mercoledì 2 settembre 2015

Beato Antonio Franco. La festa e il culto

La cerimonia di Beatificazione del 2013 nel Duomo di Messina
Due anni da Beato per il “San Francesco” di Sicilia, il cui corpo incorrotto è venerato da quasi quattro secoli nella Basilica Concattedrale dell’Arcidiocesi di Messina, Lipari, Santa Lucia del Mela. Culmina oggi il programma di festeggiamenti in onore dell’abate e prelato Antonio Franco (Napoli, 26 settembre 1585 – Santa Lucia del Mela, 2 settembre 1626), pastore dell’antica Prelatura Nullius luciese, che, durante gli ultimi anni della sua breve e intensa vita, tra il 1617 e il 1626, rinunciò ai privilegi del suo ruolo e delle sue nobili origini, proprio come San Francesco d’Assisi, per dedicarsi ai poveri, ai malati, agli ultimi. 
Alle 18, con partenza dalla Parrocchia del Sacro Cuore, sfilerà in pellegrinaggio per le vie cittadine il busto reliquiario in argento, oro e pietre preziose realizzato con le offerte dei fedeli e presentato ieri pomeriggio, sino alla meta della Basilica Concattedrale, dove alle 19 si terrà il solenne pontificale presieduto dall’Arcivescovo Calogero La Piana. Le altre celebrazioni eucaristiche sono in previste ogni ora a partire dalle 6, sino alla Messa solenne delle 10.30. Alle 20.30, infine, l’esibizione della Banda Musicale “Randisi” chiuderà il programma dei festeggiamenti civili, a cura del comitato organizzatore, che ha predisposto bus navette con partenza dal parcheggio dell’asilo nido comunale per raggiungere la Piazza Beato Franco e la Concattedrale. Qui sarà possibile visitare il corpo del Beato, restaurato dall’antropologo Dario Piombino Mascali nel 2013 e collocato in una teca ai piedi dell’altare del Crocifisso, nella navata di sinistra, dove è stato posto al termine delle celebrazioni che, nel Duomo di Messina, due anni fa, hanno sancito la chiusura definitiva del lungo e travagliato processo di canonizzazione. 
Alla causa di Beatificazione hanno contribuito, attraverso i secoli, intere generazioni di devoti, studiosi, personaggi illustri, storici, uomini di chiesa. Non si dimentichi, oltre al sacrificio dei luciesi, che non hanno mai rinunciato alle donazioni economiche necessarie al buon esito del processo, il contributo dei fedeli sparsi ovunque nel mondo. A fronte di una devozione popolare sempre crescente si registra, tuttavia, una scarsa azione istituzionale in grado di valorizzarne il culto, sebbene la figura del Beato interessi oltre all’Arcidiocesi di Messina, Lipari, Santa Lucia del Mela, anche l’Arcidiocesi di Napoli, che gli diede i natali, la Diocesi di Aversa, nella quale fu beneficiato, l’Arcidiocesi di Madrid, dove fu Cappellano reale, e infine la Diocesi di Roma, dove visse per un anno da chierico e da Prelato eletto. 
Tranne quella di Napoli, nessuna di esse ha risposto all’appello dell’assessore ai Beni Culturali, Rosario Torre, in vista di un coinvolgimento più ampio di fedeli e enti ecclesiastici. Intanto, rimasta fuori dai circuiti del turismo religioso, la figura del Beato rischia di non essere adeguatamente conosciuta neppure entro i confini della locale Arcidiocesi, rappresentando l’ennesima occasione sprecata per la comunità luciese, nonostante il laborioso e difficile cammino che ha condotto ad un risultato storico e atteso da quasi quattrocento anni.