lunedì 1 ottobre 2012

“Rifiuti Zero”: un nuovo Modello di vita

Rosario Torre - Ognuno di noi affronta quotidianamente la “questione rifiuti”. Solo per attenerci a quelli solidi urbani, esistono parecchi spazi comuni che vengono violentati dall’inciviltà di molti cittadini: basta guardarsi un po’ intorno per vedere ciò che succede. Dai sacchetti interi abbandonati nei vicoli, all’interno di case o ruderi, fino alle chewing-gum, alle cicche di sigarette, alle bottiglie di ogni genere di bevanda, alle deiezioni degli animali domestici portati a passeggio, ai “bisognini umani” effettuati con nonchalance in pieno centro abitato, a poca distanza da piazze e locali pubblici. Poi, se guardiamo un po’ oltre, possiamo osservare il “problema rifiuto” sotto un’altra ottica: la raccolta e lo spazzamento poco frequenti o mal gestiti, i costi sempre più onerosi, le suddivisioni spropositate degli ambiti territoriali, la presenza di inceneritori (di qualsiasi “generazione”) o di discariche, l’assenza di opportuni centri per il riciclaggio dei materiali (che dovrebbero essere logisticamente distribuiti nel nostro territorio), la raccolta differenziata che non riesce a decollare nonostante l’Europa ci imponga di raggiungere il 65% entro il 31 dicembre 2012.

Eppure, a Napoli, a dispetto di ciò che accade oggi, si ebbe la prima raccolta differenziata del nostro Paese. Infatti, fu a seguito del Regio Decreto n. 21 del 03/05/1832 (firmato da Ferdinando II, Re delle Due Sicilie) che venne emessa un’ordinanza da Gennaro Piscopo, Prefetto di Napoli, dove si obbligava la popolazione a raccogliere separatamente i rifiuti.

Analizziamo adesso il concetto di “rifiuto”, così come noi oggi lo intendiamo: “scarto, eliminazione di qualcosa perché inutilizzabile o dannosa”.

Cinque secoli fa Leonardo da Vinci pose l’attenzione sul fatto che la parola “rifiuto” in natura non esiste. Oggi possiamo, in maniera più corretta, parlare di Risorsa, intesa come “materia” da poter recuperare e riutilizzare.

E proprio da questa “nuova” concezione nasce il concetto di Rifiuti Zero (Zero Waste). Non si tratta di una Teoria accademica ma di una strategia, un Modello di vita responsabile ed ecosostenibile, che mira alla riprogettazione della vita ciclica delle risorse (dal produttore al consumatore, fino alla reale possibilità del riuso dei materiali) in modo tale da recuperare tutti i prodotti, portando la quantità di rifiuti, da conferire in discarica o da incenerire, a valori prossimi allo zero. Tale progetto, attuabile e vitale per l’eccessivo spreco di risorse attuali che rischia di compromettere sempre più la disponibilità delle stesse per le generazioni future, si contrappone alle pratiche che prevedono “obbligatoriamente” un processo di incenerimento o di conferimento in discarica.

“… Non possiamo più sostenere una società usa e getta su un Pianeta finito. … I rifiuti sono l’evidenza che stiamo facendo qualcosa di sbagliato. Le discariche seppelliscono l’evidenza e gli inceneritori la bruciano. Questo è vero per gli inceneritori, non importa quali nomi di fantasia vengano usati per definirli, per esempio termovalorizzatori, gassificatori, pirolìsi o torcia al plasma. Il nostro obiettivo nel XXI secolo non è trovare sempre più sofisticati modi di distruggere risorse, ma smettere di produrre prodotti e imballaggi che devono essere distrutti. …”. La strategia Rifiuti Zero dice “no” agli inceneritori, “no” alle mega discariche, “no” alla società usa e getta e “sì” a una società sostenibile (Paul CONNETT, Rossano ERCOLINI, Patrizia LO SCIUTO, Rifiuti Zero. Una rivoluzione in corso, Edizione Dissensi, marzo 2012, pp. 219, cfr. pp. 11, 13). Non si tratta di un obiettivo idealistico e utopico ma di una scelta responsabile che ha portato diverse Comunità a credere realmente alla possibilità di mettere in pratica ciò che uomini come Paul Connett (Prof. Emerito di Chimica Ambientale alla St. Lawrence University di Canton, nello Stato di New York, USA), candidato al Premio Nobel nel 2008, sta cercando di divulgare negli ultimi anni, in giro per il mondo.
La copertina dell’ultimo libro pubblicato dal Prof. Paul Connett


Così a Messina, dopo il precedente incontro del 2 ottobre 2009 (all’indomani della tragedia di Giampilieri e Scaletta Zanclea), il 27 settembre 2012, presso il Salone delle Bandiere di Palazzo Zanca, si è tenuta un’altra affollatissima Conferenza del Prof. Paul Connett su “Rifiuti Zero”.

