martedì 30 ottobre 2012

Elezioni regionali, il voto a Santa Lucia del Mela


Katia Trifirò - "Un siciliano su due non è andato a votare. È quello che in regione ci lavora già" (Spinoza.it). Potremmo subito cavarcela con una battuta, se in ballo non ci fosse il destino di un'isola nota per la celebre affermazione gattopardesca "tutto cambia perché nulla cambi", con cui Tomasi di Lampedusa siglava il destino amaro dei siciliani, antropologicamente destinati ad adattarsi ai cambiamenti, nella convinzione che questi non comprometteranno mai in alcun modo le posizioni di privilegio di certe classi. Ed è proprio questa la sfida che, in un clima di comprensibile disillusione, si pone immediatamente a chi ci governerà. Se il neo-presidente Crocetta, scelto da quella minoranza di elettori il (30, 48%) che lo hanno votato sperando finalmente in una azione di buon governo - anche per il suo passato di sindaco antimafia -, non dovrà disattendere le aspettative di questi ultimi e di tutti gli altri che, ormai troppo delusi, a votare non ci sono neppure andati, non meno arduo sarà il compito che si presenta al Movimento 5 stelle, tenuto a difendere la sua diversità dalla "casta", ovvero la principale ragione per cui in tanti, soprattutto tra i giovani, hanno accordato fiducia ai suoi candidati. Tanti nomi nuovi hanno conquistato uno scranno a Palermo, favoriti dal crollo dei partiti tradizionali - in primis il Pdl -, la composizione dei 90 deputati mantiene, tuttavia, nomi eccellenti della vecchia guardia: e sarà questo complesso equilibrio, oltre alla ripartizione della nuova assemblea, a determinare le alleanze e i patti di governabilità. 
Non dissimile dal quadro generale l'andamento del voto tra i luciesi. Con una media leggermente più alta di quella regionale, a Santa Lucia del Mela si sono recati alle urne il 54,23 % degli aventi diritto al voto. Un risultato che, nello standard di quanto avvenuto in tutta la Sicilia, segnala l'attesa sfiducia nei confronti dei palazzi del potere, incanalando un malcontento teso  a sfociare nel non voto, accompagnato da una significativa percentuale (poco meno del 10%) di schede bianche o nulle.
Non c'è stato, tuttavia, il boom dei cosiddetti "grillini" che, mentre a livello siciliano diventano il primo partito, in paese si sono fermati al 7% delle preferenze (un totale di 154). Con 777 voti, le liste dei partiti collegati a Crocetta convincono invece il 35% degli elettori; tre punti più giù la galassia Musumeci e, a seguire, i gruppi a sostegno di Miccichè (15%), Marano (5%), De Luca (2%). Poche manciate di voti, come prevedibile, per tutti gli altri. Nel dettaglio delle singole espressioni di voto, i principali partiti che resistono sono Pd (547 voti),  Pdl (319), Mpa (152), Udc (144), Grande Sud (131). 
E proprio entro Pd e Pdl si collocano i candidati più votati. Si tratta di Franco Rinaldi, punto di riferimento del Pd cittadino, che conquista 273 voti e arriva all'Ars; del maresciallo in servizio a Santa Lucia del Mela Davide Paratore (259); di Santi Formica, altro volto noto della politica locale, eletto nelle fila del Pdl (200); di Giuseppe Cocuzza, il sindaco filippese recentemente passato al Pd (107). 
Messina conquista, in tutto, 11 seggi: oltre a Rinaldi e Formica, ci sono Bernadette Grasso (Grande Sud), Nino Germanà (Pdl), Valentina Zafarana (M5S), Marcello Greco (Crocetta presidente), Carmelo Currenti (Musumeci presidente), Giuseppe Picciolo (Partito dei Siciliani), Giuseppe Laccoto e Filippo Panarello (Pd), Giovanni Ardizzone (Udc). 
Tra le matricole di Sala d'Ercole ci saranno ben 15 deputati grillini, tra cui appunto la messinese Zafarana. Tra i "vecchi" della politica, non ce l'hanno fatta il deputato di Fli Carmelo Briguglio, l'ex sindaco di Messina Giuseppe Buzzanca, del Pdl, l'ex sindaco di Milazzo Lorenzo Italiano, di Grande Sud. 

sabato 27 ottobre 2012

Frane e maltempo. A che punto siamo?


