sabato 26 ottobre 2013

I funghi, tra scienza, cucina e passione

Katia Trifirò - Simbolo per eccellenza dei sapori autunnali, i funghi arricchiscono la nostra tavola con una straordinaria varietà di specie commestibili, divenendo spesso tema di sagre ed altri eventi gastronomici. Oggetto di interesse per esperti e semplici appassionati che, specialmente nei weekend, si dedicano alla ricerca delle tipologie più pregiate, i funghi richiedono però competenza e attenzione, per non correre inutili rischi di salute legati alla scarsa conoscenza di un mondo tanto affascinante quanto complesso. 
Oltre all’aspetto alimentare, che ci riguarda in quanto consumatori, i funghi offrono infatti molteplici stimoli al lavoro di studiosi e specialisti, impegnati nella classificazione di specie rare, non di rado dall’alto valore scientifico. Da questo punto di vista la Valle del Mela, caratterizzata da territori boschivi di notevole estensione ed interesse naturalistico, con la prevalenza di latifoglie, in cui si instaurano micocenosi di altissima qualità, riserva non poche sorprese. 
A rivelarlo è il micologo dott. Nicola Amalfi: «Molti pensano che la crescita fungina sia molto limitata nei nostri territori, invece posso affermare che proprio i nostri boschi sono una vera fucina, dove la natura regala dei generi e delle specie micologiche invidiate dal mondo intero». A cominciare da Santa Lucia del Mela e Gualtieri Sicaminò: «Nelle mie continue ricerche scientifiche ho reperito, proprio in questi territori, dei soggetti fungini unici nell’intero globo terrestre», afferma l’esperto. 
Si tratta, per quanto riguarda i monti luciesi, del ritrovamento del rarissimo “Entoloma pratulense”, sinora scoperto solo in poche aree del nord Europa, e dell’altrettanto raro “Cortinarius psathyrobtusus”, fiore all’occhiello dei micologi francesi. Passando al territorio di Gualtieri Sicaminò, troviamo il “Pleurotus opuntiae”, che nasce su pale morte di fico d’india, ormai di difficilissima reperibilità ma che, sino a circa ottant’anni fa, era una specie prelibata abitualmente raccolta e consumata dai nostri nonni.
Pleurotus Rosae, scoperta dal dott. Nicola Amalfi
«Il reperimento più importante, fatto nel 2012, è quello di un fungo scoperto su parti morte di Agave americana, a cui ho avuto l’onore di dare il nome: “Pleurotus rosae”, la cui etimologia rimanda a “orecchio laterale” (Pleurotus) e ad un omaggio a Rosita Torre (Rosae)» spiega Amalfi.
«Si tratta dell’unico ritrovamento al mondo, documentato sia macroscopicamente che microscopicamente. La specie inoltre è commestibile, in quanto provata personalmente».
Anche i funghi, dunque, nell’ambito del ricchissimo patrimonio naturalistico della Valle del Mela, rappresentano un tassello importante, poiché, osserva l’esperto, «attraverso queste scoperte, che fanno il giro del mondo per via telematica, si conferma il valore del territorio e delle sue specificità». 
A Santa Lucia del Mela, in particolare, la cultura dei funghi è molto diffusa, come dimostra il crescente numero di persone che si avvicinano alla scoperta e alla conoscenza delle diverse tipologie presenti nei monti luciesi. 
Per tutte queste ragioni, grande successo ha riscosso il corso di micologia, organizzato dall’associazione scientifico-culturale “La Giara” e tenuto dallo stesso Nicola Amalfi. Ben 35 i partecipanti, che, dopo l’esame tenuto da Raimondo Fiumara e Carmelo Amalfi, hanno conseguito il Tesserino regionale che autorizza alla raccolta. «Santa Lucia del Mela è uno scrigno di cultura, tradizioni, arte e natura», conclude il micologo, «il pregio e la varietà delle specie di funghi che vi si possono trovare aggiunge un elemento nuovo alla sua offerta turistica».
Tra i più estesi della provincia, il territorio montano luciese è da tempo al centro di un rinnovato interesse, che, nel corso della stagione estiva appena trascorsa, ha condotto numerosi escursionisti alla scoperta delle sue vette. Le sue attrattive comprendono oasi naturali che ospitano specie micologiche, faunistiche e floristiche in via d’estinzione, canyon, grotte, sorgenti e cascate, ma anche tracce di insediamenti umani primordiali e di flussi più recenti, come le “neviere”, studiate da diversi esperti. 
Il dott. Amalfi con il gruppo dei corsisti