Il Prof. Paul Connett a Messina, 27 settembre 2012

La Conferenza si è aperta con gli interventi dell’Avvocato Antonio Catalioto (Coordinatore Progetto Rifiuti Zero, Circolo di Messina), del Prof. Paolo Guarnaccia (Coordinatore Regionale Rifiuti Zero Sicilia), del Dott. Francesco Cancellieri (Osservatorio Rifiuti Zero Catania) e della giornalista Dott. Rosaria Brancato che ha coordinato l’incontro.
In particolare, l’Avv. Catalioto rimarca il fatto che nella Città di Messina si faccia soltanto il 6,9% di raccolta differenziata e che attualmente si stia attraversando la situazione peggiore riguardo alla gestione dei rifiuti. Importanti sono i richiami verso la puntata su Rai Tre di “Presa Diretta” (“Immondizia Zero”, 22 gennaio 2012), sugli esempi virtuosi di realtà come Capannori (un Comune di 46.600 ab. in Provincia di Lucca, ove i cassonetti non esistono e si è raggiunto l’82% di raccolta differenziata) e San Francisco, la Città della California che conta circa 810.000 ab. (con una popolazione che arriva fino a ca. 4.340.000 ab. considerando l’Area Metropolitana), che attualmente raggiunge il 78% di raccolta differenziata.



La raccolta differenziata porta a porta a Capannori (LU)



È la “società usa e getta” che contribuisce a causare una crisi di sistema, che non è solo economica. Di conseguenza, si rende necessario intraprendere un nuovo percorso per ridurre i rifiuti e l’impatto sull’ambiente. Un percorso che riesca a portare a un modello di consumo che non annienti la sostenibilità, un percorso che non comprenda le “3 R” più conosciute (Riduco, Riuso, Riciclo) ma anche la “4ª R” (“Ri-progettazione”) e la “5ª R” ovvero la “Responsabilità” che deve essere individuale, collettiva, degli ordini professionali, delle categorie (industriali e imprenditori) ma anche dei politici.

Rifiuti Zero” non è soltanto raccolta differenziata ma la consapevolezza di una battaglia unica sulla sostenibilità, con il contributo di tutti. Da rimarcare, quindi, l’auspicabile rispetto del noto concetto di sviluppo sostenibile: “uno sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni” (Rapporto Brundtland, 1987).

Attualmente in Italia 91 Comuni (su 8.092) hanno aderito alla “Strategia Rifiuti Zero”, dei quali 9 sono siciliani (su 390 Comuni dell’Isola). Il nono Comune, in ordine temporale di adesione, riguarda proprio la Provincia di Messina: Giardini Naxos. Durante la Conferenza, inoltre, l’attuale Sindaco di Furnari (Comune che sorge a ca. 200 m dalla discarica di Mazzarrà Sant’Andrea) dichiara di voler aderire all’iniziativa “Rifiuti Zero”.

Un appunto importante riguarda, inoltre, le suddivisioni territoriali con le quali vengono gestiti la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti in Sicilia: gli ex 27 ATO (Ambito Territoriale Ottimale) verranno sostituiti dalle nascenti 18 SRR (Società per la Regolamentazione del servizio di gestione Rifiuti) che probabilmente non miglioreranno la situazione poiché i Comuni non sono stati messi nelle condizioni di poter scegliere “liberamente” la ripartizione delle stesse.

Infine, l’intervento del Prof. Paul Connett spiega minuziosamente cosa significa “Rifiuti Zero”. Connett, non è solo il massimo esperto in materia ma un vulcanico e appassionante divulgatore della complessa tematica ambientale che viene affrontata a 360° e senza “mezze parole”.


Un cane è stato addestrato in Svezia per fare la raccolta differenziata: riesce a separare sei tipologie di materiali
Così egli rimarca il fatto che esistano “5 R” (italiane): Riduzione, Riuso, Riciclo, Re-Design e Responsabilità. In particolare, nel caso del Re-Design si evidenzia come tutto ciò che non può essere riprogettato e riciclato non debba nemmeno essere prodotto.

Connett enuncia anche le “4 C” (inglesi): Buon Senso (Common sense), Comunità (Community), Creatività (Creativity; la riprogettazione e il design di cui gli italiani sono maestri), Bambini (Children; i figli che rappresentano il futuro). L’ultima “C” (Children) è la più importante per poter dire “no” alla diossina degli inceneritori e “no” ai veleni delle discariche.