La strada si è staccata nei pressi di contrada Zurrà
Katia Trifirò – Sono passati quasi dodici mesi e il binomio maltempo e frane, al quale la cronaca ci ha tristemente abituati, in moltissimi casi continua a rimanere una realtà senza soluzione, nonostante le ripetute richieste di intervento urgente partite dagli uffici comunali. Sebbene le temperature stagionali sopra la media stiano tenendo lontane le piogge d’autunno, è bollino rosso per diverse aree del territorio luciese, già funestate dall’eccezionale evento atmosferico dello scorso novembre. 
Se ci spostiamo dal centro urbano, colpito in più quartieri, al versante della montagna, particolarmente grave appare qui la condizione della strada provinciale 65, adibita a collegare il paese alla contrada San Nicola e interessata un anno fa da numerose frane, che ne hanno comportato anche la parziale interruzione. Dopo i primi lavori per il ripristino della viabilità, nessun altro intervento è stato effettuato, per cui si teme che alle prime avvisaglie di maltempo si possano verificare ulteriori danni strutturali, che potrebbero portare alla chiusura totale della strada. 
Particolare della strada, ridotta ad una sola corsia
Il punto più a rischio è in prossimità della contrada Zurrà, dove una grossa frana ha causato il cedimento di una vasta parte dell’arteria stradale, con conseguente limitazione del transito su un’unica carreggiata. Ulteriormente compromesso dalle prime piogge di settembre, questo tratto di strada si trova sul punto di cedere completamente, interessando anche il costone lato monte. 
A pagarne le conseguenze, sarebbero in questo caso tutti i luciesi che si recano quotidianamente nelle varie contrade della montagna, in cui esistono non soltanto terreni coltivati, ma anche fabbricati ad uso abitativo. Sulla stessa strada transitano, inoltre, numerosissimi operatori del settore della pastorizia, che sono obbligati a questo unico passaggio per raggiungere le proprie aziende, così come avviene per gli uomini del corpo forestale. Anche una parte dell’economia locale, quindi, finirebbe pesantemente danneggiata, come denunciato più volte, in attesa di un riscontro da parte della Provincia.  

venerdì 26 ottobre 2012

Operatori turistici e giornalisti a Santa Lucia del Mela, sulle rotte dell'arte e dei sapori

Gli ospiti nell'azienda Parra

Katia Trifirò – Fa tappa a Santa Lucia del Mela il tour di sette giorni per giornalisti e operatori turistici dedicato alla scoperta  degli itinerari rurali della provincia di Messina, tra i Nebrodi e i Peloritani, con l’obiettivo di confezionare pacchetti che comprendano storia, archeologia, natura e paesaggio. Gli ospiti, dopo una cena a base di prodotti tipici a cura di Francesco Parra, hanno potuto passeggiare nella città by night, tra lo scorcio suggestivo del Castello e i tesori nascosti della Cattedrale, guidati da Libero Rappazzo. 
L’iniziativa, realizzata dall’assessorato regionale alle risorse agricole e alimentari nell’ambito del Programma di sviluppo rurale 2007-2013, punta a rilanciare l’agricoltura e le campagne siciliane attraverso misure di formazione e informazione, valorizzando le aziende agricole multifunzionali, che non si occupano solo di produzione ma che, come suggerito dall’Unione europea, decidono di diversificare la propria attività con la ricettività (agriturismo), l’educazione alimentare ai ragazzi in età scolare (fattorie e aziende didattiche), la pet-therapy e tutti gli altri servizi legati alla campagna. 
Tra i comuni coinvolti anche Milazzo, dove è stato organizzato il “borsino”, occasione di incontro tra operatori turistici e aziende agrituristiche della provincia di Messina, con la partecipazione di altre agenzie di viaggio siciliane che si occupano di incoming. Tra gli ospiti del tour, la giornalista spagnola Carmen del Vando Blanco, consigliera dell’associazione Stampa estera in Italia, i fotografi Claudio Brufola e Antonio Del Sesto, Laura Lanza del tour operator inglese The Italian Experience, Giovanni Ciancio della  Ipparitravel di Vittoria, Loredana Ceruso della Virtus Viaggi, Massimo Damante della Mesotour e Gianfranco Ringo della Acitour di Palermo. Infine, grazie alle riprese di Salvo Militello, al termine del progetto sarà realizzato un dvd che documenta l’intero viaggio e che verrà proiettato in occasione di fiere di settore e iniziative di stampo agrituristico. 
Il circuito è partito dal Distretto di Agrigento per arrivare al Belice e, poi, spostarsi su Trapani e Palermo, Enna e i distretti di Caltanissetta, Etna e Calatino. Dal 12 al 18 sarà la volta dei distretti di Ragusa e Siracusa, tra il barocco e i luoghi di Montalbano, mentre l’ultimo tour, sulle Madonie e i Monti Sicani, punterà sulla promozione delle aree interne dell’isola.
Sul sito dell'agriturismo Parra la photogallery completa dell'evento: http://www.agriturismoparra.it/foto-promotori-turistici-2012/indice.php

