Fede e teatralità, preghiera e spettacolarità si fondono nella Sacra Rappresentazione della Passione di Cristo. Rito antichissimo che si ripete ogni anno trasformando il paese nel grande e commosso palcosenico delle scene più strazianti del Calvario: Cristo all’orto degli ulivi, con l’angelo che gli porge il calice amaro dell’imminente Passione, circondato dagli Apostoli addormentati; Cristo legato alla colonna mentre subisce la flagellazione; l’Ecce Homo presentato al popolo da Ponzio Pilato; Cristo caduto sotto il peso della croce; la Veronica che mostra su un candido lino il volto sfigurato del Redentore; la Vergine Addolorata con la spada del dolore piantata nel petto; l’urna con il corpo del Cristo morto; infine, sotto un ricco baldacchino, la Reliquia della Croce, conservata nella Cattedrale luciese. Comparse del Dramma Sacro, centinaia di fedeli che si incamminano precedendono a gruppi la propria statua, che assistono alla sfilata della Proecessione ai lati delle strade o affacciati ai balconi delle proprie case. E, mantenendo viva una tradizione tipica, bambini in costume con i simboli della Passione o vestiti da angioletti sfilano seguendo le Varette illuminate e ornate di fiori.
Ed è con il cuore a lutto che ci apprestiamo oggi a celebrare il mistero divino della Passione, sentendo gravarci sull'anima il peso del mistero troppo umano del dolore, con gli occhi troppo pieni di immagini desolanti e la commozione, la rabbia, l'indignazione e la tenerezza che ci squarciano le viscere. E se tutti in questi giorni ci sentiamo emotivamente vicini alla tragedia che si è abbattuta sul popolo abruzzese, un'altra atrocità ci coinvolge in quanto cittadini di un paese sul quale il recentissimo suicidio di una giovane donna pesa come un terribile monito.
Nel giorno del lutto nazionale la Via Crucis che tra poche ore sfilerà per le strade di questa come di tante altre cittadine, è la via del dolore che stazione dopo stazione riporta ai nostri pensieri listati a lutto quelle interminabili quattro file di bare che raccontano di storie, vite, volti perduti nel nulla. E' con la malinconia e la mestizia che oggi, nella processione delle Varette, culmina il momento più intenso dei riti pasquali, che mai come quest'anno spalancano il nostro sguardo sulla enormità della Sofferenza, che è alla radice della parola "Passione" (dal greco pàthos), quando la musica diventa marcia funebre e la fede si veste di nero.
Il sacro Triduo, celebrato in tutte le chiese, si conclude domani notte con la veglia pasquale, in attesa della Resurrezione: il messaggio cristiano per antonomasia e, anche per chi non crede, metafora della rinascita del sentimento universale della speranza, l'unica luce alla quale all'Italia precipitata nel buio del terremoto resta da aggrapparsi.
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