Così, Paul Connett, guadagnandosi in più occasioni gli applausi accorati di tutti i presenti, illustra tutta la “Zero Waste Theory”, partendo dalla responsabilità della comunità (compresi gli industriali) e dai dieci passi (10 Steps) verso Rifiuti Zero:

1) Separazione alla fonte;

2) Raccolta differenziata porta a porta;

3) Compostaggio;

4) Riciclo;

5) Riuso, riparazione e decostruzione (non demolizione) dei vecchi edifici;

6) Iniziative di riduzione dei rifiuti;

7) Incentivi economici;

8) Separazione del residuo e Centro di Ricerca Rifiuti Zero;

9) Responsabilità industriale;

10) Discarica temporanea per il non riciclabile e la frazione organica sporca stabilizzata.

Solo se si riescono ad applicare totalmente i primi quattro steps si è in grado di raggiungere il 60% della raccolta differenziata. Con il quinto step si arriva al 70%, mentre al 7° step si arriva all’80% e con il 9° step all’obiettivo Zero Waste (Rifiuti Zero).
Quindi, il Prof. Connett espone dettagliatamente tutte le fasi (10 steps) del progetto “Rifiuti Zero”.
1) Separazione alla fonte: come ognuno di noi è capace di generare il “rifiuto” (frazione umida e secca) così è in grado di separare i materiali che devono essere scartati in base a poche categorie.
2) Raccolta differenziata porta a porta: sono riportati alcuni esempi di realtà grandi e medio - piccole come San Francisco (raccolta differenziata al 78%), Capannori (LU), il primo Comune italiano ad aver aderito al progetto Rifiuti Zero, e la Città di Hernani nei Paesi Baschi (Spagna).
3) Compostaggio: vengono illustrati esempi di impianti di compostaggio ben funzionanti nel mondo e di come il compost, ottenuto dalla frazione umida, possa essere non solo importante per l’impiego in agricoltura ma favorisca l’incremento della sostanza organica nel terreno, la diminuzione della CO2 e l’eliminazione della componente più fastidiosa e spesso più pesante dello stesso “rifiuto”, ovvero la puzza e il percolato.
4) Riciclaggio: il fatto di bruciare risorse è un atto stupido, dato anche l’aumento di domanda proveniente soprattutto dai Paesi del Terzo Mondo, e di conseguenza costruire un inceneritore nel XXI sec. è altrettanto stupido (in Svezia, nei Paesi Bassi e in Germania si è costretti, persino, a importare rifiuti per alimentare le proprie “centrali”, riconoscendo di aver sostenuto costi inutili per la stessa costruzione di tali “inceneritori”).
5) Riuso, riparazione e decostruzione (non demolizione) dei vecchi edifici: sono riportati i casi di impianti per realizzare prodotti usati in cui trovano posto molti lavoratori, in cui vengono predisposti dei corsi di formazione professionali e sono venduti numerosi articoli a basso costo. Importante risulta il buon senso per poter sostituire le stoviglie e le bottiglie in plastica, utilizzare pannolini lavabili come avveniva in passato, acquistare alla spina il latte, le bevande e i saponi, sostituire le buste in plastica per la spesa, così come oggi ci impone l’Europa.
6) Iniziative di riduzione dei rifiuti: esistono diversi prodotti che non possono essere riutilizzati (come gli imballaggi) e quindi bisogna fare in modo di minimizzare la loro produzione.
7) Incentivi economici: viene considerata la possibilità di introdurre alcuni incentivi che possano scoraggiare l’impiego di prodotti che costituiscono la frazione residua e premiare quei cittadini che riescono a minimizzare questo tipo di “rifiuto” (è il caso dei sacchetti prepagati).
8) Separazione del residuo e Centro di Ricerca Rifiuti Zero: possibilità di separare il residuo in uno specifico impianto (che non è la comune discarica in cui si conferisce quasi tutta la quantità dei rifiuti) e di realizzare veri e propri Centri di Ricerca per lo studio dei materiali di scarto e la loro possibilità di poter essere prodotti con componenti ecosostenibili.
9) Responsabilità industriale: il ciclo si chiude con l’analisi del residuo, che dovrebbe portare alla riprogettazione industriale degli oggetti che non possono essere riciclati.
10) Discarica temporanea per il non riciclabile e la frazione organica sporca stabilizzata: una discarica transitoria che possa contenere i materiali ancora non riciclabili e la frazione organica non stabilizzata, nell’attesa che il Centro di Ricerca Rifiuti Zero possa fornire le indicazioni per il più opportuno riciclo e Re-Design.

Il Piano Rifiuti Zero e le relative motivazioni per essere applicato



In conclusione è possibile evidenziare che esistono appuntamenti come questo che dovrebbero essere divulgati e conosciuti da Tutta la Comunità poiché la “questione rifiuti” (= Risorse) riguarda non solo gli uomini di oggi ma soprattutto le future generazioni.