lunedì 22 ottobre 2012

Antichi mestieri luciesi. Quando il passato non è una terra straniera


di Tiziana Parisi


Quando un popolo non ha più senso vitale del suo passato si spegne. 
La vitalità creatrice è fatta di una riserva di passato. 
Si diventa creatori anche noi, quando si ha un passato. 
La giovinezza dei popoli è una ricca vecchiaia.


(Cesare Pavese, "Il mestiere di vivere", 6 luglio 1939).


Le parole di C. Pavese sottolineano l'importanza, per ogni comunità, della dialettica costante tra vecchio e nuovo, tra passato e presente. Per riuscire a comprendere a fondo il presente, infatti, occorre indubbiamente conservare un'adeguata memoria storica, la quale non può rinunciare al tentativo di tramandare, tra le altre cose, notizie riguardanti le antiche attività lavorative presenti nel proprio territorio. Nell’ambito luciese molti antichi mestieri, in seguito all'avvento del consumismo, che nel corso degli ultimi sessant'anni ha 
modificato le esigenze del mercato, sono stati del tutto abbandonati o risultano in procinto di scomparire.
La bottega del mastro ramaio
Tra quelli che, seppur rari, vengono svolti ancora oggi da perseveranti artigiani luciesi, vi è l'antico mestiere del mastro ramaio
Il Sig Giovanni Mercadante, infatti, ottantatreenne, seppur ormai in pensione da diversi anni, si reca ogni mattina nella sua bottega, situata nella parte alta del paese, per continuare a creare oggetti interamente realizzati a mano, senza l’ausilio di alcun macchinario, non più per scopi commerciali, ma soltanto per piacere personale. Egli afferma di aver imparato il mestiere da piccolo, aiutando il padre: la sua famiglia, infatti, svolge questa attività da 4 generazioni. Dopo il servizio militare, si sposò e si mise in proprio, cominciando a produrre, e talvolta a riparare, caldaie, pentole e campane ad uso pastorizio.
Una campana ad uso pastorizio in fase di lavorazione
“Più volte mi è capitato di ricevere nella mia bottega dei ragazzi intenti a preparare la loro tesi di laurea - afferma il mastro ramaio -, i quali hanno seguito passo passo le mie lavorazioni. Ma, purtroppo, dopo di me a S. Lucia non ci sarà più nessuno a seguire le mie orme. Mio figlio, infatti, svolge un altro lavoro, e nessun giovane – continua con un po’ di disappunto - ha voluto imparare da me; oggi vogliono tutti lavorare con i piedi sotto il tavolino! Di mastri ramai più vicini a noi possiamo trovarne attualmente soltanto uno a S. Angelo di Brolo e uno a Randazzo”.
Mulino a pietra
Un altro antico mestiere, che permane a stento sul nostro territorio, è quello svolto dalla Sig. Carmela Coppolino, 84 anni, detta, non a caso, "a mulinara". Ella racconta che fin dall’età di 15 anni cominciò ad aiutare il suo futuro marito, che possedeva un mulino a pietra, azionato dalla pressione dell’acqua, il quale fu trasferito negli anni in diverse sedi,per poi essere trasformato, una volta giunto all’interno del centro abitato, in seguito al fenomeno dell’urbanesimo, in mulino ad alimentazione elettrica. Fu inoltre acquistato un secondo mulino, a cilindri, messo in funzione contemporaneamente al primo, a causa dell’aumentata richiesta da parte degli utenti di un prodotto più raffinato.
Particolare di un mulino a cilindri
“Da circa una decina d’anni, però - racconta la Sig. Coppolino - ho assistito ad un’inversione di tendenza; la gente, infatti, vuole tornare ad usare una farina più grezza, preferendo così la lavorazione a pietra, convinta della maggiore salubrità di questo prodotto. Mi sento inoltre di consigliare, a chi volesse preparare il pane in casa, di usare il lievito-madre invece dei moderni lieviti chimici, in quanto esso ha una fermentazione limitata nel tempo, per cui non causa disturbi digestivi. Per il futuro prevedo un ulteriore ritorno alla lavorazione casalinga del pane, soprattutto a causa dell’aumento dei prezzi dei generi alimentari a cui assistiamo continuamente”.
