domenica 21 ottobre 2012

Beatificazione Mons. Antonio Franco, concluso l'iter in Vaticano


Katia Trifirò – Si è concluso con esito positivo l’ultimo decisivo passo nel processo di beatificazione che riguarda la figura e l’opera del “Venerabile Servo di Dio” mons. Antonio Franco, il prelato luciese morto in odore di santità il 2 settembre del 1626. A comunicarlo, direttamente dalla sede vaticana, il Postulatore Luigi Porsi, che segue lo stato di avanzamento del processo presso la Sacra congregazione per le cause dei Santi. 
Come annunciato da mons. Porsi, e reso noto dal parroco Raffaele Insana e dal Comitato luciese per la causa di beatificazione, è stata infatti riconosciuta una guarigione miracolosa attribuita alla intercessione di Antonio Franco, propedeutica alla conclusione della causa e già attestata da un’apposita commissione medica. Il riconoscimento del miracolo, avvenuto in seno al Collegio cardinalizio, apre così via libera alla Bolla papale che darà i crismi dell’ufficialità al titolo di “Beato” acquisito da mons. Franco presso il popolo, in virtù di una devozione profonda e lunga quattro secoli.
Dopo Roma, toccherà alla chiesa locale farsi carico dell'atto conclusivo della causa di beatificazione, che, verosimilmente, potrebbe essere celebrata entro i primi mesi del 2013, secondo quanto verrà deciso dall'arcivescovo Calogero La Piana.
Il culto di mons. Franco ruota storicamente attorno alla comunità luciese, sebbene sia diffuso anche altrove, come verificabile da documenti d'archivio (http://www.archivioluciese.blogspot.it/2012/10/la-devozione-dei-luciesi-per-mons.html). 
Il corpo incorrotto del “Servo di Dio” è ancora oggi oggetto di venerazione nella Basilica Cattedrale, dove è custodito all’interno di una teca di cristallo visitata quotidianamente dai fedeli. Non si contano i racconti di grazie ricevute per sua intercessione e legate anche al celebre cilicio - anch'esso in Cattedrale -, con cui egli era solito mortificare la carne, in segno di espiazione per i peccatori.   
Napoletano d’origine, Cappellano reale presso la corte di Filippo III a Madrid, Antonio Franco fu designato nel 1616 Cappellano maggiore del Regno di Sicilia, al cui ufficio era connesso anche quello di Abate e Prelato ordinario della “Prelatura Nullius” di Santa Lucia del Mela. Fece qui il suo ingresso un anno dopo, confermato dalla Santa Sede, cui la Prelatura Nullius era soggetta sin dalla sua istituzione da parte di Federico II, nel 1206.
Pubblicato l’anno scorso, il decreto sulle “virtù eroiche” di Antonio Franco, stilato a Roma, ne ribadisce non solo l’intransigenza e la purezza dell’attività pastorale, dedicata agli ultimi, ma anche le doti di pastore “illuminato”. Basti pensare alle azioni di riforma delle istituzioni ecclesiali, sull’esempio di Carlo Borromeo, e all’attenzione per le condizioni degli agricoltori siciliani, ribadita emanando vari decreti contro gli usurai. 
La fama di uomo santo, conquistata in vita, spinse i fedeli sin dagli anni immediatamente successivi alla sua morte a tentare la causa di beatificazione, che oggi, dopo innumerevoli ostacoli, principalmente legati alla difficoltà di ricostruzione documentale, è ormai prossima alla conclusione.