martedì 30 ottobre 2012

Elezioni regionali, il voto a Santa Lucia del Mela


Katia Trifirò - "Un siciliano su due non è andato a votare. È quello che in regione ci lavora già" (Spinoza.it). Potremmo subito cavarcela con una battuta, se in ballo non ci fosse il destino di un'isola nota per la celebre affermazione gattopardesca "tutto cambia perché nulla cambi", con cui Tomasi di Lampedusa siglava il destino amaro dei siciliani, antropologicamente destinati ad adattarsi ai cambiamenti, nella convinzione che questi non comprometteranno mai in alcun modo le posizioni di privilegio di certe classi. Ed è proprio questa la sfida che, in un clima di comprensibile disillusione, si pone immediatamente a chi ci governerà. Se il neo-presidente Crocetta, scelto da quella minoranza di elettori il (30, 48%) che lo hanno votato sperando finalmente in una azione di buon governo - anche per il suo passato di sindaco antimafia -, non dovrà disattendere le aspettative di questi ultimi e di tutti gli altri che, ormai troppo delusi, a votare non ci sono neppure andati, non meno arduo sarà il compito che si presenta al Movimento 5 stelle, tenuto a difendere la sua diversità dalla "casta", ovvero la principale ragione per cui in tanti, soprattutto tra i giovani, hanno accordato fiducia ai suoi candidati. Tanti nomi nuovi hanno conquistato uno scranno a Palermo, favoriti dal crollo dei partiti tradizionali - in primis il Pdl -, la composizione dei 90 deputati mantiene, tuttavia, nomi eccellenti della vecchia guardia: e sarà questo complesso equilibrio, oltre alla ripartizione della nuova assemblea, a determinare le alleanze e i patti di governabilità. 
Non dissimile dal quadro generale l'andamento del voto tra i luciesi. Con una media leggermente più alta di quella regionale, a Santa Lucia del Mela si sono recati alle urne il 54,23 % degli aventi diritto al voto. Un risultato che, nello standard di quanto avvenuto in tutta la Sicilia, segnala l'attesa sfiducia nei confronti dei palazzi del potere, incanalando un malcontento teso  a sfociare nel non voto, accompagnato da una significativa percentuale (poco meno del 10%) di schede bianche o nulle.
Non c'è stato, tuttavia, il boom dei cosiddetti "grillini" che, mentre a livello siciliano diventano il primo partito, in paese si sono fermati al 7% delle preferenze (un totale di 154). Con 777 voti, le liste dei partiti collegati a Crocetta convincono invece il 35% degli elettori; tre punti più giù la galassia Musumeci e, a seguire, i gruppi a sostegno di Miccichè (15%), Marano (5%), De Luca (2%). Poche manciate di voti, come prevedibile, per tutti gli altri. Nel dettaglio delle singole espressioni di voto, i principali partiti che resistono sono Pd (547 voti),  Pdl (319), Mpa (152), Udc (144), Grande Sud (131). 
E proprio entro Pd e Pdl si collocano i candidati più votati. Si tratta di Franco Rinaldi, punto di riferimento del Pd cittadino, che conquista 273 voti e arriva all'Ars; del maresciallo in servizio a Santa Lucia del Mela Davide Paratore (259); di Santi Formica, altro volto noto della politica locale, eletto nelle fila del Pdl (200); di Giuseppe Cocuzza, il sindaco filippese recentemente passato al Pd (107). 
Messina conquista, in tutto, 11 seggi: oltre a Rinaldi e Formica, ci sono Bernadette Grasso (Grande Sud), Nino Germanà (Pdl), Valentina Zafarana (M5S), Marcello Greco (Crocetta presidente), Carmelo Currenti (Musumeci presidente), Giuseppe Picciolo (Partito dei Siciliani), Giuseppe Laccoto e Filippo Panarello (Pd), Giovanni Ardizzone (Udc). 
Tra le matricole di Sala d'Ercole ci saranno ben 15 deputati grillini, tra cui appunto la messinese Zafarana. Tra i "vecchi" della politica, non ce l'hanno fatta il deputato di Fli Carmelo Briguglio, l'ex sindaco di Messina Giuseppe Buzzanca, del Pdl, l'ex sindaco di Milazzo Lorenzo Italiano, di Grande Sud.