Ma, a scapito di qualsiasi preconcetto, che vedrebbe soltanto persone di una certa età svolgere questi vecchi mestieri, vi è la bottega di Giuseppe Cirino, 26 anni, calzolaio (in dialetto locale "scapparu"). Ma cosa spinge un ragazzo della sua età ad intraprendere questo tipo di lavoro?
“Fin dall’età di 12 anni – racconta il giovane - ho lavorato come apprendista presso diverse botteghe, per poi decidere di mettermi in proprio, spinto, oltre che dal sapore nostalgico trasmessomi da questa attività, anche dal fatto che non avrei avuto molta concorrenza, data la sua attuale rarità nel nostro ambito cittadino. Ho voluto però apportare dei cambiamenti, a cominciare dal tipo di ambiente, che ho reso più luminoso e accogliente rispetto al passato, e continuando con i materiali e le tecniche, che andavano necessariamente rinnovati. Devo ammettere di aver avuto un buon riscontro tra i miei concittadini”. 
Inutile dire che un’eventuale scomparsa di questi antichi mestieri produrrebbe un ingente danno culturale, così come è avvenuto in seguito alla totale sparizione di molti di essi, presenti anticamente sul territorio luciese. Eccone alcuni esempi:
- u franninaru: vendeva pezzi di stoffa. 
- u siggiaru: costruiva e riparava sedie. 
- l’umbrillaru: riparava gli ombrelli. 
- i carbunara: accendevano un’alta catasta di legna ricoperta da terriccio, per poi ricavarne, dopo 
alcuni giorni, il carbone. . 
- u mastru firraru (maniscalco): si occupava di mettere gli zoccoli agli asini, ecc... 
- u stagninu: produceva e riparava oggetti in latta, lamiera e stagno. 
- u buttaru: costruiva le botti. 
- u baddunaru: produceva i “badduni”, cioè una sorta di selle per gli asini, cavalli, ecc.. 
- i nuvaroli: raccoglievano la neve in un fosso, la pressavano per farla diventare ghiaccio, per poi tagliarla a blocchi; poi li caricavano sui muli e li portavano in paese per venderli (fungevano da frigoriferi). 
- u banniaturi: diffondeva a voce notizie da parte del comune o di privati cittadini, introducendole con l’espressione: "Sintìti,!!!sintìti!!!" 
- l’ugghiularu: vendeva l’olio. 
- u curàtulu: a differenza di oggi, anticamente aveva molti poteri, simili a quelli del feudatario medievale; egli prendeva un enorme numero di decisioni riguardanti bestiame e terre, dove lavoravano i contadini, ai quali sottraeva la parte migliore del raccolto. 
- u cantastorie: intratteneva grandi e piccini con i suoi racconti. Spesso stazionava “nto buggu” (l’attuale P.zza Margherita). 
- il venditore di sarde: amava “pubblicizzare” i suoi prodotti con la frase ”Prima i soddi e poi i sardi!”. 
- u cufinaru: intrecciava ceste, cestini, ecc…(Oggi qualcuno ancora permane, ma non può considerarsi un vero e proprio lavoro). 
- u sinsàli: era un intermediario nelle vendite di proprietà private, da cui ricavava delle percentuali. 
- u pizzularu: raccoglieva le radici dell’erica, per poi rivenderla a chi produceva pipe, cruscotti per automobili e parquet. 
Coscienti del ruolo che il lavoro ha sempre avuto all'interno della società, e cioè quello di condizione essenziale per la sua stessa sopravvivenza, oltre che di supporto dei rapporti umani ed economici fra i suoi componenti, alcuni di questi vecchi mestieri vengono fatti rivivere egregiamente nel corso di varie manifestazioni organizzate in diversi periodi dell'anno nel nostro paese. I prossimi eventi in cui tornerà in vita, sebbene per pochi giorni, parte di questo prezioso patrimonio lasciatoci dai nostri padri ed antenati, sono il November Fest, che si svolgerà domenica 4 Novembre presso il Parco Urbano di S.Lucia del Mela, e, sempre nella stessa cornice, la IV edizione del Presepe Vivente, che prenderà il via il giorno di Natale, per poi ripetersi nelle date prestabilite. Occasioni queste per avvicinare i piccoli, sfruttando così il loro enorme potenziale educativo, gli adulti e persone di ogni età, che abbiano voglia di rivivere uno spaccato culturale non indifferente.

