ogni mezzo le logiche violente che impediscono di vivere in sicurezza. 
La minoranza si è poi adeguata alla proposta di rinunciare al gettone di presenza per la seduta del giorno, espressa dal gruppo maggioritario “Liberi e Protagonisti” e presentata da Carmelina Genovese. La consigliera ha rilevato l’importanza di dare un segnale forte alla comunità luciese, colpita dai fatti di mercoledì, e, anche da parte di quest’ultima, è arrivata la richiesta di intensificare il servizio di sorveglianza sul territorio.
Nonostante gli appelli dei giorni scorsi, tuttavia, la seduta consiliare non ha fatto registrare il numero di partecipanti atteso, né tra i rappresentanti di gruppi e associazioni, né tra i semplici cittadini, né tra gli operatori economici. Proprio a questi ultimi sono state rivolte le parole di Salvatore Barresi, presidente dell’associazione antiracket “Fonte di Libertà” di Terme Vigliatore, l’unica presente insieme a “Liberi Tutti” di Barcellona, rappresentata da Domenico Pino.  Il ruolo dell’associazionismo antiracket come deterrente sul territorio è stato messo in luce da Barresi, il quale ha sottolineato quanto, oltre alla presenza attiva delle forze dell’ordine, sia fondamentale il senso civico di tutti coloro che sono pronti alla collaborazione e alla denuncia. «Le associazioni antiracket sono una sentinella sul territorio, speculare alla repressione che deve essere attuate dagli organi preposti», ha detto Barresi testimoniando la propria esperienza. 
Quello che occorre, in definitiva, sembra essere proprio un cambiamento culturale, che sollecita, ancora una volta, ad insistere sull’importanza di educare le giovani generazioni ai valori della legalità e della solidarietà. In questa direzione, oltre alle famiglie, in prima linea deve esserci la scuola. Come ci ha anticipato l’assessore alla pubblica istruzione, Elisabetta Lombardo, l’esperienza positiva della “Settimana della legalità” organizzata lo scorso anno verrà replicata. E, per far vivere ai ragazzi la pratica diretta della partecipazione attiva, torneranno ad esserci il baby consiglio e il baby sindaco.