Si riunisce oggi alle 19.30, in seduta straordinaria, il civico consesso convocato dal Presidente Francesco Rizzo, con un unico punto all'ordine del giorno: solidarietà del Consiglio comunale ai paesi dell'Abruzzo colpiti dal sisma.
Una tragedia che spazza via le controversie e anche i piccoli calcoli delle fazioni per unire tutto il Paese all'insegna della solidarietà. Convocati d'urgenza, infatti, i consigli comunali si stanno riunendo ovunque sotto il segno della partecipazione al dolore e dell'impegno. E, allargando la lente al panorama nazionale, tranne qualche rara eccezione le forze politiche hanno evitato le tradizionali baruffe, rispettando i morti e soprattutto il dolore dei sopravvissuti.
Il vero banco di prova per maggioranza e opposizione in Italia, come hanno evidenziato anche autorevoli editorialisti, è rappresentato adesso dalla grande scommessa della ricostruzione dei centri distrutti dal sisma, su cui sono chiamati a misurarsi governo e Camere, scavalcando lungaggini burocratiche e affrontando con serietà ed efficienza il tema mai abbastanza indagato della sicurezza: pare che oltre la metà dei comuni italiani sorga in zone considerate a rischio, e la popolazione interessata sfiorerebbe i 38 milioni.
Ma agli italiani è richiesto anche di stare all'erta: quando crollò la scuola di San Giuliano di Puglia, sette anni fa, causando la morte di 27 bambini e delle loro insegnanti, il governo varò una legge che imponeva regole antisismiche per i nuovi edifici e prescrizioni per rendere sicuri quelli già esistenti. Le nuove norme, come spesso accade, si sono perse nei meandri della burocrazia. Prive di regolamenti attuativi, e quindi di efficacia.
Di occasioni sprecate se ne contano a centinaia. L'anno scorso correva il centenario del terremoto di Messina del 1908. Non un progetto, un piano, una strategia: tra le tantissime celebrazioni, commemorazioni, financo riflessioni più profonde, non una prospettiva di analisi veramente costruttiva e scevra da condizionamenti di ogni tipo per una città che non si è mai più ripresa, in cui il terremoto appare a tutt'oggi una triste e funesta metafora delle sue sorti. E le baracche una realtà visibilmente amara.
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