domenica 21 ottobre 2012

5a Giornata di Campionato: La Promende stravince in casa contro il Desport Gaggi


Filippo Alibrando – La Promende, in seguito alla sconfitta rimediata contro lo Sporting Taormina, si riscatta in modo più che autorevole davanti il pubblico di casa sconfiggendo per 4 a 1 il Desport Gaggi allo stadio “Gaetano Scirea” di S. Lucia del Mela.  Protagonista assoluto della gara è stato il bomber giallorosso Claudio Cerasuolo, che firma il poker che portano i 3 punti in casa Promende. Ottima prestazione comunque di tutta la squadra, che ha mantenuto un possesso palla superiore a quello della squadra ospite. La partita, arbitrata dal sig. Fortunato della sezione di Palermo, è stata esempio di correttezza, visto l’esiguo numero di cartellini esposti dal direttore di gara. Col risultato di oggi la squadra luciese si piazza all’ottavo posto in classifica.



Le formazioni:

Promende: Foti, Nobile, Lipari, Barca, D’Amico, Genovese, Burrascano (C), Granata, Cerasuolo, Cirino, Floramo.  A disp. Impellizzeri, Giunta, Casella, Ficarra M., Gitto, De Luca, Maimone.      All. Granata
Desport Gaggi: Adornetto, Trimarchi, Grigoli, Barresi, Brunetto, Andò, Vaccaro, Pafumi, Campo, Iervolino, Messina (C).   A disp. Paladino, Ciancio, Lo Iacono, Sturiale, Muzzetta, Manitta, Sapienza.      All. Sapienza
Direttore di gara: Fortunato di Palermo

La cronaca della gara:

