mercoledì 3 aprile 2013

L'ombra di Santiago de Compostela sulla Settimana Santa luciese. I retroscena della mostra al Palazzo Vescovile


Simboli della Confraternita
Antonella Alibrando, Santo Arizzi, Rosario Torre  - Si è conclusa domenica sera la mostra sui “Riti della Settimana Santa nella tradizione luciese” che, per via delle numerosissime richieste, verrà riproposta tutte le domeniche di Aprile dalle 17 alle 20. 
L’evento è nato con l’intento di valorizzare e riscoprire le nostre tradizioni, molte delle quali sono lentamente scomparse con il passare degli anni. Era infatti usanza mettere degli arazzi raffiguranti momenti della Passione il Giovedì Santo all’altare maggiore, mentre il Venerdì Santo una spettacolare processione, molto più fastosa di quella che oggi conosciamo, si snodava per le vie del paese per accompagnare le otto “Barette” (o "Varette") raffiguranti altrettanti momenti della Via Crucis: Cristo nell’Orto degli Ulivi con gli apostoli dormienti e l’angelo che gli annuncia il Calvario porgendogli il calice amaro della Passione; Cristo legato alla colonna mentre subisce la flagellazione; l’"Ecce Homo", Cristo chiamato così da Ponzio Pilato dopo che i soldati lo avevano coronato di spine, con una canna in mano ed un mantello rosso; Cristo caduto sotto il peso della croce lungo la salita verso il Calvario; Santa Veronica che mostra il lino su cui è raffigurato il viso sfigurato dal dolore del Salvatore; il Crocefisso seguito dalla Madonna Addolorata con la mano tremante ed il volto straziato dal dolore; il commovente corpo di Cristo morto posto dentro un’urna di cristallo; ed infine, a chiusura del corteo, la reliquia della Santa Croce. 
Confrontando il passato e il presente, sono tantissime le differenze che si notano, a partire dalle più vistose. Quello che manca oggi è innanzitutto il "mazziere" (o "battistrada"), figura posta in apertura della processione del Venerdì Santo, caratterizzato dalla particolarità di tenere in mano una mazza che batteva a terra ed il cui suono si alternava a quello di due tamburi portati al suo fianco; mancano inoltre i lunghi abiti con cappa di ermellino dei Canonici, tanto lunghi da necessitare di un chierichetto che reggesse loro lo strascico per evitare che si rovinasse; i paramenti neri che usavano diaconi e preti  prima che venissero sostituiti con quelli di colore rosso, in uso tuttoggi, i“babbaluci” bianchi e quelli con il coprispalle viola che portavano le lanterne accanto al baldacchino, anch'esso viola (ma oggi sostituito con uno bianco) sotto il quale si portava in processione la Reliquia della Croce.
Oltre a ricordare tutto ciò, nella mostra abbiamo esposto anche un piccolo baldacchino con i simboli della Passione: la corona di spine, posta sul capo di Gesù, con i tre chiodi usati per crocifiggerlo; il gallo, che cantò quando Pietro rinnegò Cristo; il panno con cui, secondo la leggenda, la Veronica asciugò il volto di Gesù ricoperto di sangue durante la salita al monte Calvario; la tunica con i dadi che i soldati usarono per tirarsela a sorte; e, infine, la croce con la scala ed il drappo usato per calare nel sepolcro il corpo di Nostro Signore.
Abbiamo poi collocato alcuni mantelli con uno stendardo, raffiguranti uno strano emblema, del quale nessuno sembra ricordare nulla, o avere memoria visiva. Tuttavia, potrebbe trattarsi del simbolo dell’ordine monastico-militare di Santiago de Compostela, nato nel XII secolo nella lontana Spagna attorno alla figura di San Giacomo, che vi è seppellito, meta del pellegrinaggio del celebre "Cammino di Santiago". Ma resta da scoprire in che modo quest'ordine sia arrivato nel nostro paese, e quale sia la storia che lo lega a Santa Lucia del Mela.
Tracciando un bilancio positivo dell'evento, apprezzato dai molti visitatori che hanno partecipato alla mostra, sentiamo di dover ringraziare Mons. Raffaele Insana, per averci permesso di utilizzare il Palazzo Vescovile e per averci fornito materiale da esporre; Francesca Rizzo, che ci ha aiutati con l’allestimento; Franco Trifirò, per le foto sulle “Varette” luciesi; Nicola Amico, per le foto d’epoca; Franco Prestigiacomo, per la pubblicità; Maria Lipari, per il materiale e le informazioni; Catena Gitto e Maria Lipari, per averci prestato gli abiti dei bambini (ex-voto); Tindara Impalà, Felice Impalà, Tiziana Adorna, Nancy D’Amico, Ilaria Arizzi, Mariella Duca, José Brigandì, Antonella Cirino, Cristina Cirino, Katia Giunta, Filippo Alibrando, Diego Mastroeni, Elisabetta Lombardo, Gianfranco Rappazzo, i quali con la loro disponibilità hanno permesso l’apertura della mostra; ed infine un ringraziamento a Filippo Mazzù, Daniele Pennisi, Francesco Sarra, Gianfranco Cecchi e Maria Assenza per la collaborazione.

Alcuni oggetti in mostra


Una delle sale allestite

Portatori di torce
Una parte del gruppo di volontari

Un'altra parte del gruppo