giovedì 24 marzo 2016

Verso il 17 Aprile


Riceviamo e pubblichiamo:

COMUNICATO STAMPA di "Zero Waste Sicilia"

L’utilità del referendum

Mi sembra alquanto grave che la dirigenza del PD abbia proposto ai cittadini l’astensione al referendum antitrivelle del 17/04, definendolo “inutile”, posizione assolutamente analoga a quella del governo Berlusconi sui referendum sulla acqua pubblica del giugno 2011. Tralasciando il fatto che questa affermazione è in qualche modo irrispettosa della Corte di Cassazione che ne ha valutata la legittimità, ci sono aspetti – che non tratterò – di incostituzionalità se non addirittura di reato, di scarsa considerazione del parere dei cittadini e della democrazia diretta. Ma la cosa a mio parere più grave è che fa a pugni con la logica, ed esemplifica una degenerazione della politica odierna, che tratta i cittadini come incapaci di ragionamenti consequenziali ed autonomi.
Una prima questione. Se il PD ed il governo Renzi ritengono il referendum inutile, perché hanno deciso, spendendo 350 milioni in più, di indire il referendum il 17/04 invece che in un election day, insieme alle amministrative? Strana forzatura, che obiettivamente ostacola il raggiungimento del quorum. Ma se il referendum è inutile è, a lume di logica, anche irrilevante il suo risultato che non andrebbe temuto. Perché dunque spendere di più?
Seconda questione. Se il referendum è inutile lo è necessariamente anche la norma che si vuole abrogare. Ma se la norma, contenuta nell’art. 38 del decreto Sblocca Italia, è inutile perché il governo si premurò di farla approvare in tre giorni con la doppia fiducia alla Camera ed al Senato? Ci deve essere dell’altro, evidentemente, e per qualcuno, e tra questi il governo, questo art. 38 è invece estremamente utile.
Nel merito, si tratta di abrogare la possibilità per le compagnie petrolifere di rinnovare per sempre le concessioni per trivellazioni entro le 12 miglia dalla costa. Ora si stima che tutti gli idrocarburi che si potrebbero raccattare in Italia, per terra e per mare, non sono più del 2-3% del fabbisogno nazionale. Per non parlare dei costi di estrazione, forse superiori al prezzo attuale del petrolio. Per non citare i danni al territorio ed al paesaggio ed i rischi di incidente. E senza rammentare gli impegni presi dall’Italia alla COP21, che presupporrebbero un abbattimento delle combustioni. È tutto ciò davvero così utile da dover nascondere la verità ai cittadini? La posta in gioco dunque è un’altra e molto alta.
Non si tratta di qualche barile di petrolio, ma della scelta “ideologica” di un modello di sviluppo e di accesso all’energia: è un atto di asservimento ad ENI ed ENEL, fra le poche grandi imprese italiane rimaste, così come l'art. 35 sblocca inceneritori è un atto di asservimento alle grosse multiutilities dei rifiuti (A2A, Hera, Iren, ecc.). Allora il significato del referendum va molto al di là del quesito stesso. Si tratta di rispondere a questa domanda: Di chi è l'Energia?. Che era come chiedere nel 2011: Di chi è l'Acqua? E oggi: Di chi è il Mare o il Territorio dove si vuole trivellare? Ovvero Di chi è l'Aria, vicino ai grossi impianti industriali? Dei cittadini che la vorrebbero respirare o della grossa industria impattante che la inquina?
Sulla Terra per produrre ricchezza e benessere c’è un solo modo: trasformare le limitate risorse naturali (Aria, Acqua, Terra e Fuoco, cioè l’Energia) in prodotti di comune utilità, mediante il Lavoro e la Conoscenza. L’Uguaglianza presupporrebbe che i cittadini abbiano accesso equo alle risorse naturali. La loro limitatezza ne presupporrebbe un utilizzo necessariamente sobrio. Le difficoltà di accesso locali presupporrebbero uno scambio solidale di risorse. Questa è la sola possibilità di sviluppo sostenibile. Invece, per perseguire l’attuale insostenibile modello di crescita illimitata, la scellerata politica italiana cerca di trasformare le risorse di tutti ed i Beni Comuni nel lucro di pochi potenti. Con l’aggravante, nel caso dell’Energia, che questo modello è basato sulle combustioni, che a loro volta producono scorie ed emissioni tossiche, nocive, inquinanti e, nel caso migliore, climalteranti.
Altro che inutilità del referendum, dunque. Votare il 17/04 significa riaffermare che la sovranità sulle scelte strategiche per il futuro nostro e dei nostri discendenti appartiene al Popolo e non alla speculazione di oligarchie internazionali.

Beniamino Ginatempo pres. Zero Waste Sicilia

Si scrive SI al referendum contro le trivellazioni
Si legge SI ad un modello democratico di accesso all’Energia