1’ Sugli sviluppi di un’azione il Gaggi ottiene un calcio d’angolo. Dopo la battuta l’arbitro ferma il gioco per un fallo in area.
4’ Cerasuolo, servito da Granata, tira dalla destra della porta avversaria ma non centra lo specchio.
8’ Conclusione dalla tre quarti di Cirino che impegna Adornetto. Risultato fermo sullo 0-0
16’Calcio di punizione per la Promende. Granata crossa in area ma il pallone finisce sul fondo.
25’ La partita è ferma sullo 0-0. La maggioranza delle azioni si ferma a centrocampo, per entrambe le squadre.
29’ Calcio di punizione per il Desport. L’arbitro vede un fallo vicino alla bandierina del corner. Il cross viene respinto ma Grigoli rilancia in area e trova Campo che con una splendida rovesciata costringe Foti alla splendida parata in tuffo. L’arbitro però ferma il gioco per un fallo in attacco.
31’ GOL PROMENDE!!! Cerasuolo approfitta di un’incertezza di Brunetto che passa debolmente ad Andò. Cerasuolo si avventa sul pallone e non lascia scampo ad Adornetto. Risultato sull’1 – 0.
35’ Il Desport cerca di rientrare in partita con un’azione pericolosa con Iervolino e Pafumi. Il diagonale rasoterra viene parato da Foti.
40’ GOL PROMENDE!!! Ancora Cerasuolo batte di testa Adornetto, mettendo in rete un cross di Nobile dalla destra.
45’ Il primo tempo finisce senza alcun minuto di recupero. Il risultato parziale è 2-0 per la formazione di mister Granata.

2° Tempo

1’ Sostituzione Desport: Esce Vaccaro, entra Lo Iacono
3’ Il Desport pressa per otterene il gol che permette di rientrare in partita: Grigoli tira dal limite dell’area ma manca non impensierisce il portiere Foti.
8’ Incursione dalla sinistra di Cirino che ottiene un corner su deviazione di Barresi
9’ D’Amico rilancia debolmente la rimessa dal fondo. Il pallone arriva a Iervolino che si dirige verso la porta ma lo stesso D’Amico rimedia all’errore commesso.
11’ Iervolino tira dopo una serie di azioni del Desport Gaggi, ma il pallone è alto sopra la traversa.
12’ Sostituzione Promende: Esce Burrascano, entra Casella.
14’ Sostituzione Desport: Esce Iervolino, entra Sturiale.
16’ GOL PROMENDE!!! Cerasuolo segna la sua tripletta  scattando dalla linea dei difensori e insaccando con un pallonetto l’ottimo assist di Granata.
25’ Foti respinge un tiro pericoloso di Barresi. Cirino però non riesce a innescare il contropiede.
26’ Sostituzione Promende: Esce Granata, entra Gitto
36’ GOL PROMENDE!!! Cerasuolo è in gran forma e si vede. Il bomber batte ancora una volta Adornetto, firmando così il poker.
37’ Sostituzione Promende: Esce Cirino, entra Maimone
38’ Sostituzione Desport: Esce Campo, entra Muzzetta.
40’ GOL DESPORT!!! Lo Iacono insacca al volo un cross di Muzzetta, firmando così il gol della bandiera
45’ Calcio di punizione per il Desport ma non produce pericoli.
45' Il secondo tempo si chiude qui. La Promende batte il Desport Gaggi per 4-1



