Riceviamo e pubblichiamo:
COMUNICATO STAMPA di "Zero Waste Sicilia"
L’utilità del
referendum
Mi
sembra alquanto grave che la dirigenza del PD abbia proposto ai cittadini
l’astensione al referendum antitrivelle del 17/04, definendolo “inutile”,
posizione assolutamente analoga a quella del governo Berlusconi sui referendum
sulla acqua pubblica del giugno 2011. Tralasciando il fatto che questa
affermazione è in qualche modo irrispettosa della Corte di Cassazione che ne ha
valutata la legittimità, ci sono aspetti – che non tratterò – di
incostituzionalità se non addirittura di reato, di scarsa considerazione del
parere dei cittadini e della democrazia diretta. Ma la cosa a mio parere più
grave è che fa a pugni con la logica, ed esemplifica una degenerazione della
politica odierna, che tratta i cittadini come incapaci di ragionamenti consequenziali
ed autonomi.
Una
prima questione. Se il PD ed il governo Renzi ritengono il referendum inutile,
perché hanno deciso, spendendo 350 milioni in più, di indire il referendum il
17/04 invece che in un election day, insieme alle amministrative? Strana
forzatura, che obiettivamente ostacola il raggiungimento del quorum. Ma se il
referendum è inutile è, a lume di logica, anche irrilevante il suo risultato che
non andrebbe temuto. Perché dunque spendere di più?
Seconda
questione. Se il referendum è inutile lo
è necessariamente anche la norma che si vuole abrogare. Ma se la norma,
contenuta nell’art. 38 del decreto Sblocca Italia, è inutile perché il governo
si premurò di farla approvare in tre giorni con la doppia fiducia alla Camera
ed al Senato? Ci deve essere dell’altro, evidentemente, e per qualcuno, e tra
questi il governo, questo art. 38 è invece estremamente utile.
Nel
merito, si tratta di abrogare la possibilità per le compagnie petrolifere di
rinnovare per sempre le concessioni per trivellazioni entro le 12 miglia dalla
costa. Ora si stima che tutti gli idrocarburi che si potrebbero raccattare in
Italia, per terra e per mare, non sono più del 2-3% del fabbisogno nazionale.
Per non parlare dei costi di estrazione, forse superiori al prezzo attuale del
petrolio. Per non citare i danni al territorio ed al paesaggio ed i rischi di
incidente. E senza rammentare gli impegni presi dall’Italia alla COP21, che
presupporrebbero un abbattimento delle combustioni. È tutto ciò davvero così
utile da dover nascondere la verità ai cittadini? La posta in gioco dunque è un’altra
e molto alta.
Non si
tratta di qualche barile di petrolio, ma della scelta “ideologica” di un
modello di sviluppo e di accesso all’energia: è un atto di asservimento ad ENI
ed ENEL, fra le poche grandi imprese italiane rimaste, così come l'art. 35 sblocca
inceneritori è un atto di asservimento alle grosse multiutilities dei rifiuti
(A2A, Hera, Iren, ecc.). Allora il significato del referendum va molto al di là
del quesito stesso. Si tratta di rispondere a questa domanda:
Di chi è l'Energia?. Che era
come chiedere nel 2011: Di chi è l'Acqua? E oggi: Di chi è il Mare o il Territorio dove
si vuole trivellare? Ovvero Di chi è l'Aria, vicino ai grossi impianti industriali? Dei cittadini che la
vorrebbero respirare o della grossa industria impattante che la inquina?
Sulla
Terra per produrre ricchezza e benessere c’è un solo modo: trasformare le limitate
risorse naturali (Aria, Acqua, Terra e Fuoco, cioè l’Energia) in prodotti di
comune utilità, mediante il Lavoro e la Conoscenza. L’Uguaglianza
presupporrebbe che i cittadini abbiano accesso
equo alle risorse naturali. La loro limitatezza ne presupporrebbe un utilizzo necessariamente sobrio. Le
difficoltà di accesso locali presupporrebbero uno scambio solidale di risorse. Questa è la sola possibilità di
sviluppo sostenibile. Invece, per perseguire l’attuale insostenibile modello di
crescita illimitata, la scellerata
politica italiana cerca di trasformare le risorse di tutti ed i Beni Comuni nel
lucro di pochi potenti. Con l’aggravante, nel caso dell’Energia, che questo
modello è basato sulle combustioni, che a loro volta producono scorie ed
emissioni tossiche, nocive, inquinanti e, nel caso migliore, climalteranti.
Altro
che inutilità del referendum, dunque. Votare il 17/04 significa riaffermare che
la sovranità sulle scelte strategiche per il futuro nostro e dei nostri
discendenti appartiene al Popolo e non alla speculazione di oligarchie
internazionali.
Beniamino
Ginatempo pres. Zero Waste Sicilia
Si scrive SI al
referendum contro le trivellazioni
Si legge SI ad un
modello democratico di accesso all’Energia