Beatificazione Mons. Antonio Franco, concluso l'iter in Vaticano


Katia Trifirò – Si è concluso con esito positivo l’ultimo decisivo passo nel processo di beatificazione che riguarda la figura e l’opera del “Venerabile Servo di Dio” mons. Antonio Franco, il prelato luciese morto in odore di santità il 2 settembre del 1626. A comunicarlo, direttamente dalla sede vaticana, il Postulatore Luigi Porsi, che segue lo stato di avanzamento del processo presso la Sacra congregazione per le cause dei Santi. 
Come annunciato da mons. Porsi, e reso noto dal parroco Raffaele Insana e dal Comitato luciese per la causa di beatificazione, è stata infatti riconosciuta una guarigione miracolosa attribuita alla intercessione di Antonio Franco, propedeutica alla conclusione della causa e già attestata da un’apposita commissione medica. Il riconoscimento del miracolo, avvenuto in seno al Collegio cardinalizio, apre così via libera alla Bolla papale che darà i crismi dell’ufficialità al titolo di “Beato” acquisito da mons. Franco presso il popolo, in virtù di una devozione profonda e lunga quattro secoli.
Dopo Roma, toccherà alla chiesa locale farsi carico dell'atto conclusivo della causa di beatificazione, che, verosimilmente, potrebbe essere celebrata entro i primi mesi del 2013, secondo quanto verrà deciso dall'arcivescovo Calogero La Piana.
Il culto di mons. Franco ruota storicamente attorno alla comunità luciese, sebbene sia diffuso anche altrove, come verificabile da documenti d'archivio (http://www.archivioluciese.blogspot.it/2012/10/la-devozione-dei-luciesi-per-mons.html). 
Il corpo incorrotto del “Servo di Dio” è ancora oggi oggetto di venerazione nella Basilica Cattedrale, dove è custodito all’interno di una teca di cristallo visitata quotidianamente dai fedeli. Non si contano i racconti di grazie ricevute per sua intercessione e legate anche al celebre cilicio - anch'esso in Cattedrale -, con cui egli era solito mortificare la carne, in segno di espiazione per i peccatori.   
Napoletano d’origine, Cappellano reale presso la corte di Filippo III a Madrid, Antonio Franco fu designato nel 1616 Cappellano maggiore del Regno di Sicilia, al cui ufficio era connesso anche quello di Abate e Prelato ordinario della “Prelatura Nullius” di Santa Lucia del Mela. Fece qui il suo ingresso un anno dopo, confermato dalla Santa Sede, cui la Prelatura Nullius era soggetta sin dalla sua istituzione da parte di Federico II, nel 1206.
Pubblicato l’anno scorso, il decreto sulle “virtù eroiche” di Antonio Franco, stilato a Roma, ne ribadisce non solo l’intransigenza e la purezza dell’attività pastorale, dedicata agli ultimi, ma anche le doti di pastore “illuminato”. Basti pensare alle azioni di riforma delle istituzioni ecclesiali, sull’esempio di Carlo Borromeo, e all’attenzione per le condizioni degli agricoltori siciliani, ribadita emanando vari decreti contro gli usurai. 
La fama di uomo santo, conquistata in vita, spinse i fedeli sin dagli anni immediatamente successivi alla sua morte a tentare la causa di beatificazione, che oggi, dopo innumerevoli ostacoli, principalmente legati alla difficoltà di ricostruzione documentale, è ormai prossima alla conclusione. 

mercoledì 17 ottobre 2012

Cento anni...e non sentirli

Katia Trifirò - Un’avventura lunga cento anni. Potrebbe essere questa la formula che racconta la vita di Giuseppe Teatino, classe 1912, che ha celebrato un compleanno da record insieme a parenti e amici accorsi per festeggiarlo. Accanto a lui l’inseparabile moglie Giuseppa, sposata quasi sessant’anni fa, i due figli Carmelo e Alfredo e tanti nipoti, arrivati persino dal Canada per l’occasione. 
Nella lunga vita di Giuseppe, che ha attraversato due guerre, molti gli episodi che meritano un posto speciale nell’album dei ricordi. Come quelli, ancora vividi, dei dieci faticosi anni trascorsi in Africa, al tempo della giovinezza, dove arriva nel 1936 e dove conosce anche l’esperienza di prigioniero di guerra in campo inglese, tra l’Abissinia e il Kenya, come tanti altri italiani all’epoca del colonialismo. Poi, il rientro in nave nell’Italia della ricostruzione post-bellica e il sogno di una famiglia. 
La memoria storica si intreccia ai ricordi privati, alla sua storia d’amore con la moglie, alla vita in campagna. E, ancora oggi, la voglia di scherzare e di progettare il futuro, prima di spegnere cento candeline, accompagnate dai cento colpi di festosi fuochi d’artificio. 


Un momento della festa con la moglie, i figli, la nuora, le nipoti 


Gli auguri del sindaco Campo

Con le piccole Martina e Vanessa

L'ora della torta

Italia, oggi. Non è un paese per giovani?



Filippo Alibrando - Crisi. È questa la parola che da circa 2 anni si sente ripetere ogni giorno ovunque ci si sposti. Quella che stiamo vivendo è la peggior situazione economica dal 1929, anno in cui crollò la borsa di Wall Street. Ma se allora vennero attuate politiche di riparazione che fecero risollevare animi e mercati, la situazione attuale sembra essere molto più problematica, considerando che gli effetti della crisi vengono principalmente assorbiti dai giovani.
Se il problema riguarda tutta l’Europa, quanto è grave la situazione italiana? Qui da noi sembra assistere ad un corso politico che non fa altro che tamponare le criticità, senza tuttavia alcuna garanzia di riuscita. Un paese come il nostro, se non punta essenzialmente sui giovani, dimostra di essere stantio ad ogni forma di crescita e privo di ogni ragionamento logico.
I dati a riguardo parlano assolutamente chiaro. Secondo il “Corriere della Sera”, nell’arco del triennio 2008–2011 in Italia si è andati incontro ad una forte diminuzione dell’occupazione giovanile, con la perdita del posto di lavoro da parte di circa un milione e 54 mila giovani. Ma anche il divario fra Nord e Sud, tradizionalmente cartina di tornasole per misurare due diverse condizioni che hanno caratterizzato la nostra storia economica, tende a scomparire, visto che il regresso è ormai abbastanza omogeneo.
Ma se questi sono i dati riguardanti le medie nazionali, al confronto con quelle europee la situazione appare tutt'altro che incoraggiante. Secondo l'ultimo rapporto Censis, l’impiego dei giovani tra i 15 e i 24 anni è del 20,5%, mentre quello dei giovani tra i 25 ei 29 anni è del 58,8%. In Europa le statistiche sono ben più alte, con rispettivamente il 34,1% e il 72,2%. Molto spesso, però, il semplice fatto che un giovane abbia un lavoro retribuito più o meno equamente non esclude una condizione di disagio del giovane stesso. Dai dati Censis si evince infatti che l’Europa preferisce licenziare (dove vi si presenti l’effettiva necessità) chi è da più tempo impiegato. La situazione italiana invece è paradossalmente del tutto opposta, visto che la maggior parte delle persone ad essere licenziate hanno età inferiore ai 35 anni.
Vedendo questa situazione, molti affermano che “l’Italia non è un Paese per giovani”, ma questo non è del tutto vero considerando che l’Italia potrebbe esserlo se solo si attuassero delle politiche più ragionate che guardino al futuro di una paese in cui le nuove generazioni hanno voglia di migliorarlo, ma semplicemente non sono nelle condizioni di farlo.
Un altro fattore in cui per l’Italia è semaforo rosso, è la sincronizzazione scuola-lavoro. Secondo le ricerche Istat, anche se la maggioranza dei giovani trova occupazione in un ambito professionale inerente al proprio corso di studi, vi è ancora una considerevole parte di giovani, ben il 20%, che non è ancora nella possibilità di esercitare il lavoro per il quale è preparato.
Tutte queste note dolenti non sono altro che ferite difficili da colmare per il Bel Paese. Un giovane, al termine del proprio corso di studi, laurea, diploma o altro titolo che sia, di norma dovrebbe trovarsi di fronte numerose strade da scegliere per realizzare il proprio futuro. Al momento in cui ci troviamo questa prospettiva è molto ridotta, e la conferma è data dall’emigrazione di molti giovani all’estero, per tentare di garantirsi un’istruzione o un’organizzazione lavorativa migliori di quelle italiane. Se in paesi come l’Inghilterra o la Svizzera vi è una maggiore possibilità di poter realizzare la propria vita, perché in Italia no!?
Vivere in un clima di confusione generale, dove c’è chi ti imputa di essere “bamboccione”, o ti dice di non abituarti al posto fisso perché è “monotono”, è davvero complicato in quanto non si hanno garanzie vere per il futuro. Sognare è un verbo che ormai molti non sanno più coniugare: non per ignoranza, ma perché oggi si deve guardare in faccia la realtà, vedendo cosa è fattibile e cosa meno e per un giovane questa è forse la sconfitta più pesante.
Steve Jobs è stato forse l’ultimo a  praticare continue iniezioni di fiducia verso i giovani. In una delle sue ultime presentazioni alle sue eccellenti invenzioni disse: “Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui offuschi la vostra voce interiore. E, cosa più importante di tutte, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione. In qualche modo loro sanno che cosa volete realmente diventare. Tutto il resto è secondario”.
Parole che per un giovane dovrebbero essere pane quotidiano, ma che attualmente sembrano solo utopia…